Esce venerdì 1 luglio 2022 “CHACHACHA“, un nuovo capitolo per la cantautrice Noveche torna dopo la pubblicazione del suo EP di debutto “Saturno“. Forse l’inizio ufficiale dell’estate personalissima dell’alter ego di Roberta Guerra, che ci porta a L’Avana con un retrogusto dolce amaro e ci immerge in un pop dalle sfumature elettroniche (merito della produzione di PLASTICA e Emanuele Tosoni). “Un viaggio direzione L’Avana“, commenta quindi Nove descrivendo il brano, “fatto all’interno di una stanza che, anche ad occhi aperti, può diventare una grande pista da ballo dove perdersi e ritrovarsi.“
Siamo stati a casa sua, ed ecco cosa ci ha mostrato.
Partirei da lui… il pianoforte! Sarò banale ma non potrei vivere senza. E’ il mio migliore amico; sapere quello con cui ci si litiga anche ma alla fine ci si fa sempre pace?!…ecco … proprio lui! Qui è in compagnia della Sig.na Rosellina che mi è stata regalata da una mia allieva e che ho fatto essiccare per poterla tenere sempre con me.
Questa è una piccola composizione natalizia fatta con delle pigne e tronchi. L’ha ideata il mio papà lo scorso novembre e purtroppo ad oggi lui non c’è più. E’ quindi l’ultima cosa fisica che mi è rimasta di lui, fatta con le sue mani. E’ l’oggetto più prezioso che ho e nonostante i suoi colori natalizi è ancora appoggiato sul mio comodino e rimarrà lì, a tenermi compagnia, in ogni stagione di ogni anno.
Della serie “passioni fiori” questo è un vaso “storico”. Sono fiori raccolti almeno 20 anni fa dai miei genitori nelle Marche, dove andavamo sempre in estate quando ero piccola. Mi ricordano quindi la mia infanzia e le vacanze estive e ogni volta che li guardo è come se sentissi ancora il loro profumo.
Ahhh… solo a guardare la foto mi rilasso! Amo questo angolino di casa e le candele sono una mia grande passione! Le accenderei anche ad agosto se non fosse per la sauna che farei gratuitamente. Quando devo scrivere una canzone spesso spengo le luci e accendo loro… potrei definirle come le mie muse ispiratrici [ahah].
Questo oggetto, il Sig.re Mortaio, lo potrei descrivere con solo una parola “CASA”. Sono nata e cresciuta a Genova e ho la mia città nel cuore e nelle papille gustative. Appena posso torno a casa dove vive ancora tutta la mia famiglia e, durante le mie giornate genovesi, non possono mai mancare il pesto e la focaccia. Il pesto ovviamente fatto rigorosamente in casa da mia mamma!
Dove vuoi che sia è il primo singolo degli Euphoria pubblicato su tutte le piattaforme streaming, disponibile anche nelle playlist editoriali di Spotify New Music Friday e Fresh Finds Italia. “Per noi questo brano rappresenta e identifica un periodo della nostra vita, l’inizio e la rottura di un rapporto.”
Benvenuti ragazzi e grazie per questa intervista, allora diteci un po’ questo sound in dove vuoi che sia come nasce?
Grazie dell’invito. è un piacere. questo sound, come tutte le nostre canzoni, nasce dall’influenza dei nostri ascolti quotidiani. abbiamo tutti e tre dei gusti diversi e quindi arriviamo sempre in studio con delle idee nuove. le nostre canzoni sono un incrocio di queste idee.
Come avete lavorato alla produzione del pezzo?
L’idea originale nasce da William McLion e Dezzo (si parla di ottobre). poi la demo è stata girate ad yEMA che ha scritto la sua strofa dopo il ritornello di Dezzo. abbiamo subito una battuta d’arresto in inverno per poi riprendere in mano la traccia ad aprile insieme a Tanarouge, con cui abbiamo portato un’evoluzione al pezzo.
Due cantanti, tastierista e chitarrista. Quindi è questa la vostra formazione ufficiale?
Più o meno. Dezzo e yEMA sono i due cantanti, insieme a Willy che è il produttore e pianista. e questa è la formazione originale. Giovanni si è aggiunto di recente a noi come chitarrista e ci ha aiutato tantissimo nelle produzioni. siamo alla ricerca di musicisti veri anche in ottica di live. gli strumenti reali non si possono battere.
Chi effettivamente scrive i pezzi e come li arrangiate?
