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Pop

Cosa c’è nella camera di IononsonoErika

Esce venerdì 19 agosto 2022, in pieno agosto, “Trentagiga“, il singolo di debutto del progetto IononsonoEriKa. Un primo capitolo per il progetto dell’atipica e magnetica cantautrice classe 1999, un pezzo spensierato e giocoso, esattamente come questa prima estate che potremmo definire finalmente “normale, un brano che parla delle relazioni che vanno e vengono, parla della vita e del suo cambiare multiforme, parla di amore, di quell’amore al di là di tutto, parla di gratitudine e c’è anche un pizzico di mal de vivre… che senza quello non esisterebbe niente di bello.

Noi siamo stati in camera sua, ed ecco cosa ci ha raccontato.

  1. Scrunch fucsia 

Era un banale elastico per capelli dai colori sobri trovato nel mobiletto del bagno, in realtà l’elastico era di mia sorella, l’ho trovato, mi piaceva e me ne sono appropriata lentamente. L’ho indossato nei primi live indossandolo al braccio e da lì è  diventato un mio simbolo di riconoscimento, mi dà forza indossarlo e poi adoro i colori vivaci.  Da banale oggetto è diventato un oggetto a cui sono particolarmente legata e che porto sempre con me e nei miei live.

  1. Cuffie Sony 

Uno dei miei primi acquisti seri nel campo musicale, mi sono fatta consigliare da un mio amico fonico quali cuffie potevano essere adatte a me per lavorare a qualche progetto Ableton registrando in casa e mi ha consigliato le Dynamic stereo Headphones MDR- 7506 della Sony.

Me le porto sempre in giro quando vado a fare dei lavori in studio, da quando dopo la mia prima esperienza in studio, il mio produttore mi diede delle cuffie ma non riuscivo a regolarle perché  su di me erano troppo grandi, e allora dissi “In realtá ho portato le mie cuffie in caso”, ecco questa é ancora oggi una simpatica storia che viene ricordata quando vado a registrare da lui.

  1. Lorenzo 1999 – Capo Horn

Il mio primo cd, mio papá e mia sorella quando sono nata hanno portato come regalo in ospedale a mia mamma (e a me)  il cd di Jovanotti “Lorenzo 1999- Capo Horn”, questo é stato il mio primo cd, e ci sono tanto legata in particolare alla canzone “Per te” mi dà un senso di casa, famiglia e appartenenza.

4. Plettro 

In realtà è un comune plettro ma come tutte le cose a cui si è legati da banale diventa affettivo, l’oggetto.  Per cui sì, stavo facendo le mie prime aperture ai concerti del mio amico e socio Damien McFly e prima del concerto stavamo mangiando una pizza con tutta la sua band e mi ero dimenticata il plettro così me ne diede uno suo. Da lì non glielo ho più restituito (mi dispiace dami) e lo conservo nella cover dietro il mio cellulare.

5. Chitarra 

Altro acquisto importante per me é stata la chitarra, non è la mia prima chitarra, ma è arrivata successivamente, avevo sempre sognato una Martin, ma arrivata al negozio alla fine a primo impatto mi sono innamorata di una Taylor. Per cui la prima volta che ho suonato questa chitarra in un mio concerto, ho detto al pubblico che volevo dare un nome alla nuova chitarra, a metá concerto mi arriva un bigliettino, che mi passa il mio chitarrista, lo leggo e c’era scritto:

Nome chitarra

“Terra perché ha tante radici ed il suono è molto forte il capo di tutta la musica” (Gabriel) 

“Felis perché sorride” (Lorenzo) 

Due bambini mi avevano proposto il nome, da allora la mia chitarra si chiama Terra Felis. 

E quei bambini Lorenzo e Gabriele poi ad un altro concerto li ho rivisti e finalmente li ho potuti conoscere. 

