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Pop Rap

Marasmo e le malinconie da fuorisede

Mi ricordo quando sono andato a vivere da solo. Mi ricordo che pensavo di essere più avanti rispetto ai miei coetanei, sapevo caricare una lavastoviglie, fare una lavatrice e addirittura stirarmi una camicia, salvo poi scoprire che la casa dove sono capitato a Milano non aveva lavastoviglie, la lavatrice era diversa da quella che conoscevo io e non c’era neanche il ferro da stiro e, come se non bastasse, nessuno mi aveva mai insegnato ad accendere un calorifero. La mia esperienza da fuorisede si preannunciava un vero disastro: e poi c’era quella ragazza, a cui non ho mai chiesto di uscire salvo poi trovarmela in casa perchè usciva con il mio coinquilino, avevo sempre freddo, sempre fame, eppure stavo ingrassando, mi vestivo malissimo e non avevo amici. Andavo ai concerti da solo, ogni tanto mi piazzavo in un bar col computer a studiare sperando che qualcuno venisse a parlarmi e tutta una serie infinita di situazioni che grazie a Dio sono finite. Pensavo di essere uno scemo, di essere l’unico al mondo che non era in grado di integrarsi, e che avrei sempre vissuto con il marchio di fuorisede sulla fronte. Poi è passato tutto, senza che me ne accorgessi, ed ho scoperto anche fuorisede di marasmo.

Questo è disco è la raccolta delle esperienze di uno studente lontano da casa che si ritrova a dover fare i conti con i nuovi incontri, con i legami passati e con quelli che si creeranno. Ogni brano è una vicenda, ed ogni vicenda è legata a quella del brano successivo, in una sorta di loop continuo delle fasi che ognuno, nella condizione di fuorisede, si ritrova a vivere. L’arrivo, il sentirsi fuori posto, l’ultima notte prima di partire. Il tutto è la metafora per parlare delle relazioni: il conoscersi, il capire che qualcosa non va, l’addio. Per poi cambiare città e ricominciare da capo.

marasmo ci porta alle cene infinite con amici casuali che noi fuorisede abbiamo fatto tutti solo per tenerci compagnia, amici di cui non ricordiamo neanche il nome, che sono svaniti subito dopo quella improbabile riunione a cui ne è seguita subito un’altra, quelle cene in cui abbiamo parlato delle nostre avventure romantiche a cui seguivano le nottate al telefono con gli amici di sempre, quelli veri, che però ci sembravano sempre più lontani, e la solitudine immensa che solo un fuorisede può comprendere. Che poi non è facile capire che quando sei un fuorisede hai fame d’amore, di compagnia, di calore, di sentirti a casa, un rifiuto è una tragedia e ogni parola un regalo immenso.

Si apre tutte con le sincopi di ssmn, con il miglior Dutch Nazari che possiamo ricordare, seguono le immersioni di fuori, e la solitudine immensa di cui è fuori dal mondo, un brano pop su cui si può ballare, che si può urlare in macchina, ma che fa anche molto male, come male, la terza traccia, il brano della mattina dopo. Scumm è dedicata a chi sta cercando di andare avanti, a chi vuole voltare pagina. Chiude tutto mrs2l, un bagno di malinconia.

Questo disco è una catarsi per tutti quelli che vogliono tornare a casa.

CM

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Internazionale Pop

Scoprite la radio rap di Sebaa

Che poi è davvero strano, perchè per me un disco rap è sempre stato la colonna sonora per fare un casino della Madonna durante una festa illegale durante la quarantena, per riempire gli spazi vuoti, per non sentire la noia, per tenere il ritmo di lavoro costante, qualche volta ci è scappato anche un limone con qualcuno con cui non sapevo di cosa parlare. Un disco rap non è mai stato intimista per me, non mi è mai successo di ascoltare un disco etichettato come urban o come rap e sentirmi meglio anzi, la tensione saliva sempre, era un innesco a far succedere qualcos’altro. In sintesi: non ho mai ascoltato un disco rap per stare da solo, prima di Butterfly Radio di Sebaa.

Quello di Sebaa è un disco d’esordio strano, stratificato di influenze. Lo dobbiamo chiamare rapper, perchè di fatto fa rap, però si muove su binari diversi da quelli a cui siamo abituati ascoltando Graffiti Pop su Spotify, diversi da tutto ciò che troviamo in classifica: Sebaa gioca con il soul, con il gospel, compone canzoni pop che ti si annidano nel cervello, mascherandole da brani rap. Uno spaccato di una scena che non conoscevamo, quella del nord d’est italiano, che non è coatta come quella romana, che non se la tira come quelli di Milano, che non gioca a fare la colonna sonora di Gomorra come succede al sud. Sebaa, è strano, folle, sfacciatamente sincero e incredibilmente segnante.

Un nuovo mondo stratificato e complesso di influenze, rigorosamente senza genere. Sebaa è dunque un rapper atipico: la musica diventa uno strumento per dire la propria, un esercizio di stile per migliorarsi. Solitamente in un programma radiofonico vengono trasmessi brani di artisti diversi dello stesso genere. In questo caso però, tutto si ribalta: l’artista è uno solo e i generi e le influenze cambiano di brano in brano.

