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Pop

Cosa c’è nella camera di Stona

Dal 18 marzo 2022 è disponibile in rotazione radiofonica “Vietato abbandonare i sogni” (PSR FACTORY LABEL), il nuovo singolo di Stona, che sarà disponibile su tutte le piattaforme digitali dal 25 marzo. La canzone nasce da una riflessione introspettiva vissuta davanti a uno specchio, dove il cantautore si mette in guardia, si consola, si ammonisce e prende le misure col proprio passato, presente e futuro. Protagonista della canzone sono proprio i sogni: una materia incorporea, un’entità che dà il significato alle nostre esistenze e Stona mette bene in guardia se stesso e l’ascoltatore a non abbandonarli mai lungo il proprio cammino.

Noi come sempre, abbiamo fatto un salto a casa sua!

1. L’ acchiappasogni. L’ho ricevuto come regalo da un indiano navajo durante un bellissimo viaggio negli Stati Uniti fra la California e lo Utah di qualche anno fa.. serve a fermare i cattivi pensieri e i brutti sogni.. oggi è davanti alla porta del mio studio e mi piace pensare che mi possa essere di aiuto mentre scrivo e compongo.


2. Finestra. É una finestra che si affaccia da casa mia direttamente su di una famosa via nel cuore di Parigi da cui si intravede chiaramente la Tour Eiffel; mi ricorda continuamente come ci sia un mondo intero sempre da scoprire.


3. Mini amplificatore. La riproduzione funzionante (oggi solo parzialmente) di un ampli da chitarra della Marshall; è stato effettivamente il mio primo ampli (80mila lire) e grazie alla sua funzione a batterie è stato il mio più grande compagno di suonate quando stavo ancora imparando e mi ricorderà per sempre le sere d’estate degli anni 90 passate in paese sulle panchine con gli amici a cantare fino a notte fonda.


4. Un altro oggetto anni 90 prima del digitale, prima dei cellulari e di whatsapp: un memo da frigorifero dove poter lasciare messaggi scemi o mini dichiarazioni d’amore; non ricordo dove l’ho preso ma è con me ormai direi da 25 anni e funziona ancora!



5. La tartaruga. Un ricordo recente di un bellissimo viaggio in moto per tutta l’Italia: al rientro dalla Puglia fino in Piemonte la scorsa estate lo abbiamo comprato in autogrill e abbiamo fatto gli ultimi 30 km con un terzo passeggero in moto.. ricordo le macchine che ci superavano e salutavano fra le risate generali!

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Pop

Cosa c’è nella camera di Filippo Cattaneo Ponzoni

Esce venerdì 8 aprile 2022 “Felpa“, il nuovo singolo di Filippo Cattaneo Ponzoni. Un nuovo capitolo per il cantautore e chitarrista di Bergamo che, dopo un EP di debutto e un’esperienza nazionale come chitarrista di Ghemon (con cui collabora tutt’ora), torna con una felpa, metafora della rottura di un’amicizia, un brano che unisce influenze che vanno dal cantautorato urban al lo-fi con venature R’n’B, senza rinunciare a un fascino retrò. Dedicato a tutti quelli che si chiedono ancora come sta l’altro, senza di noi.  

Noi, come sempre, abbiamo deciso di fare un giro in casa sua. Ecco cosa ci ha mostrato!

LEICA R4

Sono un appassionato di fotografia e ho un legame particolare con questa macchina che apparteneva a mia nonna. Ha un valore speciale. Lo scatto analogico mi spinge a instaurare un rapporto più consapevole con l’immagine. A questo si aggiunge il fascino di non poter vedere istantaneamente il risultato.

  1. BIGLIETTO JM

Questo biglietto mi riporta al 2017, quando sono andato a Londra a vedere uno dei miei artisti di riferimento. Sicuramente uno dei concerti più belli che ho visto sino ad ora. Per una serie di coincidenze magiche, degne di una sceneggiatura da film, ha anche significato un punto di partenza importante per il mio percorso.

  1. CHITARRA ELETTRICA

La mia prima Fender Stratocaster, l’ho presa usata da un collezionista quando avevo 11/12 anni. Uno dei motivi per cui mi sono avvicinato alla chitarra è John Frusciante. Per me la Strato è stata la chitarra di riferimento e lo è tuttora; l’ho sempre associata a lui. Ho passato le notti a suonare le canzoni di Stadium Arcadium (uno dei miei dischi preferiti in assoluto) provando a emularlo.

  1. GIRADISCHI

Un po’ come per la macchina fotografica analogica anche il giradischi ha un fascino unico.  Mi piace l’idea di ascoltare la musica attraverso dei rituali che implicano un contatto anche fisico.  Il vinile che c’è nella foto non è scelto a caso… Lucio Battisti è un altro grande punto di riferimento.

