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Intervista Pop

Efferre racconta “Pezzi di un puzzle”: una riflessione a tutto tondo sulle relazioni

Dopo il debutto con il singolo ElisaEfferre torna con Pezzi di un puzzle, un brano up tempo dal sound elettronico chenel testo affronta a tutto tondo il mondo delle relazioni.

“Spesso ci buttiamo tra le braccia di un altro solo per cercare di guardare avanti, sentirci ancora vivi, lasciare alle spalle il passato e perché non sopportiamo le mancanze”. 

Efferre, all’anagrafe Antonio Feroleto, è un cantautore e produttore di origini calabresi ma trapiantato da tempo a Bologna. Negli anni gravita nel circuito dei locali del capoluogo emiliano, suona insieme ad artisti delle scena elettronica internazionale come FatBoy Slim, Ellen Allien, Seth Troxler, Martinez Brothers.

Il cantautore calabrese EFFERRE ha risposto alle nostre domande in questa intervista:

Ciao Antonio, è uscito il tuo nuovo singolo Pezzi di un puzzle. Di cosa parla?

Parla di due persone che si incontrano dopo un po di tempo e si rendono conto di come alcuni sentimenti non siano cambiati.

C’è un verso di una canzone di un tuo concittadino che fa: “Complichiamo i rapporti come grandi cruciverba” (Cremonini, Nessuno vuole essere Robin). Pensi che si colleghi bene al tuo pezzo? 

Beh si perchè no? poi nessuno vuole essere robin è il mio pezzo preferito di Cesare, sono onorato di questo accostamento.

Quanto c’è di autobiografico in questo singolo?

Penso che chiunque scriva un pezzo ci metta dentro contenuti autobiografici. Siamo portati a scrivere tante volte perchè non riusciamo a dire a parole delle cose e le mettiamo dentro le canzoni.

Il tuo pezzo precedente, Elisa, invece racconta una storia in terza persona. Quali sono i punti caratteriali di questa ragazza e in cosa potrebbe immedesimarsi una ragazza?

Si Elisa è più una descrizione immaginaria di una ragazza.Ho provato a descriverla nelle cose quotidiane che accomunano un po tutte le persone di oggi in modo tale che chiunque si ci possa rispecchiare un po.

Parliamo del sound, tu fai elettronica da anni. Questo progetto come si collega al percorso artistico avuto in precedenza?

Nella vita non si butta mai niente 🙂 Ho prodotto sempre roba da dancefloor con queste sonorità ho pensato che aggiungendo una parte cantautorale potessi far fare il salto di qualità ai miei dischi.speriamo che alla fine sarà così

Tre album di musica elettronica che ti hanno segnato?

Questa è dura!.
You’ve come a long way baby – Fat boyslimorchestra of bubbles – Ellen Allien & Apparate sarei falso se non ci mettessi anche Play it loud – Marco Carola

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Indie Pop

Cosa c’è nella camera di Gabriele Mancuso

Dal 18 Febbraio 2022 sarà disponibile in rotazione radiofonica “Il Tempo Che Stiamo Perdendo”, il nuovo singolo di Gabriele Mancuso, presente su tutte le piattaforme di streaming dal 14 febbraio.

Il Tempo Che Stiamo Perdendo” nasce da una storia intensa e profonda e rappresenta la fotografia dell’ultimo saluto tra due amici. La canzone inizia con ” …la mano è stretta e non mi lasci andare…io non capisco cosa mi vuoi dare…”. Solo qualche mese dopo nasce questo brano il quale parla del valore del tempo che non ritornerà e che buttiamo via nella nostra quotidianità senza quasi nemmeno accorgercene. Nel ritornello l’autore immagina l’eventualità di trovarsi in una seconda vita, piena di profumi, come se potesse davvero esistere una seconda possibilità.

Spiega l’artista a proposito del brano““Il tempo che stiamo perdendo” è una canzone/fotografia di un momento importante…l’ultimo saluto tra due amici e la conseguente riflessione sul valore e la percezione del nostro tempo. Il tempo che stiamo perdendo non vuole essere una frase triste e ricca di rammarico ma una presa di coscienza che possa esserci di aiuto per imparare a godere a pieno i giorni che verranno. Questo progetto porterà alla registrazione di un album di nuovi inediti registrato esclusivamente Live in studio senza alcuna sovraincisione e con l’obiettivo di fotografare un’istantanea musicale e video del momento.”

Noi siamo stati a casa sua, ed ecco cosa ci ha mostrato.


