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Indie

Il mondo colorato di Davide Diva

Non è facile essere cantautori indie oggi. Da un po’ di tempo, dopo la sbornia di Calcutta ed epigoni, l’attenzione del pubblico si è un po’ spostata altrove. Eppure, per fortuna, la tradizione cantautorale del nostro Paese continua a farsi sentire e a rinnovarsi con nuovi nomi molto interessanti. Davide Diva è uno di questi. Se non l’avete ancora fatto, vi invitiamo a scoprire il suo EP “Piccolo album colorato”, un autentico gioiellino.

Ciao Davide, partiamo dal tuo EP “Piccolo album colorato” che ha un titolo curioso reso ancora più interessante dall’artwork che lo accompagna. Ce lo vuoi raccontare?


In realtà il pensiero dietro al lavoro è molto semplice e fanciullesco. Nelle canzoni ci sono molti riferimenti diretti ai colori o a immagini vivide. Quando ho dovuto pensare al nome sotto cui raccogliere questi cinque pezzi mi sono subito venuti in mente i quaderni da colorare dei bambini e quindi al piccolo album colorato. Da qui Veronica Moglia è stata bravissima a pensare a un prodotto e a un impatto grafico che rimandassero a quei ricordi infantili.

In Italia, negli ultimi anni, siete in tanti a scrivere “canzoni indie”. Secondo te quanto è conseguenza di una moda di ormai “calcuttiana memoria” e quanto invece è legato al fatto che noi italiani siamo indissolubilmente legati alla canzone d’autore?


Bella domanda. Da un certo punto di vista spero che nessuno nello scrivere una canzone pensi di voler scrivere a priori con una certa attitudine (indie ad esempio) ma semplicemente ci sia volontà di esprimersi liberamente. In questa direzione Calcutta, ma come anche Contessa o Bugo molto prima, hanno dato esempi su come la canzone d’autore possa evolversi da un punto di vista linguistico e sonoro. Sono d’accordo però sul fatto che ci sia da chiedersi quanto di ciò che è venuto dopo sia sincero o artificioso. Parlando della musica d’autore in Italia non so se si possa fare un discorso generico ma, per quanto mi riguarda, sono cresciuto ascoltando esclusivamente De Andrè, Guccini e De Gregori fino ai 12 anni. Poi, fortunatamente, ho ampliato un po’ i miei orizzonti musicali.

In “Einstein” canti: “Ma se sono con te parlo male di tutti, non si salva nessuno”. Non ti chiediamo di fare nomi (se li vuoi fare ovviamente siamo contenti), ma ci dici quali sono le cose che proprio non salvi dell’indie italiano?


Una cosa che mal tollero è la sovraesposizione e la spettacolarizzazione del normale. Al giorno d’oggi sembra di dover dimostrare sempre di fare qualcosa (che sia bello o brutto poco importa). Credo che questa modalità di vivere tolga molto valore al quotidiano e sia presente non solo tra gli artisti, ma a nella società in generale.

Hai paura degli squali (Einstein), hai paura degli addii (Miami). Dicci altre tre paure che descrivono bene chi sei.


Ho paura che il tempo sfugga dalle mani; ho paura che il digitale faccia disimparare il fisico; ho paura della coerenza o, per dirla meglio, di non riuscire ad adattare le idee al nuovo.

A proposito di nuovo, cosa c’è nel futuro di Davide Diva?


Ho scritto, e sto scrivendo, un sacco di canzoni. Dopo quest’estate voglio tornare di sicuro in studio a registrare, nel frattempo suonerò in giro.

Saluta i lettori di Perindiepoi consigliando cinque piccole canzoni colorate.

  • Strangers di Dayglow
  • Parigi di Carella
  • Hope di Arlo Parks
  • 715-creeks di Bon Iver
  • Cosa sarà di Dalla e De Gregori
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Pop

I Doors secondo Massimetto

Dal 3 settembre è disponibile in rotazione radiofonica “… DI MODA”, il nuovo singolo di MASSIMETTO.

“… Di moda” è la storia di un amore a prima vista con una ragazza conosciuta al mare, talmente bella che l’autore a malapena riesce a presentarsi, ma ci prova lo stesso cantandole l’iconico “Hello, I love you. Won’t you tell me your name?” dei Doors. Utilizzando lo stile di Jim Morrison e citandone gli indimenticabili successi, Massimetto ci regala una canzone d’amore che vuole anche essere un omaggio all’artista scomparso cinquant’anni fa.

