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Pop

Le cinque cose preferite di Elia

Fuori dal 20 settembre “Un’altra luna”, il nuovo singolo di Elia Truschelli. Una ballad pop delicata dal sapore di fine estate che racconta l’amore nelle sue prime fasi. Il brano è arricchito dalla presenza di Chiara Bolognani, seconda voce e coautrice della canzone.

“Un’altra luna” segue l’impronta sonora dei precedenti lavori di Elia, ma rispetto a “Punto a capo” il mood è più positivo. Il brano è ricco di good vibes nonostante si parli anche di paura e dubbi. In fondo le relazioni sono così: all’inizio si combatte tra la paura di sbagliare e la gioia di vivere appieno la novità!

Un’altra luna è nata dall’esigenza di esprimere il pensiero di un uomo e una donna che stanno vivendo la loro storia. Lui è ancora intrappolato in una prigione di paure che non lo fanno aprire completamente alla nuova relazione, mentre lei ha le idee chiare e sta aspettando con pazienza che ogni indecisione si dissolva. Il titolo indica il passare del tempo, le fasi lunari che continuano a passare sotto gli occhi di entrambi senza che accada nulla di concreto all’interno della relazione.

Ma da parte di entrambi c’è la volontà di aspettare, di chiarirsi insieme, perché c’è la consapevolezza che sta nascendo qualcosa di importante da vivere pienamente“, Elia Truschelli racconta la genesi del brano.

Come sempre, abbiamo deciso di chiedergli quali fossero le sue cinque cose preferite.

Camminare

Trovo che quest’attività sia tra le mie preferite. Mi aiuta a liberare la testa, a esplorare nuovi posti e a trovare l’ispirazione per le mie canzoni. A volte mi fermo in un posto per ore e scrivo sul mio quaderno, lasciando che i pensieri fluiscano liberamente, passo dopo passo. Poi a volte è anche una sfida con me stesso perché voglio arrivare in posti abbastanza difficili da raggiungere, ad esempio la cima di una collina dove si può ammirare meglio il paesaggio. Quest’attività oltre a liberarmi la mente è molto importante per il corpo e quindi quando riesco lo faccio.

Leggere

Io devo avere sempre un libro da leggere, altrimenti mi sento perso. Adoro la lettura, di qualsiasi tipo, ultimamente mi sono perso nelle pagine che raccontano la vita dei miei idoli: John Lennon e Elvis Presley, ma leggo qualsiasi cosa e raramente mi stanco di un libro. L’aspetto che più mi piace è l’immergermi talmente in quello che sto leggendo che quando torno alla realtà ci metto un pò prima di ambientarmi di nuovo nel presente.

Country

E’ il genere che mi crea una sorta di dipendenza. I suoni e gli strumenti usati mi affascinano molto e cerco sempre di capirci di più, ogni giorno che passa. Ho iniziato per caso ad ascoltare questa musica, ancora anni fa, esplorando tutto quello che potevo e ovviamente mi sono soffermato su ciò che mi gratificava di più, anche se apprezzo qualsiasi altro tipo di musica.

America

Il mio sogno da quando ho ricordi è vivere in America, ma non in un posto qualunque, voglio vivere nelle distese infinite del Colorado, in un ranch, mettere su famiglia e avere dei cavalli (anche se non li so cavalcare) avere il mio studio di registrazione in casa e suonare la chitarra fuori casa tramonto con il cappello su una sedia di legno che scricchiola. Un sogno che prima o poi si realizzerà spero.

Famiglia

Per me è tutto. Quando non lavoro amo stare con la mia famiglia, mio fratello, mia mamma e mio papà. Sono le persone più importanti della mia vita, mi stanno vicino nei momenti difficili e capiscono le difficoltà di questo lavoro apprezzandomi per quello che faccio. Come in tutte le famiglie ci sono periodi in cui si litiga e altri invece che si va d’accordo, per questo mi ritengo fortunato ad avere una famiglia così unita e spero di non deluderli mai.

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Indie Pop

Le 5 cose preferite di LaFede

“Burro al Karitè” è il nuovo singolo di LaFede, artista milanese che ha esordito il 5 settembre con il suo primo brano. Noi, per conoscerla un po’ di più le abbiamo chiesto di raccontarci quali sono le sue 5 cose preferite.

GENERE INDIE

Fonte di ispirazione in questo periodo sia come scrittura che come modo di cantare.

PIANOFORTE

Strumenti, mezzo, tasti neri e bianchi. Musica che prende forma nella realtà. Accordi e note. Lo descriverei così.

LIBERTÀ

Mente libera, di esprimersi, viaggiare, pensare ed esplorare. La parola chiave che mi ha portato a scrivere le canzoni.