Strofe e ritornelli sono scritti da Dezzo ed yEMA. ognuno scrive le proprie parti ma si confrontano sempre per aggiustamenti o modifiche. nelle nostre canzoni c’è tanto del loro vissuto. per gli arrangiamenti invece partiamo sempre dalle idee di Willy ma poi durante la fase creativa è un continuo scambiarsi opinioni. per noi discutere sulla musica è importantissimo
Invece della band cosa ci volete dire? Come vi siete conosciuti?
Ci piace definirci un collettivo più che una band, vogliamo avere una certa libertà nel fare musica. comunque noi di base siamo grandi amici prima ancora di formare il gruppo: yEMA e Dezzo si conoscono dall’asilo e Ema ha conosciuto Willy alle superiori facendolo conoscere a Dezzo. non sarebbe esistito EUPHORIA senza prima una confidenza reciproca.
Un altro giorno d’amore è un film di passione adolescenziale, capace, se conservata, di animare e alimentare ancora le vite di chi ora è adulto. È il racconto di come non ci si debba dimenticare di chi si è stati per scoprire chi si è da grandi. Il viaggio di una ragazza innamorata di un tifoso del Perugia si fa carico di una storia più grande, quella di coloro che le passioni grandi ce le hanno dentro ed esplodono, sconquassando le loro vite, nel bene e nel male.
Un altro giorno d’amore è anche la storia di Davide Rosci, che ha scontato sei anni e sei mesi di carcere per il reato di “concorso morale” in “devastazione e saccheggio” per gli incidenti accaduti a Roma il 15 pttobre del 2011. È la storia di Mariapia Merzagora Parodi, madre di Edoardo, amico di Carlo Giuliani, morto nel febbraio 2002. Un altro giorno d’amore è il viaggio di alcuni ultras della Curva Nord di Perugia verso il G8 di Genova. È il confronto tra Giulia e suo padre Raffaele, che a settantadue anni resiste e aspetta un altro mondo possibile. Un altro giorno d’amore è il giorno in cui si guarda in faccia chi si è veramente – e si trova il coraggio di andare avanti, a testa alta.
Abbiamo avuto il piacere di incontrare Giulia D’Amato, la regista.
Quale ruolo e quale peso ha la colonna sonora nel film? GD: Ho sempre pensato che la musica in un film sia una delle parti essenziali della narrazione e come tale debba raccontare qualcosa allo stesso modo delle immagini e delle parole.
Hai un legame in particolare con i brani che avete scelto? GD: L’Amour Toujours è uno dei brani che mi ha accompagnato nella vita, forse perchè c’era sempre qualcuno che catticchiava il motivo, fino a quando non ho trovato Perugia, la mia città e una delle città del film, invasa da adesivi proprio con quella scritta.
Come sei entrata in contatto con la realtà di Lost Generation Records? GD: Io e Matteo Gagliardi abbiamo frequentato in classe insieme il Centro Sperimentale di Cinematografia ormai dieci anni fa. Non pensavamo più di incontrarci lavorativamente, fino a quando un po’ casualmente mi ha mandato il lavoro di Max Varani di Frontemare proprio su L’Amour Toujours e da quel momento ho capito che non avrei mai finito il film senza tutti loro e il loro lavoro.
La storia di “Un altro giorno d’amore” è intensa e personalissima, come hai scelto le persone che avrebbero fatto parte di questo progetto? GD: Per quanto sia stato difficile arrivare alla fine del film, ho avuto la fortuna di trovare dei collaboratori, anzi dei compagni di strada, che in questi anni non mi hanno mai abbandonato, a partire dalla scrittura fino ad arrivare alle grafiche, ma soprattutto ognuno di loro ha lavorato e attraversato questo percorso portando tutta la passione non solo per la storia che il documentario racconta, ma anche condividendo il significato che tutto questo ha.
Il film ha subito rallentamenti per via del Covid? Com’è stato per gli addetti al settore cinematografico questo ultimo e complicato periodo? GD: In realtà il film si era bloccato prima della pandemia, perché quando si lavora a progetti indipendenti i momenti di difficoltà e di sconforto quasi sempre prevalgono, tanto da fermare tutto. Proprio durante il primo lockdown, ho guardato quegli hard disk con questo progetto mai finito e ho pensato che sarebbe stato quello il momento giusto per chiuderlo. Pensavo di essere sola e invece mi sono trovata circondata da un gruppo di persone che ogni giorno mi ha ricordato che sarebbe stato indispensabile arrivare alla fine. Il Covid ha stravolto tutto il sistema produttivo e distributivo cinematografico e se all’apparenza sembra che ci siano più opere in circolazione, e a guardare i dati è anche vero, la sala cinematografica sta vivendo uno dei periodi più complessi di sempre. E senza il buio della sala, il cinema non esiste, perché lo streaming non sarà mai il sostituto. Ci sono decine di film che se prima faticavano a trovare un piccolo spazio, oggi non riescono a trovare un pubblico perché la maggior parte delle sale, a causa dei piccoli numeri che si fanno, danno spazio ai film dall’incasso sicuro. Ormai le sale che corrono dei rischi, anche tra quelle indipendenti, sono pochissime.