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Indie

Le comete silenziose dei Van Dyne

Incredibile come tantissimi dischi usciti all’inizio dell’estate poi inevitabilmente si perdano nel marasma di impegni, progetti e sentimenti che quel periodo assorbe come poche altre cose. Quando inizia giugno, siamo già proiettati su settembre, tutto ciò che accade in mezzo non è che un limbo: è per questo che d’estate spendiamo i soldi che non possiamo permetterci, che ascolti musica che non ascolteresti mai durante il resto dell’anno (io per primo mi sono sorpreso a cantare Calcutta con gli amici in macchina), ma poi arriva settembre, il primo settembre, e tutto deve tornare inevitabilmente alla normalità. Ed eccomi che di nuovo, affamato e stanco, ho scavato di nuovo nei dischi che mi sono stati inviati, tutti quelli inviati e che tristemente avevo lasciato andare.

Comete è il capitolo definitivo per la band di Bologna che tra sonorità di respiro internazionale che, allo stesso, forti influenze derivanti dalla tradizione cantautorale, mi avrebbero offerto la più malinconica delle estati. E tutto inizia con Senza Peso, che in realtà è anche il titolo di un album immortale dei Marlene Kuntz e ora ho voglia di riascoltarlo, e in realtà le influenze sembrano arrivare anche da quel periodo, quello dei primi anni Duemila in Italia, dove Verdena e urla sotto palco condivano la nostra adolescenza. I Van Dyne sono per noi, che nel frattempo siamo cresciuti, e difficilmente ci siamo scontrati ancora con quella voglia di farci male.

Vi mancheranno tutte le vostre ex, avrete voglia di correre sotto la pioggia, sarete felici di riabbracciare settembre e tutta la musica seria che vi siete persi, perchè questo è un piccolo disco speciale e doloroso che non dovreste lasciare andare.

CR

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Pop

Torna APE NEL PARCO a Milano, e noi abbiamo intervistato i Grill Boys

APE, dopo il successo degli eventi tenutosi in Piazza degli Affari, è pronto per iniziare la stagione più bella dell’anno al Parco Sempione (Arena Civica) a partire da martedì 31 maggio dalle ore 18 all’01. Il concept di questa stagione di APE è “A NEW CLASSIC”, che celebra il decimo anniversario dalla fondazione, creando un ponte tra l’attività che l’associazione ha svolto in passato e quello che ha in programma per il futuro. Una sfida a trovare nuove soluzioni, adattandosi al cambiamento e dialogando con esso.

Nel corso degli anni APE si è consolidata come una delle principali realtà milanesi, creando eventi all’aperto con l’obiettivo di valorizzare l’aggregazione sociale. In questa nuova stagione ritroveremo come sempre l’accesso gratuito, street food e drinks per l’aperitivo, concerti, djset e tanto divertimento. APE promuove da sempre tutte le forme di espressione artistica, coinvolgendo artisti indipendenti e realtà affermate nella creazione di contenuti originali. Ma APE è anche musica e intrattenimento, un luogo di incontro tra novità musicali locali e internazionali, un palco su cui esibirsi per i nuovi talenti, ma soprattutto uno spazio da vivere e condividere insieme.

Il prossimo appuntamento sarà martedì 31 agosto, i Grill Boys si esibiranno live e Aligi si occuperà del DJ set. Eravamo piuttosto curiosi e abbiamo fatto qualche domanda ai Grill Boys: risposte stringate ed enigmatiche, ma ce le siamo fatte andar bene in attesa di martedì.


Come avviene il vostro primo incontro? E quando avete capito che sareste diventati i Grill Boys? E come mai questo nome? 


Ci conosciamo da quando siamo al liceo. Dopo qualche screzio siamo diventati amici e siamo stati grill Boys dal primo momento. Mentre, per quanto riguarda il nome, Grill significa grigliare, dal glossario della grill grigliare sta per rimorchiare le tipe. Il Nome che divento la nostra maledizione

C’è qualcuno della scena contemporanea a cui fate particolare riferimento, che vi assomiglia per mood o genere? 

Riferimenti non li prendiamo da artisti contemporanei. Ci piace rimanere in contatto con altre realtà simili alla nostra, soprattutto con la scena di Roma.

Che poi, qual è il vostro genere? (potete anche inventarvi un nome) E quali sono le vostre influenze musicali? C’è qualcosa che non ci aspetteremmo mai? 

Non credo ci sia, un genere che ci contraddistingua, forse è più il tono di comunicazione che è sempre stato unico. L’auto-ironia è una cosa che non è mai esistita nella scena di oggi. Influenze musicali, ognuno dei 3 ha la propria, gio ascolta solo bossanova, Ruben postpunk, e cony….solo Niko pandetta.