  1. GROGU

Da fan del cinema, di Star Wars e di ogni serie relativa al suo universo non potevo non innamorarmi di Grogu. Mi sono imbattuto in questo pupazzo su internet e l’ho ordinato immediatamente, ora è la mascotte della mia scrivania.

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Elettronica Pop

Cosa c’è nella camera di Forse Danzica

Esce giovedì 24 marzo 2022 Naftalina, il nuovo singolo del progetto Forse Danzica. Un nuovo capitolo in attesa di un  disco di debutto per il progetto electro-noir di Matteo Rizzi che vuole raccontare il tema dell’assenza, e come spesso le uniche reazioni possibili siano quelle di apatia, inazione e isolamento. Noi, come sempre eravamo curiosi, e siamo andati a dare un’occhiata in camera sua.

Non ho molti oggetti quindi inizio banalmente dalla cosa più preziosa di tutte, ovvero la combo pianoforte + microfono + computer, dove si svolge tutta la parte migliore della mia vita, ovvero quella in cui faccio musica 

Questo è un giraffino che ho trovato sul mio letto il giorno in cui mi sono trasferito a Milano per la prima volta. Non so di chi fosse prima ma ha con sé un bigliettino scritto a mano che dice “forse torno a casa, c’è qualcuno che mi aspetta e finalmente sorriderà”. Ora è il mio piccolo trovatello. 

Ho iniziato a scrivere un diario perché me lo aveva chiesto la psicologa. É diventato uno dei miei luoghi preferiti e mi piace rileggere quello che scrivo e osservare come cambino i miei pensieri e le mie azioni nel corso dei giorni anche se la mia grafia è sostanzialmente incomprensibile persino a me.

Il libro con la più alta concentrazione di momenti belli che io abbia mai posseduto, lo rileggo in continuazione e mi fa sentire innamorato di qualcuno che non ho mai conosciuto. 

Angolo cozy in cui passo i pochi momenti rilassanti che riesco a ritagliarmi. Il guitalele in particolare è uno degli strumenti su cui scrivo le bozze quando non ho voglia di mettermi al computer. 

BONUS TRACK (gatto)
Servono parole per lui?

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Pop

Le 5 cose preferite de L’Iperuranio

Fuori dal 31 marzo “Fare Domani”, il nuovo singolo de L’Iperuranio. E’ passato più di un anno dalla pubblicazione del suo disco d’esordio “Postimpressionismo” e ora il cantautore è tornato con un assaggio di quello che sarà il suo secondo album. Il brano, in un mix di suggestioni elettroniche ed elementi rock, è la confessione divertita di chi fa le cose quando si sente di farle.

Faccio domani quel che devo fare oggi (…) eppure prima o poi… probabilmente lo farò”

L’Iperuranio si racconta con questo suo nuovo e ironico brano. “Fare Domani” è la canzone di tutti i procrastinatori di professione e il nostro cantautore ne è un esempio perfetto. Le regole di marketing del mercato non sono di suo interesse. Il primo disco è stato scritto in più di dieci anni e il secondo quasi tutto durante il lockdown, ma questo non vuol dire che uscirà presto. Nessuna fretta e il tempo di godersi ogni piccola anteprima del suo secondo album.

Noi come sempre gli abbiamo chiesto riguardo le sue 5 cose preferite.

1. L’osservazione
Sono un voyeur dell’esistenza. Con un’attenzione molto selettiva. Guardo tutto, in continuazione, sinché qualcosa non mi rapisce (non so dire perché) e ci sparo la mia psiche attorno. Non sono un curioso seriale, ma quando qualche cosa mi “arriva” comincio a viverla, per capire dove mi porta. Talvolta a una canzone, altre volte a una storia, molte altre a nulla.

2. I Beatles
Facile a dirsi, certo. Ho tanti riferimenti musicali, molti italiani. Ma musicamlmente per me i Beatles rappresentano il meglio della musica mondiale. Pochi anni, tante canzoni. Ognuna con un universo dentro.  Non ho mai amato i generi “precisi”. Ogni canzone, secondo me, può e deve avere una vita propria, a prescindere dalle mode del momento. Ci dovrebbe essere una cosa che si chiama creatività, alla base…

3. Twin Peaks

-Per chi non la conoscesse è una serie tv americana di fine anni ’80, ad opera di David Lynch e Marc Frost. Ripresa dagli stessi autori qualche anno fa con una terza stagione evento.
Ci ho pure dedicato metà della mia tesi di laurea…
Un serie “postmoderna” che mischia il thriller, il fantastico e talvolta la commedia surreale. 
-La principessa del ballo è stata trucidata. Forse è stato un assassino, forse il demonio. Un agente, cercando le prove, calpesta un rastrello che si alza di scatto, sbattendogli in fronte…SDENG!-
Per me è sempre stato un esempio: non si deve per forza fare cose monodimensionali. Si può mischiare tutto a proprio piacimento, facendo coesistere suggestioni delle volte persino antitetiche.