SPERIMENTAZIONE

Mi piace ascoltare artisti appartenenti a diversi generi perché mi permette di sperimentare anche nella scrittura.

ACCORDI IN MAGGIORE

In questa fase della mia vita ricerco prevalentemente melodie con accordi in maggiore perché rendono l’idea di melodie con “positive vibes”.

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Indie Pop

Quella crepa dalla quale filtra la luce: è tornata Beatrice Pucci

Chi segue i miei resoconti mensili, sa bene che per Beatrice Pucci ho un debole atavico, che affonda le radici nel primo ascolto che feci di “Figli”, il suo singolo d’esordio pubblicato a maggio scorso e seguito, a distanza di qualche settimana, dalla pubblicazione di “Le colline dell’argento“, il suo disco di debutto pubblicato (e realizzato, cosa da sottolineare) da totale indipendente: un lavoro denso, pieno di spunti di riflessione musicale ed esistenziale, fatto di piccole cose che s’incastrano alla perfezione nella resa di un album che faceva del “non finito”, del “grezzo adamantino” il proprio punto di rifrazione e forza.

Ovvio, dunque, che oggi, all’uscita di “Nero”, il suo primo singolo post-disco, il cuore mi abbia sussultato in petto con la veemenza di chi sta rintanato da un po’ nell’ombra della gabbia toracica, in attesa di un refolo di luce capace di restituire nuova forza ed emozione al muscolo cardiaco; e appena ho premuto “play”, ogni nuvola si è trasformata in burrasca, sciogliendo in pianto quella coltre grigia che, da qualche tempo a questa parte, affossa le esistenze di tutti. Abbiamo bisogno del buio, per brillare: e questo, Beatrice, sembra volerlo dire con tutta la forza che ha, e allo stesso tempo con la serena accettazione di chi ha svelato un arcano, e sa che il mistero non è altro che un gioco d’ombre, in attesa di essere illuminato.

“Nero” ha la potenza catartica di qualcosa che proviene da un altrove, da uno spazio diverso rispetto a quello della quotidianità: una sorta di crepa, di fessura dalla quale – come direbbe Leonard Cohen – la luce filtra e illumina le fattezze di un giardino che è segreto solo per chi non sa cercare davvero; e allora, seguendo le linee arboree di chitarre che dettano il passo del cammino, si finisce col perdersi e volersi perdere tra gli odori di muschio e selva di quell’intricato bosco di emozioni che la vita sa offrire, a chi supera la paura del buio.

Ecco, quella paura, che oggi pare essere la grande fobia di questo nostro tempo sempre impegnato a brillare per non affrontare il timore dell’oscurità, è il farmaco che Beatrice sembra aver individuato per auto-debellare la propria infelicità: accettare che il buio altro non sia che il confine della luce, e viceversa, e che ogni gioia necessita del dolore per capire l’estensione di sé stessa, per sapere di esistere e di essere vera.

Un bel lavoro, che fa innamorare ancora di più chi già da tempo ha giurato amore alla musica di Beatrice.

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Pop

Cosa c’è nella camera di Marika

É uscito mercoledì 7 settembre 2022 il nuovo singolo di Marika dal titolo “Assurdo“, un nuovo capitolo che segue il precedente “Abituè“. Il brano vede la collaborazione di Raffaele Dogliani (Lobster Studio di Cuneo) che ha curato a distanza la produzione e di Cristopher Bacco per rec e mix (Studio 2 di Padova). “Assurdo“, con un sapore dolce-amaro che ci accompagna alla fine dell’estate, mischia sound che si adattano perfettamente alla wave pop-urban, ma con synth e batterie retrò che ci fanno viaggiare nel tempo. 

E noi siamo stati a casa sua e ci siamo fatti mostrare qualcosa.

CASSE PIONER:

Queste sono le casse con cui ho iniziato a cantare da quando più o meno ero alta come loro. Probabilmente vengono fuori da qualche ex locale di mio padre, ed io e mio fratello ce le custodivamo gelosamente in camera. Mi ricordo che ogni giorno dopo la scuola ero a casa da sola e pranzavo alla velocità della luce per passare poi più ore possibili a cantare. Stavo anche molto attenta perché, appena sentivo dalla finestra il rumore della macchina di mia mamma entrare dal cancello, spegnevo tutto ed aprivo il primo libro che trovavo per far finta di studiare. In quegli anni non avevo nemmeno un microfono vero da collegare, infatti ci cantavo davanti con il telecomando della tv.

