“Santa Madre dell’Umanità”, il nuovo singolo di Samuela Schilirò, cantautrice di origini goriziane e siciliana d’adozione. Nel brano, l’artista sperimenta sonorità differenti rispetto alle precedenti produzioni, attualizzando suoni retrò anni ’80 ai giorni nostri. Noi le abbiamo chiesto di raccontarci le sue 5 cose preferite!
“I GOT DEM OL’ KOZMIC BLUES AGAIN MAMA!” (J.Joplin)
Album indispensabile nella mia discoteca. Donna fuori dalla gabbia.
LE CHITARRE
Che siano pure o contaminate, l’importante è che ci siano.
“LA VITA È ALTROVE” (M.Kundera)
Quando l’ansia esistenziale è talmente tanta da costringerti a evadere dalla realtà inventandoti un personaggio vincente e cinico, in cui identificarti. Non mi sembra così distante dagli avatar del ventitreesimo secolo. Incapace di vivere il presente e la vita, quella vera, il poeta muore giovane.
I GATTI
Geniali sensibili audaci liberi e divertenti. Non li ho citati nel mio nuovo singolo (ma l’ho fatto in un’altra mia vecchia canzone) solo perché spesso sanno essere molto più umani di noi esseri umani.
I DOLCI
Se l’umanità si addolcisse un po’, il mondo sarebbe un posto migliore.
Disponibile dal 5 gennaio, “COME SERPENTI”, il singolo d’esordio di HERMES distribuito da ADA Music Italy. Il brano, prodotto da Alessandro Landini e masterizzato da Marco Ravelli ( Pinguini tattici nucleari, Iside, Chiamamifaro), racconta di una relazione ormai arrivata al capolinea, e di quanto a volte può essere difficile accettare e superare la paura che la fine di un rapporto comporta.
Il sound mescola rnb, indie pop e it pop. Un brano uptempo dove ritmiche funky delle chitarre sostengono un groove ballabile e catchy. Hermes è Christian Cotugno, giovane cantautore classe 2000. Si approccia al mondo della musica e dalla danza sin da bambino e la sua musica racconta la “generazione z” e le loro storie d’amore con ironia ed un pizzico di leggerezza. Nel 2021, dopo diverse esperienze musicali, inizia a lavorare al suo primo EP anticipato dal brano “Come serpenti” edito da Aurora Dischi Publishing e distribuito da ADA Music Italy.
Hermes a risposte alle nostre domande in questa intervista:
Brida, già il nome, in qualche modo mi incuriosisce. Non so il perché, ma mi ricorda qualcosa che è sepolto sotto, che è antico, che suona quasi mitologico: Brida, Brida, Brida… forse un personaggio di qualche saga greca o romana? O forse siamo più a Nord, verso l’Europa dei vichinghi? O nei continenti caldi, dove tutto diventa sole e vita che splende? Vabbé, ma che importa: quel che sappiamo di Brida è che, al momento, la ragazza è geolocalizzata in Toscana dopo una peregrinazione che l’ha portata a fare su e giù per il mondo, da Londra al Brasile; insomma, una vita che assomiglia più ad un crocevia di esperienze umane e musicali diverse, che ad un blocco granitico e inamovibile che puoi decidere di spostare da una parte o dall’altra.
Basta leggere un po’ le note stampa dell’artista per renderci conto che, un’improvvisata, di certo Bridanon è – anzi: la giovane cantante toscana ne ha già fatta di gavetta, ma ciò che incoraggia è il fatto che sembri essere ben consapevole che il percorso formativo non finisca mai, e che senza dolore non c’è gloria, come direbbe qualche celebre inventore di slogan. Anche quando la vita ti porta a mettere in discussione il cammino fatto fin qui, e a ponderare l’ipotesi che in fondo fare il musicista nel 2022 stia assomigliando sempre più a qualcosa che oscilla fra le definizioni di “lusso” e “martirio”. In mezzo, c’è una quotidianità fatta di sacrifici e di lavoro, nel costante tentativo di tirar fuori da sé stessi qualcosa che torni a stupirci, prima ancora che stupire gli altri.