4. Mangiare & Bere

-Passando a un discorso più materiale, amo mangiare e bere bene. Ho anche lavorato nella ristorazione come cuoco (e cameriere) qualche anno e spero di non farlo mai più. Che stress! Tuttavia adoro cucinare per poche persone alla volta. Specialmente il pesce. E adoro la convivialità del mangiare assieme. Magari concludendo con degli amati gin tonic…

5. La follia

-Da quando uno nasce comincia a sentirsi dire cosa sia accettabile e cosa no. Cosa sia normale e cosa no. Ora. Ci sono dei limiti e con un briciolo di intelligenza ed empatia non ci vuole molto a scoprirli. Per il resto uno dovrebbe fare sempre quello che si sente, senza pensare a quello che potrebbero dire gli altri. Usando del pretestuoso autocitazionismo “Magari non adesso, ma sei solo con te stesso quando poi finisce la pubblicità”. Intendevo dire che alla fine siamo noi i nostri giudici, non importa quel che suggerisce l’opinione pubblica. I conti non si fanno in piazza, si fanno prima di addormentarsi.

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Pop

Cosa c’è nella camera di Alina Monti

Dal 18 Marzo 2022 è disponibile in rotazione radiofonica “Fly” (BIT Records), il nuovo singolo di Alina Monti, già presente su tutte le piattaforme di streaming dall’11 febbraio. Il brano parla di uno stato di confusione mentale e allo stesso tempo della voglia di impegnarsi per raggiungere i propri obiettivi. È capitato a tutti di sentirsi confusi con se stessi o con le proprie scelte di vita e di trovarsi in un limbo di pensieri negativi che peggiorano la situazione.

Noi come sempre abbiamo deciso di andare a casa sua, e di farci raccontare la storia di cinque oggetti.

1. Sono una fan della lettura anche se, con il passare degli anni, il tempo per leggere è diventato sempre meno. Questi 7 libri fanno parte della saga “Fallen” di Lauren Kate. Mi innamorai dal primo libro e da lì decisi che li avrei avuti tutti. Parla di una bellissima storia d’amore tra angeli e mortali, con un tocco di mistero e oscurità. Penso di aver letto l’intera saga 4-5 volte, e ogni volta sembrava la prima. 

2. Questo è un ritratto dei miei splendidi nonni, disegnato in Spagna da un artista di strada. Fino a 10-15 anni fa i miei nonni viaggiavano molto e ricordo che ogni volta che andavano fuori mi portavano un regalino o un gadget del posto. Posso dire che l’artista ha fatto veramente un ottimo lavoro, sono davvero identici!

3. Okay, questa è molto random! È semplicemente un oggetto (forse l’unico) che mi ha accompagnata durante l’arco della mia vita. È un gattino asciuga-smalto che possiedo da quando ho 6 anni e che non ho mai avuto il coraggio di dare via, a differenza di tutto il resto. La cosa strana è che la batteria funziona ancora, nonostante abbia svariati anni.

4. Questo è il mio armadio ricoperto di fotografie che illustrano principalmente me da piccola, altre sono con mio fratello. Mi piace svegliarmi la mattina e avere quei ricordi piazzati di fronte a me, mi ispirano tanto ogni giorno e mi fanno pensare che non importa quanti anni abbiamo, dobbiamo sempre preservare il bambino che è in noi.

5. Ah che ricordi, che bellissimo momento! Il 25 settembre 2019 sono andata al concerto delle Little Mix all’arena “Ziggo Dome” di Amsterdam. Finalmente avevo coronato il mio sogno di vederle dal vivo. Questi sono alcuni gadget che ho acquistato sul posto.

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Pop

Le cinque cose preferite dei Pì Greco

Si intitola “Il rasoio di Occam” il nuovo album firmato dai Pì Greco, esperta formazione crossover proveniente da Roma Est. Un disco istantanea che immortala gli ultimi due anni, raccontati da un punto di vista soggettivo, ma è un abito che potrebbe vestire chiunque intenda cimentarsi nell’analisi della propria condizione e dell’altrui stato. Noi abbiamo deciso di incontrarli per farci parlare, come sempre, delle loro cinque cose preferite.

T: La stampa di un pagliaccio comprata per strada a Firenze nel 1994. Mi ha seguito da allora in ogni casa in cui ho dimoroto. Mi ci riconosco a pieno, uno spirito nero e angusto esorcizzato da tendenze giocose e dissacratorie. Da ateo (quale sono) tende a rappresentare quel che un crocefisso (posto sul letto) vuole rappresentare per un credente.

T: La radio dei miei nonni paterni. Quella con cui si narrava della guerra. Quella che spesso si domanda come faccia l’uomo a non ricordare, a non fare tesoro del proprio passato. L’unico cruccio il suo non funzionare più, ma sospetto che un giorno mi dedicherò al suo restauro elettrico.

