Il matto è nuovo singolo di Eman, un brano che fotografa una società in balia del consumismo e che non riesce a dare più il giusto valore alle piccole cose. Simone, un uomo che continua a guardare con disincanto il mondo che lo circonda, con gli occhi colmi di stupore di un bambino, che viene deriso dagli altri per il suo stile di vita e il suo modo di fare e che preferisce dedicare il suo tempo a godersi quanto di bello il quotidiano possa offrirli piuttosto che diventare schiavo di scadenze, file e impegni.
Noi di Perindiepoi abbiamo fatto qualche domanda ad EMAN
Ciao e benvenuto. Se vai troppo di fretta poi vivi a metà canti in Il Matto. Quanto è difficile secondo te prendersi del tempo per se stessi in questa società della continua corsa?
Io non credo che sia complicato, immagina di dedicarti metà del tempo passato ogni giorno sullo smartphone… Siamo già a buon punto.
Un altro elemento oggetto di riflessione ne Il Matto è il consumismo. Siamo diventati schiavi degli oggetti tecnologici che usufruiamo quotidianamente. Come pensi che possiamo riappropriarci della nostra indipendenza?
Non mi riferisco solamente alla tecnologia, il concetto è veramente ampio e meriterebbe molto spazio ma cercherò di essere breve e chiaro: siamo quello che possediamo/ostentiamo; abbiamo delegato a degli oggetti l’onere di definirci, convinti che ne avessero la capacità e la profondità… e ora mi sembra che siano “le cose a possedere le persone”. Sappiamo tutti cosa c’è dietro la possibilità di avere un Iphone ogni 6 mesi: uno sfruttamento maggiore per qualcuno, un profitto esagerato per qualcun’altro, e il disagio di essere “indietro??” per moltissimi
Hai deciso di non pubblicare un video vero e proprio ma un visual dove stai in una barca. Dove è stato girato e come mai questa scelta?
E stato girato sul Lago di Endine e volevamo qualcosa che desse spazio ad altro… Il visual ti permette un approccio che con il videoclip risulterebbe più complicato: visioni artistiche senza l’obbligo della narrativa.
Quali obiettivi a breve e lungo termine ti dai dopo questo tuo ritorno e dopo essere approdato in una delle principali etichette indipendenti italiane che è la Mescal?
Abbiamo deciso di valorizzare le diverse anime e sfaccettature presenti nella mia musica dividendo il progetto in più capitoli; l’idea mi piace molto, mi dà la possibilità di non sentirmi limitato da una linea comune che i brani dovrebbero avere in un album. Ho scritto tante cose, alcune che possono sembrare diverse tra loro, ma fanno parte di me… È sempre stato così: alla domanda su quale fosse il mio genere non ho mai risposto.
Fuori dal 20 maggio “Fenomenologia degli Occhi Chiari”, il primo EP di A.I.T.O. e Yvan Cole. Quattro brani anticipati dal singolo “Artisti Vari” che nel giro di poche settimane ha catturato subito l’interesse del pubblico superando i 50k streams su Spotify. “Fenomenologia degli Occhi Chiari” è un EP difficile da ingabbiare in un solo genere. Abbiamo un po’ di rock, di pop mescolato con l’hip hop e l’elettronica. Il risultato è un qualcosa che probabilmente non hai mai sentito prima d’ora.
A.I.T.O. è l’anima dei brani, la voce e la mente che ha ideato i testi, mentre Yvan Cole è colui che li ha vestiti con un sound unico nel suo genere. L’EP si apre con “Fase #1”, un pezzo nervoso, quasi arrabbiato. Un rock con una spruzzatina di hip hop elettronico.
“Artisti Vari” è il secondo pezzo, quello che non riesci bene a comprendere, ma di cui non puoi fare a meno. Si passa a toni più soft con “Seppuku”. Un brano più vicino al pop, delicato ma che sa donare all’ascoltatore la giusta carica. La conclusione è affidata a“La prima a morire” che ricorda un po’ una ballad urban pop.
Dovevamo procedere assolutamente con questo format, ed ecco com’è andata!
BoJack Horseman
Uno dei più grandi prodotti seriali mai realizzati in assoluto. Personaggi talmente reali e vivi da diventare persone (indipendentemente dalle fattezze). Tolto il velo della serie animata che, quando deve, fa ridere, e lo fa benissimo, si staglia un universo di fallimenti, debolezze, apatia, dipendenze, depressione e senso di inadeguatezza. Una festa, vero? Chirurgica nel dosare gli elementi cruciali, ti trascina dentro il suo universo e in modo perfetto sa quando intrattenere, divertire, farti guardare dentro e farti piangere. Avrei voluto non finisse mai. Non dà risposte, perché siamo noi a dovere arrivare alle risposte che vanno bene per noi. Ecco, BoJack Horseman è come secondo me dovrebbe essere una canzone.