Forse, dopo lunghe peregrinazioni, Brida pare aver trovato il suo “centro di gravità permanente”: la squadra di produttori, in primis, sembra esser riuscita nell’impresa di dare una forma convincente ad una scrittura che pare ancora legata al momento, e all’ispirazione che non segue regole né canoni; insomma, quello di Brida è un flusso che trova un flow ben preciso nelle contaminazioni Trip Hop e Urban della lettura musicale proposta dal team di Fennec, permettendo al brano di farsi ipnotico senza perdere di tensione e sostanza. Le parole, invece, arrivano subito con sincerità perché non pare esserci posa, dietro la penna di Brida: la ragazza si racconta, racconta il proprio rapporto con sé stessa e con l’altro da sé; mette alla berlina le proprie paure e ne fa una hit buona per superare i momenti no, senza doversi a tutti i costi raccontare che “andrà tutto bene“.
Sì, perché la verità è che “va bene” ciò che ci impegniamo a far andare in tale direzione: anche se, spesso, questo vuol dire compiere sacrifici che non sapevamo di essere pronti ad affrontare. E questo, forse, non è crescere?
Esce venerdì 14 gennaio 2022 Orbita lunare, il nuovo singolo delle Urania dove sonorità synth indie-pop celebrano la forza, il coraggio e la bellezza dell’amore. Un ritorno carico di passione alla musica, al valore delle parole e degli incontri dopo la lunga chiusura. Il brano anticipa il debutto discografico del duo abruzzese-marchigiano composto da Stefania Ferrante e Laura Ubaldi.
Orbita Lunare è un racconto lieve e intenso sulla tenacia delle relazioni capaci di evolversi anche e nonostante i momenti difficili, una forza – quella dell’amore – che “trasforma il negativo in positivo, di reinventarsi in nuove geografie anche a costo di arrivare sull’orbita lunare.” Così Laura Ubaldi – autrice dei testi – introduce Orbita lunare, il brano di debutto del duo Urania. Orbita lunare è influenzato da diversi generi musicali – dal synth all’indie pop – che fusi hanno trovato melodie e parole. Un duo giovanissimo che ha conquistato la fiducia della label Ninety Studio capitanata dal noto producer Tom Beaver.
Noi per l’occasione abbiamo chiesto loro quali sono le loro cinque cose preferite.
IL MARE (scelto da entrambe) Per me (Stefania), il mare ha un potere immenso: ci fa sentire bene, in pace e sempre al posto e momento giusto. Credo sia il migliore amico di qualsiasi persona e soprattutto musicista perché è fonte di meditazione ed ispirazione. Mi ritrovo spesso a scrivere o improvvisare canzoni proprio davanti al mare, il ritmo che ha aiuta a placare l’ansia e ritrovare ancora di più serenità. Mi piace guardare oltre, ci immagini ciò che vuoi. Guardo sempre oltre, per tante cose e questo luogo mi ha insegnato ancora di più quanto, soprattutto in determinati casi, sia importante farlo. Per me (Laura) invece il vuol dire rifugio, ascolto ed accoglienza. È dove si cura l’anima, dove ci si specchia e ci si guarda senza filtri. Ogni volta che scendo in spiaggia mi piace correrci vicino finchè ho le forze, e poi fermarmi, respirare e bagnarmi le mani e il viso con l’acqua perchè mi da’ serenità
LA MACCHINA (scelto da Stefania) Ha più o meno lo stesso potere della musica, permette in qualche modo di evadere o comunque di portarci dove vogliamo.Mi piacciono i viaggi, anche quelli senza meta, perché prendo contatto con il mondo, con la natura e mi sento libera. Dopo aver fatto la notte a lavoro, mi è capitato di sostare e guardare le persone aprire le attività, fare colazione e svegliarsi per andare a lavoro o a scuola ed era bello notare il movimento, la vita, il ricambio e lo scambio. Mi è capitato anche di viaggiare ad orari improbabili e senza sosta, questo mi ha permesso di parlare a fondo con me stessa.