Spiega l’artista a proposito del brano: «Il sound del pezzo è molto ruvido, ma fresco allo stesso tempo. Ci sono riff alla Chuck Berry e spero che gli appassionati colgano le mie intenzioni. Ogni artista si aspetta un milione di copie vendute ma, come dico in un’altra canzone dell’album, “i sogni però, ti fanno stare bene solo per un po’”. Spero che arrivi a più persone possibili: chi conosce i Doors, chi si identifica nel pezzo e soprattutto a quei ragazzi che hanno capito chi erano i Doors grazie ad Achille Lauro».

Roadhouse Blues

Erano i tempi delle scuole superiori, io ero un pendolare e prendevo il pullman per andare a scuola. C’era la moda di scrivere o disegnare sui zainetti e vedevo spesso un ragazzo più’ grande di me che aveva questa scritta dei Doors sul suo zaino. Ero curioso, mi piaceva quella scritta ed ho chiesto informazioni a questo ragazzo, lui è stato così gentile che mi ha regalato una cassetta con molti artisti che poi sono diventati anche i miei miti: c’erano Hendrix, Led  Zeppelin, Pink Floyd e anche la famosa Roadhouse blues dei Doors.

Hello I love you e Light my fire

Dopo aver ascoltato quella cassetta, andai a comprare i primi due dischi dei Doors. C’era un grande negozio a Latina ed ogni sabato ci andavamo con gli amici. Ognuno di noi comprava dei dischi così poi potevamo passarceli tra noi ed io decisi di acquistare i Doors. Erano ancora un po’ scomodi da ascoltare per me, ma Hello I love you e Light my fire mi rimasero molto impressi.

Love me two times

Questa canzone è nel secondo album dei Doors “Strange Days”. Love me two times ha delle sonorità’ molto blues ed io inconsciamente mi stavo avvicinando al genere. Mi piace molto questa canzone e molte volte la propongo live naturalmente riarrangiata. 

L.A. Woman

Al mio 17 esimo compleanno si presentarono i miei amici con questo magnifico regalo: l’album L.A Woman.

Un gran bel disco forse il mio preferito, la canzone L.A Woman l’ascoltai veramente tante volte e dopo qualche anno usci la versione Billy Idol spettacolare anche quella, un pezzo sempre attuale. Mi piace moltissimo questo album un vero capolavoro che lo stesso Jim Morrison non si è potuto godere gli applausi della critica perché morì 3 mesi dopo l’uscita di questo album.

Back door man

Questa è cover di W.Dixon. Sapere che Jim Morrison era un amante dei vecchi blues mi fa pensare che è anche per questo che amo questo artista.  

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Indie

Les Enfants. E tutto BRILLA.

È finalmente uscito “Brilla”, il nuovo disco dei Les Enfants. Un album maturo, intelligente, che dice tutto quello che deve dire senza concedersi (e concederci) facili scorciatoie. Un album pieno di notte e luci, scene intime e confessioni all’alba. Un album che suona come una serata con un amico di vecchia data. Di quelli che sai che non tradiscono. Ecco perché siamo così felici di averli incontrati!

Ciao Les Enfants, lo scorso giugno avete sorpreso tutti mettendo in vendita il disco completo su Bandcamp, in largo anticipo rispetto all’uscita sulle varie piattaforme streaming. Vi va di parlare di questa vostra scelta?

(Marco) Abbiamo voluto dare la possibilità ai nostri fan più attivi di ascoltare in anteprima il disco e sostenerci concretamente a livello economico: le piattaforme di streaming non garantiscono un guadagno per noi artisti, purtroppo! Eppure le spese per fare un disco, almeno nel nostro caso, ovvero di una band che vuole registrare tutti gli strumenti, in studio, sono molto alte.
Con un piccolo contributo (il costo di una pizza) abbiamo dato la possibilità di supportarci a chi ci vuole bene. D’altronde la musica ci dà tutto: energia, emozione, forza, compagnia.
E’ sbagliato pagare poco!
Noi pensiamo sia necessario un cambio nella cultura dell’ascolto e della fruizione musicale.

L’ultimo anno e mezzo, lo sappiamo, è stato un duro colpo per il mondo musicale. Prima della pandemia lo streaming si completava con l’esperienza dell’ascolto live. Dopo tutti questi mesi di assoluto protagonismo dello streaming, non è che ci siamo assuefatti? Al di là degli hashtag, abbiamo ancora voglia di andare ai concerti? E al netto delle problematiche pratiche, secondo voi, il mondo live uscirà da tutto questo con le ossa irrimediabilmente rotte oppure ha solo bisogno di un po’ di tempo per rimettersi in carreggiata?