Butterfly Radio si apre con Happy Gospel, come la migliore delle domeniche mattina, quando hai dormito un’ora in più per il cambio dell’ora e hai ancora una schiera di amici che si sono insediati nel salotto, sono già svegli da ore e non fanno che spadellare pancake, tutto bello finchè non ti rendi conto che in realtà vuoi stare da solo. Segue feel blue, che forse essere single non è più una figata, ormai da molti mesi. Segue Ritornare bambini è un’immersione subacquea nella memoria, Radio Interlude è la pausa per andare in bagno e chiamare gli amici per il cinese di stasera, Costellazioni il migliore dei viaggi in treno notturni. Sample Love il chiassoso riassunto di tutto.

Auguro a James Blake di scoprire Sebaa e innamorarsene.

CM

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Pop

Le 5 città del cuore di Christian Baroni

Una rivincita non soltanto di tipo sentimentale, ma anche personale; un’autentica rivalsa verso tutto ciò che cerca di buttarci a terra: questo il cuore pulsante del nuovo singolo di CHRISTIAN BARONI, dal titolo “TUTTA MIA LA CITTÀ”, cover dell’omonimo brano dell’Equipe 84. Ciò che l’artista vuole trasmettere all’ascoltatore tramite questo brano è la consapevolezza di poter reggere l’urto contro ogni colpo e di riuscire a ripartire ogni volta, a prescindere da ciò che ci circonda.

«Ho scelto questo brano come mio secondo singolo perché è parte di me da sempre – spiega il giovane artista a proposito della nuova release – Mi ha dato consapevolezza e forza in vari momenti della mia vita. Portarlo come seconda uscita è motivo di grande orgoglio e responsabilità da parte mia»

Per l’occasione abbiamo chiesto all’artista di raccontarci le sue 5 città del cuore:

Roma è la città in cui sono nato. Roma è la città in cui vivo. Roma è tante cose. Così criticata sotto alcuni punti di vista, ma così meravigliosa da toglierti il fiato dopo ogni passo fatto in qualsiasi strada ti trovi. Ti abbraccia e ti porta con sé in un viaggio che percorre un lasso di tempo di più di due millenni e mezzo. E questa storia te la fa pesare tutta non solo per il passato, quanto per quello che ha ancora da dare. Perché Roma è infinita ed immensa sotto tutti i punti di vista. Descriverla in tante parole è riduttivo, bisognerebbe inventarle. Ma non serve, ci pensa già lei. Basta aprire gli occhi e lasciarsi trasportare dal suo incanto.  

Firenze è un amore a prima vista. Non sai spiegarti come, ma già dal primo sguardo ti rapisce e non ti dà altra scelta che adorarla smisuratamente. Fa venire il mal di testa dalla bellezza che emana in ogni piazza, in ogni via percorsa tra la gente. E l’arte, la letteratura, i musei, la storia. Credo di aver lasciato un solco nella Galleria degli uffizi per quante volte ho fatto avanti ed indietro. Mi scuso, ma credo di essere più che giustificato. Il Duomo è meraviglioso, ma Piazza della Repubblica vista dall’alto in serata scusate, ma ho ancora i brividi sulla pelle.  

Londra è svegliarsi una mattina di fine ottobre, bere il tuo thé, scaldarti nella coperta e accorgerti che sei al 7 luglio. Amo l’autunno e di conseguenza non posso che adorare tutto ciò. Londra è il moderno fuso a quello stile Vittoriano che sa tanto di favola. Una città multiculturale a livelli massimi: ristoranti, negozi, bancarelle. Puoi trovare un qualsiasi cibo, oggetto che provenga da qualsiasi parte del mondo. La musica nei locali fino a tardi; pub sempre pieni di persone che sembrano vivere in una festa perenne e magari trovare gli stessi la mattina dopo, per strada in giacca e cravatta giorno dopo giorno. Londra è tutto e l’estremizzazione di tutto. E non serve passeggiare per la già nota Piccadilly. Basta respirare, guardarsi intorno in un qualsiasi punto della città e vedere un mondo intero racchiuso in una metropoli. 

Amboise non è sicuramente uno di quei posti super famosi di cui tutti conoscono l’esistenza. Non è neanche una metropoli, anzi. È un piccolo paese nel Centro – Valle della Loira in Francia. È tutto molto magico, quasi surreale con questi castelli, paesaggi per cui sembra quasi di guardare una sequenza di cartoline una dopo l’altra. Il centro storico soprattutto di sera, si trasforma in un qualsiasi film ambientato in una Francia di inizio 900 tra sale da the, bistrot e quelle luci calde che rendono un’atmosfera molto romantica. La prima volta sono capitato lì per sbaglio, ma dopo cinque minuti pensavo già a tutte le volte che ci sarei riandato. Forse un pezzo del mio cuore ancora galleggia lì sul bordo della Loira. Spero di poterlo andare a salutare al più presto. 