BATTERIA MAPEX:

Eccola la mia batteria. E’ stato uno dei primi regali che mi sono fatta da sola, la desideravo da veramente tanto tempo, ma, abitando in appartamento, non avrei mai potuto averne avuta una, a meno che non fossi stata disposta a prendermi una denuncia per rumori molesti… Nel 2015, però, mi sono trasferita e, alla prima occasione che ho avuto, l’ho acquistata immediatamente. E’ stato il primo strumento a cui mi sono approcciata perché nella mia famiglia sia mio zio che mio papà la suonano e quindi ce l’ho sempre avuta sotto gli occhi; non potevo non averne una mia!

ALBUM A PARETE:

Questa parete è diventata ormai un album di ricordi. E’ nata essenzialmente perché volevo abbellire la parete sopra il mio setting e volevo dare un posto a tutte quelle foto ricordo che negli anni avevo stampato. Mi è venuta l’idea di incollare dei cd con in mezzo un orologio fatto a vinile, per stare sempre in tema musica, così ho iniziato a chiedere a tutti se avessero cd o dvd da buttare. Sorrido perché, alla fine, ho attaccato, al contrario delle mie tendenze musicali, tutti cd di valzer, musica classica e liscio che ho trovato in soffitta da mia nonna.

RECORDING SETTING:

Il mio setting. Sono super orgogliosa di questo angolino. E’ nato a novembre 2019 quando mi sono creata in casa questo home studio per avere un posto totalmente mio, dover poter registrare e suonare. Mio fratello era andato a convivere ed io avevo una stanza totalmente vuota dove poter creare da zero il mio spazio. Piano piano, grazie al tempo e ai risparmi, lo sto riempiendo con quello che mi serve per stare in un ambiente più creativo e personale possibile, dal computer alla midi, dai tavoli da lavoro ai led, ecc…

ANGOLO SPORT:

Angolo Sport. Sono una grande appassionata di sport in generale, ma soprattutto della pallavolo. Gioco da 15 anni a livello agonistico e mi viene proprio difficile starci lontano. La pallavolo mi ha sempre dato tante soddisfazioni, tanti ricordi, tante spalle e tanti insegnamenti; e grazie a lei ho girato l’Italia. Tengo custodite in studio infatti anche questi palloni e varie medaglie che ho vinto negli anni; oltre alle varie riviste del Milan data la mia grande passione rossonera.

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Intervista Pop

Alessandro Grazian in concerto per il decimo anniversario del suo album “Armi” || Intervista

Alessandro Grazian in tour per festeggiare i dieci anni del disco ARMI.Questo autunno il cantautore e musicista Alessandro Grazian festeggia dal vivo, con un live elettrico, l’anniversario dell’uscita dell’album ARMI pubblicato il 5 ottobre el 2012. Per l’occasione Grazian ripropone lo stesso concerto di dieci anni fa rispolverando l’atmosfera new wave e shoegaze che caratterizza l’album. La band sarà composta oltre che da Grazian alla chitarra elettrica da Emanuele Alosi alla batteria, Giovanni Calella al basso e Davide Andreoni alle tastiere. Un’occasione imperdibile di riascoltare dal vivo questo album e rivedere su un palco il cantautore di origini padovane e milanese d’adozione (l’ultimo tour di Grazian con band al completo risale a 7 anni fa).


 Non potevamo che ascoltarlo, per l’occasione.

  1. Dieci anni dalla pubblicazione del tuo album Armi”. Come riassumeresti questo periodo dove è cambiato tutto?  Ci sembra un decennio che ha visto lavvento della distribuzione digitale, e una pandemia globale… Quali aspetti ti hanno segnato di più?


Temo che la pandemia abbia in alcuni casi accelerato dei processi che erano già in corso e così si sono sbriciolate in fretta delle certezze e delle realtà che vacillavano già da un po’ e non mi riferisco solo al mondo della discografia… Io all’epoca di ‘Armi’ sentivo una certa inquietudine sotto pelle e ho cercato di raccontarla con le canzoni. Purtroppo a volte a pensar male non si sbaglia e anche la stessa ‘Armi’ suo malgrado ha un testo che ora è beffardamente attuale.

Io comunque sono sempre stato di nicchia anche quando andava di moda altra musica per cui non ho subito chissà quale tracollo con le rivoluzioni e gli stop drastici degli ultimi anni. Intendiamoci, non poter fare più concerti per quasi due anni è stato un disastro ma diciamo che ero già strutturato per andare ad un’altra velocità. Mi piace comunque pensare che tutto è ancora da scrivere perché il presente è imprevedibile e in questa imprevedibilità voglio testardamente vederci anche dei possibili sviluppi positivi. Certo suona stonato a dirsi visti i tempi che viviamo ma penso che non sia il momento di gettare la spugna e abbassare la guardia.