(Marco) Mi sembra che lo streaming sia rapidamente sparito e molte delle proposte che erano state fatte non siano andate benissimo. Il bello della musica è soprattutto il live, che negli ultimi anni stava crescendo tantissimo in Italia. Basta pensare ai vari sold out degli artisti del mondo “Indie”, fino a cinque anni fa era qualcosa di impensabile, negli ultimi anni c’è stata una vera impennata di partecipazione e penso che questa necessità ci sia ancora nel pubblico Italiano.

Quando esce un vostro singolo o un vostro disco lo riascoltate oppure lo lasciate andare e non ci pensate più?

(Marco) Noi abbiamo tempi molto lunghi di produzione e registrazione, buttiamo tanto materiale che non ci piace e fino a che non siamo contenti al 100% non lo pubblichiamo.
Quindi siamo soddisfatti delle nostre opere, quando escono siamo contenti e non ci pensiamo più.
Ogni tanto mi capita di ri-ascoltarlo ma tanto lo sappiamo già a memoria! Ci concentriamo più sulle prossime creazioni.

Brilla” è un titolo bellissimo, perché da un lato fa pensare a qualcosa che risplende, qualcosa di piacevole e consolatorio, dall’altro rimanda all’energia incontenibile di una bomba che esplode. Quale di questi due aspetti è predominante nel vostro disco?

(Francesco) Abbiamo scelto Brilla in un istante e poi non abbiamo avuto dubbi. Più che a fare brillare le bombe come artificieri ci siamo ispirati allo sbrilluccichio lontano che esprimono le stelle. Un barlume malinconico ma ristoratore come un abbraccio, splendido ma non accecante, una luce fioca, opaca. Quindi direi che siamo d’accordo sulla 1.

Il vostro primo EP è uscito nel 2012, quasi dieci anni fa. Qual è stato il momento migliore e quale il più difficile della vostra esperienza?

(Francesco) Di esperienze belle ne abbiamo vissute molte, così al volo mi viene in mente l’ultimo concerto al Magnolia di Milano per il Linoleum Late Night Show. Tornare su un palco è stato super. Abbiamo chiesto a due amici e ottimi musicisti di suonare con noi (Martin del duo “Clio e Maurice”, e Luca de “Il Cairo”). In tanti è più bello: ci siamo divertiti aggiungendo al nostro nuovo live un violino e altri strumenti come gli Arcade Fire. Il periodo più difficile X Factor, senza ombra di dubbio. Ci siamo sentiti come pesci fuor d’acqua per gran parte del tempo. Cover, trucco e parrucco, videocamere e cose stressanti a caso che non ci appartengono. Davvero, non è per tutti, e sicuramente non per me. A posteriori è stata un’esperienza davvero ricca. In senso metaforico, non economico, come potete immaginare.

Salutate i lettori di Perindiepoi con cinque cose brillanti per illuminare la loro estate.

Se non basta aver vinto gli europei, aggiungiamo i nostri quattro singoli che non sono ancora usciti su Spotify. Li trovate sul nostro Bandcamp e c’è tutta la nostra passione dentro!
Buona estate!

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Pop

Dado Bargioni completa il puzzle con l’ultimo pezzo mancante

In questo mondo di regole folli e dinamiche fuori da ogni logica, questo venerdì è arrivato Dado Bargioni che fanculo a tutti ha pubblicato un album e un singolo lo stesso giorno. Cioè capiamoci, non un album con una focus track no, proprio un singolo (copertina e tutto bello pronto su Spotify) e un album, Il pezzo mancante. Non ho capito perchè e per come, ma trovo questo un piccolo gesto anticonformista, contro ogni dettame e regola: e non so neanche se è per sfregio, per genio o un innocente azione da boomer, ma lo trovo comunque una bellissima rivoluzione romantica, tutto insieme, tutto subito, in modo che sia tutto lì, pronto, in modo da conoscere in toto Dado Bargioni, nessun pezzo mancante.

