Esce venerdì 10 giugno 2022 “La Coinquilina“, il nuovo singolo di Chiara Cami, fuori per 2o Records e in distribuzione Artist First. Un nuovo capitolo per la cantautrice romana classe 1998 che ci immerge in una storia d’amore urbana, che non ha paura di risultare sfacciatamente pop, Chiara Cami dà infatti ufficialmente inizio all’estate con il primo singolo che vi ritroverete a canticchiare in macchina. “La coinquilina” è la storia di Ragazza che conosce Ragazzo, c’è sintonia, forse è quello giusto, finalmente si va al sodo e…lei scopre che lui convive. Da anni. Chiara Cami (Laziosound 2019) canta di un’esperienza spiacevole con l’ironia di chi ride per non piangere, un po’ come farebbe Taylor Swift se fosse di Monteverde e questo fosse il suo esordio in italiano. Ci sono tutti gli ingredienti dell’inno pop per ventenni disillusə: il tono confidenziale dei vlog su YouTube, un ritornello da cantare davanti allo specchio con una spazzola come microfono e un finale rock alla Olivia Rodrigo.
La coinquilina è anche il primo brano assoluto prodotto dalla neonata etichetta 2o Records, ultimissimo progetto a firma Arte2o, dopo la Arte2o Music Academy, per promuovere giovani talenti nel mondo della musica.
Noi come sempre ci siamo autoinvitati a casa sua, ed ecco cosa ci ha mostrato.
La cartina di sughero
Regalo dei miei diciotto anni da parte del mio gruppo di amici del liceo: una cartina di sughero. Al tempo le vedevo ovunque su internet e ne desideravo una tantissimo per segnarci tutti i posti che avevo già visitato. Dopo aver messo qualche puntina mi sono resa conto che guardarla mi rendeva triste perché mi sembrava troppo vuota, così ho deciso di usarla come “bacheca dei viaggi” in cui attaccare biglietti e foto delle mie vacanze. Viaggiare è (dopo la musica) la parte più bella della vita per me e guardare questa mappa mentre studio o mentre lavoro mi mette sempre di buon umore.
La mia pianta preferita
L’anno scorso ho fatto un incidente e la figlia di un’amica di mia madre mi ha regalato una pianta. L’ho trovato un gesto bellissimo anche se per me insolito e mi sono sentita di colpo molto più adulta. Da lì è nata una vera e propria ossessione per le piante, che nei mesi è andata un po’ scemando, mietendo così qualche povera vittima. Questa è la prima pianta che mi sono comprata e scelta da sola, nonché una delle meno pregiate che ho e anche quella che sembra sopravvivere meglio alla mia incuria degli ultimi tempi.
I miei jeans fortunati
Ricordo perfettamente il momento in cui i miei genitori mi hanno regalato questo, il mio primo paio di jeans Hollister. Avevo dodici anni e finalmente anche io mi sentivo alla moda come le mie compagne di scuola. Non so per quale ragione questi jeans hanno finito per diventare i miei pantaloni fortunati, ma comunque ci ho sostenuto tutti (e dico tutti) gli esami della mia vita: da quello di terza media a quelli universitari, passando per la maturità. Ovviamente ci sono cresciuta dentro, tanto che per l’ultimo esame di Giurisprudenza ho dovuto indossarne un altro paio sopra. Il giorno della mia laurea invece ho deciso di tagliarne un pezzettino e metterlo nella tasca del tailleur. Chiamatemi pazza, ma non mi hanno mai delusa!
Le stelline sul soffitto
Quando alle elementari ho cambiato camera dentro casa per fare spazio al mio neonato fratellino mi sentivo un po’ spaesata, anche perché la mia attuale stanza era il vecchio studio di mio padre ed era molto più grande della mia cameretta d’infanzia. Mia mamma allora mi propose di comprare delle stelline che si illuminavano da mettere sul soffitto per farmi sentire meno sola e, guai a chi ride, effettivamente ancora adesso che ho ventitré anni mi ritrovo a guardarle e sentirmi più serena.
Il mio ukulele baritono
Da una certa età in poi sono diventata una grande fan del chiedere regali molto specifici quando mi arriva la fatidica domanda “cosa vuoi per regalo?” Questo ukulele baritono mi è stato regalato da tutti i miei amici per il mio ventunesimo compleanno perché lo desideravo tantissimo, dato che era lo stesso modello che suonava una delle mie artiste preferite, dodie. La particolarità di questo ukulele è che si accorda come la chitarra (solo le prima quattro corde, chiaramente) ma ha un suono molto più dolce. Ci ho scritto tantissimi brani in quarantena, anche perché è comodissimo da trasportare in giro.