Nick Cave
Non parlo di pura ammirazione musicale. Non tutta la sua produzione mi piace (ok, dai, quasi tutta), e sicuramente la mia scrittura è lontanissima dalla sua. Il fatto è che, almeno per me, lui è il Santo Protettore dei Songwriters. La totale devozione che ripone nella Scrittura, l’immersione totale nelle tematiche più profonde e oscure senza proteggersi dietro alcun cinismo di sorta, lo rendono un fondamentalista (parola bruttina, ma non sono riuscito a trovare di meglio) della Canzone e delle emozioni che essa deve trasmettere. E, signori, per chi le canzoni vuole scriverle, non ci dev’essere nulla di più importante. Tralasciandone la discografia e tutti i legittimi discorsi sul gusto personale, andate a leggervi i Red Hand Files, il blog in cui da qualche anno risponde alle domande che chiunque gli può fare su qualsiasi argomento. Ne uscirete sicuramente arricchiti e, spesso, commossi. Creare è un atto d’insubordinazione ai capricci della vita e alla nostra mancanza di controllo su di essa.
Occhi Chiari
Anche qui, non è una pura questione di preferenza estetica. In un modo o nell’altro, le canzoni di questo EP sono piene di occhi chiari, a partire da quelli di Yvan Cole. E se lo sono, vuol dire che buona parte delle questioni che mi riguardano, e che mi portano a scrivere, derivano, in qualche modo, magari solo in parte, dall’aver sbattuto contro qualche Portatore di Occhi Chiari. Da qui il titolo Fenomenologia degli Occhi Chiari, nonché testo e video di Artisti Vari. Una sorta di maledizione, per me che ho gli occhi scuri.
Il Maestro e Margherita
Leggo molto meno di quanto facevo una volta e di quanto dovrei, ma questo romanzo rimane una costante dalla prima volta che lo lessi in seconda superiore. C’è tutto, dalla satira sociale ai disturbi psichiatrici (veri o presunti), c’è Cristo e c’è Satana, c’è il senso della Scrittura e, esagero, il senso della Vita, o almeno, UN possibile senso, ma credibile (su questo consiglio anche Dance, Dance, Dance di Murakami, completamente diverso, ma similmente rivelatorio). Ma perché parlarne ancora io, quando è possibile vedere Alessandro Barbero che si commuove parlandone? (attenzione, possibili spoiler)
Gli jalapeños ripieni di formaggio
Abbassiamo drasticamente il livello! Amo la cucina, anche se mangio molto poco, e una delle cose che mi fa stare meglio è avere ospiti a cena e cucinare per loro. Qui però siamo in un campionato diverso, questa è (quasi) la mia unica concessione al junk food, che si esprime in modo totalmente feroce e brutale. Non guardo in faccia nessuno. Non li condivido. Sono capace di ordinarne come starter e poi al posto del dolce. Se trovo un locale tex-mex che non li ha in carta penso subito a una petizione per farlo chiudere. Non importa con chi sono a cena, e in che contesto. Se gli jalapeños sono ordinabili, sono miei. Se qualcun altro li ordina per sé, gli conviene essere molto veloce. E con questa ho esaurito anche l’ambito food, che, si sa, tira ben più della musica.
R3TO, moniker di Federico Torre, rapper milanese che ci ha già fatto sognare con “F1RST”, ritorna in pista con un nuovo singolo, sempre dedicato al mondo automobilistico. Stiamo parlando di “Fast“, fuori dal 19 maggio, brano che accoglie tra le sue rime la bellezza di un mondo tanto bello quanto pericoloso. Noi ci siamo fatti raccontare meglio, attraverso le sue cinque cose preferite, chi si nasconde dietro il personaggio di R3TO.
Flow e metrica
Esattamente come in un circuito, nella musica flow e metrica si susseguono come le curve. Adoro quella fase di costruzione musicale in cui le mie strofe prendono forma e la mia voce le percorre come fosse un’auto. Dalla somma di tutto questo nasce la magia della musica.
I motori
Fin da bambino sono sempre stato affascinato dal rombo dei motori, fin da quando mio padre mi portò nel primo circuito, inoltre sono sempre stato un appassionato di motorsport.
Il palco
È sempre un’emozione unica poter portare le proprie canzoni sul palco. Il live sul palco è un po’ come aspettare la domenica per partecipare ad una corsa sportiva.