Dado Bargioni quindi fa un disco pop, ma che di pop non ha nulla (a partire dalle modalità prima citate). Dado Bargioni fa un’autobiografia musicale dove convivono l’amore, tutta la consapevolezza delle cose che cambiano, tutta una vita che vive in un disco. Qui dentro c’è l’urgenza di raccontarsi, di mostrarsi così, esattamente come si fa alle cena di famiglia che poi si concludono in psicoanalisi di gruppo, dove riemergono vecchi rancori senza rabbia. Ogni tanto vorrei che mio padre avesse la voglia di fare un disco (e verrebbe sicuramente più brutto di quello di Dado), per vivermelo così, di una sincerità disarmante, e allo stesso in modo leggero, senza drammi ma con un abbraccio musicale in undici tracce (+ un pezzo mancante uscito come singolo, chissà se è da intendere veramente così).

Dado Bargioni mi sa di casa, di quelle giornate che prendevo l’autobus infinito e poi si facevano quelle mangiate incredibili con gli zii di giù, dei nipoti che non mi ricorderò mai come si chiamano, e poi pure mio nonno, che per una volta riusciva a uscire di casa senza borbottare. Poi si finiva tutti a giocare a carte, tra una scala e una scopa, qualcuno diceva qualcosa di triste, che veniva notato poco ma che poi rimaneva negli anni. Il pezzo mancante è un po’ così.

Rimandi beatlesiani (si dice così? Reminder per il futuro: non usate nomi per le vostre band che non possono essere coniati come aggettivi, anche se siete i Beatles), ritmiche complesse e piccoli lumi di chi sa suonare ma non ne fa sfoggio, sperimentazione pop che si risolve in brani “semplici” che non sono semplici per niente. Dado Bargioni si è messo in gioco e mi sembra di conoscerlo, come uno di quelli che ho battuto a scala quaranta un Natale lontano, mentre cercava di distrarmi raccontami la storia delle sue mille vite.

Per ritrovarsi.

CM

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Pop

Ecco tutti i consigli sull’amore di Carlo Audino

Da venerdì 3 settembre sarà disponibile in rotazione radiofonica e su tutte le piattaforme digitali “LADY LAURA”, il nuovo singolo di CARLO AUDINO.

“Lady Laura” racconta un ricordo di giovinezza dell’autore. Nonostante la sua timidezza, un giorno decise di avvicinarsi il più possibile a Laura, una compagna di scuola. Dopo averla seguita fino al portone di casa, deciso a dichiararsi, si trovò davanti un portiere robusto, con abiti e occhiali neri, che con voce roca, lo intimò ad allontanarsi, altrimenti lo avrebbe picchiato! Carlo Audino, riuscito comunque a conquistare la bella Laura qualche tempo dopo e in barba al portiere, scrive questa canzone per fissare quell’aneddoto così importante per la sua storia. Chitarra, cori e canto sono realizzati da Carlo Audino, mentre Riccardo Taddei ha suonato le tastiere, Simone Ceracchi il basso e Luca Fareri la batteria.

Spiega l’artista a proposito del brano: «Un amore che scavalca qualsiasi portiere!»

AMORE: cinque lettere in cinque consigli!  Ammetto che non è facile: l’amore ha una vastità di comprensione davvero impressionante. Intanto in questo articolo ne analizzo solo la versione “amore di coppia”, quindi quel sentimento che nasce fra due individui che ne sono coinvolti al punto di voler vivere la propria vita insieme. Ho cercato di riassumere i punti salienti che mi sento di evidenziare in cinque consigli, dettati, oltre che dal comune buon senso, anche da mie personali esperienze. Il non rispetto di queste cinque linee guida (anche solo una per volta) hanno sempre provocato in me gravi delusioni sentimentali che mi hanno fatto maturare di volta in volta. Unico aspetto positivo è stato quello di poter scrivere canzoni proprio per cercare di fissare e descrivere quel momento e quello stato d’animo in cui mi sono sentito coinvolto. Per ogni consiglio ho anche cercato un brano famoso che più si avvicina al concetto che vorrei esprimere. Bene cominciamo con il primo:

A) “Cerca di capire se ami davvero questa persona”  

La ami? Senti lo sfarfallìo delle ali delle farfalle nel tuo stomaco quando pensi a lui/lei? Ti emoziona e ti rende impaziente il pensiero che stai andando ad un appuntamento o al cinema o a cena? Bene, in questo caso probabilmente ci siamo. Invece ci potremmo fare del male (e potremmo farlo all’altro) se abbiamo solo desiderio di sesso e l’altra persona è molto attraente. Oppure siamo solo affascinati da questa persona ma tutto si risolve in una leggera infatuazione. Peggio ancora se ci siamo resi conto di essere soli e per uscire da questa condizione ci stiamo accontentando di quello che ci càpita. Sembrerà strano, eppure non è così facile capire se si ama davvero o no qualcuno: a me è capitato molte volte e ci ho sofferto. Praticamente è come cercare di costruire una casa senza fare le fondamenta o, peggio, costruirla su un terreno fangoso, una palude, un punto instabile. Si costruisce qualcosa che, inevitabilmente, è destinato a crollare. Il brano che rispecchia questo pensiero e questo primo consiglio è