LA NOTTE (scelto da Stefania) Si dice che porti consiglio ed è vero. E’ come se il tempo di dilatasse e si riesca in qualche modo a dare spazio ad ogni pensiero, anche quello che ci sembra insignificante ha un “peso” diverso. E’ come se prendessero il volo. La notte tra l’altro credo racchiuda sempre verità, prima di andare a dormire dà valore e luce a quello che pensiamo prima di chiudere gli occhi. Riposa insieme a noi, ci fa compagnia e colora i nostri sogni. E anche se è buio mette in luce molte più cose di quelle che si pensiamo E poi, la notte mi ha regalato emozioni ed esperienze uniche, specialmente nel 2020.
TRENO (scelto da Laura) Il posto perfetto per trovare l’ispirazione giusta per scrivere e prendermi un momento per me stessa. Tra persone che salgono e che scendono, paesaggi che scorrono guardati da dietro il finestrino e la musica nelle orecchie, mi sento al sicuro e lascio fluire tutto ciò che sento in quel momento insieme a ciò che ho accumulato nei giorni precedenti. Diventa quasi un rito: salire sul treno, trovare i posti a 4 e viaggiare in ogni posto possibile cullata dal suono delle ruote sui binari.
COLAZIONE IN HOTEL (scelto da Laura) Secondo me se ami qualcuno lo capisci dal volerci fare colazione insieme, che per me è il momento più intimo della giornata, poi se è fatta in hotel acquista ancora più valore. Immagina di essere lì, con il buffet pronto, vista mare e silenzio intorno: pace. Stai iniziando la giornata, non sai come andrà, sei in equilibrio fra te stesso e il tempo, e va benissimo così.
Fuori venerdì 14 gennaio per l’etichetta Show in Action (distr. Pirames International) il nuovo singolo di Francesco Curci dal titolo Come Frank. Il brano inaugura un nuovo percorso artistico e di vita, non a caso arriva nel giorno del suo compleanno, dopo tre anni di assenza vissuti alla ricerca di nuove forme espressive e segnati da una radicale trasformazione della sua immagine da cui prende forma una nuova consapevolezza artistica con cui oggi si racconta e che rivendica con tutta la determinazione possibile. Come Frank è infatti un vero e proprio inno alla libertà, un manifesto di emancipazione, un invito ad amarsi ed accertarsi per quello che si è e non per quello che vogliono gli altri «Cercare a tutti i costi di piacere al mondo / E diventare poi la brutta copia di sé stesso», imparando giorno dopo giorno a fare i conti con le proprie paure e insicurezze, a trasformarle in punti di forza per affrontare il mondo spietato che là fuori è sempre «con il dito già puntato a condannare un innocente».
Il caffè
È la prima cosa che cerco al mattino quando mi sveglio perché riesce a darmi la carica giusta per affrontare una nuova giornata. Mi perdo nel suo aroma al punto che, il solo sentirlo in una casa o per strada, non riesce a trattenermi dal volerne poi uno. Direi che non vado al di sotto dei 7-8 caffè giornalieri e spesso mi piace fermarmi al bar a prenderlo perché il fascino di un luogo come quello fatto di tanti volti, di tanti sguardi mi regala un piacere doppio.
Il Natale
È il periodo più magico dell’anno che prevede tutto un rito preparatorio che comincia già l’8 dicembre: l’allestimento dell’albero, del presepe che a casa mia non devono mai mancare, il profumo dei dolci, le strade che si riempiono di luci e mercatini, i grandi classici musicali. È sempre stato per me poi un periodo di bilanci in chiusura di un anno e al contempo di nuovi propositi per l’inizio di uno nuovo. Posso dire: “Che mondo sarebbe senza il Natale?”