A cosa stai lavorando ora? GD: Con Gianluca Arcopinto, che è anche produttore del film, stiamo organizzando la distribuzione di Un altro giorno d’amore, consapevoli che sarà difficile, ma non per questo infattibile. Ho iniziato a scrivere il prossimo film, perché sono perfettamente convinta che l’esperienza che è stata fatta fino a ora sia replicabile, anzi penso che sia indispensabile, non solo per me.
Se qualcuno dovesse mai scrivere un libro a proposito di come dev’essere la malinconia, dovrebbe includere alcuni elementi ben precisi. Elementi che ELEVIOLE?, nome d’arte della cantautrice ELEONORA TOSCA, conosce così bene da averne fatto il centro del proprio nuovo EP, MALINCONIE DA MANUALE (LEVEL UP DISCHI), che è anche il titolo del suo nuovo e originalissimo spettacolo. Quattro canzoni, un fil rouge fatto di parole e di sentimenti, un netto cambio di sonorità ma anche una sensibilità spiccata e già ben nota, grazie a una carriera che ha saputo affiancare alla musica anche le abilità aeree delle evoluzioni sui tessuti, che completeranno le esibizioni di un tour che ha già preso inizio. Si sale a bordo delle MACCHINE VOLANTI per esplorare una Milano molto vicina e molto sognante. Supereroi molto umani quelli che si incontrano con CLARK KENT, mentre la BRINA, che è rimasta sul cuore, si scioglie. È già tempo di prendere un FLIXBUS per scoprire nuove mete e lasciarsi alle spalle le nostalgie.
MALINCONIE DA MANUALE è un piccolo viaggio attraverso la malinconia, una manciata di canzoni per raccontarci cose che avevamo dimenticato. L’autunno, una storia che finisce nel tentativo di “salvare” l’altro, l’affezionarsi a un’idea e poi imparare a lasciarla andare, la disillusione. Queste sono le malinconie di ELEVIOLE?, ma anche quelle di tutti noi. Quattro brani intimi ma anche prepotentemente pop, con sonorità che si distaccano dal mondo acustico e toy del primo album DOVE NON SI TOCCA, per abbracciare suggestioni elettroniche. Ad accompagnare questi brani, l’omonimo spettacolo di musica d’autore e tessuti aerei ideato dalla cantautrice condurrà lo spettatore in un’esperienza del tutto nuova e inaspettata, in bilico tra circo, teatro e canzone. Sul palco con lei IL GEOMETRA MANGONI e ANDREA FRANCHI racconteranno la malinconia con stili e modalità differenti. Lo spettacolo ha debuttato il 21 giugno e rappresenta un unicum nel panorama musicale attuale.
I MIEI- GATTI Un amore nato in età adulta, grazie all’arrivo di un catorcino bianco e nero chiamato poi Vittorio (destinatario e protagonista del mio brano “caro Vittorio”).I miei gatti, oltre a essere ovviamente membri della famiglia, sono sempre fonte di grande ispirazione.Sono venerati come semidei, pieni di giochi che naturalmente ignorano e ogni giorno mi insegnano come non sia per forza necessario farsi ogni giorno un mazzo tanto, ma si possa vivere anche semplicemente sonnecchiando e mangiando cibo buono.
L’AEREA Non sono una ex ballerina, non sono una ex ginnasta. Sono una di quelle che a un certo punto della vita scoprono che anche se non sono state dotate di un fisico ad hoc, possono fare quello che hanno sempre visto fare alle altre. Per me la cosa più bella del mondo è stare per aria. In particolare sui tessuti, ma ho proprio un’attrazione incontrollabile per tutto ciò che è volare. Ogni tanto mi maledico per la fatica, i lividi e altre amenità, poi però me ne dimentico.Ho appena comprato un trapezio.
MILANO Non ci abito più ormai da 10 anni, ma ho vissuto la Milano quella vera: quella della scighera, dei tram con i sedili in legno, del lavoro duro e dedito, con la sua modalità un pò fredda e distaccata che i non milanesi ci rimproverano tanto.MIlano è bellissima, ma non è per tutti, una delle poche città ad essere più bella che mai a novembre.E mi manca si, ogni giorno.