Oggi sono io – Alex Britti (SpotifyYouTube)

M) “Essere trasparenti con l’altro con una buona comunicazione”

Dopo il primo entusiasmo si potrebbe scoprire qualche difetto nell’altro oppure semplicemente equivocare dei suoi comportamenti. Oppure potrebbe capitare che noi desideriamo dall’altro un certo “qualcosa” che però non arriva. Quale soluzione migliore se non quella di chiedere e parlarne? Anche quello che a noi può sembrare un difetto o un comportamento misterioso quasi sicuramente ha una spiegazione che solo l’altro può chiarire senza alcun’ombra di dubbio. Quindi bisogna essere sempre trasparenti e sinceri parlando di tutto che sia bello ma anche brutto. La fedeltà è una conseguenza di questo comportamento proprio perchè non nascondiamo nulla e quindi qualsiasi problema ed incomprensione possono essere curati sul nascere. Questo secondo consiglio si rispecchia in 

Di sole e d’azzurro – Giorgia (SpotifyYouTube)

O) “Essere sempre in squadra con l’altro”

Fare molte cose insieme rende la coppia più forte ma anche solo sentirsi della stessa squadra avendo pieno rispetto della libertà dell’altro. Quindi ci potrebbero essere momenti in cui l’altro ha esigenze di stare con amici o anche da solo. Di questo concetto di squadra fa parte anche la sfera sessuale, che deve essere basata su una grande intesa mentale e fisica. Infine lo spirito di squadra non deve assolutamente venire a mancare nei momenti più difficili in cui la coppia o uno solo di noi può venire a trovarsi. 

Per questo terzo consiglio ho scelto

Vieni a vivere con me – Luca Carboni (SpotifyYouTube)

R) “Aprirsi completamente all’altro”

In questo caso parliamo proprio di sapersi abbandonare completamente tra le braccia dell’altro senza alcuna finzione e senza alcuna paura. Un po’ come la ballerina quando, dopo un perfetto “volo d’angelo”, trova le forti mani del suo partner ad effettuare la giusta presa. Soprattutto nel quotidiano, consideriamo l’altro come un proseguimento di noi stessi e quindi ragioniamo sempre togliendo dalla mente sciocchi dubbi  che ci farebbero perdere di vista il vero problema, se questo fosse reale. L’altro va sempre considerato come un socio fidato, anzi fidatissimo, e quindi dobbiamo avere il coraggio di esprimere ciò che desideriamo fare in quel momento. 

Nel quarto consiglio mi piace pensare 

Neanche un minuto di “non amore” – Lucio Battisti (SpotifyYouTube)

E) “Tenere costantemente alto l’interesse della coppia”

Purtroppo un nemico di molti rapporti cominciati bene è proprio la noia, la monotonìa. Quindi il mio quinto ed ultimo consiglio è quello di creare dei momenti intimi, come una cena a lume di candela a sorpresa o un viaggio last-minute oppure un regalo, non obbligatoriamente costoso, un pensierino dato in un momento dove non c’è alcun compleanno o onomastico o festa comandata. Inoltre anche il look aumenta l’interesse, quindi un cambio di taglio di capelli o una maggiore cura della persona e dell’aspetto, sicuramente aiutano a tenere alto l’interesse dell’altro ed a sorprenderlo.

Per questo quinto ed ultimo consiglio ho scelto

Sorprendimi – Stadio (SpotifyYouTube)

Ovviamente nessuno è perfetto! Questi miei cinque consigli vanno presi con le giuste precauzioni e considerati come punti di vista miei personali, quindi potrebbero non essere validi per tutti. Da che mondo è mondo è proprio l’Amore che ha provocato, e provocherà sempre, grandi emozioni, gesta, guerre, progresso e, in una parola sola, la Vita.