2. Ti è mai capitato di riascoltare Armi”?  Ti senti ancora così?

Sì assolutamente, forse tra i miei dischi è quello che ho riascoltato più spesso e la ragione probabilmente sta anche nel fatto che mi ci riconosco ancora. In fondo è un disco che ho scritto a 34 anni, quando avevo ormai raggiunto una certa ‘maturità’ e stabilità emotiva. Un album che invece non ascolto mai è il primo che infatti ho scritto quando di anni ne avevo 20 o poco più: in quel caso sento un po’ di distacco.

Detto questo credo che ‘ARMI’ sia un album molto a fuoco, probabilmente meritava di raccogliere di più. Mi è capitato di sentirmi dire che per qualcuno è stato anche di ispirazione e questa è una cosa molto bella.

3. Ci racconti come hai conosciuto i tuoi compagni di band: Emanuele Alosi, Giovanni Calella e Davide Andreoni? Giovanni l’ho conosciuto all’epoca di ARMI, lo coinvolse Leziero per la registrazione dell’album. Con Giovanni ho fatto anche tutta la seconda parte del tour di ‘Armi’ e anche il tour del mio ultimo album ‘L’Età Più Forte’. Emanuele è stato il batterista del tour del mio ultimo album. Da allora abbiamo condiviso mille progetti, non ultimo il mio Side-project Torso Virile Colossale. 

Davide l’ho conosciuto alla fine di un mio concerto in Toscana qualche anno fa. Quando poi è venuto a vivere a Milano abbiamo cominciato a frequentarci e oltre ad un’amicizia è nata una bella collaborazione artistica che ora è nel pieno del suo fulgore.

4. E cosa si prova a tornare sul palco con una band?

Questo lo potrò dire solo dopo i due concerti che faremo a Milano e a Padova! Al Momento non salgo con un band sul palco per fare le mie canzoni da 7 anni. Penso che mi divertirò.

5. E perchè hai sentito lesigenza di un concerto per ricordare questo disco? È come un compleanno nel quale sei felice di compiere gli anni: un’anniversario può essere la giusta occasione per rompere il ghiaccio con il palco dopo tanto tempo e festeggiare suonando con un po’ di amici. Nulla di autocelebrativo, solo la voglia di riportare in vita una creatura musicale che amo e l’occasione di distrarsi un po’ dai tempi difficili che tutti noi stiamo attraversando ultimamente. La musica, si sa, è un balsamo.

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Pop

Cosa c’è nella camera di Kenai

Esce venerdì 30 settembre 2022 per Disordine Dischi e in distribuzione Believe “Calzini Bucati”, il nuovo singolo di Kenai, moniker di Salvatore Sellitti. Si tratta del primo brano scritto a quattro mani dallo stesso Kenai, classe 2003, e il produttore e autore Paci Ciotola: si è creata l’atmosfera ideale per un pezzo indie-pop. Il brano racconta di una storia d’amore dalla quale Kenai è stato travolto e stravolto, soprattutto a seguito della fine della relazione avvenuta d’estate. Il testo racconta per metafore tutte le sensazioni, spesso contrastanti, che si provano dopo una brusca rottura, quali possono essere la rabbia o la gelosia, ma anche nostalgia e rimpianto accompagnate però sempre dall’amore. La canzone tocca anche tematiche delicate come i DCA, raccontando attraverso numerosi richiami testuali, l’attaccamento al cibo del ragazzo, il quale sembra avere tra i suoi pensieri soltanto la “bambola Mariachi” ed il frigo da svuotare.

Questo brano rappresenta per Kenai un punto di arrivo per quanto riguarda le sue consapevolezze ed i DCA, e vuole rappresentare altresì un punto di partenza per coloro che non vedono la luce alla fine del tunnel affinché possano trovare il coraggio di cambiare se stessi e le persone circostanti.

Noi non potevamo che andare a casa sua.

Cari lettori di Perindiepoi ritenetevi molto fortunati perché in camera mia di solito ci entrano poche persone, ma oggi per voi la apro molto volentieri! 

La mia prima chitarra

Lei è la mia primissima chitarra, me l’ha regalata mia madre quando avevo undici anni e le chiedevo insistentemente di poter studiare musica. Sono molto affezionato a lei, sia perché mi ricorda il mio maestro di musica a cui ancora oggi sono molto legato, sia perché rappresenta il passaggio dall’ascolto alla creazione di musica (la mia primissima canzone scritta a ridosso del mio quattordicesimo compleanno, era accompagnata da questa chitarra). E poi, chitarristi parliamoci chiaro, come potrei mai dimenticarmi della chitarra su cui ho suonato il mio primo barrè?! 