E cosa dovremmo aspettarci dal live ad APE? 

Non aspettatevi nulla, perché ogni nostro live è a sè stante, se dovremmo trovarci a nostro agio, allora aspettatevi il degenero. Postivo o negativo che sia

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Indie Intervista Pop

Imparare ad andare “Oltre” con le canzoni di Bert

Ah, che gioia imbattersi ogni tanto in un qualcosa che – pur ricordando momenti d’infanzia, canzoni perdute nel giro degli anni e tante altre cose belle che richiamano ad una ben precisa tradizione autorale – non stucchi al primo ascolto, anzi, chiami a gran voce un secondo e poi un terzo e poi un quarto (e via dicendo) ascolto per riuscire ad entrare con efficacia nella complessità di una scrittura che, per una volta, non sembra essere pensata per il noiosissimo giro di danze della playlist di turno.

Sì, perché Bert è uno di quegli autori che, nel tempo, ha saputo dimostrare di avere un gusto e uno stile riconsocibile, certamente suffragato dalla potenza gentile di un timbro cortese ma deciso, dotato di una propria forza emotiva e poetica; lo avevamo già “intuito” in occasione di un bollettino di qualche mese fa, quando lo avevamo coinvolto nella nostra tavola rotonda mensile.

Oggi, all’alba dell’uscita del suo EP “Oltre” per Revubs Dischi, non potevamo certo perdere l’occasione di fare qualche chiacchiera con il ragazzone, che si è ben volentieri esposto al nostro tipico fuoco incrociato.

Bentrovato Bert, siamo ben contenti di poterti ritrovare dopo la pubblicazione del tuo nuovo disco per Revubs Dischi, “Oltre”. Partiamo da qui: “Oltre” in che senso, “oltre” cosa? C’è qualche confine, per Bert, da superare a tutti i costi?

Ciao! Un piacere risentirvi…

“Oltre” in realtà può assumere tanti significati, soprattutto per chi ascolta. Credo sia sempre bello lasciare un proprio spazio anche agli ascoltatori.

Per quello che mi riguarda non si tratta proprio di un confine ma di un mezzo (per me la musica) da usare per superare le proprie possibilità, le proprie paure e difficoltà.

Sembra che nelle tue canzoni ci siano destinatari ben precisi, ai quali pare tu non riesca a parlare così efficacemente come riesci a fare con le canzoni. Ecco, se dovessimo chiederti “perché scrivi?”, cosa risponderesti?

Beh, in realtà sono una persona che dice le cose in modo piuttosto “diretto” ma credo che la musica abbia un suo canale speciale per fare arrivare le cose e anche un diverso modo di poterle raccontare.

Scrivere canzoni è un bisogno primario ed è una sensazione unica di libertà.

Ma te la ricordi la prima canzone che hai scritto? Di cosa parlava?

Certo, si chiama “Sere di Luglio” ed è presente nel mio primo EP “Senza niente”.

Il contenuto è un grande classico forse: un amore non proprio corrisposto.

I cinque brani che compongono “Oltre” raccontano una sensibilità speciale, che pare non aver paura di mettersi a nudo con tutte le fragilità che contraddistinguono l’animo dell’autore. Sei contento del risultato raggiunto? Ci racconti come hai lavorato alla produzione del disco?

Si, sono molto contento. Credo che il disco si ascolti senza stancare, ed era una delle mie preoccupazioni maggiori, visti i contenuti che a volte non son proprio leggerissimi.

Per quanto riguarda la produzione, è stata completamente rivista con Altrove (Revubs Dischi), esistevano già dei pre-arrangiamenti di 4 brani su 5. Per cui ci siamo messi a lavoro, a distanza e in studio e nel giro di un anno siamo riusciti a raggiungere la forma definitiva.

Facciamo un gioco: utilizza i colori per raccontare la cinquina di brani che compongono “Oltre”!

Un film, Verde

Inadatto, Blu

Sembri magica, Rosa

Scusami, Rosso

Come me, Giallo

Ma non saprei nemmeno io il perché!