LA BICI Nella foto è ritratta la Cinziona, la mia bici storica. Unica insostituibile compagna di mille avventure. Il suo cestino bianco ha accolto fiori, torte, il navigatore che legavo in modo improbabile per ovviare ad un senso dell’orientamento disastroso, e altre mille cose.la bici per me è l’immagine visibile del vento e la rappresentazione di una femminilità muscolare.
I DOLCI La mia rovina. Ogni giorno penso con invidia a quelli che “ma io mangio un sacco e non ingrassoooh”. Io invece ingrasso eccome… ed è per quello che dobbiamo avere un rapporto come dire “misurato”.I dolci sono la cosa più bella del mondo, capaci di dare conforto e far partire bene una giornata.Una volta, alcuni anni fa, il mio fidanzato che si cimentava nella pasticceria mi ha chiesto “vuoi che ti faccia una panna cotta ai frutti di bosco?”Potevo forse rifiutare? ne ha fatte DICIOTTO. Inutile dire che non ne sia avanzata nessuna.
DAH torna venerdì 1 luglio con FUEGO, il suo nuovo singolo, distribuito da ADA Music Italy. L’artista racconta la libertà di seguire il proprio istinto e la passione che brucia dentro ognuno di noi, proprio come un fuego che prende forma con parole, gesti e movimenti del corpo. Rischiare per amare, seguendo ciò che ci smuove dentro e ci accende, godersi un momento per la voglia di farlo, sentirsi liberi di farlo: “venderei per te tutto quello che ho”.
“FUEGO” è prodotto da FAFFA, già noto per aver collaborato con Amici di Maria de Filippi e Cosmophonix e Dimélo Milo, produttore multi platino spagnolo (in Italia ha già collaborato Aka7even). Il mix e master è stato curato da Renato Patriarca, vincitore di un latin Grammy. Il coraggio di rischiare tutto e di seguire il proprio FUEGO, prende forma nel videoclip ufficiale, che accompagna l’uscita del singolo. Prodotto da Muv Lab srl, con la regia di Mirko Salciarini – già conosciuto per il video “Nuda Sexy Noia” di Tropico e i visual di album come “Gemelli” di Ernia, “OBE” e “Oltre” di Mace -, il video, girato a Bonassola (Liguria), racconta di un triangolo amoroso che si consuma nell’avventura di una rapina organizzata da un ragazzo con due amiche, che finiranno per bruciare tutta la refurtiva e scappare con il furgone per vivere finalmente libere.
Protagoniste della narrazione sono Julie Gun – già conosciuta per la partecipazione nella fiction “Don Matteo 13”, in videoclip musicali come “Nuda Sexy Noia” di Tropico e “CARAMELLE” di machweo e Bautista e “Luna Nera” di Iside e come figura principale del nuovo spot pubblicitario di Borotalco – e Fiamma Oddone – conosciuta per il ruolo principale nel video di “Blackout” dei The Kolors e prossimamente protagonista di una nuova puntata della nuova serie in arrivo su rai play. Il singolo arriva dopo “Non So (se vorrò rivederti ancora)”, un brano che rappresenta la difficoltà nel mostrarsi e farsi conoscere per quel che si è.
Noi siamo stati invitati a casa sua, e abbiamo dato un’occhiata!
Dalla rubrica “ Reperti dei video”. Questa tv è degli anni 80, è ufficialmente diventata il mio comodino da qualche mese a questa parte. È una delle tv usate sul set di “non so (se vorrò rivederti ancora)” , mi fa sintonizzare sempre con I miei sogni
Dalla rubrica il “Tempo delle dieci e un quarto”. Questo orologio è in camera da sei mesi, fermo alle dieci e un quarto, è un pò rotto ed è un regalo. Non ho mai voluto mettere le pile nuove , perchè mi da l’ idea di riuscire a fermare il tempo, afferrarlo per un attimo, in quell’attimo
Dalla Rubrica “ l’astronauta dei sogni”. Questo astronauta è in camera mia da diversi anni, fin dal primo momento che l’ho visto , mi ha rappresentato a pieno. Mi sono sempre sentito con la testa fra le nuvole e in viaggi , diventerà il mio prossimo tatuaggio.
Dalla rubrica “ l’arte degli amici”. Questo ritratto è in camera mia da poco, e rappresenta uno dei tanti lavori che amo tenere, dell’arte dei miei amici, talentuosi. Questo in particolare me l’ha regalato il mio migliore amico, sostenere e credere nell’ arte delle persone a te vicine e non, alimenta il fuoco che abbiamo dentro. Io tappezzo camera mia di tutte le cose meravigliose che le persone a me care fanno.