Magli, vero nome Federico è un cantante classe ‘92 di Carrara. Dopo varie esperienze in gruppo prende la strada da solista con la voglia di sperimentare. Ogni brano è una sfida fra Magli ed il suo Alterego MAGLIFICO, quest’ultimo è la parte più esuberante di un Federico tipicamente pacato e riflessivo. Lo scorso 17 giugno è uscito per ACP Records il nuovo singolo di Magli dal titolo Luna. Un brano leggero e spensierato, che vede la produzione di Media Wave Studio, scritto grazie a quella voglia di libertà che finalmente, con l’arrivo dell’estate si comincia a respirare.
Per l’occasione abbiamo fatto un giro a casa dell’artista per conoscerlo meglio. Ecco cosa abbiamo trovato:
PIANTA SU CUCINA MANGIATA DAI GATTI:
Non sono un grande pollice verde, ma se la natura non è proprio dalla mia parte in questo caso, nonostante i miei sforzi ci pensano Hermès e Kelly (nomi non a caso) a rovinare quel poco che cerco di fare.
CHITARRE, CHITARRE E ANCORA CHITARRE:
Nonostante abbia solo due mani, ho un problema di accumulo chitarristico, in questa foto vi mostro quelle che riposano nella stanza che diventerà il mio studio, ma ne mancano ancora.
MASCHERA DA UNICORNO SU ASTA:
Mi prendi il merito di questa grande opera d’arte che vista così può anche non dire nulla, ma provate a chiederlo alla mia ragazza quando se la trova nel corridoio alle 4 del mattino che la fissa.
KIT MAGLIFICO:
Nonostante non sembri, in realtà Maglifico indossa una parrucca e dei baffi finti che sono nascosti nel punto più sicuro dell’abitazione.
ANANAS IKEA:
Una reliquia rarissima, degna dei drop più esclusivi al mondo. Nonostante le (purtroppo) migliaia di visite presso L’Ikea questa pianta era sempre o esaurita o non disponibile. Fortuna vuole che L’ultima volta tra mobili e altre cianfrusaglie sia riuscito a portarla a casa. È ovviamente a farla mangiare da Hermès e Kelly.
Esce mercoledì 8 giugno 2022 “Portami“, il nuovo singolo di Antonio Palumbo: un nuovo inizio sulla soglia di una nuova estate atipica, complice del tirare le somme e andare avanti. Antonio Palumbo ricomincia quindi da un singolo che unisce parole e synth nostalgici immerse in un contesto urban, per raccontare un momento difficile. Benvenuti…
Noi come sempre abbiamo deciso di presentarci a casa sua, ecco cosa ci ha mostrato!
Questa statuina è l’opera di un’artista thailandese, l’ho acquistata durante un viaggio tanti anni fa. È un oggetto a cui tengo molto perché simbolo di tutto il mio tempo speso a viaggiare e della mia passione per l’arte. Ha un’espressione così placida che mi fa stare bene ogni volta che la guardo: sarà forse l’attitudine rilassata orientale? Poi mi piace perché non ho mai realmente capito cos’è: un frutto esotico? Una pera? Una creatura aliena? Si accettano suggerimenti.
Vooolaaa mio mini pooony. Questo animaletto è il regalo di una mia cara amica. È un giocattolo ma mi è stato regalato in età adulata e lo custodisco come un tesoro: mi riporta la mia infanzia e mi fa pensare al cielo. Lo invidio perché sa volare, ma anche perché i suoi capelli colorati sono bellissimi. È uno dei protagonisti del mio primissimo videoclip “Clay” uscito nel 2017 nonché pezzo forte della mia collezione da scaffale.
Questa illustrazione di Altan è uno dei regali più commoventi che abbia ricevuto: in occasione della mia unione civile la nostra amica Francesca, figlia del celebre illustratore, ci ha resi felici con questa immagine che da sola vale più di mille parole. La felicità sul volto della Pimpa, lo sguardo bonario di Armando, la leggerezza di quella bici che sembra volare sono l’augurio più bello che potessi ricevere per la mia storia d’amore.
Si chiama Zucca, ha 2 anni ed è una meticcia amorevole e un po’ timida che da un po’ di tempo ci riempie casa con la sua presenza affettuosa e sempre vigile. E con la sua cuccia, le sue ciotole, i suoi giochi (come queste due palline smangiucchiate sempre in giro per il salotto). Non posso più immaginare le mie giornate senza di lei: è proprio vero che la vita con un cane è tutta un’altra cosa.
Un piccolo quaderno che è appoggiato su quel mobile da anni. Ogni tanto io e il mio compagno ci lasciamo dei messaggi – delle love notes: riflessioni, auguri, esternazioni, quello che ci passa per la testa. È vero, col tempo la frequenza è diminuita rispetto alla foga degli inizi, ma le sue tantissime pagine ancora bianche mi sembrano una metafora bellissima degli anni a venire, ancora tutti da scrivere, commentare, immaginare.
Le mie amate piante: ne ho molte di più sul terrazzino, ma queste mi rendono particolarmente orgoglioso. Il fico d’India sta per fare i fiori per la prima volta, il cactus cresce e risplende. Potrei sfiorarle e accudirle per ore.