Gli anelli
Sono una sorta di coperta di Linus per me, mi danno sicurezza, ormai sono un tutt’uno con me, una sorta di “marchio di fabbrica”. Ne ho diversi, di ogni tipo, forma e colore. Li indosso ogni volta che esco e li tolgo solo alla sera per andare a dormire. È come se mi completassero, senza non mi sentirei a posto. È una di quelle cose che non potrei mai dimenticare di portare con me.
Lo sport
Mi alleno con una media di tre volte a settimana e quando sono in viaggio, porto sempre con me qualche attrezzo, primo fra tutti il tappeto degli addominali per non perdere l’abitudine al mattino quando mi sveglio. Le camere di hotel diventano per me delle mini palestre in cui potermi concedere almeno 30 minuti di allenamento giornaliero. Allenarmi è stata una salvezza durante il lockdown, quando le palestre erano chiuse e non c’erano altri svaghi. Direi che mi ha salvato, perché al di là dei benefici fisici, è in grado di darmi benefici psicologici che contribuiscono al mio benessere generale.
Il pianoforte
Non è solo il mio strumento, è un vero e proprio compagno di vita, fedele e sempre pronto a dare sfogo alla mia creatività o semplicemente al desiderio di perdermi nelle note quando sono sotto tensione e ho bisogno di scaricarmi. Al piano ci scrivo le mie canzoni, mi racconto o semplicemente mi accompagno per cantarci su. Se penso a certi momenti di solitudine che ho vissuto, mi viene in mente solo il pianoforte come compagnia, direi che è stato, è e sarà sempre la mia salvezza.
Esce venerdì 7 gennaio 2022Turtulleshë il nuovo e terzo singolo del folle progetto formato da Kole Laca e Beatrice Gjergji, insieme Shkodra Elektronike. I loro brani sono un’atipica rivisitazione in chiave elettronica della musica tradizionale della loro città natale, Scutari (Albania). Loro ne parlano come di post immigrant pop. Il singolo esce per l’etichetta internazionale Alt Orient.
Turtulleshë (nome albanese della tortorella selvatica) è uno dei brani tradizionali scutarini più noti: una canzone d’amore scritta verso la fine degli anni ’30 da Ramadan Sokoli (musica) e Qemal Draçini (testo). Ramadan Sokoli (1920-2008) è stato il più importante etnomusicologo albanese, mentre Qemal Draçini (1922-1947) è stato un critico, ricercatore, pubblicista e scrittore. Nonostante la loro attività antifascista durante l’occupazione italiana dell’Albania, il regime comunista incarcerò ambedue. Ramadan Sokoli uscì di galera dopo quattro anni, Qemal Draçini morì in carcere nel 1947.
Siamo stati a casa loro, ed ecco cosa ci hanno mostrato.
Il (meraviglioso) catalogo della fototeca di quell’italiano che alla fine dell’Ottocento espatriò a Scutari: Pietro Marubi, architetto, scultore e fotografo. In questo volume, e nel museo a lui dedicato, sono racchiuse le testimonianze fotografiche della società albanese/scutarina pre-dittatura.
Un giovane esemplare di qeleshe nordico: copricapo di lana battuta (o infeltrita col sapone) che usavano indossare gli Illiri. Oggi, un souvenir inevitabile all’aeroporto di Tirana.
Questo è un sobrissimo “gilet gioiello”, pezzo unico della linea di abbigliamento Tamel – marchio dietro il quale si cela mia madre [Beatriçe], che da sempre reinterpreta per noi i costumi tradizionali albanesi, conferendoci uno stile ineguagliabile!
Una raccolta di brani popolari scutarini comprata tanti anni fa a Scutari in una bancarella per strada. Contiene 356 canzoni e ha una particolarità: l’indice non è in ordine alfabetico, perciò se cerchi un brano preciso…niente…devi scorrerli tutti!