Matteo Stifanelli, semplicemente Stifanelli, è un artista leccese classe 1999. Dopo aver studiato dieci anni la batteria, intraprende gli studi del canto e della chitarra fino ad arrivare a farsi notare dal MEI – Meeting Music Contest che vince nel 2001. “Tedesca” è il suo primo lavoro, il primo singolo, uscito a giugno.
GIOCHI DA TAVOLO
È una passione che porto avanti da sempre perché, oltre a legarmi in un certo qual modo con mio fratello più grande, mi piace perché diventa una solida alternativa per stare in compagnia, piuttosto che stare fuori nelle brutte giornate. Fra i soliti giochi da tavolo più diffusi, mi piacciono molto i giochi di carte (collezionabili e non), soprattutto quelli molto seri da diventare competitivi. Amo l’atmosfera dei tornei organizzati dei suddetti giochi di carte per la possibilità di fare nuove conoscenze di persone con le tue stesse passioni.
BOTANICA
Amo fare giardinaggio e abbellire i balconi o giardini con piante di tutti i tipi, mi rilassa tantissimo. Mi piace vedere la crescita di una pianta e l’estetica che la accompagna nelle varie fasi di sviluppo. Tra le mie piante preferite ci sono le piante grasse, in particolare i cactus.
DISEGNARE
Fondamentalmente quando non suono, disegno. Ho iniziato a disegnare da piccolissimo e conseguentemente a leggere fumetti di vario genere. Ad oggi la mia cosa preferita è disegnare sempre con lo stesso stile per cercare di perfezionarlo, che è abbastanza minimalista ma al contempo sporco. Ho sempre disegnato nero su bianco, ultimamente sto anche sperimentando con colori ad acqua e pastello. Spero presto di pubblicare una serie di disegni o, magari, dare vita ad un mio fumetto un giorno.
COLLEZIONISMO
Amo collezionare un sacco di cose. Dai biglietti di mostre e musei a biglietti da visita, da poster di concerti a qualsiasi foglietto di carta con un bel disegno. Molti di questi mi piace appenderli nelle pareti di casa mia. Sono anche solito collezionare minerali, alcuni trovati per caso, altri cercati appositamente per la loro particolarità e unicità.
LAVORI MANUALI
Nel tempo mi sono cimentato nella lavorazione del legno. Quando ero ragazzo per un certo periodo ho lavorato in un ferramenta ed è lì che mi sono appassionato veramente. Mi piace molto il design delle cose, il minimalismo e la funzionalità di esse.
Esce venerdì 17 giugno 2022 in distribuzione Believe Digital “Cuore Aperto“, il nuovo singolo di Decrow ft. yuks. Primo capitolo atipicamente estivo, energico e dalle sonorità pop-punk, questo brano segue il precedente singolo “Laser” e ci riporta nel mondo sopra le righe delle feste notturne e dei dopo sbronza. “Cuore aperto” parla di una relazione d’amore tossica sull’orlo della fine in cui le ansie date dalla paura di perdere l’altro causano il batticuore e affanno.
Noi come sempre abbiamo deciso di fare un salto a casa sua, ecco cosa ci ha mostrato.
Questo scaccia sogni è stata una delle cose più fuori di testa che mi sia mai venuta in mente. Era un periodo che soffrivo di incubi e una mia cara amica che a differita mia crede al soprannaturale mi aveva regalato questo bellissimo scacciasogni. Ovviamente la situazione non migliorava. Poi una volta durante un videoclip avevamo legato delle lamette a un filo e io ero stato rapito dal rumore che facevano le lamette sbattendo tra di loro. Quindi tornato a casa ho fatto un po’ di fili con legate le lamette e le ho attaccate allo scaccia sogni. D’ estate il rumore delle lamette quando lo scacciasogni veniva mosso dal vento per me era ipnotico e mi faceva dormire come un bambino.
Un po’ scontato ma ci tengo tantissimo: ho questo armadio da una vita veramente. La cosa bella è che dall inizio ci attacco adesivi solo se lo stiker che ci sto attaccando mi ricorda una cosa fica della serata in cui ho rimediato L’ adesivo. Quindi ci sono adesivi che non c’entrano niente con la mia persona ma se sono venuto in possesso di quell adesivo per un motivo x che mi ricorderò per sempre quello stiker si merita un posto sul mio armadio. Direi che di momenti indimenticabili ne ho avuti. Pensa che faccio la stessa cosa con i tatuaggi. Non mi tatuo cose belle, ma cose che mi ricordano il momento in cui mi sto tatuando e perché.