Carlo Audino

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Indie Pop

Le 5 cose preferite di Tigri

Esce venerdì 10 settembre 2021 Estate, il nuovo singolo (assolutamente non estivo) di TIGRI. Questo è il terzo singolo del progetto indie-pop di Milano estratto dall’album Serenata Indiana, previsto per autunno 2021. La canzone è ispirata alla poesia “Di Luglio” di G. Ungaretti, e racconta un’estate che non è quello che sembra. È un’estate misteriosa e avventurosa, nella quale gli incontri inaspettati ci aiutano a scoprire noi stessi e a mostrare le nostre macerie senza paura. Un beat midtempo si unisce a sintetizzatori dai suoni crepuscolari, calando l’ascoltatore nella sua estate atipica.

Per l’occasione, gli abbiamo chiesto quali sono le sue cinque cose preferite!

L’HEAVY METAL

Credo che non riuscirò mai ad abbandonare fino in fondo questo genere. ancora oggi ascoltare certi riff di chitarra suonati ad una velocità illegale resta una delle cose più liberatorie per me.

I FILM DEI SUPER EROI

Mi piacciono tantissimo tutti i tipi film, anche quelli più concettuali e/o drammatici, ciononostante credo che potrei vedere un film su Batman ogni giorno.

I MAZZI DI FIORI

Mi piace sia regalarli che riceverli. ravvivano gli ambienti e sono l’elemento estetico definitivo. forse nella prossima vita aprirò un negozio di piante e fiori.

L’INCENSO

Specie d’inverno, sentire l’odore dell’incenso mi restituisce un senso di tranquillità e rigenerazione. mi piace molto l’essenza classica, ma anche quelle aromatizzate non sono male.

L’AUTUNNO

Miglior stagione dell’anno. ci arrivi spossato dall’estate, ma il clima diventa più mite, tutto è in fibrillazione, il Natale è dietro l’angolo. a Milano per me è imperdibile.

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Pop

Le 5 cose preferite di Dellamore

Esce venerdì 10 settembre 2021 Daiquiri, il nuovo singolo del più atipico dei cantautori urban, DellamoreDaiquiri è l’ultimo dei singoli estivi che vi accompagnera, con un bicchiere in mano, verso un nuovo inverno. E, da tenere a mente, dietro un bicchiere d’alcool, c’è sempre una grande storia d’amore. Daiquiri mescola pratiche giapponesi, umorismo e tensione tutto dentro uno shaker. Da servire senza ghiaccio.

Gli abbiamo chiesto di raccontarci le sue cinque cose preferite!

LA FAMIGLIA

Per chi come me vive fuori dal proprio paese, penso subentri ad un certo punto una sorta di nostalgia automatica, la quale prima veniva rimpiazzata dall’istinto altrettanto automatico del rendersi indipendenti da adolescenti. Anche la situazione attuale della pandemia penso ci abbia fatto rivalutare molto l’importanza degli affetti più vicini e cari a noi. Mi manca sempre la mia famiglia.

GLI ANIME

Mi son sempre piaciuti. Ma ultimamente sto diventando un vero e proprio OTAKU. Per esempio aspetto la ultima stagione di Attaco Dei Giganti come poche cose nella vita.

IL CIBO

Quello buono però. È una forma di amore quasi sempre corrisposta, se sai scegliere bene. Ultimamente mi son deciso infatti di provare tutti i ristoranti stellati o di alta gamma almeno una volta al mese. 

IL MARE

Da buon siciliano, non posso stare lontano dal mare. Sia di giorno che di notte. È l’unico locus amoenus che mi rasserena e che mi calma, che mi distrae e che mi svuota da tutto.

IL SESSO

Mi sono auto diagnosticato una dipendenza dal sesso tempo fa. Probabilmente è un tema poco trattato e del quale pochi ne parlano con disinvoltura. Però anche qualcosa di bello e naturale come l’amplesso amoroso può diventare un brutto vizio se vissuta in maniera sregolata. Per fortuna ora la tengo sotto controllo.

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Pop Rap

Le 5 cose preferite di Sebaa

Esce giovedì 9 settembre 2021 Happy Gospel di Sebaa (fuori per Waves Music Agency), un nuovo capitolo che ci avvicina all’uscita dell’EP di debutto Butterfly Radio. Ecco i primi minuti di quello che sarà un mondo stratificato e complesso di influenze, rigorosamente senza genere. Sebaa è dunque un rapper atipico: la musica diventa uno strumento per dire la propria, un esercizio di stile per migliorarsi. 