I Megattera sono Marianna (voce) e Maurizio (chitarra). Marianna viene da una famiglia in cui la musica è sempre stata una presenza costante. Comincia a studiare pianoforte classico da bambina e, solo dopo l’adolescenza, si avvicina al canto e ne viene folgorata. Studia con diverse insegnanti e vocal coach e si appassiona al jazz e alla bossanova. Il canto diventa per lei una modalità di espressione imprescindibile e uno strumento per conoscere se stessa. Maurizio prende in mano la chitarra da ragazzino, suonando sui vinili. Sviluppa la sua passione da autodidatta e milita in svariate formazioni rock, soul e fusion. La voglia di migliorarsi non gli manca e, appena ne ha la possibilità, prende lezioni da insegnanti che lo introducono alla chitarra jazz e al fingerpicking. I due si incontrano attorno al 2010 e scatta la scintilla. Nasce, così, una collaborazione che dà vita a numerosi progetti, tra cui un duo jazz acustico che li porta a suonare in svariate situazioni in Italia e all’estero. Megattera, il loro progetto di inediti, nasce nel 2017, anno in cui Marianna scrive il primo brano, e prende corpo negli anni successivi. Fondamentale l’incontro e la collaborazione con Raffaele Rabbo Scogna, polistrumentista, arrangiatore e produttore dei primi brani. Il primo singolo del progetto, Whale, vede la luce nel 2022 per etichetta Le Stanze Dischi.
Oltre ad essere un magnifico duo, Marianna e Maurizio sono una coppia anche nella vita e, in occasione dell’uscita del loro primo singolo, abbiamo chiesto di farci fare un giro nella loro casa. Ecco cosa ci hanno mostrato:
Il primo oggetto è in realtà una raccolta di ceramiche appese su una parete di casa. Una delle prime ceramiche di questa collezione, in alto a destra, con la balena, è vintage e Marianna l’ha acquistata in un mercatino delle pulci a Palermo, città di cui siamo innamorati. Questa parete rappresenta un mosaico dei luoghi che ci hanno lasciato un segno nei nostri viaggi.
Il secondo oggetto è una piccola balena rosa, un amuleto che è un regalo fatto a Marianna da un’amica preziosa. Nel tempo, Marianna l’ha portata con sé in moltissime occasioni ed è carica di ricordi di viaggi, interiori e non, e di scoperte.
Il terzo oggetto è un quaderno, che è diventato speciale perché contiene il resoconto del viaggio durante il quale è nata “Whale”. Al suo interno c’è anche la primissima versione del testo del nostro primo singolo.
Il quarto oggetto è un vinile, “Mama Said” di Lenny Kravitz, uno di quelli più ascoltati e suonati da Maury nel tempo. Rappresenta la “scuola” di Maury, che ha imparato a mettere le mani sulla chitarra suonando sui vinili.
Il quinto oggetto è un libro, “La schiuma dei giorni” di Boris Vian. I libri sono per noi compagni imprescindibili: fonte continua di ispirazione e viaggi mentali. Questo, in particolare, è stato il primo regalo che Maurizio ha fatto a Marianna. Inoltre, è un romanzo immaginifico di un autore che era lui stesso un musicista, un personaggio complesso, estroso e poliedrico, che con la sua produzione e la sua vita, è una nostra grandissima ispirazione.
Lavinia Macheda, classe 2002, è una cantautrice di Reggio Calabria, impiantata a Milano dove studia Economia e gestione aziendale presso l’università Cattolica. “Baci Chardonnay” è il brano chiave che apre il suo nuovo percorso da cantautrice, e ne svela il lato più intimo raccontando di quanto sia importante e necessario a volte mettere nero su bianco quello che la vita ci mette di fronte.
Il videoclip prodotto da Antonio Condello, ha come cornice una Milano notturna, non quella della movida, ma quella delle strade vuote di notte, dei tram romantici e malinconici allo stesso tempo, quelli antichi e storici. Lavinia percorre le strade vuote con la linea del tram n1, in una delle sue notti in bianco proprio come canta il testo della sua canzone, la notte che aiuta a pensare, a fare il punto della situazione, e abbandonarsi alla malinconia.
Abbiamo chiesto a Lavinia di rispondere alle nostre domande:
Ciao Lavinia parlaci un po’ del tuo progetto musicale
Ciao! Mi è sempre piaciuto cantare, a seguito di varie esperienze mi sono trovata ad essere piena di emozioni e a non sapere come sfogarle, quindi ho iniziato a dedicami alla scrittura dei singoli, assieme ad Antonio Condello. Nei testi metto me stessa, le mie emozioni, per cercare di lasciare andare i ricordi ma non solo, anche per cercare di tendere una mano a coloro che, come me, si sono trovati in difficoltà.
Baci chardonnay è il tuo nuovo singolo ci racconti come è nato e di cosa parla?