Le persone
In tantissimi casi, chi mi ascolta e mi segue mi raccontano in che situazione ascoltano le mie canzoni e per me è come se mi facessero entrare in qualche modo nella loro vita. Gli sono molto grato di tutto questo e mi dà molto gusto sapere di cosa rappresenta la mia musica per loro o a quale momento è legato.
Le esperienze
Viaggiare sia per piacere che per lavoro, quindi uscire dalla propria zona di confort, è per me una grande fonte di ispirazione e di sfida che permette anche alle mie idee di evolvere.
Parole, parole, parole: parole che rimbalzano contro i finestrini di macchine lanciate a tutta velocità verso il fraintendimento, mentre accanto a noi sfilano cortei di significati e di interpretazioni che si azzuffano per farsi strada nella Storia, provando a lasciare un segno. Parole giuste, parole sbagliate; parole che diventano mattoni per costruire case, ma anche per tirare su muri; parole che sono bombe, pronte a fare la guerra o a ritornare al mittente dopo essere state lanciate con troppa superficialità: parole intelligenti, parole che sembrano tali solo a chi le pronuncia, mentre chi le ascolta cerca le parole giuste per risanare lo squarcio. Parole che demoliscono, parole che riparano. Spesso, parole che sembrano altre parole, che pesano una tonnellata per alcuni mentre per altri diventano palloncini a cui aggrapparsi per scomparire da qui. Parole che sono briciole seminate lungo il percorso da bocche sempre pronte a parlare, ma poche volte capaci di mordersi la lingua: se provi a raccoglierle, come un Pollicino curioso, forse potresti addirittura risalire all’origine della Voce, e scoprire che tutto è suono, e che le parole altro non sono che corpi risonanti nell’oscurità del senso.
Parola, voce, musica: matrioske che si appartengono, e che restituiscono corpo a ciò che sembra essere solo suono.
Ogni mese, tre parole diverse per dare voce e corpo alla scena che conta, raccogliendo le migliori uscite del mese in una tavola rotonda ad alto quoziente di qualità: flussi di coscienza che diventano occasioni di scoperta, e strumenti utili a restituire un senso a corpi lessicali che, oggi più che mai, paiono scatole vuote.
AIGI’
PERINDIEPOI (bollettino che raccoglie le migliori uscite del mese, in uscita a fine mese)
Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “informazione, consapevolezza, potere”.
Con “informazione” mi viene in mente una gran confusione; “consapevolezza” mi ricorda il mio ultimo periodo, che è stato molto prolifico da questo punto di vista; con “potere” mi viene in mente la causa di tanti problemi che affliggono gli uomini da sempre.
BEATRICE PUCCI
Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “Potere, informazione, consapevolezza”.
Mi viene in mente che le informazioni sono porte che possono portarci ovunque, e che alla base del proprio potere personale ci sono giorni e anni trascorsi a leggere e ricercare, seguendo i propri gusti e le proprie ispirazioni e soprattutto rimanendo fedeli a noi stessi scopriamo la consapevolezza di essere collegati gli uni con gli altri.
SCICCHI
Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “Potere, informazione, consapevolezza”.
Mi viene in mente che chi è molto seguito, per qualunque cosa faccia ha la responsabilità di informare (se vuole) oltre che influenzare il proprio pubblico su quello che succede fuori dai social. Molte persone non hanno la voglia di informarsi tramite i soliti mezzi, o semplicemente tendono a non volersi far affogare dal mare di melma che c’è lì fuori. Bisogna essere consapevoli di ciò che si sta facendo e di ciò che si sta dicendo, i social possono essere un potere, come l’ennesima conferma che la consapevolezza di ciò che si dice o si fa non è così scontata.
LA PREGHIERA DI JONAH
Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “informazione, consapevolezza, potere”.
Stiamo parlando di “E così sia” un disco con carattere, forte, che vuole raccontare la verità con una consapevolezza di chi sà che ogni traguardo è solo un punto di partenza.
CARLA GRIMALDI
Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “informazione, consapevolezza, potere”.
(mi state provocando!)