R: Il grigio colorato quartiere da dove vengo, Tor Bella monaca. Molte delle esperienze che hanno determinato la persona che sono le ho vissute qui. Come tante altre cose che sembrano essere solamente negative questo quartiere nasconde una grande intensità umana e sono felice di averla esplorata a fondo

R: La croce che porto al collo, simbolo che rappresenta la mia fede. Da ragazzo non avrei mai detto che un giorno avrei sentito nascere questo sentimento dentro di me, come tutte le cose più belle mi ha preso alla sprovvista.

R: La prima chitarra sulla quale ho messo le mani, condivisa con mio padre. Ho iniziato a suonare la chitarra all età di 7 anni e senza dubbio questa chitarra è il simbolo del mio legame con la musica. In particolare la chitarra acustica al momento è lo strumento con il quale questo legame si accende di più dentro di me.

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Pop

Le cinque cose preferite di Zanna

Si intitola “Ogni Possibile Imperfezione” il nuovo album di Cosimo “Zanna” Zannelli, ex chitarrista di Piero Pelù, Litfiba, Bianca Atzei, Gianni Morandi e molti altri e ora cantautore solista. Nove canzoni che consolidano e certificano la crescita di un artista con un background ben radicato nei capitoli migliori della nostra musica. Abbiamo chiesto a Zanna di scegliere le sue 5 cose importanti per parlarci del suo nuovo album. 

Gli abbiamo chiesto quali sono le sue cinque cose preferite.

La chitarra 

È lo strumento che mi ha connesso più profondamente alla mia parte musicale, senza gli anni passati visceralmente con lei forse non avrei mai raggiunto quella zona di me in cui ho riscoperto la necessità delle parole. La Eko nella foto è la chitarra che attualmente utilizzo di più sia per scrivere che per i live.

Le parole

A 4 anni, stressando mia madre insegnante alle elementari, iniziai a leggere. Le parole giuste fanno sempre la differenza, ognuna ha una sua peculiarità fonetica, semiotica e semantica, anche quando ha svariati sinonimi. Ne esistono così tante perché è necessario essere precisi per definire le sfumature dei propri pensieri.

Il gelato

In “Apocalisse e Celluloide”, una canzone del mio primo album “Strade Secondarie”, la seconda strofa si chiude con le parole “Dai prendi anche tu il gelato…Anche se segna -5”. Non c’è temperatura polare che mi faccia passare la voglia di gelato.

Viaggiare

Ho fatto tanti tour, per anni ho vissuto in van e furgoni, dormendo più in hotel che a casa…La pandemia ha improvvisamente e forzatamente cambiato questa routine, dandomi più tempo per un altro tipo di viaggio, quello interiore.

I Bagni di San Filippo 

Il mio rifugio preferito. Un fiume termale nel bosco, nel comprensorio del Monte Amiata.

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Pop

Cosa c’è nella camera di Boison

Fermo qui è il singolo di debutto di Boison, nome dietro il quale si cela il cantautore romano Ivan Boison, fuori il 18 marzo 2022 per The Prisoner Records in distribuzione The Orchard. Boison si presenta con un brano cupo e intimo, si racconta da subito e ci presenta, sotto forma di un rock che sintetizza suoni elettronici e acustici, una fotografia emotiva figlia del nostro tempo: la sensazione di stallo in un’epoca veloce e allo stesso tempo anestetica, che ti lascia la sensazione di vivere in un lunghissimo istante sempre uguale a sé stesso.
 
Fermo qui è un’istantanea scelta per rappresentare un periodo delle nostre vite, dove tutto continua a scorrere, a mutare velocemente, mentre noi siamo come impassibili a tutto ciò che accade, anestetizzati. Siamo fermi. Viviamo gli eventi quasi fossimo spettatori di un film che non ha un lieto fine, bensì rimane lì, in balia di sé stesso, in un loop infinito senza particolari colpi di scena. E noi tutti, attori più o meno inconsapevoli di questa trama, vaghiamo in giro per la città, come anime in cerca di qualcosa di nuovo che ci possa far sentire vivi.

Come sempre, siamo stati a casa sua ed ecco cosa ci ha mostrato.

Necronomicon 

Da amante del genere horror e fan dei racconti di Lovecraft, non poteva mancare nella mia camera questa ristampa (con tanto di super copertina ridisegnata ad hoc per la serie “Oscar Mondadori”), di una delle più grandi invenzioni di questo autore. 

Technics SL-D212

Questo è il mio primo giradischi. Ed è anche l’unico che ho in casa, l’ho comprato non molto tempo fa. Riuscire ad averne uno è stata la realizzazione di un sogno, dato che ho sempre avuto una grande attrazione per i vinili.

Mini Arcade Game

Come li chiamava mia madre quando ero più piccolo, questi sono i famosissimi “prendi polvere”. Mi piacciono tantissimo i giochi arcade anni ’80/’90 e questo è il risultato di un pomeriggio un po noioso finito su Amazon. Devo dire che comunque ha il suo fascino vederlo poggiato sulla scrivania. Dopo poco tempo, comunque, anche lui è diventato un’ottimo “prendi polvere”.