Al giorno d’oggi, anche grazie ai social, sembra siamo obbligati a dire la nostra. Questa sovraesposizione dell’ego mi fa passare la voglia di dare la mia opinione.Non ho l’esigenza di dire cosa penso ma mi compiaccio nel trasformare le mie idee in suono. Un Artista è un individuo la cui attività si esprime e opera nel campo dell’arte. Non vi sembra che sia una parola un po’ troppo inflazionata ultimamente? Mi risento spesso dal dire che sono un artista, per l’appunto come posso definirmi tale davanti a una tela del Mantegna, a un brano di Gaye o un testo di Kendrick. L’arte é sacrificio, e l’artista é colui che studia e dedica il suo tempo a migliorarsi in una gara contro sé stesso, sia che il miglioramento sia effimero e fine solo all’atto tecnico-pratico che il miglioramento sia “nobile” e fine alla volontà di esprime se stessi. Nessuno è un artista perché autoproclamato tale nella bio di Instagram.

Per l’occasione gli abbiamo chiesto quali sono le sue cinque cose preferite.

Swimming – Mac Miller
Negli anni ho sviluppato una vera e propria dipendenza per questo album. Da quando è uscito l’ho ascoltato tantissimo ed è stato fondamentale nella mia crescita personale ed artistica. Must have.

Kung Fu Panda / American Ganster

Non so se tra Frank Lucas e il maestro Oogway ci sia una reale connessione. Resta il fatto che questi due film li ho visti un sacco di volte e li so quasi a memoria. Sono decisamente per occasioni diverse. Kung Fu Panda è un arma segreta per risollevare un periodo no, mentre Denzel è la scelta giusta quando voglio vedere qualcosa che mi metta la grinta per prendermi tutto!

Cd fisici
Ho una modesta collezione di cd fisici e nella mia macchina si ascolta musica solo da quelli. È una passione cresciuta con gli anni. I cd sono oggetti che mi affascinano e ho cominciato a comprarli da ragazzino per il semplice motivo che i vinili costavano troppo.

Gran Crispy McBacon
Un insieme di composti chimici pensati ad hoc e che mangiati assieme sono perfetti.

Hip hop
È una cultura, è fratellanza, competizione e rispetto. Amo quello che faccio. È crescita personale.

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Indie Internazionale

Le cinque cose preferite dei Gemini Blue

Fuori dal 13 agosto “If you change your mind”, il secondo singolo dei Gemini Blue. Il duo ha messo in musica una promessa d’amore. Il sound scelto si muove tra il modern blues e i ritmi tribali. Una melodia particolare ma che permette all’ascoltatore di ricevere subito il messaggio dei Gemini Blue. In “If you change your mind” si parla d’amore riprendendo il tema dell’antichità e della donna fatale con un’invocazione mistica. Il concetto viene espresso egregiamente anche dalla copertina che è stata scelta. 

Un brano dal sapore vintage, vicino al rock’n’roll, e introspettivo. Impossibile rimanere immobili sul ritmo di “If you change your mind” e su quelle chitarre rock che strimpellano e ipnotizzano l’ascoltatore.

Per l’occasione, abbiamo chiesto loro quali sono le loro cinque cose preferite.

Le donne.

La donne per noi sono sempre state delle figure importanti e rappresentano la maggiore fonte di ispirazione e non solo quando si parla di arte! Ci hanno cresciuto e ci hanno reso le persone che siamo ora, spesso ci fanno soffrire, spesso ci fanno un male cane, ma fa tutto parte del segno meraviglioso che rappresentano. Spesso le facciamo soffrire e spesso gli facciamo un male cane e ancora più spesso l’uomo ha l’arroganza di sminuirle, che sciocco questo uomo schizofrenico del 21esimo secolo! É il mistero di fronte al quale ci pongono che ci intriga, è il mistero che impersonificano che ci affascina e nelle nostre menti abbiamo impressi i volti delle persone che ci fanno sentire a casa e spoiler: sono volti femminili.

In questi tempi di lenti e costanti cambiamenti diventa sempre più difficile capire come fare veramente del bene a queste persone, a livello sociale soprattutto. Da musicisti noi non possiamo fare altro che ascoltare e cercare di comprendere e più di ogni altra cosa non voltare mai le spalle. Donne di tutto il mondo e di ogni angolo del nostro cuore, siamo con voi e vi vogliamo bene.

Il fiume.