Sono tre parole molto importanti, dai significati e dagli effetti più svariati. Direi che “Informazione” è la parola chiave della nostra epoca storica; la comunicazione è praticamente tutto, il perno principale attorno al quale ruotano gli ingranaggi principali della società attuale. Tanto per fare una citazione “Ventiquattromila pensieri al secondo fluiscono inarrestabili alimentando voglie e necessità… comodo ma come dire poca soddisfazione”; per me è precisamente quello che succede quando ci esponiamo, volontariamente o no, al fuoco dell’informazione che, però, resta indispensabile per una seconda parola chiave “consapevolezza”. Per me è l’unica strada possibile, l’unico percorso e l’unica meta; riuscire a “sentire” il proprio tempo, comprenderlo in profondità, conservando uno sguardo dall’alto, una visione ampia. Questo a ben vedere dovrebbe essere, a parer mio, l’obiettivo dell’artista, del cittadino, della persona che, filtrata l’informazione, acquisita consapevolezza, raggiunge il “potere”. Una parola bellissima, che parla di futuro, di facoltà di espletare un effetto e quindi di modificare il presente, di cambiarlo.
Queste tre parole sono in definitiva fondamentali se proiettate nella volontà di un mondo migliore, nel salvataggio del nostro pianeta, nella ricerca del bello, ma, come detto, sono tre ottimi strumenti, che ci rivelano ogni istante la loro natura cangiante.
MONTEGRO
Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “Potere, informazione, consapevolezza”.
Credo che le tre parole siano strettamente legate tra di loro e portano ad una fotografia attuale di tutto quello che viviamo nel mondo oggi, la “buona” informazione è uno degli strumenti più grandi che abbiamo per avere consapevolezza.
FRAMBO
Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “potere, consapevolezza, informazione”.
Mi viene in mente Internet. L’informazione è il potere più grande che una persona possa avere, e oggi con internet possiamo informarci su qualsiasi cosa vogliamo. Ci vuole consapevolezza però, non possiamo definirci dei geni su un argomento solamente perché abbiamo letto un articolo al riguardo.
LOURDES
Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “Informazione, potere, consapevolezza”.
Sono 3 belle parole che se unite fanno paura, anche perché ormai siamo tutti più o meno consapevoli che l’informazione è gestita dal potere. Ma tralasciando questo voglio pensare all’accezione positiva del termine e cioè del potere che la musica esercita su tantissime persone, compreso me. Quante volte sentire una bella canzone ti svolta una giornata? A me capita sempre spessissimo soprattutto con i pezzi più oldies che magari non ascolto da tanto tempo.
DAVIDOF
Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “Informazione, potere, consapevolezza”.
L’informazione è cultura ti dà potere e consapevolezza.
MALPELO
Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “Potere, informazione, consapevolezza”.
Vorrei trattare dei tre termini sottoposti come se fossero l’uno contenuto nell’altro come all’interno di una matrioska.
Ritengo che il termine “consapevolezza”, per ciò che io vi associo al primo pensiero, sia il risultato dei primi due.
Essere consapevoli o avere consapevolezza, per esempio, di se stessi, significa essere ben informati su quali sono le nostre potenzialità; le nostre possibilità di poter fare qualcosa, qualunque cosa.
Il secondo termine “informazione” è strettamente legato agli altri due; come ho detto essere ben informati ci dà la possibilità di capire ciò che è giusto e cosa è sbagliato e ci mette in una condizione di vantaggio (quindi più potenti )rispetto a chi non sa dove sta andando.
“Potere” infine per me è sinonimo di “libertà”: poter fare tutto ciò che vogliamo, tutto ciò che possiamo, senza precluderci nulla, consapevoli, appunto, di noi stessi e ben informati su quali siano i nostri limiti e le nostre potenzialità.
Non voglio associare il termine “potere” a quello per esempio espresso da re e regine nei romanzi cavallereschi. Quello sarebbe sinonimo di “dominio” sugli altri. Io voglio associarlo al concetto di libertà di tutti, poter fare tutto ciò che si può, possibilità di cui negli ultimi due anni e mezzo siamo stati privati.
BIAGIO
Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “potere, informazione, consapevolezza”.
Mi piacerebbe intavolare una filippica su – i poteri forti che ci manipolano controllando l’informazione ma noi non facciamo nulla nonostante ne abbiamo consapevolezza – ma non ho né la voglia né le competenze adatte.
Quindi useró, tra le tre, la parola che più mi fa pensare al mio album in uscita, cioè consapevolezza.
“Come farsi appendere con sette semplici canzoni” è una raccolta di episodi messi in musica vissuti a cavallo dei miei trent’anni. Le sette semplici canzoni descrivono persone, cani, luoghi, eventi ed oggetti che mi hanno accompagnato attraverso la tragicomica transizione da -enti ad -enta, e mi hanno portato esattamente dove sono adesso donandomi consapevolezza di me stesso e di ciò che mi circonda.
NUELLE
Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “potere, informazione, consapevolezza”.
Capisco la motivazione per cui è stata scelta questa parola e le parole a seguire, ma mi limiterò e non farò politica, mi limiterò a dire, per me, la funzione che svolgono queste parole nella mia vita.