Michael Jackson – Thriller

Thriller, l’album più venduto della storia della musica, l’album dei record, l’album degli album. Non smetterò mai di ringraziare i miei genitori per avermi cresciuto con la musica anni ’70-’80, segnata, tra i molti, da artisti del calibro di Michael Jackson, i Bee Gees, gli CHIC e Hall and Oates che rappresentano le mie più grandi influenze musicali in assoluto. A MJ in particolare sono molto legato, conosco a memoria l’arrangiamento di tutti i suoi pezzi e prendo in prestito costantemente qualcosa dell’eredità musicale del Re del Pop.

Taccuino

Questo qui è il mio taccuino, quando andai a comprarlo il commesso non sapeva neanche di averlo, era stato dimenticato da tutti su quello scaffale, ma mi piace pensare che stesse soltanto aspettando me. Per ogni artista la carta è fondamentale, ma per me forse lo è un po’ di più: non utilizzo il taccuino per scrivere i testi delle canzoni, non mi piace, preferisco piuttosto definirlo un mezzo per rubare quello che vedo in giro: dialoghi, emozioni, colori, scrivo tutto sul taccuino a mo’ di appunti incomprensibili. Quando devo scrivere poi, mi diverto a decifrarli…

Manuale del film

La mia più grande passione dopo la musica è sicuramente il cinema, lo trovo un mezzo di comunicazione sublime, capace di teletrasportati in un luogo e un tempo diversi da quelli in cui ti trovi davvero. I film sono, forse più della musica, una via di fuga per lo sceneggiatore perché a differenza delle canzoni (che almeno per me sono un racconto della realtà), i film sono una scappatoia da essa, e lo trovo molto affascinante. Abbiamo pronti già diversi pezzi ricchi di citazioni cinematografiche, vi sfido, quando usciranno, a trovarle tutte!

La camera

Ho pensato molto a cosa includere nell’ultima foto, ci ho pensato tutto il pomeriggio, qualsiasi cosa mi sembrava inadeguata. Poi però è arrivata la sera, ed ho realizzato che come ultima foto voglio regalarvi un quadro, un quadro ispirato a quello della camera di Van Gogh, che però ritrae la mia stanza, di notte. Adoro la notte, significa per me riflessione e introspezione. Ho più paura della luce che del buio, forse perché con il buio ci si può nascondere meglio, forse perché con il buio per conoscere bene qualcosa, per scoprirne i dettagli, bisogna avvicinarsi molto ad essa, il buio è nemico delle apparenze. La cosa mi affascina. Vi lascio la foto di camera mia, al buio, di notte. Stasera, prima di dormire, guardate la luna e fatevi cullare.

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Indie Intervista Pop

Un caffé sulla laguna con Scaramuzza

Non è mica facile, e chi legge i resoconti delle mie immersioni nelle profondità della scena lo sa, non è mica facile non farsi prendere dalla “fame d’aria” quando ci si lascia naufragare – un po’ per adrenalinica curiosità, un po’ per una strana forma di personalissimo masochismo – nelle spirali vorticose del vaso di Pandora chiamato volgarmente “release friday“, girone infernale dantesco dal quale il viaggiatore sprovveduto finisce per farsi risucchiare fino all’epicentro di un tifone (della durata di qualche giorno, non che siano fatti per “durare”, i rovesci discografici di oggi…) fatto di ritornelli – se non uguali – simili e simili – se non uguali – disperazioni pop a buon mercato.

Succede quindi che, boccheggiando boccheggiando, ci si imbatta in salvagenti che spesso hanno forme che non ti aspetti, come la dolcissima ballata di Scaramuzza “Sono fatto così”: il cantautore veneziano era già passato nei nostri radar, e incontrarlo di nuovo per me è stato salvifico, una manciata di settimane fa; Marco ha ridato una sistemata al suo abito migliore, e lo ha indossato con la naturalezza di chi sa che la “nudità” è il miglior vestito che possiamo desiderare.

“Sono fatto così”, le partite dell’Inter e la costante ricerca di risposte adatte alle nostre ambizioni: di questo e di altro abbiamo parlato con Marco, nell’intervista che segue.

Marco, è un piacere poterti ritrovare qui, dopo tanti mesi di assenza: ti abbiamo apprezzato, come ricorderai, con il tuo primo EP “Gli invisibili” e oggi siamo ben felici di poter parlare ancora di te. Per rompere il ghiaccio, come stai? Come stai vivendo questo roboante ritorno sulle scene? Qualcosa sembra essere cambiato, in questo tempo di “silenzio”…

Ciao ragazzi, è un piacere ritrovarvi. Sto abbastanza bene, grazie! Vivo   il periodo della pubblicazione con un po’ di stress perché ci sono sempre mille cose da fare, forse dovrei godermelo maggiormente. Ora che mi ci avete fatto pensare proverò a farlo.

Non vedo l’ora di farvi sentire anche gli altri brani perché penso questo primo disco sia stato costruito relazionando tutte le tracce.