Il trespolo su cui appoggio tutto quello che mi serve (portatile, tabacco, posacenere, accendino, bicchiere di vino) per lavorare senza dovermi alzare più [Kole]. Da notare che il posacenere e il bicchiere di vino stanno più in basso del computer: minimo rischio, massimo risultato!
Nuelle e Attilio sono una di quelle coppie che messi insieme possono solo fare scintille, noi li abbiamo conosciuti con il loro singolo d’esordio “Dimenticare un sabato“, fuori oggi per Tippin’ Factory. Non vedevamo l’ora di svelare anche a voi quali sono le loro cinque cose preferite!
“Brighter Wounds” dei Son Lux
“Ferite luminose”, come le nostre, che quest’album ha alleviato, insegnandoci inoltre un nuovo modo di intendere la creazione della musica con la loro incredibile originalità.
“Sull’Amore” Hermann Hesse
Libro dolce, delicato e assolutamente variegato nei temi. Una lettura che fa respirare il cuore.
Complicarsi la vita
Veramente, non un’altra parola.
Le parole
Strumento incredibile, che permette a tutti di raccontarsi, esprimere un’emozione, litigare, fare guerre, fare pace. Le parole hanno capacità incredibili, sembrerà banale ma è assolutamente vero che delle parole fanno più male del dolore che puoi infliggere fisicamente. La motivazione è che il dolore fisico colpisce il corpo, le parole l’anima. Ovviamente preferiamo usare le parole per fare del bene, per salvare, per amare.
Le storie dietro la musica
La musica piace, ma approfondire quello che c’è dietro la musica, il perché di determinate cose…quello è assolutamente affascinante. Da creatori di musica è sempre bello trovare punti di contatto tra la propria storia e quella degli altri.
Esce mercoledì 5 gennaio 2022Quando non ci sei, il nuovo singolo degli ADA, title-track di un nuovo EP in arrivo in primavera per Pioggia Rossa Dischi. Un nuovo capitolo per la band veneta, già presente nella playlist Rock Italia di Spotify, dedicato a chi si sta vedendo il tempo scorrere via senza pietà, a chi si rifugia nella routine e nelle facce amiche. Quanto non ci sei è un inseguimento rock senza tregue, il primo brano di cui vi innamorerete nel 2022.
Abbiamo chiesto loro quali sono le loro cose preferite, ecco com’è andata!
La sala prove
La nostra sala prove è un posto sicuro, per tutti noi. Dal momento in cui arriviamo, con la Nonna che ci accoglie e ci trasmette l’energia giusta per iniziare bene le prove, fino al momento in cui salutiamo tutti e ce ne torniamo a casa, la sala prove è il nostro rifugio dal mondo esterno. Con gli anni abbiamo reso questa stanza un luogo nostro, arredandola come più ci piaceva e cambiando le disposizioni in base alle nostre necessità: ci suoniamo, ci discutiamo e ci riposiamo. In quelle ore per noi è fondamentale sentirci come se fossimo a casa e poterci permettere, se serve, anche di staccare per un po’ giocando alla PlayStation o bevendoci due birrette. Fun fact: dalla strada sotto la sala prove, quando suoniamo, molta gente si ferma ad ascoltare e siamo sempre contenti quando riceviamo dei complimenti dai passanti!
“Full Metal Jacket” di Stanley Kubrick
Un film che potrebbe significare qualunque altra cosa, ogni volta che lo guardiamo lo leggiamo in maniera differente e non riesce a smettere di sorprenderci. Essere parte integrante di quel plotone di Marines ci permette di analizzare la nostra realtà con un’ottica differente ogni volta che ci immergiamo nella visione cruda e logica di zio Stanley. Rimarrà sempre una pura fonte di ispirazione e riflessione nelle nostre vite. Sicuramente uno dei best of della videoteca ADA.