Lisbona è quella che tra le mie città preferite è più particolare, quasi strana. Ho un rapporto di amore e sofferenza verso lei. Molto legato forse a questioni personali. Ma la cosa che più mi piace sono proprio le persone. Ho sempre avuto un rapporto splendido con ogni ragazzo/a portoghese conosciuti lì, mantenendo anche amicizie a distanza molto belle. Proprio per questo ho potuto conoscere e visitare la città a fondo. Molto italiana sotto certi punti di vista, molto fredda in altri. Ho questo feticismo nel girare la notte per capire quanto una città mi colpisca profondamente e parlando per estremi, piazza del commercio ed il quartiere antico hanno un fascino tanto grande e differente tra loro che quasi dimentichi di essere nello stesso luogo.  

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Pop Rap

Casto ci ricorda che è tutto “Okay”

Atmosfere elettroniche, beat che sembra provenire da una galassia lontana, stiamo parlando del nuovo singolo di Casto che grida al mondo che è tutto “Okay”. Cantato in collaborazione con rckt e Illvminate, il nuovo singolo pubblicato il 24 ottobre per Awary Records e The Orchards è stata lanciata in orbita e sta girando già all’impazzata.

Lo abbiamo conosciuto con il suo singolo d’esordio “Weekend”, in cui Casto ci raccontava cosa voleva dire per lui sentirsi come se fosse sempre un fine settimana e ora possiamo continuare ad ascoltare una sua nuova produzione che dimostra quanto l’artista abbia voglia di sperimentare, mescolare insieme generi e sonorità elettroniche, e perché no, anche voci e stili di altri artisti. La tripletta Casto, rckt e Illvminate ha saputo dare i suoi frutti: “Okay” è uno di quei brani che oltre a trasmetterti le good vibes, ti fa anche ballare e lasciarti andare.

“è tutto okay” continuiamo a ripeterci nella mente e con questo pensiero nel cuore ci fortifichiamo ogni giorno, spronandoci a fare sempre di meglio. Forse è proprio questo il messaggio che Casto vuole dare ai suoi ascoltatori, e forse è proprio questo il motto che lo accompagna nella vita. Noi vogliamo sperare che sia così.

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Indie Pop

I sogni di BERT che danno forma alla realtà

A metà strada tra il cantautorato e il pop, troviamo la nuova canzone di Bert, dal titolo “Sembri magica”, che potete ascoltare su tutte le piattaforme dal 22 ottobre. Il cantante romagnolo ha scelto di affidare la sua musica all’etichetta spezzina Revubs Dischi: è da questo momento in poi che tutta la magia di Bert si trasforma in straordinaria realtà.

Sembri magica” rappresenta per Bert il cambiamento, personale ed emotivo, che si accetta però col sorriso. Non sempre, infatti, siamo abituati a vivere le tramutazioni come delle evoluzioni, spesso perciò tutto questo non può che generare traumi. In “Sembri magica”, infatti, Bert decide di andare a ripescare nel ricordo, nel nascosto, tutto quello che lo aveva fatto soffrire in passato, tramutandolo quindi in musica. Cosa c’è di meglio, no?

Bert sa bene come fare con le parole, ce lo confermano le sue precedenti uscite, otto in totale, che sono state i rami per lui che gli hanno permesso di mettere le ali per poi finalmente spiccare il volo. Con “Sembri magica”, Bert ci incita a non smettere mai di sognare, perché sono proprio quelli a dare forma alla nostra vita; un augurio dunque che anche noi, dopo aver ascoltato il suo ultimo singolo, non possiamo che ripetere anche all’artista, magari chi sa, in visione di un album!

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Intervista Pop

I Lamette ci raccontano “mi piaci cosi” il nuovo brano con Tamì

E’ uscito il  22 ottobre, “mi piaci così” ( Aurora Dischi / ADA Music Italy / Warner Music Italy ), il nuovo singolo dei LAMETTE in collaborazione con Tamì.

Il brano che arriva dopo l’esperienza alle audition di xfactor 2021, parla di una relazione d’amore in cui è difficile comunicare.

Le sonorità del brano spaziano tra Indie Pop, Alt-Pop, Lo-fi e Urban mentre il mood del brano è principalmente cloudy. Il brano sarà accompagnato da un videoclip girato a Venezia ed è stato prodotto da Alessandro Landini e masterizzato da Marco Ravelli  (Pinguini tattici nucleari, Iside, Chiamamifaro, ecc).

I Lamette hanno risposto alle nostre domande in questa intervista:

Ciao ragazzi, raccontate agli amici di Perindiepoi chi sono i Lamette

Ciao siamo Lamette, siamo due ragazzi di piacenza classe 98 .
Abbiamo cominciato a fare musica insieme fin dai primi anni di scuole superiori , dopo un periodo di ricerca e di affinamento del progetto abbiamo pubblicato il nostro primo singolo nel 2020 in piena pandemia
“.

Mi piaci così è il vostro nuovo brano, di cosa parla?

“Il brano parla di una relazione complicata, gira attorno al sapere accettare i difetti del proprio partner nel tentativo di mandare avanti la relazione”.