“Gli Invisibili” ci aveva colpito, già allora, per la forte presenza del tuo timbro, che nel tuo nuovo singolo “Sono fatto così” sembra prendersi le luci della ribalta in modo ancora più forte, e melodico, lasciando meno spazio all’approccio “narrato”. Quali sono le “direzioni” che hanno guidato, in questi mesi, la tua rigenerazione artistica? C’è qualche artista/progetto in particolare al quale guardi con interesse?

Si, sentivo che in parte avevo l’esigenza di uscire dalla dimensione teatrale e narrativa e quindi la mia ricerca è stata melodica e sonora in questo disco. Penso che l’aspetto teatrale comunque farà sempre parte della mia musica ma questa volta è stato ridimensionato.

In questo momento il progetto di Apice è quello che più mi comunica nel panorama italiano, lo vedo molto vero e coraggioso. Non vuole piacere a tutti, vuole piacere a sé stesso prima di tutto. Penso poi abbia una grandissima scrittura e un bellissimo timbro.

Stai lavorando sulle tue nuove cose con il supporto di un produttore di tutto rispetto, Novecento (alias di Tobia Dalla Puppa, frontman dei Denoise e già produttore di altri nomi interessanti della scena nazionale): com’è stata fin qui l’esperienza con Tobia, e cosa ti ha colpito del suo approccio in studio?

Con Tobia ci siamo trovati bene da subito, ha capito perfettamente quello che volevo comunicare e la modalità con la quale volevo farlo. Penso che Novecento sia un produttore di enorme talento e questo si sente nella ricerca dei suoni che sono stati utilizzati nei sei brani.

Alcune canzoni sono state spogliate completamente e vestite in maniera totalmente diversa, mi sono affidato completamente a lui e questo, secondo me, ha permesso la valorizzazione del progetto.

“Sono fatto così” sembra respirare un’aria di novità che ben fa sperare per il sound del futuro; non è nemmeno un caso, o almeno a noi non sembra tale, che tu abbia deciso di inaugurare il “nuovo corso” con un brano che sa di “cuore aperto”: cosa dobbiamo aspettarci, dal tuo nuovo lavoro in studio?

Penso che ci sarà molto stupore nell’ascoltare i prossimi brani, alcuni sono molto diversi tra di loro a livello di sound, la narrativa però penso sia stata in grado di legare bene tutte le tracce.

Ci saranno brani molto terreni e altri molto più onirici.

Oggi, la scena nazionale sembra sempre più lontana dal mondo che in qualche modo sembri voler frequentare con la tua musica, un mondo fatto di canzoni dalle giuste parole oltreché dalle melodie interessanti che guarda alla canzone d’autore e ad un certo tipo di “teatro-canzone” (se pensiamo a “Gli Invisibili”); ti senti una “mosca bianca”, nel mercato di oggi, o credi che esista una milizie di cantautori capace di “riabilitare” l’interesse nei confronti del cantautorato? 

Non mi sento una mosca bianca, conosco bravissimi cantautori dei quali penso si sentirà parlare nel prossimo futuro. Sento che nelle persone ci sia il bisogno di tornare anche al testo, al poter interpretare un brano e rivedersi in esso. Non esiste un segreto, l’importante è porsi con verità senza ricercare l’approvazione di tutti. 

Penso la musica sia ciclica e che le persone abbiano il desiderio di tornare al valore.

Salutiamoci, come siamo soliti fare, con una promessa che già sai che non manterrai!

Non guarderò più partite dell’Inter.

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Intervista Pop

Nudda e Schiuma, una nuova atipica collaborazione qui raccontata

In uscita venerdì 9 settembre per talentoliquido il nuovo singolo SCUSANONLOFACCIOPIÙ di nudda feat. Schiuma, un brano dalle sonorità elettropop che racconta la voglia di seguire il proprio istinto e di sbagliare.SCUSANONLOFACCIOPIÙ parla di una relazione complicata, caratterizzata da momenti di alti e di bassi e dalla voglia di restare accanto all’altra persona, che si alterna alla necessità di evadere, di essere liberi e di commettere i propri errori senza il timore di essere giudicati:

 “Sono attratta dalle cose sbagliate, ma non mi frega più di quello che dici.  
Tu chiami errori le mie peggio risate e ti dirò scusa non lo faccio più” 
 

SCUSANONLOFACCIOPIÙ è la storia di un partner che si sente intrappolato dal dovere di essere perfetto per l’altro e che inizia a ritrovare dentro di sé il coraggio per cambiare.nudda Schiuma raccontano così l’importanza di essere se stessi, non permettendo al proprio partner di farci sentire sbagliati o di cambiare quello che siamo.
SCUSANONLOFACCIOPIÙ è così un invito a seguire ciò che ci fa sentire vivi, a “schiantarci contro le rose che scegliamo”.