“Potere“: parola molto generica, esistono tanti poteri diversi e tutti sono la causa di problemi con cui dobbiamo
coesistere. Nella mia vita vorrei tanto potere, un potere che anche adesso ho, ma sfortunatamente è molto ridotto per il momento. Il potere che io voglio è quello di poter comunicare a tante persone “il bello”, generare passione e amore per se stessi, il mondo e tutte le cose tangibili e non. Il potere di far ballare le persone, di farle incontrare o di essere indirettamente una spalla su cui piangere.
Informazione
Sono una persona abbastanza strana…mi piace più informarmi e informare su cose astratte che sulle cose concrete. Mi informo ed informo su cose che mi affascinano, che mi fanno riflettere, spesso provo una sensazione di colpa per non prendere parte alle battaglie sociali, proteste etc… oggi per la guerra, domani per la pace, domani perche tizio è meglio di tizio. Credo che semplicemente ho altre battaglie da combattere e la prima è con me stesso.
Consapevolezza
La prima cosa che vorrei per me stesso e gli altri è la consapevolezza di se stessi, dei proprio obbiettivi, dolori, traumi, amori, debolezze e soprattuto di che cosa significhi vivere la vita. Il giorno in cui un individuo si trova a far fronte alla vita, da solo, sarà il giorno in cui si risveglieranno e usciranno fuori tutti i sentimenti più dolci e spaventosi che per anni hanno trovato riposo nell’inettitudine. La cosa più bella è che magicamente ci sarà tendenzialmente una considerazione sull’importanza dell’amore e dell’empatia.
NUBE
Quello che ti viene in mente se ti diciamo “Informazione, potere, consapevolezza”.
Devo ammettere che la domanda mi ha colto di sorpresa, non è di certo una di quelle per cui hai la risposta pronta. Tutte e tre sono parole di estrema attualità, sia nel campo della musica che del periodo socialmente instabile in cui stiamo vivendo da qualche anno, in questo caso però parlerò di musica. Per quanto riguarda la parola “informazione” mi viene in mente la poca informazione che c’è riguardo tanti aspetti dell’industria musicale e dell’essere un musicista in generale.
“Il potere di tanti in mano di pochi” è una frase che può essere applicata anche al mondo musicale. La corsa alla playlist è la nuova corsa all’oro, un meccanismo dal quale non è semplice staccarsi ma che è doveroso farlo.
Ed infine “consapevolezza”, penso sia fondamentale in un campo come l’arte sapere quanto si vale per raggiungere i propri obbiettivi e non farsi abbattere da fattori esterni.
I Flowers For Boys sono una band pugliese composta daCarlo Candelora (chitarra), Fabio Casadibari (batteria), Federico Marinelli (basso) e Marco Vino (voce). I quattro hanno pubblicato il loro singolo “Patricia” questo 22 aprile per l’Angapp Music Records, un vero e proprio invito ad amarsi oltre ogni stereotipo. Grazie al filtro ballabile del pezzo che propone della sonorità tra l’indie-pop e l’elettronica, i Flowers trattano con genuinità un tema difficile quanto attuale, quello della transfobia. “Patricia” è la storia della presa di coscienza di una propria autenticità ma è anche una rivalsa nei confronti dei limiti imposti sia dalla società che da sé stessi. Per conoscere meglio questa giovane band abbiamo chiesto loro quali sono le loro cinque cose preferite.
Mojito
Perché è un cocktail alcolico, fresco e “naturale”: la freschezza e la naturalezza, oltre che il suo gusto, è dato dall’abilità nel saper mescolare bene ingredienti il più freschi e “sinceri” possibili. Una metafora della vita.
Dormire
È insieme la fine e l’inizio di una giornata. Dormire è concedere a sé stessi e al proprio corpo una pausa, un reset. È al tempo stesso una parentesi che si chiude e si apre. Ancora, ti permette attraverso il sogno di sbirciare in altre vite, in altri universi che sono frutto esclusivamente della tua immaginazione. E poi, è la cosa migliore del mondo. Viva dormire!
Il profumo del caffè nel primo pomeriggio
È il profumo di casa e il profumo degli amici. In ogni casa, il pomeriggio, l’odore e il rumore del caffè sancisce la fine del pasto e l’inizio di una nuova fase di cordialità, più “intima” e ancor più rilassata. Il profumo del caffè, poi, già ti dà la “sveglia”: il momento del riposo è finito, ci si deve dare una mossa. Ma con calma. E poi, come detto, è il profumo degli amici: vicini o lontani, che vedi ogni giorno oppure che non vedi da una vita, tutti prima o poi ti dicono “ci andiamo a prendere un caffè oggi pomeriggio?”. Penso che nessuno abbia dei ricordi brutti legati all’odore del caffè, nemmeno se lo si prende di pomeriggio.