Come è nata la collaborazione con Tamì

“La collaborazione con Tamì è partita da una nostra demo che avevamo nel cassetto, una volta riascoltata abbiamo subito pensato che una voce femminile sarebbe stata perfetta su questo brano, abbiamo scelto di contattare Tamì perché vista la sua voce ed il suo stile ci sembrava la scelta più azzeccata”.

Avete partecipato alle audition di XFactor 2021, come è stata questa esperienza per voi?

“L’esperienza ad XFactor è stata senza dubbio formativa, specialmente dal punto di vista “live”, abbiamo sicuramente imparato a gestire meglio tutto l’approccio alla preparazione di un live set ed in generale l’approccio al palco”.

Quali sono i prossimi passi dei Lamette?

Al momento abbiamo un bel po’ di brani da parte, non possiamo dire molto però ci aspettano dei mesi pieni di musica.

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Pop

Le 5 (x2) cose preferite di Muriel

Esce mercoledì 20 ottobre 2021 (distr. Believe) Gios3, il nuovo singolo di Muriel, il primo e unico brano d’amore della cantautrice pop: una relazione a distanza, la pioggia e i tatuaggi di cui in fondo non ci pente mai abbastanza. Una voce fuori dal coro che porta oggi un brano che parla dell’amore più quotidiano e atipico, facendo a botte col sonno. 

Non abbiamo saputo resistere, e le abbiamo chiesto quali sono le sue 5 cose preferite.

Mi chiedete cinque cose preferite, in poche parole l’impossibile.
O forse la domanda più semplice che mi sia mai stata rivolta. Dipende da come vogliamo leggerla. Sono una di quelle persone che della vita apprezza a pieno ogni istante, difetto, profumo, sapore, sensazione; scegliere non sarà per niente facile. Quindi ho pensato di uscire dagli schemi e di proporvi due versioni, due interviste, con la speranza che vengano considerate entrambe.

La prima, forse quella che vi aspettavate.

MUSICA
Da buona musicista non posso non includere la musica tra le mie cinque cose preferite. Un album ? Troppo difficile scegliere. Per non parlare di un pezzo, un solo ed unico pezzo. Non ne sarei in grado. Quindi opto per confidarvi il mio gruppo del cuore, o meglio quello che più, in tutti questi anni, mi ha accompagnato alla scoperta della vita. Sto parlando dei Radiohead e ammetto di averli ereditati da mio padre. Me li ha fatti amare lui, facendomeli conoscere, ascoltare, osservare. Di artisti straordinari ne ho la bocca piena, amo la musica e tutti coloro che sono stati capaci di onorarla, ma i Radiohead, beh, loro hanno quella sonorità pazzesca in grado di farti sognare, quella sofferenza che lasciano intravedere gentilmente in ogni parola, quell’immagine così vivida ed impattante. Sono decisamente loro la mia band preferita.

ODORI
Dopo il divorzio dei miei genitori, mia nonna giocò un ruolo fondamentale nella mia crescita. Senza di lei non sarei di certo la persona che sono fiera di essere oggi, mi ha dato tanto. Ne custodisco segreti, racconti immortali, consigli, ma soprattutto ricordi. E tra questi si nasconde il mio odore preferito, quello che mi fa sentire a casa, al caldo, protetta tra le braccia di qualcuno di così forte da sapermi proteggere dal mondo intero. Il profumo di mele cotte e cannella. La mia merenda per quasi una decina d’anni non appena arrivava il freddo. Non può non rientrare nella lista delle mie cose preferite.

OGGETTI
Vi sembrerà assurdo, ma tra le mie cose preferite rientra anche Conny, un coniglietto di pezza con qualche mese di vita in più di me. Mia madre era incinta quando lo comprò con l’intento di farmi avere un compagno di viaggio dal giorno zero. È stato ovunque assieme ha me, ha girato il mondo. Ha visto pianti, amori, fallimenti, risultati raggiunti. Ha visto tutto di me. Oserei dire che mi conosce più di chiunque altro. E che se potesse parlare vi racconterebbe chi sono forse meglio di come lo farò io. O forse no, dato che ho le canzoni che lo fanno per me. Conny è tra la top5.