Lampada di sale dell’ Himalaya 

A chi non è mai stata regalata una di queste?! O semplicemente, durante una passeggiata di sera nel bel mezzo di una festa di paese, tra le bancarelle, di quelle che vendono incenso, maglie con dei lupi disegnati, e flauti di Pan che suonano improbabili cover, vedendo una di queste lampade, chi non si è mai fatto prendere da un irrefrenabile voglia di comprarne una?! Io l’ho fatto, e quella stessa sera ho comprato anche un flauto di Pan, così, per rimanere in tema.

Maschera “Bauta” veneziana

Oggetto che mi porta indietro di qualche anno. Carnevale di Venezia, Febbraio 2017. Tutto bellissimo, vedere la città durante quel periodo è un’esperienza che consiglio a chiunque non l’abbia ancora mai fatto. Per l’occasione, dato che per le vie gira soltanto gente mascherata, mi fermai in uno dei tanti negozi di artigiani e comprai questa maschera, la “Bauta”, uno dei più grandi classici delle maschere veneziane. Essa presenta dei lineamenti allungati ed esagerati, ed in origine era solo di colore bianco. Veniva indossata con un cappello nero a tricorno per un maggior contrasto. La Bauta acquisì talmente tanta importanza nel corso degli anni da divenire un simbolo di Venezia. Basti pensare che nel XVIII secolo divenne obbligatorio indossarne una durante le riunioni politiche che si svolgevano nella città.

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Internazionale Pop

Dammi tre parole #4 – Marzo

Parole, parole, parole: parole che rimbalzano contro i finestrini di macchine lanciate a tutta velocità verso il fraintendimento, mentre accanto a noi sfilano cortei di significati e di interpretazioni che si azzuffano per farsi strada nella Storia, provando a lasciare un segno. Parole giuste, parole sbagliate; parole che diventano mattoni per costruire case, ma anche per tirare su muri; parole che sono bombe, pronte a fare la guerra o a ritornare al mittente dopo essere state lanciate con troppa superficialità: parole intelligenti, parole che sembrano tali solo a chi le pronuncia, mentre chi le ascolta cerca le parole giuste per risanare lo squarcio. Parole che demoliscono, parole che riparano. Spesso, parole che sembrano altre parole, che pesano una tonnellata per alcuni mentre per altri diventano palloncini a cui aggrapparsi per scomparire da qui. Parole che sono briciole seminate lungo il percorso da bocche sempre pronte a parlare, ma poche volte capaci di mordersi la lingua: se provi a raccoglierle, come un Pollicino curioso, forse potresti addirittura risalire all’origine della Voce, e scoprire che tutto è suono, e che le parole altro non sono che corpi risonanti nell’oscurità del senso.

Parola, voce, musica: matrioske che si appartengono, e che restituiscono corpo a ciò che sembra essere solo suono.

Ogni mese, tre parole diverse per dare voce e corpo alla scena che conta, raccogliendo le migliori uscite del mese in una tavola rotonda ad alto quoziente di qualità: flussi di coscienza che diventano occasioni di scoperta, e strumenti utili a restituire un senso a corpi lessicali che, oggi più che mai, paiono scatole vuote

LEO LENNOX

Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “talento, talent-show, talentscouting

Se penso a queste 3 parole, mi risulta istintivo immaginare una televisione. In effetti gli anni che stiamo vivendo sono stati, per la musica, una storia d’amore (a tratti di quelle che finiscono male) con il canale di comunicazione di massa più importante. La musica e la TV si sono incrociate anche per mezzo dei talent e, nonostante il binomio non sia stato sempre vincente, non possiamo urlare alla disfatta. Sangiovanni, Irama, Marco Mengoni, Aka7even sono solo alcuni dei nomi che ci forniscono la prova provata che, checché se ne dica, con i talent ci si possa costruire una carriera.

Sarebbe anche un po’ da retrogradi pensare il contrario se si ha piena coscienza dell’era in cui viviamo. Eppure non è tutto oro ciò che luccica e molti dei concorrenti che tentano la strada, o l’autostrada, per meglio dire, dei talent , finiscono per fare un piacevolissimo giretto nell’incubo comune del XXI secolo: il celeberrimo dimenticatoio.

La verità, se mai ce ne fosse una e una sola, è che i talent , almeno secondo me, amplificano ciò che si è. Se c’è del talento, esso viene in breve tempo trasformato in diamanti e gemme musicali pronte per la fruizione del pubblico, altrimenti si torna a casa, soli soletti, ma mi auguro sempre in compagnia della voglia di fare della buona  musica. Che poi alla fine è ciò che accomuna sia chi fa freestyle sotto i ponti che chi porta la 674° cover di Adele in TV.