Ci riveli qualcosa che nessuno sa su Bert? Lo giuriamo, non lo racconteremo a nessuno…

Dopo questa uscita ormai non ho davvero più segreti!!! Però invito i lettori a seguirmi, sicuramente svelerò altri dettagli su di me e su “Oltre” nelle prossime settimane. 

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Indie Internazionale Intervista Pop

Respiro è l’EP d’esordio di Rea

Rea, dopo la partecipazione all’ultima edizione di Amici, pubblica “RESPIRO” l’EP d’esordio disponibile su tutte le piattaforme digitali da venerdì 8 luglio per Vertical Music Records.

Le 6 tracce di questo lavoro inaugurano un percorso inedito che si discosta dalla produzione più mainstream dei pezzi presentati nel pomeridiano di Maria De Filippi per andare verso lidi più ricercati e personali. Per raccontare il viaggio dell’ultimo anno di Rea, è stata realizzata un’ cortometraggio di presentazione, visibile al seguente link.

Un concept album incentrato sul passaggio dall’adolescenza all’età adulta,  dove dominano le strade di Bologna a fare da scenario di incontri e sguardi che si incrociano, vicoli che rappresentano i costanti bivi che ci troviamo a dovere imboccare per trovare la giusta direzione a ogni ambito della nostra vita.

Abbiamo chiesto a REA di rispondere alle nostre domande:

Il tema centrale è l’adolescenza, come è stata la tua?

“Travagliata, alti e bassi come per tutti. Sono sempre stata molto curiosa di fare nuove esperienze”.

La frase che ritieni sia la migliore per riassumere l’intero Ep e perché?

“Cosa ne pensi di una nuova vita?. È una frase contenuta in Respiro.E riassume secondo me molto bene il concetto chiave dell’ep ovvero il cambiamento”.

Sei reduce dal sold out nella tua Bologna, dove ti eri esibita anche per presentare in anteprima questo Ep. Che risposte stai ricevendo dai tuoi fan?

“Molto positive, le persone che mi seguono sono super attente a tutto quello che faccio e dico, riescono a cogliere dettagli che magari neanche ho detto e questa cosa è super”.

Concerti e progetti futuri?

“Ho fatto diversi concerti tra giugno e inizio luglio, mi sono presa 10 giorni di vacanza e adesso torno in studio, ci sono dei progetti in ballo ma non voglio anticipare molto. Continuate a seguirmi per rimanere aggiornati”.

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Internazionale Intervista

Le 5 cose preferite dei Maydon

Il gruppo piemontese Madyon ha recentemente pubblicato il nuovo disco “Madyon: Live 3022”. Un concentrato di musica dal vivo che ripercorre la loro carriera e ci prepara a quello che sarà il loro futuro. Noi abbiamo chiesto al frontaman Cristian Barra quali sono le sue 5 cose preferite.

VanillaSky

Si tratta del remake americano del film “Abrelosojos” di Alejandro Amenábar, ma ammetto di averlo scoperto dopo averlo guardato.Ricordo ancora quando nel 2001 mi sedetti al cinema molto titubante, senza grosse aspettative, dopo aver visto un trailer che faceva pensare a tutt’altro genere di film, molto più “normale”. Senza spoilerare niente a chi non l’avesse mai visto, da metà proiezione in avanti ci si trova nel mezzo di un viaggio mentale sconcertante, contornato da una fotografia curatissima e una colonna sonora che passa dai Radiohead ai SigurRòs. Lo riguardo ogni 2/3 anni circa e da vent’anni, ogni volta, il finale mi lascia sempre la stessa sensazione.Sicuramente ciò per la prima volta che mi ha fatto approcciare al genere fantascientifico/cervellotico da cui deriva il mondo che fa da contorno alla nostra musica, e in ultimo l’ambientazione di “MADYON :: LIVE 3022”. Spesso inoltre mi guardo anche attorno per verificare la presenza del mio personale “Supporto Tecnologico”. Questa era per chi l’ha visto.