Baci Chardonnay è nato alla fine dell’estate del 2021. Pioveva e mi trovavo nella mia casa al mare e a seguito dell’ennesima discussione e delusione, avevo deciso di uscire per prendere un po’ d’aria fresca andando in spiaggia. Mi sono seduta in riva al mare e la mia mano ha cominciato a scrivere molti pensieri, domande che mi frullavano in testa. Il singolo parla di come sono riuscita a metabolizzare le mie emozioni con un viaggio a Parigi che fa da cornice ad una storia d’amore giunta al termine.
Quali sono le tue influenze musicali più importanti?
Fin da piccola, i miei genitori hanno cercato di trasmettermi l’amore per la musica, con mio papà che suonava la chitarra e la mia mamma che lo accompagnava con la voce. Direi che sono stati loro che mi hanno aiutata e conoscere importanti artisti del passato, ma al tempo stesso c’è la necessità di stare al passo con i tempi, infatti la musica pop americana penso che abbia avuto molta più influenza su di me. Mi piace molto anche la nuova scena italiana indie.
Cosa ne pensi dell’attuale scena musicale? Con quali artisti ti piacerebbe collaborare
Viaggiando con la fantasia, mi piacerebbe collaborare con tha Supreme, Mara Sattei, Fedez e molti altri.
Progetti per il prossimo futuro?
In pentola bolle già qualcosa. Ho un po’ di testi pronti, la mia intenzione infatti, non è quella di fermarmi al secondo singolo.
Parole, parole, parole: parole che rimbalzano contro i finestrini di macchine lanciate a tutta velocità verso il fraintendimento, mentre accanto a noi sfilano cortei di significati e di interpretazioni che si azzuffano per farsi strada nella Storia, provando a lasciare un segno. Parole giuste, parole sbagliate; parole che diventano mattoni per costruire case, ma anche per tirare su muri; parole che sono bombe, pronte a fare la guerra o a ritornare al mittente dopo essere state lanciate con troppa superficialità: parole intelligenti, parole che sembrano tali solo a chi le pronuncia, mentre chi le ascolta cerca le parole giuste per risanare lo squarcio. Parole che demoliscono, parole che riparano. Spesso, parole che sembrano altre parole, che pesano una tonnellata per alcuni mentre per altri diventano palloncini a cui aggrapparsi per scomparire da qui. Parole che sono briciole seminate lungo il percorso da bocche sempre pronte a parlare, ma poche volte capaci di mordersi la lingua: se provi a raccoglierle, come un Pollicino curioso, forse potresti addirittura risalire all’origine della Voce, e scoprire che tutto è suono, e che le parole altro non sono che corpi risonanti nell’oscurità del senso.
Parola, voce, musica: matrioske che si appartengono, e che restituiscono corpo a ciò che sembra essere solo suono.
Ogni mese, tre parole diverse per dare voce e corpo alla scena che conta, raccogliendo le migliori uscite del mese in una tavola rotonda ad alto quoziente di qualità: flussi di coscienza che diventano occasioni di scoperta, e strumenti utili a restituire un senso a corpi lessicali che, oggi più che mai, paiono scatole vuote.
NIVEO
Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “originalità, tormentone, playlist”.
Se mi dite originalità mi viene in mente le caratteristiche su cui ho basato il mio lato artistico come l’essere spontaneo e genuino proprio come il ragazzino che sono.
Per tormentone penso alla continua ricerca di un ritornello per i miei pezzi, questa è una cosa che purtroppo mi contraddistingue, i ritornelli che mi piace tanto scrivere non soddisfano mai completamente il mio produttore quindi ci troviamo sempre a discuterne a riguardo perché abbiamo gusti differenti, però mi aiuta molto uscire dai miei soliti schemi per provare a scrivere cose diverse, questo mi aiuta molto a variare metodo di scrittura. Se mi dite Playlist mi vengono in mente le mie playlist preferite di Spotify come ‘scuola indie’ o ‘Indie Italia’ oppure la mia amatissima playlist di Spotify dove ho un migliaio di canzoni che continuo ad ascoltare ormai da non so quanto anni!
BEATRICE PUCCI
Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “originalità, tormentone, playlist”.
Per me l’originalità è contagiosa, se vedo qualcosa di originale fatto da qualcuno, mi sento ispirata a creare qualcosa di mio. Al di là delle dinamiche di mercato e delle playlist, creare qualcosa di proprio senza farsi bloccare da retropensieri è un’abilità importante per chiunque voglia fare musica su lungo periodo, per chi non punta soltanto a fare la hit del momento.
URANIA
Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “originalità, tormentone, playlist”.
Laura: Originalità: ricerca di se stessi e della propria personalità, creazione di un pensiero personale e di elementi rappresentativi della propria persona che rimangono simbolici e di riferimento per gli altri, trovare il proprio modo di dire le cose ed esprimerle tramite mezzi diversi come arte, look, musica, fotografia attraverso i quali poter dare una propria visione della realtà che ci circonda;
Tormentone: Hit estiva, canzone con melodia forte, persona ripetitiva, pensieri ricorrenti.