Foto nuda e cruda della mia Taylor! È da qui che nasce il mio piacere di suonare e di scrivere. Me lo ricordo come se fosse ieri quando andai in negozio per comprare la mia prima chitarra “seria”…avevo 18 anni e non avevo un soldo in tasca.Stavo per comprare una Cort carina e abbastanza economica quando decisi di provare questa meraviglia. Eh niente…ho smesso di respirare e ho chiesto al negoziante quanto costasse. Bene…vi dico solo che ci misi 14 mesi a pagarla! Ma ne fu valsa la pena…ancora oggi dopo 18 anni è ancora lì ad aiutarmi.



Ho deciso di inserire una foto della mia super nonna Maria, perché all’interno di casa mia ricopre un ruolo importante. Casualmente questa foto si trova in un punto della casa abbastanza periferico ma importante tanto da essere uno degli ultimi oggetti che vedo prima di addormentarmi. Insomma un po’ come la mia nonna…presente sempre ma in punta di piedi… manca molto.


La mia prima tavola…la mia prima ed unica tavola in realtà! Ahaha All’età di 33 anni ho iniziato a surfare e niente…sono impazzito! Appena ho bisogno di ritrovare un po’ di equilibrio con me stesso, carico la mia tavola in macchina e vado. Sia chiaro…sono assolutamente un principiante…ma poco importa. Una volta in acqua è la ricerca costante dell’equilibrio che prevale su ogni pensiero e mi annulla la mente azzerando tutto. Good vibes



Si è vero , di fianco alla mia foto da bambino c’è una bottiglia di Pampero…ma giuro che l’oggetto che volevo fotografare era la cornice! In realtà qui c’è poco da spiegare…vedendo la mia foto da bambini provo tanta tenerezza e spesso la osservo, mi osservo per capire qualcosa in più di me.

Una passione! Da bambino ero totalmente impazzito e volevo fare l’acchiappafantasmi! Anzi, anche ora non mi dispiacerebbe! Cartoni animati, film… so tutte le battute a memoria!

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Indie

Cosa c’è nella camera di Rapha

Esce venerdì 18 febbraio 2022 In punta di piedi, il nuovo singolo di Rapha. Il primo singolo di cui vi innamorerete dopo i fasti di Sanremo: la scena indie si arricchisce con un ritorno alla semplicità emotiva e al racconto di un amore da cameretta, che non ha paura di suonare sfacciatamente pop. Un brano dedicato a chi non ha mai fatto le storie, e a cui piace parlare in faccia alle persone.


“In punta di piedi” nasce da quattro accordi di chitarra. Una canzone semplice come tutto quello che non è amore, importante come tutto ciò che lo diventa. Con le mie parole cerco di trasmettere un’attrazione pura e genuina, descrivendo situazioni di vita quotidiana. Una ballata intima, morbida, come l’assolo finale di chitarra elettrica, classico come tutti i tramonti che già abbiamo visto.

Per l’occasione siamo stati in camera sua, ecco cosa ci ha mostrato!

Con una passione nascente per la fotografia e da perfetto profano in materia ho comprato questa macchinetta analogica su eBay. Mi piace immortalare un momento senza possibilità (o quasi) di replicare lo scatto, credo dia più peso alla fotografia, accentando anche le piccole imperfezioni che la rendono unica. Un po’ come nella vita…

Letto da piccolo e riletto da ragazzo, racconta la storia del giudice Giovanni Falcone. Spiega che cos’è la mafia ad un pubblico giovane e credo sia il romanzo che più abbia segnato la mia personalità ed il modo di vedere le cose. Ho origini calabresi e ho imparato che la mafia non è solo bombe e attentati ma una mentalità che deve essere estirpata da questo paese il prima possibile.

Presa ad un mercatino dell’usato a poco più di venti euro, prende polvere da più di dieci anni nell’armadio. Non ho mai imparato a suonarla ma è il mio strumento preferito.

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Quadro a cui sono molto affezionato (come lo è tutta la mia famiglia) poiché regalato da un amico dei miei genitori, Raffaele Barretta, pittore di indole ma non di professione che purtroppo è venuto a mancare da poco. Quando lo guardo mi fa tornare in mente le mie origini.