Le casse che mio padre mi ha regalato ormai 10 anni fa. A sua volta lui ci ascoltava la musica quando era ragazzo. Hanno 50 anni forse ste casse. Per me sono importanti perché le guardò e penso che tutta la musica che hanno ascoltato loro spero di riuscirla ad ascoltare anche io nella mia vita. Mio padre è un grande ascoltatore di musica. Si sente veramente tanti generi e queste casse lo hanno seguito per gran parte della sua vita e secondo me seguiranno anche fra parte della mia.
Questo è uno dei quadri più belli realizzato da mia madre secondo me. A lei neanche piace tanto infatti la attaccato al bagno. Invece a me piace perché consapevole del fatto che rappresenta una angoscia, una tempesta, o dei capelli ricci che non vogliono stare al proprio posto se vuoi, Comunque qualcosa di caotico e frenetico, a me mette tranquillità. Lo guardò e mi sento a casa. Fa bene guardare un po’ di caoticità esterna quando ne hai tanta dentro di te ahahah
Aliperti è un nome che abbiamo scoperto recentemente, quando qualche settimana fa arrivò in redazione la proposta di “Vintage”, il suo ultimo singolo prima della pubblicazione d’un disco d’esordio compatto, ben scritto e – se siam qui a parlarne – capace di catturare la nostra attenzione sin dal titolo: “Camera Oscura” (Formica Dischi) è una delle più belle “fotografie” che Aliperti potesse scattare all’ispirazione genuina di un progetto da tenere d’occhio, e con attenzione.
Sì, perché in “Camera Oscura”, attraverso la sua densa tracklist, prendono forma mondi musicali resi omogenei da una produzione curata con identità e “coerenza” (qualità, questa, della quale spesso rimangono orfane le pubblicazioni discografiche contemporanee, tutte votate a ragionare “singolo per singolo” a discapito di una compattezza sonora e poetica) ma, allo stesso tempo, dotati di immagini tali da renderli “unici”: dieci piccole isole che, pur facendo parte di un preciso arcipelago, celano sorprese e atmosfere diverse.
Basti pensare al taglio pop dei singoli pubblicati, che si completano idealmente con “Zaino” (singolo “pitchato” con il disco) nella direzione di un mainstream di estrema qualità, pensato – almeno, così pare – per essere “suonato” senza rimanere incastrato nella volatilità digitale: ci auguriamo, in questo senso, di riuscire presto a goderci Aliperti anche dal vivo, perché i presupposti ci sono tutti per presumere uno show all’altezza delle aspettative.
La radice cantautorale, quella che ricerca l’immagine poetica con la stessa dedizione di un setacciatore d’oro, emerge invece in brani più “autonomi”, quasi monadici, come “Sonno” o “Gonfiabile” o “Oscar”, capaci regalano cartoline ben precise di momenti che finiscono col stamparsi nella memoria visiva di tutti. Anche se, ovviamente, solo Aliperti sa ciò che ha visto, vissuto e provato in quei momenti d’infanzia che paiono permeare così profondamente la struttura di “Camera Oscura”: eppure, la magia della scrittura rende la parola “strumento esplosivo”, capace di conflagrare – quando ben scelta, e ben posizionata – nella testa di chi ascolta con coscienza.
Ovviamente, l’ascolto di “Camera Oscura” pretende alla base un attenzione che l’ascoltatore deve conquistare, per non finire preda di una liquidità che a tutto toglie valore; tuttavia, anche l’ascolto “leggero” del primo disco di Aliperti non dispiace, perché la cura del particolare porta il prodotto finale (ah, che male ci fa utilizzare, per brevitas, questa definizione ingrata…) ad essere non solo ottimo spunto “culturale” (perché l’approccio di Aliperti è quello del cantautore, ed è innegabile) ma anche “oggetto” ben posizionabile su un mercato che, oggi più che mai, ha un disperato bisogno di rinnovarsi nei valori.
“Concimami” è il nuovo singolo di Pepp1, in uscita venerdì 24 giugno per Hukapan Records, label di Elio e le Storie Tese. Dopo il primo singolo “Latte Fai Da Te“, il “creepy rock” di Pepp1 torna a farsi sentire con “Concimami“. “Concimami” trasporta in una dimensione di leggerezza in cui la donna, protagonista del brano, sogna “un mondo tutto rosa al profumo di lavanda”. Il racconto è quello di una disputa d’amore che non vede ragione di continuare perchè il cantautore non riesce a resistere alla donna e a fare a meno di lei.
Noi ancora una volta non abbiamo resistito e ci siamo fatti invitare a casa sua, ed ecco cosa ci ha mostrato.