Dragon Ball Z: Budokai Tenkaichi 2
Anche nei momenti in cui l’ispirazione non arriva, quando qualche discussione tra di noi ci ferma dobbiamo cercare di ritornare sulla retta via e non c’è modo migliore se non accendere la Play e cominciare un bel torneo 1v1 con personaggi casuali a Dragon Ball Z: Budokai Tenkaichi 2. Nel momento in cui prendiamo in mano il joystick, ci dimentichiamo di tutto e torniamo ad essere bambini che si divertono, urlano senza un motivo e nerdano perdendo il senso del tempo.
Endkadenz Vol.1 dei Verdena
Ci ricorda di quando abbiamo iniziato questo progetto insieme e il nostro obiettivo era capire il nostro posto nel mondo. Le atmosfere di questo ormai classico dei Verdena ci accompagnano ancora oggi e ci ispirano nel momento della scrittura dei brani.
“Figli delle Stelle” di Alan Sorrenti
In poche parole: il pezzo che non mancherà mai ad una festa degli ADA.
GiusiPre pubblica il nuovo singolo A.C.C., acronimo di Amore Cinismo e Caffè, in cui sdrammatizza la complessità dell’amore e l’inizio di una relazione. Giuseppina Prejanò è una cantautrice calabrese trapiantata a Roma, classe 1985. Il suo esordio discografico avviene nel 2020 con la pubblicazione dell’EP Canzoni indigeste. Autunno e A.C.C. segnano l’inizio della collaborazione con Maionese Project e anticipano un nuovo album, la cui uscita è prevista nel 2022.
GiusiPre ha riposto alle nostre domande in questa intervista:
– Ciao GiusiPre, A.C.C., titolo del tuo ultimo singolo, è l’acronimo di Amore, cinismo e caffè. Qual è il tuo modo di affrontare in questo momento della tua vita i sentimenti?
“In questo momento li vivo con serenità: è stato un percorso lungo, ma ho imparato a fidarmi di quello che provo e a non dubitare dell’amore che ricevo. Spesso la paura di perdere e l’orgoglio possono essere d’ostacolo, soprattutto quando costruisci una relazione”.
– Il caffè come metafora della quotidianità, raccontaci la tua giornata tipo
“La mia giornata tipo inizia molto presto rigorosamente con un’intera macchinetta di caffè da 4 tazze!Nel giro di un’ora sono pronta per sfrecciare sul G.R.A. alla volta del mio lavoro, che amo tanto quanto la musica: Stare a scuola e insegnare mi piace tantissimo, incontrare le studentesse e gli studenti è una fonte di gioia anche quando i problemi sono tanti, anche quando le giornate sono grigie e difficili.Al rientro compenso l’attesa nel traffico con musica a palla e canzoni di ogni tipo, poi a casa si pranza, si fa rassegna stampa e un po’ di spetteguless, che non fa mai male. Nel pomeriggio tra un po’ di studio e qualche serie tv si procede con le prove. I vicini fino ad ora non si sono mai lamentati! La sera è il momento degli amici o di un bel film rilassante, e quando possibile di concertini carini in giro per la Capitale“.
– Il riff di chitarra è l’elemento chiave dell’arrangiamento, come è nata l’idea di dare questa veste leggera e ballereccia al brano?
“La scelta è stata assolutamente spontanea anche per smorzare un po’ la pesantezza della situazione narrata nel testo. In tutta sincerità ho vissuto davvero quella situazione e avevo bisogno di riderci su, mantenendo un giusto equilibrio senza prendermi troppo sul serio. Daniele Giuili e Nicola D’Amati hanno capito al solito e mi hanno aiutato a fare il resto!”.
– Il videoclip è ambientato in una disco anni ’70. Qual è l’aneddoto più divertente che è capitato durante le riprese e qual è lo storytelling?