Scoprire musica e band che non conosce nessuno

Grazie ai correlati sulle piattaforme di streaming, oggi non è così difficile. Basta essere ben disposti e propensi ad accettare il nuovo senza essere condizionati dai numeri. Ascolto band che fanno numeri piccoli, come quelli dei Madyon, e alcune loro canzoni a casa mia o nella mia macchina sono delle vere e proprie hit. Ne volete una prova? Provate ad ascoltare“Oh The Silence”degliOctober Drift, piuttostoche“Hostages”deiThe Howl And The Hum. Ah, e se vi piacciono le loro canzoni, scriveteglielo sui social, non essendo superstar internazionali vi risponderanno, esattamente come facciamo noi.

Trasformare un’idea ambiziosa in totale realtà.

Di mezzo ci sono i sacrifici, il tempo rubato agli affetti, le frustrazioni e la stanchezza… ma quando vedi concretizzata l’idea che mesi prima era soltanto un pensiero, è una delle cose più soddisfacenti della vita. Il 100% però lo si raggiunge soltanto se ciò che si è creato è esattamente corrispondente a ciò che si era immaginato, in tutti i suoi microscopici dettagli. Nel caso dei Madyon non parlo soltanto di suoni e musica ma anche del concept, dell’immagine, degli abiti, insomma di tutto il mondo che avevo in testa.

Non sono molto bravo a delegare, anche perché in passato ho avuto brutte esperienze in merito alla qualità dei risultati ottenuti. E così ogni singolo prodotto di concetto, di grafica, audio e video legato alla band, passa fisicamente dalle mie mani. Tante volte è snervante, soprattutto perché la stanchezza in certi momenti ti fa pensare “Chi me l’ha fatto fare?”oppure “Chissà cosa stanno facendo gli altri mentre io sono qua a sgobbare per tutti”. Ma la verità è che non lo sto facendo per nessun altro se non per me stesso. Lo sto facendo per ottenere quella sensazione impagabile che si ha quando si guarda ciò che si è realizzato con le proprie mani e ci si accorge che si tratta di un risultato al livello delle referenze che si avevamo in partenza. Quella sensazione che ti permette di guardarti allo specchio pensando “ok, non sono un mediocre”.E credetemi: saper suonare uno strumento o cantare nel caso di progetti di questo tipo rappresenta una percentuale bassissima. Forse nemmeno il 10% del totale. Quelle sono competenze che bisogna dare per scontate, come saper cucinare se si vuole aprire un ristorante. Di musicisti e di musica ne è pieno il mondo, credo addirittura che la posizione di ogni musicista sul nostro palco potrebbe essere sostituita da chiunque altro, compresa la mia. Questo perché a far la differenza è tutto il resto di ciò che sta attorno al nome MADYON.

La Formula 1

Vado letteralmente in tachicardia per la Formula 1. Perché? Perché non è il calcio dove ci sono migliaia di squadre e milioni di posti disponibili. In Formula 1 ci sono 10 team e 20 piloti. 20 posti disponibili, non uno di più. Persone con le capacità e l’attitudine di un pilota di caccia, chi più chi meno.

Per anni chiamata la Dormula 1, in questi anni è finalmente rinata grazie a regole e macchine che hanno livellato il gap tra i team e ad una bellissima serie Netflix cheha riportato le attenzioni del mondo sui retroscena dello sport ingegneristico per eccellenza. Uno sport meritocratico. Se vinci il mondiale di Formula 1 non è per merito di un rigore dato. Vinci perché tu e il tuo team siete stati i più bravi a livello analitico. Ah, dimenticavo… tranne l’anno scorso dove all’ultima gara il mio ragazzo è stato derubato del suo ottavo titolo mondiale.Ma non svegliamo il tifoso che è in me. Lo faccio per voi.

Uscire o viaggiare da solo

Amo uscire la sera o fare un viaggio da solo. Trovo che si aprano livelli di analisi interiore molto più profondi, cosa che non sempre può avvenire in gruppo, dove alla fine c’è il bisogno di ricoprire il proprio ruolo. Questo non significa che il viaggio o la serata debbano essere passati in totale silenzio o solitudine, anzi. Si passa dal chiacchierare col proprietario di un pub alle storie di un signore che si trova in viaggio di lavoro in quella zona. Alcune dinamiche sociali non potrebbero scaturire in gruppo poiché lo stesso è spesso un circolo chiuso, non predisposto alla socializzazione.