Playlist: raccolta di brani in base ai vari mood, compagne per lo studio, il relax e i momenti no, posti in cui scoprire nuova musica e conoscere altri artisti, mezzi per arrivare a più persone.
Stefania: Originalità per me vuol dire semplicemente avere personalità, non avere paura di essere ciò che si è, osare, viversi completamente e avere il coraggio di sentire. Tormentone per me significa qualcosa che il più delle volte, vuoi o non vuoi ci buttano addosso e poi ci caschi anche tu. Playlist per me vuol dire raccolta di suoni, canzoni, mood che possano racchiudere un periodo, dei ricordi e dei momenti importanti.
MAELSTROM
Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “originalità, tormentone, playlist”.
Penso che l’originalità di un progetto sia un valore che spesso viene oscurato dalle dinamiche delle playlist. Viviamo in un momento storico in cui se non rientri all’interno di un certo contenitore mangia ascolti fai fatica ad essere considerato. Per dirla alla Willie Peyote “se non fai numeri la gente non ti calcola, è una Repubblica fondata ormai sull’algebra”. Personalmente sento la necessità di lottare affinché si possa fare una rivoluzione musicale collettiva anche senza sottostare necessariamente a questi parametri.
YASSMINE JABRANE
Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “originalità, tormentone, playlist”.
Quando penso a “originalità” mi vengono in mente i Sottotono, un po’ per associazione al disco “Originali” e un po’ perché lo sono sempre stati effettivamente.Per me sono senza tempo. Se penso alla parola “tormentone”, invece, mi vengono in mente vari brani che sono stati tormentoni personali: figli delle stelle, perfect places o anche yo x ti tu x mi. Per quanto riguarda “playlist” sicuramente mi vengono in mente le mie. Mi piace crearne per quando viaggio in macchina, devo dire che sono abbastanza brava!
Marāsma
Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “originalità, tormentone, playlist”.
Originalità: Calcutta Tormentone: Completamente – Thegiornalisti Playlist: Indie Italia.
KASHMERE
Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “originalità, tormentone, playlist”.
Credo che l’originalità che sia la caratteristica fondamentale di qualsiasi progetto artistico. Personalmente, ritengo che un artista non sufficientemente originale, anche se dotato di capacità notevoli, abbia meno possibilità di emergere. Portare novità nel panorama artistico attuale è troppo importante per essere notato e destare curiosità.
Quando penso al tormentone mi vengono in mente le canzoni che difficilmente possono avere vita lunga. In un certo senso, nascono per sopravvivere soltanto nei pochi mesi seguenti alla loro uscita. Se invece pensiamo ai tormentoni intesi come quelle canzoni che sembrano non tramontare mai perché sempre incredibilmente attuali, anche se scritte decenni e decenni fa, allora l’unica cosa che ci resta da fare è battere le mani e inchinarsi alla genialità di chi le ha scritte.
Ad oggi, le playlist sono le mete più ambite da qualsiasi artista. In un mondo in cui la musica non viene più venduta fisicamente, i digital stores rimangono l’unica risorsa per poter raggiungere i propri ascoltatori, e purtroppo, soltanto entrando all’interno delle playlist maggiormente seguite, è possibile raggiungere streams realmente soddisfacenti.
AIDA
Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “originalità, tormentone, playlist”.
Originalità un ideale impossibile, tormentone psicosi collettiva, playlist si prega. Ora presta attenzione e dimentica il mio nome.
FEDERICO CACCIATORI
Ciao a tutti gli amici di Perindiepoi, parlare di originalità può sembrare semplice, in realtà non è proprio così… vi dirò la mia. Credo che l’originalità sia molto importante per qualsiasi lavoro artistico e non. Questa permette intanto di farci riconoscere da chiunque, di eccellere rispetto ad un qualcosa o un qualcuno che si veste di monotonia e piattezza. Credo che ogni compositore, ogni autore abbia un suo modello al quale si ispira, le idee non nascono dal nulla, penso che chiunque tragga spunto da ciò che legge, ciò che vede ma soprattuto da ciò che ascolta, perché dico da ciò che ascolta? Perché le parole hanno un peso e molte volte rimangono molto più impresse nella mente rispetto ad una rappresentazione visiva o tattile.Tornando al discorso, l’originalità oltre ad essere un fattore predominante e difficile da ottenere a volte può essere anche un “pericolo”, perché un autore, un compositore chiunque esso sia o rappresenti, nel momento in cui si crea, o, comunque gli viene cucito sulle spalle un certo ramo di originalità, nel momento in cui esso volesse cambiare repentinamente, stile genere o volesse seguire l’onda del momento … potrebbe risultare molto difficile apprezzare la propria originalità e allo stesso modo, potrebbe risultare non originale. E’ molto difficile rimanere originali! Come dicevo, quello che ruota intorno a noi, che sia la società in cui viviamo, che siano le persone che ci circondano, in qualche modo ci influenzano e noi non siamo altro che una ruota piccolina che gira intorno ad altre infinite ruote che girano a sua volta dietro una grande ruota che è la vita.