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Indie Intervista Pop

Le cinque cose preferite di Vinci Luglio

VINCI LUGLIO debutta sui digital stores con il brano “Usciamo Insieme”, dopo essersi classificata al secondo posto alla trentesima edizione del “Festival Città di Caltanissetta” (presidente di giuria, Beppe Vessicchio). La canzone, distribuita da ADA Music Italy, è stata prodotta con Luca D’Aversa e la supervisione di Marta Venturini, presso lo Studio Nero (Calcutta, Coez, Emma Marrone, Ghemon, ecc.), a Roma.  Il sound mescola la tradizione melodica italiana con le sonorità d’oltreoceano, ispirandosi al pop di Battisti con un po’ di Tame Impala, passando per l’influenza degli ultimi lavori di Di Martino, conterraneo dell’artista.

Per l’occasione, abbiamo chiesto a Vincenza di parlarci delle sue 5 cose preferite:

Il disco Dalla di Lucio Dalla 

Ho diversi dischi preferiti e dischi preferiti diversi in base al periodo che sto attraversando. Eppure, se dovessi scegliere un album che mi accompagna da un considerevole numero di anni senza stancarmi mai sarebbe Dalla, di Lucio Dalla. Se il disco preferito è quello di cui non skippi neanche un brano, non ci sono dubbi: è proprio questo. 

Il mio ukulele  

Per quanto lo bistratti è sempre con me e fa da base d’appoggio alla scrittura di tutti i miei brani. 

Le Correzioni di Jonathan Franzen

Per me un bel libro non è quello che leggi tutto d’un fiato, ma quello che il fiato te lo fa trattenere. Diverse volte nel corso della lettura di questo libro ho sentito il bisogno di fare delle pause, per metabolizzare quello che avevo appena letto. È il libro preferito del mio autore preferito. Una piccola curiosità, proprio alla protagonista di un libro di Franzen ho dedicato un mio brano ancora inedito!

Le “minne” di Sant’Agata 

Da catanese adottiva quale sono, vado letteralmente matta per questi involucri di pasta di mandorla, ripieni di crema di ricotta con gocce di cioccolato e arance candite, chiusi con pan di spagna e ricoperti di ghiaccia reale bianca. Caratterizzati dall’aspetto candido e sormontati da una ciliegia rossa, sono dedicati proprio alla santa patrona della città.

Il mare d’inverno

Sarà un cliché, ma il mare d’inverno è un privilegio dei miei 30 anni a cui non sono più disposta a rinunciare. 

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Indie Pop

Sbornia triste e l’after con Margherita Grechi

In questi ultimi due anni sono cambiate decisamente tante cose, a partire dal fatto che prima uscivo praticamente tutte le sere, anche a prescindere dalle serate, a prescindere dal giorno della settimana. Mi ritrovavo il lunedì alle 5 di mattina in Isola a vagare con una birra in mano a parlare con una sconosciuta, mi ritrovavo a innamorarmi continuamente per poi tornare a casa con quella sensazione di solitudine vagante, quello spleen notturno che poi spariva la mattina dopo, non appena venivo di nuovo conquistato dal suono della fotocopiatrice. Non so davvero come facevo a sentirmi così triste: ero sempre in giro, non facevo che parlare continuamente con tutti, mi conoscevano i baristi, i deejay e persino qualche cantante indie che suonava spesso all’Ohibò. Con la pandemia sono sparito, mi sono rifugiato in un monolocale, quella vita mi manca come l’aria e un po’ cerco di replicarla, eppure sono più felice di allora. E’ come se mi mancasse la tristezza di quel periodo, ed è strano desiderare la tristezza. Margherita Grechi la chiama Sad Movida.

Sad Movida è una raccolta di immagini notturne in formato mp3, sfocate in quel momento senza filtri in cui torniamo a casa dopo una serata in discoteca. Un mix tra sperimentazione musicale di vari generi, intimità e il modo di raccontarla. Sono canzoni figlie dell’immaginario del Club, sognanti e scure. Un disco dedicato inevitabilmente noi che si sentivamo tristi nei locali, ma ne sentiamo terribilmente la mancanza.

Mi sono ritrovata a consumare questo disco, tornando a casa ad orari assolutamente normali, come se stessi tornando dalla più folle delle serate. Margherita Grechi è un’abile cantautrice che conosce la mia Milano notturna e la sa ben ricreare e la offre in quest’EP di debutto che suona come tutto quello che ci siamo lasciati alle spalle prima di questa pandemia. E anche se adesso considero davvero casa mia il mio appartamento, leggo molto e sono più tranquillo, mi manca il dopo sbronza, la musica elettronica, il Rocket e le macchinate per andare a vedere i concerti. Margherita Grechi mi ha riportato proprio lì, e un po’ gliene sono grato, perchè improvvisamente posso tornare indietro solo premendo play.