  1. Come nasce questa collaborazione? Che cosa pensate che cambi tra i vostri due modi di lavorare ad un nuovo brano? Come vi siete incastrate? 

Schiuma: Sono stata contattata da Believe per fare un feat con nudda, avevano l’idea che fossimo in qualche modo in linea come artiste. Non la conoscevo e sono andata ad ascoltarla su Spotify, non appena ho ascoltato i suoi pezzi ho capito che sarebbe stata una bellissima occasione e che sarebbe potuto uscire un pezzo veramente figo. Il pezzo a cui abbiamo lavorato era già stato pensato da nudda con la sua producer, Reb, quindi io ho cercato di percepire cosa volesse dire per me il testo che lei aveva scritto, farlo mio e darne un’interpretazione. Non credo ci siano consistenti differenze nel nostro modo di lavorare ai brani, siamo entrambe molto introspettive, quindi la ricerca dei significati e delle parole per noi è una questione intima, personale e così è anche ciò che trasmettiamo.

  1. C’è qualcosa del vostro background musicale che non condividete? 

nudda: Non credo, per me abbiamo un background musicale abbastanza simile.

Schiuma: E’ vero, però lei ha fatto un’esperienza in più di me: quella di X Factor.

  1. Vi siete confrontate sul significato di “scusanonlofacciopiù”? Magari una di voi due ho notato delle sfumature che l’altra non aveva considerato?

nudda: Per me il brano parla di una relazione complicata, caratterizzata da momenti di alti e di bassi e della voglia di essere liberi di commettere i propri errori.

Schiuma: Io inizialmente ho inteso tutto il testo come rivolto più a se stessi, al proprio giudizio su di sé. Il sentirsi un fallimento, una specie di discarica di errori da cui non si può uscire se non iniziando a perdonarsi e ad amare anche quelli. Quando ho parlato con nudda ho scoperto che il dialogo non era solo con se stessa, ma anche con una terza persona, un partner che ci fa sentire sbagliati. L’ho amata ancora di più!!

  1. Si tratta di un brano autobiografico? 

Schiuma: Sì, come faccio in ogni pezzo che scrivo ho cercato di parlare della mia vita, di ciò che sento e ho sentito in passato. È stato molto semplice rivedersi nelle parole di nudda, credo di avere tanti aspetti in comune con lei e con il suo modo di esprimersi.

nudda: Anche per me il testo nasce da un’esperienza personale, di solito nei brani cerco sempre di raccontare  ciò che ho vissuto in prima persona.

  1. Questo feat. Avrà un seguito? 

Schiuma: Per adesso credo che entrambe abbiamo bisogno di concentrarci sul nostro percorso singolo, ma io non escluderei assolutamente altre collaborazioni in futuro!

nudda: Si sono d’accordo anche se sarebbe molto bello avere la possibilità di collaborare di nuovo in futuro

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Pop

Cosa c’è nella camera di Sena

Esce martedì 20 settembre 2022 “Toni Servillo“, il singolo di debutto del progetto Sena. Ecco un primo capitolo per l’atipica cantautrice, ben rappresentativo della poetica ironica-onirica del progetto: la coppia artistica Sorrentino-Servillo è simbolo universale del rapporto di interdipendenza e reciproca necessità che si crea in ogni coppia nella vita.
In questa ballad pop dal gusto retrò una melodia romantica si fonde con immagini ironiche e agrodolci, in una tessitura musicale che crea un sound morbido e senza tempo grazie alla produzione di Taketo Gohara.

Noi come sempre eravamo troppo curiosi, e abbiamo deciso di vedere cosa c’era in camera sua, ed ecco cosa ci ha mostrato.

DISCO

Questo zuccotto e questi occhiali rotondi facevano capolino fra i vinili della libreria di una prozia a cui ero tanto affezionata. La copertina mi incuriosiva tantissimo già da pargola quattrenne e poi ascoltandolo anni dopo è diventato uno degli album del mio cuore, manco a dirlo è pieno di classiconi ma la mia traccia preferita è “Mambo”. “Dov’è quel cuore bandito che ha tradito il mio povero cuore l’ha smontato e finito? Dov’è?”

UKULELE ROSA 

Questa è solo una delle cinquanta sfumature di rosa della mia vasta gamma di oggetti rosa che tappezzano gli scaffali delle mie camere sparse in giro per l’Italia. “Rosa che rosa non sei, rosa che spine non hai”. Ho accattato il libro “Come imparare a suonare l’ukulele in mezz’ora” ed effettivamente dopo 20 minuti strimpellavo già un’originalissima “Somewhere over the rainbow”, ma nei 20 minuti successivi al massimo avevo già dimenticato tutti gli accordi.