LUOGHI
Es vedrà, Ibiza.
Senza nemmeno pensarci un secondo ecco il mio luogo preferito. Il mondo è un entusiasmante insieme di angoli meravigliosi, scorci mozzafiato, oceani infiniti e montagne così alte da toccare il cielo con la punta del naso, ma niente, supererà mai quel pezzo di roccia. Ibiza è la mia isola, quella in cui ho vissuto per cinque estati, quella che ho odiato, che mi ha deviata, che mi ha cambiata, che mi ha tradita, che mi ha cresciuta, fatta soffrire, divertire, sognare e che è ha giocato un ruolo fondamentale nella scoperta di ciò che sono. Ero ancora una bambina quando misi piede per la prima volta nei club più famosi al mondo. E stupidamente, per diverso tempo, ho pensato si trattasse solo di quello. Ho pensato che “la isla mágica” fosse solo feste, divertimento e follie annesse. In realtà c’è molto altro, ma come tutte le cose, ognuno ha i propri tempi per scoprirlo. Scappai dall’Italia con la speranza di curarmi, dalla fine di una relazione malata, dalle mie dipendenze spicce. “Dalla padella alla brace” così si dice, no? Ma d’altronde cosa ci si potrebbe aspettare da un’adolescente alle prese con il mondo dei grandi? Al posto di uscire dal mio vortice del terrore ho iniziato a girarvici dentro ancora più forte, senza accorgermene, senza esserne nauseata. Poi la resa dei conti. La triste verità viene a bussare alla porta di ognuno, e non ha peli sulla lingua nel dirci che siamo dei poveri falliti. E allora scegli, scegli se crogiolarti, se consolarti facendo ciò che hai sempre fatto pur di non pensarci, o se prendere fiato e cambiare dal giorno alla notte la tua esistenza.
Ho scelto la seconda.
Ed è stata la decisione migliore che potessi prendere nella mia vita. Sono fiera di me, del fatto di aver commesso errori e di aver rimediato ad ognuno di questi. Ma tornando a noi, in questo subbuglio di distrazioni, ambizioni sbagliate, esempi pessimi e pensieri assurdi, un luogo mi ricordava chi fossi davvero.
Ed vedrà.
Una roccia così grande, sola, in mezzo al mare. Mi rifugiavo li, quando mi rendevo conto di come tutto stesse andando per il verso sbagliato. E la guardavo, osservavo il sole cadervici dietro, e mi sentivo viva, mi sentivo vera, mi sentivo io.
Venivo spesso presa in giro dai miei amici dell’epoca, gli stessi che ancora credono che la vita sia tutta lì.
È che mi ammutolivo, spesso recitavo sottovoce il namyo renge kyo con la speranza che qualcuno mi salvasse, senza rendermi conto che lo stavo chiedendo a me stessa e che dopo qualche anno mi sarei ascoltata. Insomma, detta così sembra una di quelle storie romanzate, ma non vi è virgola di finzione. È stato un percorso lungo, che è costato sofferenza a me ma a soprattutto a chi mi amava ed era costretto ad essere spettatore del mio declino, inerme. Ma a tal proposito concludo con una frase dei miei genitori quando decisi di confessar loro tutto quanto. “Educare un figlio non significa impedirgli di sbagliare, significa dar lui i mezzi giusti per poter rimediare agli errori che commette. Noi di te ci fidiamo, ci siamo sempre fidati, sapevamo che saresti tornata ad essere la persona che sei.”

GESTI
Si tratta di una di quelle cose che si fanno in maniera abitudinaria, maniacale, senza pensarci, il classico tic.
Ognuno di noi ne ha almeno uno. In questo caso lo chiamerò “ il mio gesto preferito”, il gesto che più mi soddisfa ma che allo stesso tempo mi renderà calva prima o poi, ed è quello di farmi dei veri e propri nodi scorsoi con i capelli e toccarne la parte di ciocca ripiegata. Non so descrivervi la sensazione, mi prenderete per matta, ma è puro godimento.
Mi rilassa, mi aiuta a concentrarmi, a portare pazienza a non andare nel panico in situazioni da batticuore.
In tanti mi hanno consigliato di tagliarmi i capelli corti, così da perderne il vizio, ma temo sia l’idea peggiore a cui si potesse pensare. Impazzirei, completamente. Ecco la quinta ed ultima cosa preferita.

Ma arriviamo alla seconda versione.
Quella per un verso banale, per l’altro ricercata. Cito i King Crimson ed il loro celebre brano “Sex, sleep, eat, drink, dream”. Un cliché per molti, ma abbiate il coraggio di dirmi che non sono le cinque meraviglie dell’esistenza? Pur non essendo un’amante delle dormite, non posso che non essere d’accordo. In questo caso il piacere è strettamente correlato alla necessità, al bisogno e credo funzioni. Sono cose così scontate, da non essere prese in considerazione. Spero che questa seconda versione venga apprezzata perché ecco l’esempio di come, tante volte, la soluzione l’abbiamo sotto gli occhi. Senza bisogno di pensare, di cercare tra i meandri nella nostra mente, ecco le cinque cose preferite mie e credo di molti altri.

SEX
C’è chi si nasconderà dietro l’immagine di un puritano moralista e chi non potrà che darmi ragione.
Il sesso fa sorridere il mondo, da sempre. Ci rende liberi. Il sesso buono, ovviamente. È quel posto sicuro in cui possiamo essere chi vogliamo, sperimentare, dare vita a fantasie, mostrarci senza imbarazzo. È quel posto sicuro in cui tutto è concesso e possiamo viziarci di piaceri nuovi e sensazioni ordinarie. Fare l’amore, scopare, avere rapporti, chiamatelo come volete, ma è bello. Tra i preferiti, subito.

SLEEP
Vi ripeto, non sono una gran dormigliona, anche la domenica mi alzo presto perché credo che dormire più del dovuto sia una grandissima perdita di tempo, tuttavia amo il risposo. Ora ditemi, quanto è bello chiudere gli occhi e riaprirli ore dopo sentendosi nuovi, rigenerati ? Quanto è magico non accorgersi di quando ci si addormenta eppure rendersi conto di come la nostra testa ed il nostro corpo siano restati operativi nel mentre, facendoci respirare e vivere esperienze oniriche? Un bisogno piacevole, quello del sonno. Assolutamente si, dormire rientra nelle cose belle della vita.