CM

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Pop

Le cinque cose preferite dei Granelli

Lo scorso lunedì 31  gennaio è uscito il nuovo disco dei Granelli, già anticipato dal singolo Radiatori. L’EP Cani, stelle e videotape è la prima pubblicazione dei Granelli come band a quattro elementi. Alla storica collaborazione tra Giorgio e Davide Capoferri alle chitarre, si sono aggiunti Lorenzo al basso e Zenk alla batteria. Segno di continuità con il passato, il produttore e tastierista dei brani è Luca Balduzzi. Sul piano tematico, le cinque tracce dell’EP sono scene distinte di un film corale, in cui personaggi diversi mettono tutti al centro il proprio viaggio verso il cambiamento.

Per l’occasione, abbiamo chiesto ai ragazzi di parlarci delle loro 5 cose preferite:

Zenk: Ho da sempre avuto gatti, ora ne ho 3 e quando rientro a casa li cerco sempre per salutarli uno per uno.

Giorgio: Mi piace cucinare per gli altri, e l’ingrediente che non può mancare è la cipolla. Perché con le cipolle è tutto più buono. Il soffritto è una delle poche vere certezze nella vita.

Lorenzo: Due anni fa ho cominciato ad andare in moto e non ho più smesso. Cerco di ritagliarmi qualche giretto ogni volta che posso, la mia gita ideale è andare al lago in una bella giornata. Ma rigorosamente su strade extraurbane, perchè l’autostrada in moto è una noia mortale!

Davide: nuotare è una di quelle cose che fin da piccolo mi piace fare (l’espressione che ho in foto manifesta tutta la mia dedizione alla causa)

Tutti: Un bicchiere di vino, dopo le prove, ci capita spesso di farcelo. Perché al di là del bere in sé, o del festeggiare, è sempre bello aprirsi al contatto umano. Il rosso aiuta questo processo.

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Indie Intervista Pop

Il duo Sofisma racconta la paura di essere dimenticati

Chi sono io?” è il nuovo brano dei Sofisma, duo indie rock dalle sonorità energiche. La canzone racconta la voglia di trovare sé stessi e la ricerca della propria identità. Una melodia vocale sfrontata e decisa, per un testo che affronta una tematica importante come la paura dell’essere dimenticati e dell’ansia sociale.

Un brano indie-pop trainato dai riff di chitarra, un sound energico di influenza britpop e post-rock che ricorda la scena alternativa inglese della seconda metà degli anni Ottanta. I Sofisma sono un duo musicale formatosi in provincia di Alessandria nel 2020. I due fratelli, Nicolò Sassi (Voce, tastiere, batteria) e Matteo Sassi (Chitarra, basso, cori), iniziano a studiare musica intorno ai dieci anni e formano diversi gruppi con cui suonano principalmente nell’alessandrino. Nel 2020 decidono di mettersi in proprio formando il duo musicale Sofisma e si dedicano alla scrittura di nuovi brani. Nel 2021 escono i loro due primi singoli: “Notte Blu” e “Un’altra verità”.

Nicolò e Matteo hanno risposto alle nostre domande:
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Indie Pop

La Roma Pulp di Sergio Andrei

Sergio Andrei è ciò che ho ascoltato di più durante il periodo di Sanremo, un disco che mi ha riportato a casa in un periodo in cui sembrano convincerci in tutti i modi che la musica è la cosa più importante in questo paese di pizza, pasta a precariato. Sergio Andrei è uno strano personaggio con cui ho condiviso, anche se lui non lo sa, confidenze da bar e quell’ansia perenne di noi che abbiamo vissuto gli anni Duemila, fino a sgretolarci in un gin tonic. Dentro Pulp, c’è una Roma ai confini del tempo, ai confini del mondo, come se fossimo dentro un episodio di Doctor Who, dove è tutto al collasso e ci siamo noi, che abbiamo paura di svegliarci depressi e combattiamo contro la fine del mondo.

Pulp svela un mondo tormentato e oscuro, una locanda alcolica in una Roma hollywoodiana sporca e malinconica: in questo disco si vuole raccontare un mondo agli eccessi, ma senza prendersi troppo sul serio. Amori platonici, risse, osterie, bicchieri, depressione.  Le tematiche sembrano particolarmente pesanti ma, assumono, nel contesto, una vena ironica e scanzonata.  Pulp include i “pulp magazine”, i romanzi hard boiled, il cinema di genere, la letteratura e il mondo di vignette e copertine. All’interno di questo viaggio, si potranno conoscere i diversi personaggi che passano nei ricordi del protagonista e quindi nella locanda stessa. A volte sono persone, altre, emozioni o oggetti. Ricordi e dubbi. 