Hemingway
Non è uno scrittore qualunque e, soprattutto, non è immediato. Hemingway arriva nella tua vita nel momento giusto, altrimenti non arriva affatto. E quando arriva, con le amare vittorie e le tristi speranze, con la forza disperata di ogni singolo protagonista dei suoi racconti, ti ricorda di com’è bello e disperato essere protagonisti della propria vita, del proprio tempo e delle proprie battaglie.
JENNIFER è il nuovo brano del cantautore romano SAMUELE CARA uscito venerdì 29 aprile, una canzone che racconta di una ragazza cresciuta troppo in fetta, di voglia di felicità in tutte le sue forme. Jennifer che malgrado tutte le incertezze e i momenti cupi affronta la vita fregandosene del giudizio altrui, e alla fine vince. Un sound a metà tra cantautorato ed indie pop che omaggia la trazione dello stornello romano e i grandi autori italiani degli anni 70 (Rino Gaetano, Venditti, De Gregori). Una ballata intensa che racconta la voglia di andare avanti senza rimpiangere quello che ti sei lasciato dietro.
Abbiamo chiesto a Samuele Cara di rispondere alle nostre domande:
Per iniziare, ci racconti chi è Samuele Cara?
Samuele Cara nasce a Palestina, in provincia di Roma, scrivo le mie canzoni e ho iniziato a fare musica grazie a Rino Gaetano e a gli Oasis
Come hai iniziato a fare musica?
Per pure esigenza personale, ho iniziato a suonare su per giù all’età di 13 anni, poi con il passare del tempo ho approfondito meglio l’argomento e ho cominciato a scrivere per conto mio
Cosa vuoi trasmettere con i tuoi pezzi
Me stesso, vorrei far conoscere il mio mondo alla gente in modo sincero e schietto
“JENNIFER” è il tuo nuovo brano, cosa significa per te questo pezzo?
E’ una canzone importante per me, che ho voluto far uscire nonostante non sia un brano “alla moda”, una canzone che parla del coraggio di andare avanti nonostante le difficoltà.
Cosa stai preparando, invece, per il futuro?
Tanta musica nuova e magari qualche live per far ascoltare le mie canzoni
Veronica è una giovane cantautrice campana che spesso nei propri singoli ha abbinato tematiche importanti con un gusto totalmente pop. È il caso anche di “Vivarium”, ultimo video e singolo appena uscito. Ci ha accompagnato nella sua stanza.
Il calzino col sandalo
Su una mensola sopra al mio letto è incorniciata questa curiosa fotografia che ritrae me e mio nonno nel giorno della comunione di mio fratello. Festa, invitati, cibo, musica, ma a me preoccupava solo una cosa: indossare i calzini coi sandali, ed ecco perché nello scatto non accenno, neanche per sbaglio, un sorriso. Questa è una delle poche foto che ho con mio nonno, una persona con mille interessi, che mi ha trasmesso la testardaggine e, ovviamente, anche la passione per la musica. Ricordo che, durante i tragitti in macchina, ascoltava e riascoltava le cassette di Celentano, e noi lì a cantare e cantare…
Ciuccio: l’asino che vola
Io e Ciuccio siamo quasi coetanei: lui 24 ed io 27 anni, fedele compagno di viaggi e presenza costante durante i decolli, le turbolenze e gli atterraggi in aereo. Ho avuto un trauma grandissimo quando ho rischiato di perderlo in una lavanderia di Miami a causa della disattenzione di una cameriera che aveva deciso di fargli fare un viaggio in lavatrice. Da quel giorno, non mi sono mai più permessa di lasciarlo incustodito su superfici varie: lui è e sarà sempre al mio fianco -almeno fin quando gli aerei voleranno.
Scuola di magia
Questa bacchetta si commenta da sola, ma per natura non riesco a stare zitta, dunque dirò due parole. Harry Potter ha rappresentato un capitolo importante della mia vita perché, banalmente, è un personaggio che crede nella magia e non abbandona mai i suoi principi. Ricordo che da bambina ho addirittura rischiato di esser messa sotto da un motorino perché, a causa del mio smodato entusiasmo nell’avere tra le mani il dvd “Harry Potter e la camera dei segreti”, non mi sono minimamente curata della circolazione stradale, attraversando la strada del tutto incurante del mondo circostante. In tutto ciò terrei anche precisare che attendo tuttora la mia lettera per Hogwarts.