MAPPAMONDO

Si illumina al buio come il pensiero di un viaggio che alla fine non farò illumina i miei periodi bui. La destinazione dell’ultimo mio viaggio che “ha senso solo senza ritorno se non in volo” con Wizzair è diventato il titolo di una canzone che uscirà presto: “Islanda”.

SENA HOT LINE

“Telefonami tra vent’anni”. È un oggetto talmente kitsch che fa il giro e diventa elegante. Me l’ha regalato Stefania, la mia manager, la prima persona che ha creduto in me (e forse anche l’unica) per la mia rubrica social “domande scomode”.

UN BEL QUADRETTO

Ora la vera chicca, l’unico oggetto che merita davvero di essere incorniciato e ancora affisso al muro della mia prima cameretta a casa dei miei che unisce le mie vocazioni e i miei guilty pleasure d’infanzia, uno accanto all’altro come due presagi inconsapevoli del mio futuro nella tv e nella musica, del resto “Qui non si esiste più se non si appare mai (mai, mai) in TV.” Nota di colore: erano anche i miei due segreti sex symbol insieme ad Alvaro Vitali.

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Pop

Cosa c’è nella camera di Casx

Esce venerdì 23 settembre 2022 in distribuzione Stage One “Seminterrati” il singolo di debutto dell’enigmatico progetto CASX, moniker di Arianna Puccio. Un nuovo inizio per la scena underground di Milano, un nuovo capitolo che affonda e si stratifica di influenze dark e alternative e che parla a una generazione dimenticata: quella che ha vissuto Myspace e le band chiuse nei garage, quella esclusa dai bonus e quella che, di base, torna a casa ubriaca e non sa che cosa fare in futuro. 

Noi non potevamo resistere, e ci siamo infiltrati in camera di Arianna, ed ecco cosa ci ha segnalato.



“I think everyone enjoys a nice murder, provided he is not the victim” – A. Hitchcock

Gran parte della mia vita penso si possa riassumere nella mia totale ossessione per i vecchi film horror, i film cult, il cinema muto, i b.movies e la retro sci-fi art. Prima di barcamenarmi nel mondo della musica, mi sono laureata in cinema e il mio sogno era diventare una sceneggiatrice.  Un enorme parte di quello che è CASX nasce da references prese dai miei registi preferiti: Alfred Hitchcock, David Lynch, Dario Argento, etc. Colleziono libri di fotografia, poster di film cult e son  o ancora una fiera compratrice di DVD di vecchi film. 

“I’m a bad habit, one you cannot shake” – Bad Habit by FOALS

Ho sempre ascoltato un sacco di musica sin da piccola, mi piace conoscere e infilarmi in generi sempre nuovi, ma niente mi tocca come mi tocca la musica dei FOALS. 

‘Holy Fire’ è un disco che mi ha cambiato la vita e come una vera fangirl qualche anno fa sono riuscita a farmelo autografare.  Di solito non torno mai due volte a vedere una band o un artista, ma tornerei a vedere i Foals mille volte. Credo siano una delle migliori band di sempre.

“Black is such an happy color” – Morticia Addams 

Sono una di quelle persone che se vedono un’altra persona con lo stesso vestito non vogliono più indossarlo, per questo motivo da quando avevo 15 anni ho cominciato a customizzarmi i vestiti o a comprarli da negozi americani su internet.

Sono fissata con la moda, mi piace mischiare stili diversi e cercare di renderli sempre molto grunge. Vesto spesso nero o colori abbastanza freddi, i colori nel mio armadio sono accettati solo se ci sono delle belle stampe e spesso sono di film horror!

“Your confusion, my illusion ” – Ian Curtis 

Sì, sono una di quelle persone che collezionano vinili! Colleziono ancora gelosamente i dischi, mi rende sempre molto felice pensare di essere una delle ultime generazioni che ha potuto ascoltare i dischi negli stereo e nelle macchine. I dischi e i vinili hanno un’altra pasta, che la musica digitale non potrà mai ridarmi indietro.

Foto di “Unknown Pleasures”dei Joy Division perché siamo tutti d’accordo che sia uno dei dischi più belli di sempre no?!

“Meet your Doppelgänger” – Steven Rhodes Illustration

Oltre a tutte le cose sopraelencate sono anche nerd, una di quelle persone che vuole giocare ancora a Tomb Rider sul computer e colleziona gadget di tutti i film, serie tv. 

In camera  ho almeno 50 Fu nko Pop e molti di questi edizioni speciali, un infinità di poster di grafiche di riferimento come quelle di Steven Rhodes.

Adoro collezionare oggetti matti che non servono assolutamente a niente se non a realizzare il mio bisogno interiore di cianfrusaglie.