Ho vissuto quest’ultima settimana sui mezzi pubblici, a sentire Zingara a ripetizione fino a convincermi che i miei amici, quelli storici, non sono più Quelli di sempre. Ho vissuto una settimana davvero pulp dove era facile vedere il lato assurdo di ogni conversazione, come fossimo all’interno di un film di Tarantino, un film di Tarantino con la parlata romana, a fare su e giù al Pigneto come degli zombie, a parlare di dischi indie usciti durante Sanremo.

Pulp è un manifesto generazionale, un pugno nello stomaco, un bellissimo delirio di un ubriaco, uno di quelli con la sbronza allegra, che sa di verità, famiglia (anche di quelle un po’ strane che vivono fuori dal raccordo) e dei bar che si svuotano la mattina. Pulp di Sergio Andrei è una bellissima sorpresa passata sottotono a causa forse del periodo o forse perchè è giusto così, che rimanga tra noi nerd che traslochiamo quattro volte all’anno. Da non perdere!

Che paura che ho di svegiarmi depresso

CM

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Indie Pop

Dammi tre parole #3 – Gennaio

Parole, parole, parole: parole che rimbalzano contro i finestrini di macchine lanciate a tutta velocità verso il fraintendimento, mentre accanto a noi sfilano cortei di significati e di interpretazioni che si azzuffano per farsi strada nella Storia, provando a lasciare un segno. Parole giuste, parole sbagliate; parole che diventano mattoni per costruire case, ma anche per tirare su muri; parole che sono bombe, pronte a fare la guerra o a ritornare al mittente dopo essere state lanciate con troppa superficialità: parole intelligenti, parole che sembrano tali solo a chi le pronuncia, mentre chi le ascolta cerca le parole giuste per risanare lo squarcio. Parole che demoliscono, parole che riparano. Spesso, parole che sembrano altre parole, che pesano una tonnellata per alcuni mentre per altri diventano palloncini a cui aggrapparsi per scomparire da qui. Parole che sono briciole seminate lungo il percorso da bocche sempre pronte a parlare, ma poche volte capaci di mordersi la lingua: se provi a raccoglierle, come un Pollicino curioso, forse potresti addirittura risalire all’origine della Voce, e scoprire che tutto è suono, e che le parole altro non sono che corpi risonanti nell’oscurità del senso.

Parola, voce, musica: matrioske che si appartengono, e che restituiscono corpo a ciò che sembra essere solo suono.

Ogni mese, tre parole diverse per dare voce e corpo alla scena che conta, raccogliendo le migliori uscite del mese in una tavola rotonda ad alto quoziente di qualità: flussi di coscienza che diventano occasioni di scoperta, e strumenti utili a restituire un senso a corpi lessicali che, oggi più che mai, paiono scatole vuote

MAELSTROM

Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “Sogno, realtà, futuro”.

Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “Sogno, Realtà, Futuro”. 

Domanda difficilissima. Mi viene in mente “La vita è sogno” di Calderon de La Barca, il tema del sogno affrontato dalla corrente surrealista nella storia dell’arte, il sogno di un bambino, il sogno di un adolescente, il sogno di un uomo. La realtà e il futuro, come delle virgole tra le lettere della parola sogno. 

RICKY FERRANTI

Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “Sogno, realtà, futuro”.

“I sogni sono messaggi dal profondo” così recita l’incipit di un film che adoro da sempre e di cui hanno recentemente fatto un remake. Per alcune civiltà è il sogno ad essere Realtà e la Realtà che diventa Sogno. Da secoli il Sogno rappresenta un mistero per studiosi e filosofi ed il limite che li separa è sottile e spesso indecifrabile. “Hai mai fatto un sogno talmente vero da sembrare reale ?” , recita Morpheus in Matrix. Mi piace pensare che questo confine così labile esista semplicemente per una nostra limitazione cognitiva e di percezione data dall’utilizzo limitato del nostro cervello. Questo limite di percezione è ciò che influenza la nostra realtà ed il nostro futuro. Jung diceva “Rendi cosciente l’inconscio, altrimenti sarà l’inconscio a guidare la tua vita e tu lo chiamerai destino”. Il nostro futuro è determinato dalla nostra capacità di cogliere i messaggi profondi dei sogni e di riuscire a trasformarli in realtà.

NUELLE

Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “Sogno, realtà, futuro”.