“Nel video ci sono due GiusiPre, una molto cazzuta e allegra, l’altra più sofisticata e snob: alla fine la prima prevale sull’altra, sempre nell’ottica di dare spazio alla leggerezza. Con Silvia Morganti (art director) abbiamo considerato la festa in disco come un momento per mettere da parte i pensieri e godersi la compagnia, la spensieratezza e naturalmente la musica. Il mood anni ‘70 lo abbiamo scelto anche suggestionati dai suoni della canzone.La giornata di riprese inevitabilmente è stata super divertente e la cosa che sicuramente ci ha fatto più ridere è stato girare le scene di brindisi e cicchetti riempiti tè alla pesca: verosimile ma estremamente deludente! “.
– Questo singolo è il secondo da quando hai iniziato a collaborare con la Maionese Project. Come ti stai trovando con questa nuova realtà?
“Decisamente bene! Sono affiancata da persone che tengono molto in considerazione quello che propongo e che mi lasciano completa libertà di gestione e movimento, cosa fondamentale per un artista e per nulla scontata.
– E il primo singolo è stato Autunno in cui canti la precarietà della tua generazione paragonandola alla stagione della caducità. Una tua riflessione a riguardo
“La precarietà ci affligge da tanto, da prima del Covid purtroppo, e nel corso degli anni diventa sempre più difficile accettarla, soprattutto quando sei bravo a fare quello che fai, e lo fai con professionalità e passione. In Autunno parlo anche del dover abbandonare i propri luoghi d’origine per andare a fare un lavoro precario e di come questa condizione lavorativa precaria investe anche il piano affettivo ed esistenziale. Il punto è non lasciare che le passioni si spengano, cercare un senso in quello che facciamo che possa andare oltre il tempo determinato lasciando il segno. E aggiungo soprattutto è necessario interessarci, partecipare alla vita politica e andare a votare”.
Questo qui che stiamo vivendo è uno di quei periodi sospesi, uno di quei periodi dove viene naturale fare i bilanci della propria vita, dove viene naturale essere malinconici per quello che avevamo, per tutti i piani sfumati improvvisamente. Se c’è una cosa che ci ha accumunati tutti in questo periodo, è sicuramente questa sensazione di sospensione estrema, che sembra essere stata tutta racchiusa nel disco Non cresciamo maidi Mani, un debutto intenso, autobiografico e inaspettato. Un’autobiografia musicale senza filtri, una delicatezza immersiva di chi svela completamente il suo mondo in un monolocale, una nuova storia contenuta in una vecchia Moleskine.
Non cresciamo mai è proprio questo: una dichiarazione per chi è rimasto bloccato, per tutti noi che non siamo cresciuti negli ultimi due anni, per me e il mio trasloco a Milano che è diventato un limbo in cui rinchiudermi, un appartamento minuscolo in cui sopravvivere di piccole speranze. Mani, alterego di Marco Feliciani, racconta una generazione in bilico con una voce delicata e ipnotica, complice di melodie pop (che non disdegnano intrecci suggestivi di chitarre) che conquistano sin dal primo ascolto. Non cresciamo mai è anche un la title-track del disco che è una canzone d’amore incredibile, di quelle che avrei voluto scrivere la prima volta che mi sono innamorato, di quando più che la bellezza di una persona si nota il calore di un abbraccio, il contatto di maglioni nell’inverno più freddo del mondo. Mani è un narratore incredibile, che con parole semplici, racconta un mondo di sensazioni che è impossibile non sentire sulla propria pelle.
Se vi volete bene, entrate in un tunnel di malinconie, di dubbi e sospensioni. Se almeno una volta avete fatto fatica ad essere voi stessi, se almeno una volta avete abbracciato il vostro cuscino e se, come me, siete innamorati e non sapete di chi, Non cresciamo mai è una cura per i nervi incredibile. Immergetevi senza remore nel limbo di Mani e, se vi capita di crescere, va bene anche così.