EAT
Ho sofferto di anoressia, senza vergogna ammetto di esserci cascata in quella trappola senza senso, ma a maggior ragione ora apprezzo il piacere del gusto. Quanto ci piace mangiare? La sensazione che ci provoca dentro un piatto di pasta, il profumo della pizza o l’idea di un pancake con la nutella. Mangiare è necessità e piacere allo stesso tempo. Mangiare ci rende felici. Per forza di cose rientra tra le cinque cose preferite.

DRINK
Il sentirsi appagati nel bere un bicchier d’acqua. Pensateci, è meraviglioso. Qualcosa di tanto banale, quanto necessario. Un gesto a cui non viene dato peso, ma che ci da piacere. Bere è tra le cinque cose preferite.

DREAM
Vivere senza sognare? Impossibile. Chiunque sogna, magari senza rendersene conto. E ci investiamo tempo, tante volte inconsapevolmente, nell’abbellire i nostri sogni. La differenza sta nel mobilitarsi per renderli reali o nello stare fermi e continuare a sognare. La seconda la vedo come una perdita di tempo, ma comunque come un qualcosa di estremamente piacevole. Sognare, perciò, non può non rientrare nella lista delle mie cinque cose preferite.

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Pop

Ciao Manu racconta Banksy

 “BANKSY” è il nuovo brano di CIAO MANU, disponibile dal 15 ottobre, in streaming e digitale per Amarena Records / Artist First .

l brano prova ad imprimere le sensazioni che le opere di Basksy suscitano nell’autore, emozioni che riconducono tutte ad un’età pre-adolescenziale. L’ innocenza astratta di “Elfi e di Maghi” accanto ad una pagina così cruda e reale della storia del nostro paese come “Di Pietro e Craxi”.

Ciao Manu” è il progetto del cantautore Emmanuel Falato. Nel 1996, incontra la musica con un brano di Lucio Dalla ed uno degli Articolo 31. Due generi diversi ma che si fondono perfettamente nel suo stile. Dal 2002 al 2019 arrivano i primi brani, la prima band, i primi live. Dai centri sociali ai palazzetti, aprendo concerti ad artisti come: 99 Posse, Brusco, Colle Der Fomento, Kaos, Jack the Smoker (Machete), Jesto, Vacca, Two Fingerz, Turi, Villa Ada Posse, Assalti Frontali, Babaman, Kiave (Macro Beats), Ensi e Raige (One Mic). Nel 2020 nasce “Manu” il suo primo progetto solista di cui cura testi e musiche. I precedenti singoli vengono inseriti nella playlist editoriale di Spotify “Scuola Indie“.

Emmanuel ha risposto alle nostre domande in questa intervista:

Ciao Manu è il nome del tuo progetto musicale solista , come mai questa scelta?
“Ciao a tutti!! Beh in realtà io volevo scegliere “Manu Ciao”, ma non mi veniva accettato dalle piattaforme per pubblicare i brani, dicevano che somigliava troppo ad un nome già famoso XD.
Scherzi a parte, diciamo che queste sono le prime parole che mi vengono rivolte da tutte le persone che incontro, tipo: “Ciao Manu, tutto bene?”… Dato che il mio modo di scrivere è molto diretto e colloquiale (come quando si incontra un amico al bar) mi sentivo a mio agio con questo nome molto informale!”.

Ci racconti un po del tuo percorso musicale ?
“I primi ricordi musicali che ho, risalgono al ’96 (avevo 8 anni) ed usciva l’album “Così Com’e” degli Articolo 31. Contemporaneamente nell’autoradio della macchina dei miei genitori suonavano le musicassette di alcuni cantautori, tra cui ricordo Lucio Dalla. Credo che il mio stile musicale sia una sintesi di questi che sono i miei 2 generi preferiti (Rap e Cantautorato)… Infatti inizio a scrivere le prime rime già nel 2000 (avevo 12 anni e il rap in Italia sarebbe cominciato ad andare di moda soltanto 6 anni dopo). Poi a 18 anni ho cominciato a portare il progetto live in giro, aprendo tanti concerti di artisti che stimavo (e stimo tutt’ora) dai centri sociali ai palazzetti. Chiaramente lo stile è maturato e si è affinato con l’età, arrivando a quello che è oggi!”.


Nel tuo nuovo singolo prendi spunto dalle opere di Banksy, come è nata questa canzone?
“Diciamo che Banksy è un pò un simbolo della nostra generazione e mi sono permesso di utilizzatarlo come metafora per esprimere un sentimento di stupore per un apparizione improvvisa. Il filo conduttore del brano è questa forte sensazione di sorpresa che si può provare di fronte all’apparizione inaspettata di un opera d’arte in strada, appunto come quelle di Banksy. Parliamo di un’apparizione che in qualche modo cambia la tua vita (che sia una donna, la musica, o la stessa vita che con qualche segnale ti fa cambiare la percezione e la visone che hai di lei)“.