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Pop

Le 5 cose preferite di Domenico Masiello

Le notti d’estate hanno una nuova colonna sonora: ecco NIGHTFALL, il nuovo brano realizzato da DOMENICO MASIELLO. Prodotto nella primavera 2022, NIGHTFALL è un brano strumentale IndiePop, dalle sonorità estive e malinconiche, in cui la trama sonora affidata al piano e all’elettronica è accompagnata per tutta la sua durata dal ritmo ben scandito della batteria in una narrazione musicale cinematica e ben avvincente.

NIGHTFALL: Calar della sera. L’immagine dei tramonti d’estate con i suoi colori e le sue atmosfere, la voglia di uscire, trascorrere del tempo con gli amici, rivivere abitudini che aspetti tutto l’anno.

Noi non abbiamo resistito, e gli abbiamo chiesto le sue cinque cose preferite.

  1. VIAGGIARE: Viaggiare è una delle cose che metto al primo posto ed è senz’altro una delle mie preferite. Sin da bambino ho viaggiato e scoperto posti nuovi. Non solo per motivi musicali ( la maggior parte dei miei viaggi sono legati alle musica ), ma anche per svago. La scoperta di posti nuovi mi ha attrae da sempre.
  1. IL MARE: Ho sempre vissuto in posti di mare, e ogni qual volta mi allontano da esso per troppo tempo ne soffro la mancanza. Lo amo particolarmente di inverno e nei momenti in cui preferisco stare da solo e cercare l’ispirazione giusta per le cose.
  1. IL MIO VIOLINO: Si, il mio violino è una droga! Ma di quelle che fa bene! Ogni musicista ha un rapporto particolare con il proprio strumento. Io lo vivo in modo passionale e a volte, lo ammetto, ossessivo!  Sono gelosissimo del mio strumento e lo porto sempre con me!

  1.  ASCOLTARE MUSICA : Fra le 5 cose, questa è quella che faccio davvero tutto i giorni. Qualche giorno non suono, è vero…magari sono fuori o semplicemente non posso farlo perché impegnato. Ma ascoltare la musica è una cosa che faccio sempre e non mi stanca mai. Mi piace farlo particolarmente quando cammino in solitudine o mi alleno! 

  1. COLLEZIONARE FRANCOBOLLI: è una passione che ho ereditato da piccolo e che mi è stata trasmessa dal mio vicino di casa, Enzo, il quale è stato anche il primo a regalarmi i francobolli e ad insegnarmi come catalogarli! Oggi non ho più il tempo per farlo assiduamente, ma è un cosa che ancora mi prende molto! 

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Pop

Cosa c’è nella camera di Floridi

Floridi torna con un nuovo singolo per l’estate dal titolo “TI RICORDERAI”, in uscita venerdì 1 luglio. Floridi torna con “Ti ricorderai”, un brano dal sapore estivo che arriva dopo il singolo “Murakami”, una canzone nata dall’esigenza di voler dar voce alla leggerezza e al suo potere terapeutico.  Nel nuovo singolo ritroviamo la spensieratezza delle serate estive “distesi sulla spiaggia nella notte di San Lorenzo”.  “Ti ricorderai” sono quelle estati tutate sulla pelle, momenti di condivisione e speranza che il cantautore invita a non dimenticare. 

Noi come sempre abbiamo fatto un salto a casa sua, ed ecco cosa ci ha mostrato.

Un quadro di polaroid, ricordi e persone speciali che mi tengo stretto, voglio arrivare a riempire completamente la parete. La mia fedele chitarra classica, con la quale ultimamente sto scrivendo tante canzoni nuove ed in alto la sciarpa della mia squadra del cuore.

Lei è la mia custode del tempo, è quella vocina che ti dice “non lasciarti travolgere da cose inutili, concentrati, non perdere tempo!” La sabbia contenuta sfila da un cono all’altro in circa 10 minuti, la giri 6 volte in un’ora e non potete capire quanto mi aiuti a rimanere concentrato

Un caro amico di ritorno da un viaggio in Asia, più precisamente Cambogia, Thailandia e Vietnam mi ha riportato questa tela, mi ha sempre trasmesso una gran pace, influenzato sicuramente dai suoi racconti di quanto misticismo si celi in quelle culture così affascinanti. L’ho posizionata esattamente alle mie spalle mentre lavoro nel mio home studio

Questo è il mio ripiano preferito della libreria, un sake superstiloso riportato da un viaggio in Giappone, la bombilla per il Mate che mi ha regalato un amico argentino, il mio fumetto preferito (Dago) fanno da cornice ad alcuni libri che sto leggendo.