Il caleidoscopio
Questo caleidoscopio -rigorosamente a tema- è uno dei tanti regali folli fatti da una mia cara amica. Ricercato con tanta cura per tutti i negozi dell’usato napoletani, questo cimelio rappresenta il valore di un’amicizia nata tempo fa, un po’ per caso, contornata da un pizzico di follia. Ma, se pensate che questo caleidoscopio sia l’unica spesa folle di un’amica sempre sul punto dell’esaurimento, vi sbagliate. Ebbene si, Annachiara, così si chiama la mia best friend, è stata capace di fare la tratta Avellino-Palinuro trasportando in treno una “V” gigante fatta di cartone per il mio primo live, e questo la dice lunga sul soggetto in questione.
Le conchiglie
Per la casa ho sparse numerose conchiglie e, anche se dopo questa affermazione è probabile che scatti una denuncia, non posso fare a meno di raccoglierle e di ammirare la loro perfezione. Questa passione mi è stata tramandata dalla mia mamma che, fin da bambina, mi ha sempre ripetuto che le conchiglie vanno raccolte e regalate solo alle persone che per noi sono speciali. Infatti, queste non possono essere messe nelle mani di chiunque, così come non si può passeggiare in riva al mare, mentre le si ammira una ad una, con persone con le quali non ne valga la pena. Il mare per me è vita, respiro, fuga dalla vita di tutti i giorni, quel senso di libertà e liberazione dagli schemi che ci tartassano ogni giorno, ed è per questo che, in futuro, non potrò mai vivere lontano dal mare.
l biglietto dei biglietti
Questo biglietto è stato un pass per la felicità. Sono andata ad Amsterdam per vedere il concerto di Taylor Swift indossando un completo da cheerleader con i colori dell’Italia, contornato da una bandiera dell’Italia con sopra stampe di gatti e il totale dei km percorsi per raggiungere il luogo del concerto. La parte esilarante è che la mamma di Taylor mi notò, invitandomi a seguire il concerto dalla prima fila; l’inconveniente fu che mi scordai di chiedere un pass anche per mio padre, che rimase rilegato sugli spalti.
Una cruda descrizione del presente: tacere per non avere problemi è davvero la soluzione? Jacopo Nutz debutta con Mezzo bicchiere, singoloprodotto e registrato dallo stesso Jacopo, dalle sonorità brit pop e dal testo dai forti connotati sociali. Il cantautore fiorentino si interroga sul parallelismo tra aspettative e realtà con l’immagine del bicchiere che viene visto sempre mezzo pieno o mezzo vuoto a seconda delle circostanze e del modo di interpretare i fatti.
Abbiamo chiesto a Jacopo di rispondere alle nostre domande:
Ciao Jacopo, di cosa parla il tuo nuovo singolo Mezzo bicchiere?
Il brano è essenzialmente una riflessione sulla quotidianità e su quanto essa venga influenzata dalle aspettative nostre e degli altri. In questo senso la nostra ricerca continua della felicità non rispecchia una felicità reale, ma un’idea creata per giustificare gli sforzi e le azioni che compiamo.
Chi ha realizzato il video e come si collega alla canzone?
Il video è stato realizzato da Mario Albanese Pereira, regista veramente bravo, che è riuscito ad estremizzare il concetto della canzone in una chiave ironica un po’ Tarantiniana. Se la chiave del pezzo è la quotidianità, il lavoro e la società, il video affronta in maniera surreale queste situazioni estremizzandole. Tutto questo ha reso il video molto più dinamico.
È il tuo singolo di debutto e anticiperà il tuo primo Ep, come mai hai scelto questo brano per presentarti e cosa dobbiamo aspettarci dall’ep?
Ho scelto questo pezzo come esordio perchè era uno dei miei preferiti, ma anche perchè aveva un sound elettronico, ma anche abbastanza aggressivo. L’Ep si basa molto sulla componente elettronica che si unisce a quella suonata, nel disco infatti troviamo pezzi “tosti” come mezzo bicchiere, ma anche pezzi più intimi, sempre però arrangiati in questa forma ibrida tra l’elettronico e il pop/rock. Poi in fondo c’è anche una bonus track piano e voce.
Hai prodotto diversi artisti, cosa ti convince di un artista affinché tu decida di lavorarci insieme?