Amici Miei (La Trilogia)
Nutro una passi1 (pronunciatelo “passiuàn) incondizionata nei confronti della grande commedia all’italiana: l’eleganza dei dialoghi, le intuizioni brillanti degli sceneggiatori ed il carisma degli attori hanno reso inimitabile ed irripetibile quella particolare stagi1 (anche a ‘sto giro: “stagiuàn”) del nostro cinema. Dopo il successo internazionale dei classici “Sedotta e Abbandonata” e “Divorzio all’Italiana”, Pietro Germi scrive una pellicola destinata ad entrare nell’immaginario collettivo (e persino sulla Treccani, vedi alla voce “supercazzola”): il primo atto della trilogia di “Amici Miei”. Sono fermamente convinto che gran parte delle risposte ai problemi della vita siano rintracciabili nelle massime del Mascetti e del Perozzi, figure quasi mitologiche rimaste nell’immaginario collettivo.
Questo boxset contenente i tre film della trilogia arricchisce con modestia la mia stanzetta milanese e funge da antidoto per tutti i tipi di malumore, dal risentimento per il mancato acquisto di un parchimetro alla mestizia per l’assenza delle gocciole al caramello presso il Carrefour Express.
The Rolling Stones – Let It Bleed (prima stampa italiana):
Qui si entra nell’ambito della religi1 (pron. religiuàn). Ho consumato questo capolavoro in gioventù, alternandone l’ascolto in vinile e nel formato Compact Disc. La copia in foto è appartenuta al prof. Giuseppe Zimmardi e conserva l’odore di pomeriggi post-sessantottini passati tra Villa Sperlinga ed altri loci amoeni della gioventù palermitana.
Pochi giorni fa ho assorbito quanto ho potuto della carica dionisiaca degli Stones partecipando al gargantuesco rito collettivo di San Siro: il piglio luciferino di Mick Jagger, il sorriso sorni1 (pron. sorniuàn) di Keith Richards e le movenze di Ronnie Wood mi hanno trasportato in una dimensi1 altra, più simile ad un sequestro di persona che ad un evento storico con 57 mila persone. Proprio sulle note di “Gimme Shelter” (opening track di questa pietra miliare) ho deciso di denudarmi quasi completamente. Mi piace pensare di aver contratto una nota malattia infettiva proprio durante quello splendido urlo d’amore.
Pupo – Su Di Noi/Lucia (45 giri)
È difficile spiegare in poche parole l’originale estetica filosofico-musicale di Enzo Ghinazzi (in arte Pupo) senza poter tirare in ballo Søren Aabye Kierkegaard e gli studi della scuola minimalista di Steve Reich. Da decenni il Nostro porta avanti un magnifico triangolo amoroso con la moglie Anna e la compagna Patricia, difendendo strenuamente il suo vissuto ed il suo status intangibile di pioniere. Le scelte radicali di Pupo, dettate da anni di eccessi tra sesso e gioco d’azzardo, hanno contribuito a renderlo un oggetto altro della musica italiana, un simbolo di apparente leggerezza nel turbine indistinto del piacere. Questo 45 giri comprende uno dei suoi più grandi successi (“Su Di Noi”) ed è esposto in alto nella mia collezi1 di “LP dell’età adulta”. Lo sguardo pacato di Enzo mi guida giornalmente fra le tante sfide della quotidianità, regalandomi incontrollabili slanci di passi1 e lunghi momenti di meditazi1.
Poco tempo fa ho deciso di rendere omaggio alla figura di Ghinazzi insieme ad un complesso chiamato Il Trio Esatto Quartet: la suite composta con i colleghi in onore del Maestro è stata intitolata “L’insostenibile Leggerezza del Ghinazzi”. Ad oggi resta l’omaggio più sincero e sentito a cui abbia preso parte.
Peep Show (The Complete Boxset)
Tra i ricordi più piacevoli e divertenti della mia formazione accademica conservo con bramosia e sorrisi sinceri i cinque mesi trascorsi in Erasmus a Birmingham (UK) come studente del Royal Conservatoire. La mia curiosità morbosa su singoli argomenti (traducibile in una leggerissima forma di monomania, ma niente di cui preoccuparsi) mi ha portato a prendere molti appunti sui gusti dei giovani inglesi nell’ambito dell’intrattenimento televisivo. Il nome di questa serie usciva quasi sempre all’interno di qualsiasi conversazi1.