SOGNO

Il sogno per noi è quel luogo in cui si rifugia il pensiero per trovare speranza e motivazione.
Un sogno è un obiettivo, un obiettivo è un sogno, è quello che da senso alla nostra vita.

REALTA

La realtà è una palestra dove ogni giorno dobbiamo affrontare sfide, soffrire e gioire.
Dove servono muscoli per superare tutte le difficoltà e rendere una futura realtà esattamente come la vorremmo.

FUTURO

Ci viene in mente la famosissima canzone di Lucio Dalla “Futura” come prima cosa ma sopratutto quel luogo pieno di paura,
ma con la curiosità di sapere come andrà a finire, cosa succederà e quali emozioni proveremo sulla nostra pelle.

BEHRTO

Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “Sogno, realtà, futuro”.

Di questi tempi la parola “sogno” è una parola che si sta affievolendo nella bocca delle gente e anche io non la utilizzo quasi più. Mi ricordo subito dopo il lockdown un mio amico mi scrisse testuale “sono andato dal tabaccaio a prendere le sigarette credevo di partire per Bali”. Mi manca viaggiare e lo so che può sembrare strano, perché il viaggiare almeno per me, ma sicuramente anche per tutti gli altri è una cosa che rientra nell’ordinario e non si può definire un sogno, però mi manca l’odore dello smog mescolato a quello dell’umidità e della vegetazione lussureggiante, mi manca far partire l’applauso dopo l’atterraggio, mi manca vedere e sentire il tiepido mare dopo una notte piena di stelle, mi manca sballare il ritmo circadiano, mi manca addentrarmi nella giungla, bere un drink sulla spiaggia indossando un leggero cappello di paglia o fumare una sigaretta mentre guardo animali esotici danzare. In questo momento per me sognare significa pensare di poter tornare a fare quello che non abbiamo più potuto fare in questi due anni; in particolare viaggiare. 

Quando si parla di “realtà” mi viene in mente la realtà alternativa e oscura di “ritorno al futuro 2” quando i protagonisti tornano al loro tempo di partenza però trovano un mondo sottosopra. Dal mio punto di vista il nostro mondo sopratutto adesso si sta lentamente inabissando verso quella realtà crudele del film. La parola “futuro” è una parola complessa c’è chi dice che il futuro è adesso, c’è chi dice più drasticamente che il futuro è un salto nel vuoto, è come andare solo in spiaggia in piena notte, farti un bagno e fissare il buio davanti a te; insomma il futuro è ignoto. Quando penso al “futuro”, e qui mi allaccio a quel che ho detto prima riguardo la parola “sogno”, spero semplicemente di uscire al più presto da questa brutta situazione che sta sempre più gravando su tutti noi. Quindi a questo punto forse potrei realizzare che le parole “sogno” e “futuro”, almeno secondo me, potrebbero equivalersi in questo momento. In pratica sogno molto banalmente che ci possa essere un futuro per tutti o meglio una via d’uscita fatta di viaggi e nuove esperienze.

Per quanto riguarda la musica ho zero aspettative per il futuro, l’unica cosa che vorrei è poter continuare a scrivere e suonare come ho sempre fatto; mi basta questo.

FRANCESCA MORETTI

Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “Sogno, Realtà, Futuro”.

Quando la realtà in cui viviamo non rispecchia le nostre aspettative è inevitabile rifugiarsi nel sogno, prefigurarsi una realtà alternativa, quasi utopica, che riesca a farci sentire più appagati. Anche a me capita spesso di cercare di evadere dalla realtà e di crearmi aspettative sul mio futuro, aspettative che però, a volte, possono essere deluse. Seppur questa dimensione quasi onirica mi faccia sentire meglio, almeno momentaneamente, sono consapevole non sia possibile vivere costantemente nel mondo dei sogni, distogliendo del tutto lo sguardo dalla realtà. Sognare rimane di sicuro un ottimo espediente per cercare di addolcire la realtà; tuttavia non bisogna dimenticare che la nostra vita è ora, nel presente, e che affinché anche solo una minima parte di questi sogni si possa avverare, in un futuro prossimo o meno, è necessario impegnarsi e battersi quotidianamente. 

MARSALI

Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “Sogno, Realtà, Futuro”. 