La loro disposizione non è casuale, anche se lo sembra. I libri in ordine, quelli impilati verticalmente, sono quelli che negli ultimi mesi mi hanno lasciato delle belle vibes, quelli appoggiati sopra sono quelli che sto leggendo, o comunque che ho iniziato. Ogni 3/4 mesi cambio la loro disposizione 

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Intervista Pop

L’alternativa al tormentone si chiama Niveo

Esistono, o meglio, capita di imbattersi talvolta in canzoni diverse, che dicono ben di più di quello che pensano di “poter dire”: insomma, succede che a volte l’ambizione di un brano risulti più moderata, meno arrembante rispetto al potenziale d’azione che quel brano realmente poi possiede.

E’ il caso, ad esempio, di “Occhi” di Niveo, che se te leggi “secondo singolo dell’appena maggiorenne cantautore toscano” ti dici vabbé, sarà la “canzone per l’estate” di un nuovo talento della Generazione Z, e invece ti trovi davanti (o meglio, nelle orecchie) la conferma migliore di un progetto che, già qualche mese fa, sembrava essere partito davvero con la barra dritta: “Sui sedili della metro”, il primo singolo di Niveo, ci aveva già colpiti allora, alimentando aspettative e speranze per il futuro.

Ed eccolo il futuro, che ci gronda addosso a metà luglio e lo fa rinfrescando, senza appesantire l’afa già irrespirabile di quest’estate italiana e “all’italiana”, con i soliti tormentoni (quest’anno, ad onor del vero, meno “molesti” degli scorsi anni…) che rimbalzano da una playa all’altra e le polemicucce su qualsiasi argomento possibile che l’italiano ingaggia al riparo nella sua trincea di battaglia – ovvero, la sdraio sotto l’ombrellone, o il divano davanti al televisore con il ventilatore puntato a raffreddare i neuroni già al collasso.

E allora, quale momento migliore per riprenderci la nostra voglia di ascoltare cose nuove, diverse dal solito melting pot del pop nazionale? Scopritevi Niveo, và, che secondo noi vi fa bene…

Benvenuto Niveo, qualche mese fa sei stato protagonista di uno dei nostri bollettini mensili con “Sui sedili della metro”. Oggi, invece, torni con “Occhi”: se dovessi raccontare questo singolo in poche parole, quali utilizzeresti?

Vi direi sicuramente ‘contrasto’ e ‘allergia’ come se l’amore fosse polline per i nostri occhi.

Raccontaci un po’ di te, per far capire meglio ai nostri lettori chi hanno davanti: chi sei, da dove vieni, quanti anni hai e perché hai deciso, ad un certo punto della tua vita, di fare musica.

Mi chiamo Marco, in arte Niveo, ho 18 anni e vengo da Pistoia, ho sempre avuto il pallino della musica ma per me era come un sogno chiuso a chiave in un cassetto. A 16 anni, in piena quarantena, ho deciso di lavorare scrivendo articoli per permettermi la mia prima chitarra così da imparare a suonarla da autodidatta contemporaneamente a scrivere le mie prime canzoni che tutt’ora mi porto nel mio cassetto musicale. Ora ne ho 18 e spero di non fermarmi mai.

Quali sono gli ascolti che hanno maggiormente segnato la tua visione della musica? 

“Love Is Not dying” è un album di un artista inglese di nome Jeremy Zucker. Questo album ha completamente sconvolto il modo di pensare la musica per me. ‘OK’ di gazzelle è stato un album che mi ha fatto capire al meglio quale fosse lo stile di scrittura adatto per me.

“Occhi” è un brano intenso, che tra l’altro si gioca sul parallelismo interessante e curioso fra l’allergia e l’innamoramento. Ti va di parlarcene?

“Occhi” compara appunto un amore tossico e distruttivo tra due persone in completo contrasto con il polline e gli occhi. Ho sempre pensato di essere allergico all’amore, per questo ci ho scritto una canzone.