Di base vivo il mio lavoro come produttore/arrangiatore con l’obiettivo di creare una comunicazione con chi ascolta, ho sempre molto rispetto del testo e cerco di far sì che la musica accompagni le parole creando una storia. In questo senso per me è importante che il modo di comunicare di chi canta o scrive le canzoni sia affine con il mio modo di arrangiare e produrre, in modo da fare sì che la storia funzioni, in questo senso devo dire che arrangiare e produrre pezzi scritti da me è stata un’esperienza molto impegnativa, anche psicologicamente
Bella scoperta per me Davidof, che oggi torna a far sentire la propria voce dopo aver consegnato alle stampe, poco, “Riad”; il cantautore classe ’87 di Formica Dischi rivela fin da subito un appeal efficace a farsi godere, pur nella sua leggerezza, senza risultare retorico o stucchevole: giuro, considerate le esigenti e spocchiose orecchie del sottoscritto non è cosa affatto scontata.
Ebbene, Pietro (nome secolare del buon Davidof) sembra avere una scrittura che ha saputo far tesoro, negli ultimi anni, delle esperienze maturate: ascoltando la sua discografia, la crescita e la maturazione dell’artista si fa avvertire sia in scelta delle sonorità che in capacità poetica: oh, non aspettatevi il classico cantautorato da bar di paese, niente chitarrine asfittiche e canzoni che si trascinano: Davidof scrive con identità anche nel fare mainstream, con reminiscenze che di certo affondano le radici negli ultimi dieci anni di pop (dai Thegiornalisti agli Ex-Otago) ma ammiccano anche alla storia della canzone d’autore (su tutti, Venditti e Dalla).
“Drive in” dipinge un mondo sospeso tra presente e passato, con le camporelle adolescenziali (si dice così anche da voi, quando uno si apparta in qualche strada di campagna con la morosa?), i pop corn al cinema con le luci spenti e gli ormoni che schizzano alle stelle, i film anni Ottanta sullo sfondo che ricordano nostalgie di tempi mai vissuti: in linea con il testo, anche l’arrangiamento del brano sorride a quel pop da bomberino e paninari che se da un lato fa pensare a Tommaso Paradiso dall’altro richiama ad un mondo musicale che, in primis, fu frequentato da grandi nomi della canzone nostrana.
Aura Nebiolo il 12 maggio ha pubblicato il nuovo disco “A KIND OF FOLK“, un concentrato di puro talento jazz! Noi ci siamo fatti raccontare da lei quali sono le sue 5 cose preferite, per conoscere meglio il suo mondo.
I Giochi di Parole A dir la verità le parole mi piacciono quasi tutte, tranne alcune come “succulento”, che proprio non sopporto. In particolare mi piacciono quelle parole che vogliono dire più cose, più concetti! Oppure combinare le parole per crearne altre.Il titolo del disco è un gioco di parole su più piani, traducendolo può significare “un tipo di Folk”, inteso come genere musicale, oppure, il significato che intendo io, “un tipo di gente”.È un gioco nel gioco perché riprende il titolo di una composizione che amo di Kenny Wheeler, “Kind Folk”.
Camminare nei Boschi Ho sempre vissuto in campagna, ma quand’ero bambina il bosco mi faceva tanta paura. Lo vedevo buio, pericoloso, insidioso. Ora lo vedo per quello che è, insidioso sì, ma pieno di vita, di incontri ed incastri. In “Frequenze Armoniche” ho cercato di tradurre queste sensazioni in note.Poi mi dite se ci sono riuscita o a cosa vi fa pensare questo brano!
Le Ombre Adoro il sole in faccia, quella sensazione di calore che ti pervade da fuori a dentro. Ma trovo molto più interessante ciò che la luce fa alle nostre figure, le allunga, le deforma. Può renderci dei mostri o delle fate, con le mani.Di luci e ombre è impregnato tutto il disco, sono concetti che tento sempre di coniugare all’interno delle mie composizioni.
Il mio disordine Senza il mio disordine non sarei io, e non sarebbe nata l’introduzione di Good Roots. Nel mio disordine c’è sempre tutto quello di cui ho bisogno, basta trovarlo! Ma la ricerca è sempre una di quelle cose che mi appassiona. Ps: adoro il mio disordine, non quello altrui eheh
I gatti Questi esseri così indipendenti, fieri, che sopportano il dolore e lo mascherano con indomito coraggio. Anche pigri e spesso indolenti.Avevo un gatto con un naso grigio, che ha vissuto con fierezza fino al suo ultimo giorno. “Grey Nose” è per lui e per il suo coraggio. Che di coraggio ne vorrei anche un po’ io per affrontare le parole che a volte non so gestire, le insidie e gli incroci intricati ed intriganti dei boschi, le ombre e il disordine della mente.