Sono sempre stata una grande sognatrice anche se crescendo ho vissuto dei momenti di contrasto interiore legati al rapporto con i vari piani della realtà. A volte mi capita di auto-analizzarmi e di cadere nella trappola di dover dare delle dimensioni giuste ai miei sogni per renderli più o meno affini alla vita reale. Non credo che ci siano dei parametri che possano valere per tutti, ognuno di noi ha dentro di sé il potere e la libertà di concepire la propria visione della vita, la propria visione del presente e del futuro. Il Sogno, in senso lato, può essere forse la nostra carta jolly soprattutto in quei momenti in cui vivere ci appesantisce e in cui la realtà ci inaridisce. 

Se non potessi più sognare, vagare con la mente, immaginarmi il domani, mi sentirei vuota. Anche da questa idea nasce il mio ultimo singolo “Booking”.

CLOUDCASTER

Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “Sogno, realtà, futuro”.

Partiamo dalla realtà: passiamo la maggior parte del tempo a fare cose che non ci piacciono, ma siamo coscienti del fatto che siano necessarie per poterci permettere quei pochi attimi di sogno.

Vi lasciamo due righe di un personaggio del manga Berserk che ha dedicato la sua intera vita al sogno: “Per quanto siano irrealizzabili, la gente ama i sogni. Il sogno ci dà forza e ci tormenta, ci fa vivere e ci uccide. E anche se ci abbandona, le sue ceneri rimangono sempre in fondo al cuore…fino alla morte” cit. Grifis.

Visto le aspettative attuali, per ora se pensiamo al futuro speriamo solo di avere un concerto che non venga annullato a causa della pandemia, sì ci accontentiamo di poco, meglio rifugiarci  nel sogno.

PI’ GRECO

Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “Sogno, realtà, futuro”.

Ho sempre riconosciuto la parola “SOGNO” nell’accezione relativa all’attività psichica svolta durante il sonno. Anche quando (da ragazzo) volevamo essere i Jesus and Mary Chain (anziché gli U2) non ritenevo quel desiderio un sogno, ma una scelta.

Ritengo e sospetto che non siano necessariamente i numeri a definire la “REALTÀ”, ma la propria consapevolezza. Poi, che il desiderio si realizzi in funzione di vaste platee o esigue minoranze, per me, cambia poco o nulla.

Il “FUTURO” è tra poco, al massimo domani. Nel bene e nel male non mi permetto di guardare eccessivamente avanti, probabilmente avvinto dalla ricerca del “Qui ed ora” (a volte necessario e terapeutico) oltre che per paura della delusione, sentimento devastante e spesso sottovalutato.

FRANCESCO MORRONE

Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “Sogno, realtà, futuro”.

Paradossalmente le vedo tutte come trappole mentali. Credo siano tre parole, al giorno d’oggi, bellissime ma prive di reale significato, quasi sovrastimate poiché poco concrete. Gli attribuisco limitazioni che creano false speranze. Preferirei associarle a parole come obiettivo, determinazione, incertezza.

SCIANNI

Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “Sogno, realtà, futuro”.

Penso che ci sia un concreto collegamento tra sogno, realtà e futuro.

Per futuro personalmente intendo il raggiungimento dei propri obiettivi , partendo da un sogno, attraversando la realtà dove magari si lavora duramente per raggiungere questo futuro desiderato. Un sogno è un desiderio che non potrebbe esistere senza realtà e futuro.

LA COMPLICE

Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “Sogno, realtà, futuro”.

Sogno è una parola che oggi sentiamo forse lontana, è quasi paradossale pensare che la frase “ho un sogno, avere un sogno” di Scary Movie potesse acquistare una parvenza quasi filosofica nel 2022. Il sogno è continuare ad averne, e non lasciarsi spegnere dalle circostanze. Questo perché la realtà per noi Millennials oramai ha il sapore della disillusione, soprattutto dopo essere quasi usciti da due crisi economiche ed essersi beccati una pandemia.  Sentiamo di girare a vuoto come criceti su una ruota, provando ad aggrapparci al bordo della spaccatura generazionale. Se penso al futuro con realismo, vedo una situazione molto distopica. Se la penso in modo propositivo spero nel ritorno della qualità in tutto, con ritmi meno estenuanti di ascolto e consumo che diano la possibilità di creare le cose e le opere con il giusto tempo. Una sostenibilità a tutto tondo: energetica ed ambientale ma anche e soprattutto emotiva.

BRIDA

Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “Sogno, realtà, futuro”.