PINTUS

Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “talento, talent-show, talentscouting”.

Ho sempre pensato al talento come qualcosa di estraneo a chi dovrebbe tecnicamente possederlo. In fin dei conti, il talento è riconosciuto dall’esterno a qualcun altro, e quindi per definizione un’etichetta per riconoscere qualcosa di particolarmente fuori dagli schemi (o sopra la media) rispetto a degli standard. Il concetto di talento si è prestato negli anni alla commercializzazione del talent scouting o del talent show, che hanno un po’ ridotto il discorso di cui parlo sopra all’opposto: riconosco di avere talento e cerco di metterlo in mostra con gli strumenti che il mondo di oggi mi fornisce. Non esiste più la vera ricerca di talento, perché è mangiata dalla troppa esposizione del presunto proprio talento, la cui affermazione è già di per sé scostante rispetto a come secondo me dovrebbe essere. 

Credo, inoltre, che spesso il talento venga confuso con l’originalità rispetto alla proposta di ognuno, e qui parlo di musica in particolare. Vengono spesso definite come talentuose le gesta di un musicista che riesce a raggiungere risultati significativi, ma quest’ultimo aspetto è troppo dipendente a mio avviso dal contesto, dal periodo storico, dall’allineamento della proposta con il trend del momento. Tutto questo fa si che sia difficile riconoscere del talento in maniera puramente diretta, astraendo dai consensi di massa o dai gusti personali. In fin dei conti forse il talento oggettivo non esiste, e proprio per questo ricercarlo come se fosse una verità assoluta negandone le mille sfaccettature ha un che di anacronistico. 

KASHMERE

Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “talento, talent-show, talentscouting”

Il talento è certamente importante per poter essere notati, ma non è mai sufficiente, perché se non viene costantemente coltivato non può essere in grado di garantire con certezza degli ottimi frutti. Di conseguenza, il ricercatore di talenti detiene un ruolo fondamentale, ma certamente non cruciale e decisivo, perché il talento costituisce senza dubbio una buona base su cui lavorare, ma se poi non c’è allenamento, i risultati faticano ad arrivare. 

Credo che i talent-show possano costituire un possibile trampolino di lancio per qualsiasi artista emergente che ricerchi maggior successo, ma ciò non significa che questo valore dei talent-show non possa rivelarsi un’arma a doppio taglio. L’artista emergente che, dal nulla, si ritrova catapultato in un contesto all’interno del quale il proprio hobby diventa improvvisamente il proprio lavoro può spesso incespicare in numerose difficoltà che potrebbe non essere in grado di sostenere, poiché non ancora pronto a intraprendere tale percorso. 

CELESTE 

Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “talento, talent-show, talentscouting”

Se penso alla parola talento mi viene in mente la capacità di una persona di rendere un qualcosa di così semplice estremamente magico e irrealizzabile. Preferisco associare questo termine, dunque, non tanto alle abilità tecniche, assolutamente fondamentali, ma alla capacità di saper far emozionare, probabilmente proprio a quelle abilità innate o no che però passano in secondo piano.

Talent-Show e Talescounting mi fanno invece pensare a uno dei sogni che ho nella vita, ovvero quello di fare l’A&R. Credere in qualcuno credo che sia una delle forme di amore più belle che possano esistere. 

URANIA

Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo talento, talent show, talent scouting.

Stefania: Il talento è un dono e lo è altrettanto l’identificarne l’esistenza. Tutti possiamo trovare dentro di noi un piccolo talento e farlo crescere, se abbiamo la forza per svilupparlo e farlo respirare nel modo giusto Il talento non si misura, non si riceve e non si possiede. Si cerca, si trova e si costruisce. Credo che oggi essere una persona di talento nel mondo della musica significhi avere qualcosa da dire e farlo con intelligenza, costanza ed empatia.
I talent show possono dare occasioni e una speranza in più per farsi conoscere ed emergere.

Laura: Talento: Ce l’abbiamo tutti, dobbiamo solo tirarlo fuori. Ognuno di noi ha un’inclinazione particolarmente sviluppata verso qualcosa fin dalla nascita e la sfida sta non solo nel tirarla fuori ma poi nell’accrescerla e renderla un automatismo. Siamo un prato da coltivare che più viene curato più cresce e si fa bello. Dunque oltre ad un talento innato mi viene in mente che serve poi una grande costanza e pazienza per svilupparlo al meglio e arrivare attraverso quello a comunicare qualcosa di se stessi senza tanti giri di parole perchè alla fine 1% è talento e il restante 99% è il lavoro che uno fa.

Talent show: Un mezzo per farsi conoscere e comunicare, un modo per mettersi in gioco e per confrontarsi con tante altre persone che inseguono il tuo stesso sogno, un atto di coraggio verso se stessi e verso il messaggio che si vuole diffondere con la propria arte.