Quali sono le tue influenze musicali?
Anche se ascolto tutti i generi e tutti gli artisti senza pregiudizi, come accennavo prima, i miei punti di riferimento vanno dal Conscious Rap Italiano fino al Cantautorato passato e presente (Rino Gaetano, Lucio Dalla, Pino Daniele, De Gregori…)“.


Progetti futuri ?
“Beh sicuramente scrivere, scrivere e scrivere, perché è la cosa che preferisco fare in assoluto… ma adesso che sta ripartendo la macchina dei concerti, sicuramente anche qualche live, perché il contatto con il pubblico oltre ad essere bellissimo, è anche un riscontro fondamentale! “.

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Indie

Il combustibile degli Arancioni Meccanici

Gli Arancioni Meccanici ci hanno fatto un regalo prima di andare in vacanza. Un nuovo singolo, “Combustibile”, un nuovo video e una porticina aperta sul futuro che fa intravedere l’uscita di un nuovo album. Tornati dalle ferie abbiamo deciso di incontrarli per fare con loro il punto della situazione. Ecco a voi che cosa ci hanno raccontato.

Ciao Arancioni Meccanici, partiamo dalla vostra ultima uscita. Qual è il vostro combustibile?

Il combustibile che abbiamo immaginato per l’omonimo singolo è sicuramente una qualsiasi materia capace di sprigionare grandi energie, senza che ci si preoccupi troppo delle eventuali conseguenze. Per quanto riguarda noi, il combustibile più efficace sono le serate che iniziano all’aperitivo.

Nel singolo precedente, “Italo Disco”, a un certo punto compaiono diversi frammenti audio, pezzetti di frasi, telecronache, interviste, che ci riportano tridimensionalmente agli anni Ottanta e Novanta già evocati più in generale dalle atmosfere del brano. Ce li raccontate?

L’idea è venuta abbastanza naturalmente durante la scrittura del pezzo. Quella parte centrale, ipnotica e narcotizzata, serve a evocare alcune memorie del passato e a proiettarle nel futuro. Inoltre rappresentano anche un piccolo tributo a quella che per tanti versi è un’età aurea e decadente al tempo stesso, di cui siamo indubbiamente estimatori e nella quale artisticamente ci ritroviamo. Ci siamo divertiti a individuare, ripescare (e a ridare voce in quei frammenti audio) alcuni personaggi pubblici e iconici del periodo.

Per “Italo Disco” e “Disco d’argento” sono usciti due interessantissimi rework. Ne è previsto uno anche per “Combustibile”?

Ne abbiamo parlato e ci piacerebbe molto, così come per le tracce precedenti. L’idea di avere un remix per ogni traccia ci intriga. Anzi, se qualcuno leggendo volesse proporsi, noi siamo apertissimi.

Il vostro progetto è nato nel 2005. Al di là dell’evidente ruolo dei social e di Internet in generale, quali sono le differenze che avete riscontrato tra la scena musicale indipendente di oggi e quella dei primi anni Duemila?

La prima fondamentale differenza è che allora era una cosa normale comprare un disco, il che rappresentava una fonte di guadagno molto importante, che permetteva anche a una piccola realtà di stare in piedi economicamente. Oggi fare musica, fuori da un business plan ben definito, assomiglia molto a fare del volontariato per quel poco pubblico a cui può ancora interessare qualcosa d’imprevisto e non allineato.

Se aveste una macchina del tempo, dove andreste?

Per quanto scontata possa essere la risposta, probabilmente a Hill Valley nel 1955 (Ritorno Al Futuro ndr). Oppure anche a una puntata di Festivalbar, tipo nel 1984, suonando come concorrenti in gara.

C’è uno strumento musicale che non avete mai usato e che vi piacerebbe utilizzare per qualche vostra produzione futura?

In realtà non riusciamo a pensare a nulla in particolare. Nelle ultime tracce specialmente, non abbiamo lesinato incursioni in altri territori utilizzando più strumenti. Forse, come da poco fatto in “Combustibile”, introdurre ancora delle voci femminili potrebbe essere una buona idea.

Salutate i lettori di Perindiepoi consigliando cinque dischi per i loro viaggi.

  • Surfing “Deep Fantasy”
  • St Vincent “Daddy’s Home”
  • Franco Califano “L’evidenza dell’autunno”
  • Franco Battiato “La voce del padrone”
  • Neil Young “On the beach”
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Indie

Rugo e l’arte dell’affondo

“Affondo” è il titolo del nuovo album di Rugo, che torna sulle scene a cinque anni dal precedente “Panta Rei”. Questo nuovo disco può essere visto, per certi versi, come una sorta di concept album intorno al concetto di “abbandono”, da intendersi in tutte le sue accezioni possibili. Non è infatti solo un abbandono “sentimentale” quello di cui Rugo parla in questi nove brani, ma più in generale di un abbandono “esistenziale”.

Desiderosi di saperne di più l’abbiamo incontrato per fargli qualche domanda.