Se penso al sogno penso a quel qualcosa che arde dentro ad ognuno di noi e che non riusciamo mai a non ascoltare, seguire ed assecondare. Quel qualcosa che ti fa rischiare pur di raggiungerlo anche solo per un istante. Nel mio caso parlo di una carriera come artista nella musica. La realtà e tutto ciò che succede intorno al sogno. La realtà conta, a volte fa male a volte è semplice e altre volte no ma bisogna viverla bisogna provare a renderla nostra e non in balia del succedere delle cose. Se penso al futuro invece penso al termine “sorpresa”:lo vivo come una sorpresa e cerco sempre di essere pronta a reagire facendo una mossa ma spesso è bello anche lasciarsi andare e perdere il controllo. Lasciarsi stupire.

CARLA GRIMALDI 

Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “Sogno, realtà, futuro”.

I sogni sono cose semplici, fatti di una materia impalpabile, come le nuvole, il vento, il fuoco o la musica. Il sogno inizia appoggiando un dito su una corda che vibra, ha il tipico odore resinoso della pece che copre i crini dell’archetto, ha il calore del legno del violino che tengo stretto al corpo; così il sogno piano piano lascia che la mente si liberi, diventi leggera, slacci le cinghie e molli le zavorre: sono pronta ad un nuovo viaggio. Questa volta magari fra le stelle, in una colorata nebulosa, la prossima potrebbe essere sul fondo dell’oceano, nella camera magmatica di un vulcano o in cima ad un ghiacciaio…

Un sogno che serve a volare alto, a cambiare prospettiva sulla realtà, cercando di abbracciare un paesaggio spazio temporale quanto più ampio possibile, un panorama inedito e finalmente completo, per cogliere nell’insieme le meraviglie e le brutture. Quando si torna poi dai sogni, dal volo, dalla visione dallo spazio di quello che siamo stati e siamo, cosa resta se non il desiderio, quasi necessario, di conservare lo stupore, la consapevolezza, l’incanto e l’orizzonte che abbiamo visto?

Così, con quel bagaglio di nuovi alfabeti, non resterà che provare ad immaginare caratteri nuovi, fonemi ancora sconosciuti, dizionari sulla cui copertina sia scritto “vocabolario della lingua universale dal presente al futuro”. Tra quelle pagine si troveranno parole nuove per curare ogni male, ogni ferita dell’animo e della terra, ogni violenza, ogni inutile sofferenza e tutto sarà nato da quel sogno che era viaggio, visione, suono e spirito vibranti, pensiero libero, dito sulla corda e odore resinoso di pece sui crini dell’archetto.

GIOVANNI ARTEGIANI

Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “Sogno, Realtà, Futuro”.

Tanto sogno e realtà quanto basta per sopravvivere, penso che questo sia il mio approccio alla vita. Sono sempre dentro la mia testa a fare i miei viaggi, quindi direi che di sogno ce n’è tanto. Ma la realtà è importante e ogni giorno cerco di aggiungerne un piccolo pezzo, anche se partivo da così lontano che sto ancora lottando per raggiungere un seiuccio stiracchiato in quanto a piedi per terra e senso di realtà!

MANILA

Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “Sogno, Realtà, Futuro”.

Tutto quello che viene in mente se vi diciamo “Sogno, Futuro, Realtà”. 

Sogno: Vivere di musica e con la musica.

Futuro: Chi vivrà, vedrà.

Realtà: molto precaria, ma noi non molliamo.

Il nostro sogno ovviamente, da quando abbiamo dato vita al progetto, è quello di farsi sentire e creare una nostra realtà in cui i nostri fan vengano coinvolti. Il futuro dipenderà sicuramente da noi…ma anche e soprattutto da chi vorrà darci un’opportunità e ascoltarci. La realtà è ben più dura ma proprio grazie al sogno e al futuro non ci spaventa.

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Indie Pop

Le 5 cose preferite dei Malamore

“Malavita” il titolo del nuovo singolo dei Malamore, fuori il 18 gennaio, un singolo questo che si articola per immagini oltre che per suoni. Quale format migliore se non quello delle loro 5 cose preferite? Noi gliel’abbiamo chiesto ed ecco cosa ci hanno risposto!

LA NOTTE

In ogni suo punto di vista, da quello più poetico e romantico al più tetro e proibizionista. Dopo aver vissuto una notte con la sua gente, spesso ci ritroviamo tra le mani un libro che racconta le storie più affascinati di sempre.

VIAGGIARE

È uno dei primi motivi per il quale amiamo fare musica.

CINEMA

È un amore che viaggia in parallelo con le nostre canzoni. Molte volte per creare un arrangiamento siamo stati ispirati da un film.

LA FESTA

C’è sempre un motivo per fare festa, non ci tiriamo mai indietro.

GLI ANNI ’60

La moda, le canzoni, il pensiero, il sapore del sale, sapore di mare…