Tormentoni? Beh, questa la faccio più breve promesso! A contrario di quanto si pensi, apprezzo i tormentoni. Esiste una strada segreta per ritrovarsi a scrivere o ritrovarsi a cantare un tormentone? Non credo, i tormentoni si basano su una delle parole più utilizzate in tutte le lingue del mondo che è: semplicità. Sì, perché è di questo che al novanta su cento sono formati i tormentoni, ma soprattuto non possono mancare di un’altra parola magari utilizzata un po’ meno che è la ripetitività, sì, perché anche questa credo che sia uno dei caratteri fondamentali di essi. La ripetitività la suddivido sotto due aspetti, il primo è quello legato alla periodicità, ripetere in maniera praticamente identica l’operazione fatta negli scorsi anni sicuramente è un punto di forza delle “hit” e l’altro fattore è legato strettamente al testo alle parole e soprattuto ai temi che vengono trattate all’interno di queste canzoni. Sarà una caso che queste siano quasi sempre le stesse tematiche? Non credo, ed ecco i motivi per cui i tormentoni funzionano. Se li apprezzo? Certo che sì, essere semplici, costanti e ciclici è una tra le cose più difficili in campo artistico musicale.
Le playlist, esse credo che siano utili soprattuto per la visibilità di un artista, possono essere un buon trampolino di lancio verso quella che oggi è chiamata, con un termine che io odio particolarmente, visibilità. Perché dico questo, perché comunque quel tipo di visibilità digitale è ben diversa da un tipo di visibilità reale; in quanti preferiscono quel tipo di visibilità rispetto alla capacità di vedere, ascoltare o godersi un concerto dal vivo? Io rimango più per il “real”, ma nonostante tutto come dicevo credo che, queste, più che un mezzo siano un grande strumento, più tagliato per gli ascoltatori che per chi scrive musica. Ma noi che di musica ne parliamo ne scriviamo ne raccontiamo, non siamo anche noi degli ascoltatori? Ebbene sì, quindi ecco che forse anche le playlist, possono essere di nostro gradimento e godimento.
MARONNA
Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “originalità, tormentone, playlist”.
Originalità:
Le band a cappella secondo me sono originali… è quel tocco che ogni musicista dovrebbe dare alle proprie canzoni. Le nostre prime creazioni erano davvero bizzarre e molto originali.
Tormentone:
La mia vita è un tormentone. Vivo di tormentoni creati da me stesso che spesso non hanno un senso. A volte sono troppo autoreferenziale; soprattutto quando parlo con Andrea andiamo avanti a forza di citazioni di personaggi, amici o conoscenti che praticamente abbiamo creato noi.
Playlist:
La playlist della mia vita spazia da Bach a Ruggero dei Timidi, da Battisti a Cosmo, dai Tame Impala a Sven Vatt… praticamente è un mappazzone con qualsiasi cosa dentro.
TARA
Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “originalità, tormentone, playlist”.
Originalità:
Direi: “osare a modo tuo”. Riuscire a leggere al buio, a scrivere con una penna senza inchiostro, a ragionare al contrario, a lasciarsi guidare dal flusso naturale delle cose, degli eventi, delle circostanze, delle sensazioni e seguire quel sentiero che si viene a creare sotto le suole, senza lasciarsi frenare dagli standard già preimpostati. Essere il buco nero al centro della galassia che brilla intorno a te, come se fosse tutto ciò che ti sei creato, in grado di esaltare la tua essenza con la sua preziosità e unicità.
Tormentone:
Penso subito a: “Ossessione continua”. Sia in senso positivo che negativo. In senso positivo, mi viene in mente la mia ossessione verso i mirtilli con la cannella, i viaggi di
notte, in particolare quelli accompagnati dalla pioggia che scandisce il tempo sui vetri della tua auto, penso alla mia ossessione verso ciò che amo dai miei rituali quotidiani, alle persone e alle cose che fanno parte della mia vita. In senso *non* positivo, mi viene da pensare alle persone pressanti. Il primissimo pensiero va lì, a quelle persone che ti tormentano psicologicamente, che si infiltrano, anche furtivamente, nella tua vita, per poi girarti intorno, proprio come i satelliti fanno con la terra: la osservano alla ricerca profonda di ogni sua manifestazione e movimento, tenendone sotto controllo ogni respiro.
Playlist:
Mi viene subito da pensare a “Hey, gioca con me!” Playlist è un invito a giocare con la propria essenza. Una playlist è ciò che può rappresentare la tua personalità sotto tantissime prospettive ed elementi differenti. È come un viaggio su un altro pianeta -per restare in tema- un mondo che però ti appartiene e quando si apre al prossimo, accoglie e invade di migliaia di suoni, di musiche che risuonano sotto qualsiasi forma possibile, comunicandoti “chi/ciò che hai davanti”. Ma solo se realmente si sa leggere dentro.