Ciao Rugo, “Affondo” è un titolo che si presta a una doppia interpretazione. Da un lato l’idea dell’affondare fa pensare a una situazione che si subisce senza riuscire a reagire, dall’altro viene invece spontaneo cogliere il riferimento all’attacco dello schermitore che con l’affondo mette l’avversario spalle al muro. In quale delle due definizioni riconosci maggiormente te e il tuo album?

Mi piace spesso utilizzare parole o frasi che presentano una doppia interpretazione ma penso che per farlo debba comunque esserci un motivo, queste parole vanno usate con cognizione di causa. Per questo, all’interno dell’album, il doppio significato del titolo si riflette nella doppia valenza che assume il tema principale, l’abbandono, quindi l’abbandonare e l’essere abbandonati. Io a fasi alterne mi riconosco in entrambe le definizioni, forse una condizione comune a tutti. Non si può vincere sempre, ma di questo ne parlerò forse più avanti.

Che cos’è la “Muzic Italien” che hai nominato in diverse occasioni?

La Muzic Italien è nata come risposta ad una volontà altrui di catalogare sempre tutto. Una parola – il cui suono riporta alla lingua tedesca – si unisce ad un’altra che “suona” francese, per poi poter essere tradotte in “Musica Italiana”. Muzic Italien è una risposta alla domanda: “Ma tu dove ti inserisci a livello musicale?” che viene spesso fatta da tutte quelle persone a cui non interessa inquadrare il genere, ma il raggiungimento di un risultato. Diventa quindi sì una classificazione per sfuggire alla classificazione, ma lo fa in un modo non definito da un genere musicale. Questo è quello che possiamo dire della Muzic Italien e se la risposta non è stata esauriente, bene così.
W la Muzic Italien.

I due video che sono usciti, quello di “Don Bosco” e quello di “Formiche”, raccontano la stessa storia, tant’è che nel titolo sono dichiaratamente suddivisi in Capitolo 1 e Capitolo 2. Ci racconti meglio l’idea che sta alla base di questa scelta?

In Don Bosco e Formiche abbiamo voluto raccontare una storia parallela. Non è didascalica nei confronti delle canzoni ma racconta anche questa, in un modo diverso, l’abbandono. Due personaggi crescono ed affrontano gli incontri che si fanno normalmente nel corso della vita. Succede poi che alcuni incontri ci segnano e ci indirizzano nelle nostre scelte e nelle nostre rinunce. Le maschere rappresentano per i due personaggi il loro punto di incontro, tant’è che sembrano non essere viste dalle altre persone. Le spade, o meglio le sciabole, portano tutto in un mondo parallelo, irrazionale, ma forse solo per la modalità di esecuzione. “Non è una scazzotata”.
Devo ringraziare chi ha permesso tutto questo: le produzioni di The Blink Fish ed Eclettica Video, la regia di Paolo Lobbia ed Elia Tombacco, Marta Lorenzi direttrice di produzione, Elisa Fioritto D.O.P.. Loro, insieme a tutti i ragazzi della troupe, sono riusciti a creare qualcosa nella quale mi rivedo a pieno. Un valore aggiunto. Un bel vestito.

Alla produzione dell’album ha partecipato, insieme ad Andrea Pachetti, anche il tuo illustre “collega” Ciulla. Come è nata questa collaborazione?

Con Ciulla ci siamo letteralmente scontrati su un palco. Ci chiamarono insieme sbagliandosi e da quel momento ci siamo ascoltati. Io stavo iniziando a lavorare alle pre-produzioni del disco, e proprio grazie alla sintonia da subito presente abbiamo iniziato questa collaborazione. Abbiamo passato un anno insieme durante il quale ci siamo conosciuti direi abbastanza Af-fondo e sono molto felice di questo perché la musica ha questo potere, se ti lega ti lega stretto.
Anche con Andrea (Pachetti) è successo questo. In lui ho trovato non solo quello per cui ero entrato in studio ma una sorta di confidente che è riuscito a tradurre, indirizzare e ripulire i miei pensieri.
E poi la musica gli ha fatto dimenticare che sono un pisano.

In tempi di singoli e instant songs, Rugo esce con gli album. In futuro cambierai qualcosa da questo punto di vista o continui a pensare che il formato “lungo” rimanga quello migliore per ciò che hai da dire?

Ogni cosa ha la sua modalità di presentarsi. Purtroppo è vero non siamo più abituati ad ascoltare gli album, vogliamo tutto e subito e adesso non abbiamo nemmeno tempo di ascoltare i vocali su whatsapp, abbiamo sentito la necessità di velocizzarli a 2x (odio questa cosa). Affondo è un album che si è mostrato da solo come tale, non avevo alcuna idea che le canzoni scritte in questi anni avessero cosi tanto in comune. Quindi ho preferito seguire il concetto non pensando a quello che invece funziona e va di questi tempi. Al contempo non nego l’uscita futura di alcuni singoli o meglio canzoni solitarie.

Saluta i lettori di Perindiepoi con cinque cose che proprio ti fanno affondare.

Ciao a tutti o lettori!
Le cose che mi fanno affondare (sta a voi capire quando assume significato di attacco o meno) sono: il mare pieno di gente, le mele a fine pasto, scrivere, il contatto con le persone e PERINDIEPOI.