Talent scouting: Ricerca e scoperta di piccoli fiori nascosti fra migliaia di piante grasse piene di spine, una possibilità per i giovani talenti di farsi sentire, un’attività che punta a tirare fuori un talento prima ancora che egli stesso sappia di esserlo o comunque che lo aiuti a farlo emergere nel miglior modo possibile.

KALDOREI

Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “talento, talent-show, talentscouting”

TALENTO

Quando si parla di talento possono venire in mente numerose definizioni e/o modi di pensare. Per noi il talento è qualcosa di nascosto, è qualcosa che si nasconde da noi stessi e che viene rivelato solo vivendo; una volta fatto questo va allenato , raffinato e portato alla luce. 

Tutti noi ne abbiamo uno , visibile o invisibile , è una sorta di caccia al tesoro dove non c’ è chi cerca e chi perde , c’ è solo chi sente e chi trova.

TALENT-SHOW e TALENTSCOUTING

I talent-show non ci hanno sempre convinto, perché è sempre stato difficile giudicare una persona per quello che realmente è, evitando di giudicarla in base ai propri gusti personali.

Il giudice gioca un ruolo davvero importante, il giudice è un critico oggettivo per la meritocrazia di un talento, deve saperlo scovare, deve saper vedere oltre un ragazzo con una semplice chitarra, un ragazzo con lievi imperfezioni…

Nei talent sono sempre più rari questi giudici e queste capacità che , delle volte devono seguire un certo sistema imposto dal programma.

Questo non esclude la presenza di talent e giudici meritevoli che sanno vedere nelle note di una singola voce un artista puro.

ROBERTO QUASSOLO

Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “talento, talent-show, talentscouting”

Il talento è un’attitudine innata, qualcosa che contraddistingue un individuo in maniera singolare, una potenzialità che comunque necessita di particolari condizioni per poter essere espressa, e che se riconosciuta coltivata ed affinata può offrire nel corso della vita opportunità.

Riconoscere il proprio talento non è sempre un’operazione immediata e spesso si rischia di trascurare quelle abilità e capacità singolari per una serie di motivi, che il più delle volte hanno a che fare con le nostre paure ed insicurezze, su tutte la paura del giudizio altrui, con la quale tutti noi ci confrontiamo quotidianamente. Scoprire, riconoscere e sviluppare i propri talenti può quindi rivelarsi un compito davvero arduo. 

Ecco quindi che il talent scounting inteso come un processo finalizzato all’implementazione di abilità e caratteristiche che mira all’acquisizione di nuove consapevolezze da parte dell’individuo rispetto al proprio funzionamento e all’effetto delle proprie azioni può risulta estremamente utile ed essere paragonato a mio avviso ad un vero e proprio processo educativo, e chi intraprende questa attività dovrebbe avere la responsabilità di guidare coloro con cui collabora proprio in tal senso.  Non si tratta infatti di lavorare semplicemente su eventuali difetti per migliorarli, ma prestare attenzione ai talenti, abilità e risorse per rafforzarli ancora di più.

Personalmente ritengo che tutto questo processo necessiti tempo, e il più delle volte risulta strettamente connesso all’evoluzione dell’individuo stesso nel corso degli anni, alle esperienze di vita ed indubbiamente agli incontri di persone significative, non è quindi pensabile che l’acquisizione ed il potenziamento delle proprie caratteristiche e potenzialità possa avvenire in un format come quello dei talent show che comunque restano una buona vetrina. Detto in altre parole, non tutti i talenti passano in Tv.

BERT

Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “talento, talent show, talent scouting”.

Qualcosa di abbastanza lontano dalla mia idea musicale in questo momento. Anche se riconosco che, probabilmente, la popolarità di un emergente passa sicuramente da li nella maggior parte dei casi.

Non credo però che il talento risieda solo li, anzi, ci sono tantissimi artisti bravissimi che non hanno nessuna visibilità ma sono di valore assoluto.

Credo anche che molte cose che vediamo in tv, non corrispondano effettivamente alla realtà.

https://open.spotify.com/track/0Q0bVGUfmFSccMXo26rg9W?si=00e4e151510a48e4

ALESSANDRO TOSI

Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “talento, talent-show, talentscouting”

Il talento è una cosa individuale e tutti ne abbiamo uno: tutti abbiamo qualcosa in cui siamo più bravi; non i più bravi, semplicemente più bravi. I talent show sono la frizione dei talenti ma il successo in questi contesti non è necessariamente dovuto alla bravura, ma alla commerciabilità del talento. Il talent scout è una figura mitologica che ti contatta quando oramai hai già raccolto il tuo pubblico. Ma è scouting questo?

MAZZOLI

Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “talento, talent-show, talentscouting”

Vedo il talento come una predisposizione naturale nei confronti di qualcosa, da solo non basta e va curato con la tecnica e l’osservazione, chi parte già col talento dalla sua è un passo avanti ma non per questo è un vantaggio, spesso la consapevolezza di questo stato di grazia è un’arma a doppio taglio 

I Talent show mi sembrano invece uno specchio per le allodole, nella percezione comune sono diventati quasi l’unico modo per arrivare al successo, quando in realtà statisticamente è molto raro, oltre che non mi sembra una strada permissiva nei confronti dell’artista che vi si propone.