Tornato in Italia riuscì a recuperarla e ne rimasi stregato: un format impossibile da trasporre in qualsiasi altro paese, reso stellare da un linguaggio privo di censure e di qualsiasi dettame del politically correct. I due protagonisti (uno paranoico e uptight, l’altro incosciente ed infantile) vivono insieme in un flat londinese e condividono avventure folli in compagnia di personaggi estremi e discutibili.
Sam Bain e Jesse Armstrong, i due autori della serie, sono tra le menti più geniali in circolazi1: i fan di Peep Show conoscono ed apprezzano la sagacia con cui i due sono riusciti a rendere fluidi e sensati i numerosi passaggi da citazioni storiche colte a scene al limite dell’imbarazzo.
Credo che questa serie abbia influenzato parecchio la scrittura di molti brani presenti nel mio primo LP di prossima uscita. Pochi mesi fa ero persino intenzionato ad inserire una citazi1 del protagonista Mark (“stalking’s a very loaded term, I prefer to think of it as extreme liking”) al termine di “Frangette”, una mia canz1 d’amore di stampo voyeuristico. Le garbate richieste di danaro da parte di Channel 4 mi hanno fatto desistere.
Vittorio Gassman – Un Grande Avvenire Dietro le Spalle (Longanesi & C.)
Un paio di anni fa sono riuscito a trovare questa splendida autobiografia in un chioschetto di viale Romagna a Milano. Ho avuto la fortuna di beccare la primissima edizione della Longanesi & C, non proprio semplice da reperire. Ad oggi si conferma come una delle letture più forti e coinvolgenti che abbia fatto dall’inizio dell’era Covid.
Entrare nel mondo del mattatore per eccellenza è un’esperienza straordinaria e maestosa: il racconto della gavetta e dei primi successi ti resta incollato addosso nel suo essere privo di quell’aura di mediocre informalità che caratterizza molte autobiografie contemporanee. Gassman è un vero maestro e non perde mai il rigore che si confà al più grande attore italiano della sua generazi1, persino nel racconto dei piccoli insuccessi o delle sue follie organizzative.
Una storia che coinvolge ed emoziona, uno degli oggetti che osservo sempre con cupidigia e puro affetto di padre putativo.
Esce martedì 28 giugno 2022 per Alti Records “Mr. Cellophane“, il nuovo singolo del progetto Vie Delle Indecisioni. Un nuovo capitolo per la band con già alle spalle due album, un ep ed oltre duecento date dal vivo, che torna con un pezzo pop che racconta la fine di una relazione vissuta tra viaggi in treno, sigarette e musical. Le vie delle indecisioni ci proiettano, utilizzando la retorica delle immagini e di personaggi come Charles Bovarye Bazarof, in un viaggio che è a metà tra l’onirico ed il razionale, dove ogni storia d’amore è un susseguirsi di possibili inciampi lungo una traversata da fare su un muretto, mano nella mano, con Humpy Dumpty.
I riferimenti ad opere d’arte sono tanti, dall’uomo uovo di matrice carroliana ai dipinti di Hopper, chi canta cerca di raccontare la sua storia, interrotta come una celeberrima puntata della Melevisione, provando ad immedesimarsi, per sentirsi meno solo, con tutti quei personaggi che, tra film, libri e quadri, hanno fatto della fragilità, della mancanza, una loro forma di unicità.
Noi come sempre non abbiamo saputo resistere, e ci siamo fatti portare nelle loro camere, ed ecco cosa ci ha mostrato ciascuno di loro.
Paride – Canzoni, di Edmondo Berselli, anche detta “la bibbia”. Il volume che racconta la musica pop italiana, dalla rottura di Mina a Sanremo ’61 con le mille bolle all’accoppiata vincente Mogol/Battisti, fino ai Lunapop. In quelle pagine c’è tutta la santità del pop nostrano, alla quale inevitabilmente ci ispiriamo
Federico – Palla da Baseball. Wilson, come la palla amica di Cast Away, però in versione ridotta. Perché in fondo c’è sempre bisogno di un buon amico, in una camera da letto o in un’isola deserta
Marco – Un sacco di giochi e Ih-Oh. Costruirsi mondi diversi, differenti, costruire castelli mentali e possibili scenari, tutti su un tavolino, per poi finire di giocare e rendersi conto che il modo migliore per affrontare la vita, quella vera, è coprirsi gli occhi con le orecchie come Ih-Oh
Fabrizio – Controcorrente, come ai pesci, a cui tocca risalirsa. Vivere su una tavola, con la consapevolezza che la prossima onda potrebbe darti la scossa definitiva e farti cadere. Che poi, lo stare in bilico, è uno dei temi preferiti dei nostri brani. La fragilità è la caratteristica principale dell’essere umano