Ma proprio come l’allergia al polline e alla polvere, basta solo il giusto antistaminico.

Hai lavorato con Formica Dischi alla pubblicazione dei tuoi due singoli: cosa ti ha convinto, della giovane etichetta toscana? Come sei entrato in contatto con loro?

Ho provato una istantanea intesa con i ragazzi del team di Formica, mi hanno preso a 16 e mi hanno indirizzato al meglio in una strada fin troppo complessa per un ragazzino e l’hanno fatto al meglio delle loro possibilità, ne sarò sempre grato e spero di restituirgli almeno un po’ di quello che mi hanno dato.

E adesso, quali saranno i prossimi passi di Niveo?

continuare a scrivere, a fare musica, a vivere cose che mi faranno provare emozioni da mettere su foglio, su musica. Questo e nient’altro.

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Indie Post-Punk

Cosa c’è nella camera di Luca Gemma

É uscito giovedì 30 giugno 2022 per Adesivadiscografica “Nè santo nè killer“, il nuovo singolo di Luca Gemma. Un nuovo capitolo che è il secondo brano, dopo “Sul precipizio” (pubblicato a fine aprile), ad anticipare il nuovo album che uscirà a settembre. È un pezzo lunare e un po’ marcio in cui un basso distorto, un piano elettrico ostinato e le percussioni minimali della strofa sfidano gli archi distesi, la chitarra acustica e un beat elettronico creato da Paolo Iafelice – che ha mixato il disco – sul ritornello. La canzone si regge su questa tensione che si scioglie in una coda strumentale in cui il fischio prende il posto della voce: quello è il duello finale! 

Sì, perché “Né santo né killer è un duello tra il buono e il brutto e cattivo che convivono in (quasi) ognuno di noi, è un’anima divisa in due che si ricompone solo grazie alla musica e alla natura, magnifiche e ‘inutili’ cose nell’era dell’utile, con il loro potere salvifico. Perché, come dice il ritornello, ‘la nostra più grande fortuna è stata l’idea di chiudere nelle canzoni violenza e paure’, in attesa della ‘grazia che fiorisce quando meno te lo aspetti’. 

Noi come sempre, abbiamo approfittato per fare un salto a casa sua!

‘Everybody’s gonna need a ventilator’ è la frase che chiude le strofe di ‘Ventilator blues’ dei Rolling Stones, da ‘Exile on Main Street’. È un mantra fuori moda e fuori tempo nell’era dell’aria condizionata, ma non per me, perché LA PALA SUL SOFFITTO DELLA CAMERA DA LETTO è l’oggetto più prezioso in questa stagione a Milano.I’m gonna need a ventilator!

Questo PIANOFORTE Römhildt Weimar è un vecchietto tedesco di 102 anni ma ha un suono da ragazzo, squillante e profondo. È lo strumento musicale che più ho voluto e l’ho trovato da un restauratore di Milano che l’aveva acquistato da un anziano nobiluomo con la passione del gioco d’azzardo che gli aveva portato via quasi tutto. Era l’ultima cosa da vendere in un appartamento ormai svuotato, mi disse. Spero gli abbia portato fortuna.

Questalibreria affollata, come si vede, contiene un sacco di cose belle e importanti per noi in questa casa. Ma lascio la ribalta a ELVIS, un regalo della mia compagna, perchéin fin dei conti (he) has (never) left the building!

Poi c’è un antico BANCO DA FALEGNAME dei primi del 900 appartenuto a mio nonno Pietro e al suo laboratorio a Prati, a Roma, a suo figlio Sergio, fratello di mia madre, anche lui ebanista, poi arrivato ai miei genitori e a mio padre che lo ha restaurato e ripulito e infine a me, a Milano. Su quel tavolo io c’ho fatto un sacco di musica e di canzoni. Quel legno ha un gran bel suono!

CHI è il nome di questa LAMPADA di Artemide degli anni 60 che mi lega e mi rimanda alle tante case in cui ho vissuto con mia sorella e i miei genitori tra Roma, Ivrea, Karlsruhe in Germania e Milano, resistendo a mille spostamenti e traslochi.