Se ci fosse più attenzione sul talento e meno sullo show potrei considerarli pure una strada plausibile per me

Il talent scouting è un’attività fondamentale, credo che la ricerca di artisti con determinate qualità fatta da chi ha visione nel campo pratico possa essere un’enorme possibilità per entrambe le parti.

Una soluzione che lascia spazio agli artisti come agli scout di trovare un profilo adatto l’uno per l’altro con cui crescere e sperimentare.

ZERELLA

Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “talento, talent-show, talentscouting”

Quando sento la parola “talento” mi vengono in mente tante immagini. Se dovessi restare confinato alla musica moderna ti parlerei di una mia amica cantautrice: Galea.

Se dovessi spiegare a parole cosa è il talento, probabilmente, vi chiedere di fare una chiacchierata con lei su come scrive e canta le canzoni.

Facile dirlo ora, che è fuori con un disco per Sugar – direte voi – ma io lo sostengo dal nostro primo incontro, nel 2018.

Se mi parli di talent show – ahinoi, non posso che sperare che la formula di questi format televisivi cambino iniziando a puntare meno su vestiti, capelli tinti e paillettes e più sulle canzoni. Attualmente il look e la storia personale prevale sul valore delle canzoni, mi auspico accada il contrario.

Se mi parli di talent scounting, disegni sul mio viso un sorriso amaro. Che fine ha fatto il talent scouting? Chi ancora lo fa nei locali o negli studi di registrazione? Chi esce ad ascoltare gli artisti anche dal vivo e non solo su Scuola Indie o New Music Friday?

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Pop

Cosa c’è nella camera delle Nosara

Esce il 22 marzo per Visory Records “Neve a Primavera“, il nuovo singolo del duo femminile NOSARA nato dalla collaborazione con il rapper aquilano Stillpani. Un nuovo capitolo, e una nuova canzone sui contrasti belli e inaspettati: la pioggia con il sole, un arcobaleno che sbuca nel cielo grigio o, appunto, la neve che cade in primavera.  Allo stesso modo, due persone con vite e caratteri completamente diversi, si uniscono in una chimica inspiegabile.

Noi come sempre ci siamo fatti invitare a casa loro, ed ecco cosa ci hanno mostrato

OROLOGIO

Sara:  Abbiamo scelto un orologio, che si staglia blandamente dal suo sfondo senza invadere lo spazio, senza risaltare troppo. Perché il nostro concetto di tempo è così, ne teniamo conto ma senza esserne ostaggi, senza fretta. Il tempo per noi è un’ombra che non dà fastidio, lo osserviamo da lontano mentre sorseggiamo il presente, la cosa più importante.

ORSO PELUCHE

Sara: Lui è il nostro piccolo coinquilino. A volte l’amore è così grande che ha bisogno di espandersi, che sia verso un oggetto, un tramite o altre persone. Molte cose nella nostra casa sono simboli di dolcezza. È la dolcezza che cura le ferite, che ci fa sentire protetti e mai soli.

LAMPADA DI SALE

Sara:  L’apice delle nostre emozioni, il totem che ci ricarica. Il contatto con il nostro io profondo. La lampada di sale è un oggetto favoloso: chi lo conosce avrà sperimentato il suo potere rasserenante. Ci permette di stabilizzare le energie, di guardarci sotto una luce diversa, di restare sospesi in una dimensione nuova, un po’ metafisica, un po’ sognante, pur restando nella stessa stanza. Ha un potere immenso per noi.

LAMPADA LUNA

Cristina:  Noi e la Luna ci diciamo tutto senza dirci niente.  Basta accenderla per trovare un po’ di pace. 

QUADRO “DREAM”

Cristina:  Dicono sia importante mettere nero su bianco i propri obiettivi, noi gli abbiamo messo addirittura una cornice. Sognare è ciò che ci tiene in vita ogni giorno, ciò che ci rimette in contatto con noi stessi, con i nostri desideri e le nostre fragilità. 

QUADRO “NOW”

Cristina:  Il presente è il posto più disabitato che esista. I pensieri si rincorrono tra passato e futuro, tra quello che eravamo e il dubbio costante su cosa saremo più in là. È un loop che alla lunga toglie molte energie. Questo quadro l’ho appeso volontariamente nella postazione che utilizzo per lavorare e studiare, così mi basta alzare un attimo lo sguardo per ricordarmi che il presente è la più grande opportunità che la vita ci regala ogni giorno e non bisogna sprecarla. E poi, da buona procrastinatrice seriale, quel “NOW” mi ricorda che non esiste il momento perfetto per iniziare a fare qualcosa.