MIRIAM RICORDI
Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “originalità, tormentone, playlist”.
Trovo originale fottersene delle playlist e pubblicare a giugno un singolo che non punta a essere un tormentone estivo. (Giovanni Truppi docet)
AURORA
Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “originalità, tormentone, playlist”.
Con originalità mi viene in mente il fatto che vedo troppa gente che perde l’originalità per “essere” qualcun altro. Ad oggi commettiamo l’errore di voler assomigliare magari a un prototipo di persona perché così crediamo sia meglio, crediamo di attirare l’attenzione di qualcuno. Anche dire “cerco di essere originale “ è una convenzione che vorrebbe che fossimo tutti originali, ma non tutti lo possiamo essere. C’è chi lo è, c’è chi invece la semplicità gli sta così bene addosso… ed è questa secondo me la vera originalità. Essere tutti come si è, essere sé stessi… così saremo davvero originali.
Con tormentone penso ovviamente a quei brani che passano così tanto alla radio, quelli che senti tantissime volte. Ma penso che siano poi quelli che uno si stanca più facilmente di ascoltare e rischiano anche di venire un po’ dimenticati.
Con playlist mi viene in mente una cosa più personale. Mi spiego meglio: mi vengono in mente quelle canzoni scelte da noi stessi, ognuna delle quali ci trasmette una cosa diversa dall’altra, e quindi le mettiamo nella nostra playlist, creata da noi e da nessun altro.
A volte una scelta sbagliata può trasformarsi nella canzone giusta: inizia con il passo giusto la carriera di BECA, cantautore con un po’ di rock e molta passione nelle proprie vene. Come si dimostra facilmente guardando il suo nuovo video, VOGLIA DI NIENTE. VOGLIA DI NIENTE (La Rue Musi Records) è il brano di debutto di BECA, frutto della collaborazione con l’etichetta La Rue Music Records. Prossimamente uscirà il primo EP di Beca sempre per La Rue Music Records sotto la produzione dello staff del Bianconiglio Studio.
Nel brano l’artista si mette a nudo e parla di come ha affrontato una relazione tossica offuscata dai fumi dell’alcol, facendo trasparire le sue influenze indie e rock.
Per l’occasione, gli abbiamo chiesto quali sono le sue cinque cose preferite!
IL BAR SHELLEY
Il bar dove sono cresciuto, situato nella piazza omonima, dove ho passato ormai 8 anni della mia vita. Dove ho fatto amicizie, dove mi sono innamorato, dove ho litigato, dove ho vissuto…
Negli ultimi anni ha raccolto molti ragazzi come me, e grazie a questo posto magico adesso abbiamo un sacco di cose da raccontare, possibilmente non alle forze dell’ordine.
LA CHITARRA
Lo strumento che mi ha fatto affacciare al mondo della musica. Ho iniziato a suonarla a 11 anni, quasi costretto da mia madre, probabilmente l’imposizione più bella che mi sia stata fatta, perché dopo 13 anni è ancora qui al mio fianco.
IL MARE
Forse una delle mie fortune più grandi è quella di abitare vicino al mare. Il mio posto terapeutico per eccellenza. La capacità della marea di spazzare via i problemi e le preoccupazioni dalla tua testa ha dell’incredibile. Non c’è un momento di difficoltà che mi ricordi in cui il mare non mi ha porto la sua mano azzurra.
LA COLLANA DI PERLE
È diventata quasi il mio simbolo, mi accompagna sempre, sia se devo uscire per andare a bere qualcosa, sia se devo fare un live. L’ho indossata per la prima volta tre anni fa, dopo averla chiesta a mia madre, che di tutta risposta mi ha guardato con una faccia un po’ stranita. Ed adesso a distanza di tutto questo tempo sembra anche andare di moda.
GIN TONIC
Sembra brutto da dire ma è uno dei miei compagni più fedeli. È perfetto per ogni occasione e non mi lascia mai deluso. Mi ha accompagnato in tante delle esperienze che ho vissuto che poi si sono trasformati in canzoni. Anche se a volte mi ha costretto a prendere delle decisioni sbagliate, non potrò mai voler loro del male, perché per ogni scelta sbagliata ce n’è anche una giusta, tra cui prendere un altro gin tonic.
“Chi ti crederà più? Ma chi ti crederà più?” così canta Kashmere nel suo nuovo singolo, fuori il 24 giugno e prodotto da Thufo.
Sulle note di un ritmo dance anni Ottanta, ecco che Kashmere è pronto a farci godere lo show, magari, riprendendo le parole del testo, anche insieme a dei pop corn.
Sì, perché Kashmere ci racconta attraverso la sua verità di una storia andata male. “Ti ho tenuta vicino, raccontato chi sono ma sei stata veleno. Ora cosa mi resta, solo caos nella testa. Provo a non pensarci più”. Questo il monito che Kashmere ci comunica, cioè la necessità di non pensare più a come è andata ma iniziare quindi a vivere e a voltare pagina. Tutto questo l’artista riesce a renderlo attraverso una musicalità danzereccia, che ti stimola a ballare e perdersi tra le note della canzone anziché soffermarsi a pensare al futuro di quello che verrà.
“Chi ti crederà più” ammicca al singolo estivo senza pretendere di essere un tormentone. Con la speranza di farci scrollare di dosso tutta la calura estiva, non possiamo far altro che acclamare a gran voce che il nuovo singolo di Kashmere ha sicuramente colpito nel segno.
Cabruja ci ripropone una sua versione tutta personale e speciale del singolo di Björk, stiamo parlando di “Unravel”, di cui abbiamo anche il nuovo video. Noi abbiamo chiesto di raccontarsi attraverso le sue 5 cose preferite!
Giochi di Ruolo
I GdR (rigorosamente “Tabletop”, con i manuali, le schede, matite e dadi) sono il mio “hobby” preferito in assoluto. I GdR mi hanno fatto imparare storia, geografia, mitologia; mi hanno fatto viaggiare, mi hanno fatto vivere mille vite, vite che forse è meglio vivere sulla carta. Poi, mi han permesso di sviluppare i rapporti di amicizia più belli che io abbia mai fatto. Gioco ancora oggi con gli amici con cui ho cominciato a giocare ai 14 anni, quasi 30 anni fa, a Caracas.
Coda di cane che scodinzola
Mi dispiace che l’evoluzione dell’uomo ci abbia portato a perdere la coda. Ne vorrei una per scodinzolare quando sono contento.
Avere ragione
Dà troppa soddisfazione. Non è nemmeno necessario dire “te l’avevo detto”. Quello invece è odioso.
I set list di musica da ballare ai matrimoni venezuelani degli anni 80/90 (che poi sono rimasti più o meno invariati)
Si parte col Paso Doble spagnolo, si alterna con il Merengue, la Salsa e della roba truzza; si fa poi “La hora Loca” (dalle sigle di programmi infantili alla tarantella italiana con in mezzo un po’ di “rock en español”) e si finisce con i “tambores” della costa venezuelana, quando il whiskey ha lavato via la dignità e il ritegno. Mi mancano molto queste feste!
Viaggiare
Sarà banale, ma mi piace essere altrove, vedere posti che non conosco e ascoltare lingue che non capisco. Ecco, mi piace non capire un c**zo, mi mette nella posizione di dover fidarmi degli altri. Quando sono in un posto in cui non capisco minimamente la lingua e sento parlare la gente intorno a me, ho sempre la sensazione che dicano solo cose belle o almeno interessanti.
Come ormai avrete capito, ho una certa passione per scandagliare le profondità della nuova musica emergente: monadi che rimbalzano da una parte all’altra, provando a trovare sfiatatoi e vie d’uscita dalla bolla, sempre più preoccupante, in cui dilagano le voci di tante, troppe proposte lasciate alla potenzialità del talento, nel silenzio assordante di un sistema tritacarne che, quando ti considera, ti finisce con il consumare.
E dato che, come ormai avrete capito bis, le mie prefazioni sono solitamente fuori argomento e utili solo ad annoiare i poveri lettori, qui vi lascio l’ascolto di quello che, naufragando tra i resoconti delle proposte settimanali, ho trovato essere una delle proposte più interessanti che possiate reperire, almeno questa settimana, in circolazione: lei è Yassmine Jabrane, il suo è un secondo singolo che si fa conferma della qualità di un esordio che – qualche mese – ci passò colpevolmente inosservato; rimediamo stavolta con “Baazar”, e lo facciamo ben volentieri.
Poche cose da dire, prima di chiudere i miei soliti sermoni esplicativi: Yassmine ha talento, ma sopratutto ha un modo di proporre la propria musica che riesce, con dimestichezza, a tenersi in equilibrio fra mainstream e nicchia, ricerca e popolare; lo dimostrano le influenze mediterranee di una proposta musicale che si snoda con eleganza anche laddove la scrittura si fa più scarna, più “catchy”.
Lo dimostra la resa di una produzione che rimane in testa, anche senza toccare i soliti tasti lusinghieri e prevedibili che l’ItPop ci ha portato ormai a rigettare con disgusto ma piuttosto a cercare la particolarità del suono, l’attenzione al particolare della sfumatura timbrica.
In ultimo – ma non per ultimo – lo dimostra la gentilezza chirurgica e tagliente di una penna che racconta l’intimità con leggerezza, senza ricerca troppe scappatoie per dire le cose come devono.
Insomma, il progetto convince e se lo fa a primo ascolto, beh, secondo me vale la pena di un secondo, di un terzo, e via così; in attesa di un disco che, così confidiamo, non tarderà ad arrivare.