La natura in generale gioca per noi un ruolo fondamentale, viviamo tra laghi e monti, serpi e cinghiali, ma solo il fiume rappresenta il tempio sacro di tutto questa vita che ci circonda ed è diventato il nostro posto spirituale per eccellenza. Al fiume si riesce a scorrere con il tempo, ad assistere al suo flusso sotto forma di acqua. Ed ecco che l’attimo che prima ci apparteneva ora è perso per sempre con lo scorrere della corrente. Se poi sulle sue sponde ci si giunge con un rullante e una chitarra tutta questa energia prende forma con la musica, così è nato il nostro primo singolo The Mountain. Il fiume è suono primordiale, Il fiume è rifugio, il fiume è comprensione di se stessi, ci riteniamo fortunati ad avere un posto del genere. Ovunque andiamo e ovunque suoniamo cerchiamo di tenere impresse queste sensazioni nella testa e di rendere la nostra musica come le vibrazioni della corrente, ci saprete dire se ci riusciamo.

La luna (Oz).

La luna è il luogo dove costudisco tutti i miei sogni e tutte le mie speranze. Come lei la mia vita e le mie giornate sono costituite da fasi, alcune luminose ed altre molto oscure e negli intervalli tra queste quello che mi rimane addosso è molta stanchezza e solitudine. Alzando lo sguardo nel cielo notturno i miei occhi non l’hanno mai vista come un faro a cui richiedere aiuto o misericordia, ma come una dea che ti spinge a farcela da solo, un qualcosa che non appartiene a questo mondo, un posto da raggiungere. Da lei non avrò mai consolazione, da lei non avrò mai riparo.

È una bellissima spettatrice che col silenzio mi sussurra “ti aspetto”. Eterna fonte di ispirazione.

Le pecore (Jack).

Un amore estendibile agli animali in generale. Le pecore però in particolare: semplici, curiose e simpatiche. Non sempre poi bisogna avere una spiegazione per tutto. Sta di fatto che un po’ come la batteria, ovini e bovini hanno sempre avuto un effetto ipnotico su di me, sono riflessivi. Anche le formiche non son da meno, dedite al lavoro come pochi, per una regina che magari mai vedranno.

Rappresentano un po’ il pessimismo che mi porto dietro: “La più innocente passeggiata costa la vita a mille poveri vermucci, e un passo del tuo piede basta a demolire le faticose costruzioni delle formiche e a schiacciare tutto un microcosmo in una misera tomba. Ciò che mi scava il cuore è questa forza di morte che sta nascosta nell’universa natura; la quale non ha generato nulla che non debba distruggere il suo prossimo e sé.”.

Il temporale.

Il famoso bubbolìo lontano che lascia spazio all’ascolto e alla meraviglia. Sarebbe bello riuscire a riprodurre un temporale con la nostra musica.

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Indie Pop

Nello scrigno di Blumosso

Blumosso è un artista che più volte ho avuto occasione di incontrare lungo il mio cammino di recensore e ascoltatore imperscrutabile e indefesso, ma del quale ho avuto modo di parlare ancora troppo poco.

Ecco perché oggi, all’uscita di “TG” – unico lampo apprezzabile di una scena ancora evidentemente assopita, in questi primi giorni settembrini – mi è sembrata palesarsi di fronte la possibilità di colmare lacune passate, e dire la mia su un progetto che fa parlare di sé da qualche anno, riservandosi il merito di riuscire ad alzare l’asticella dell’offerta senza la pretesa di stupire pubblico e addetti al settore con effetti pirotecnici, quanto piuttosto attraverso il lusso coraggioso della semplicità e dell’urgenza. Chiavi di volta, oggi più che mai, utili a tenere in piedi la curiosità di una pletora di ascoltatori sempre più disincentivati alla curiosità da progetti privi di nerbo, e di reale “necessità” d’esistere.

Sì, perché non basta saper suonare uno strumento (oggi, in realtà, non serve neanche più) per poter “fare musica”, né saper scrivere un testo in un italiano simil-corretto (oggi, in realtà, neanche questo serve più): la differenza fra l’esecutore di un copione e l’artista sta nel fatto che al secondo il copione non serve affatto; attenzione, non è questa una condanna al “metodo” e all’artigianato, tutt’altro. Dico solo che di copioni e di brutte copie oramai più che prevedibili ne abbiamo piene le orecchie (e non solo) e che di fronte a canzoni che sanno mantenersi in piedi da sole senza pretendere alcunché che non sia la voglia dell’ascoltatore di ascoltare, beh, la differenza si sente.

Blumosso viene da un percorso che gli ha permesso, nella vita, di sperimentare più copioni (tutti esclusivamente scritti di proprio pugno) e di gettarsi in toto nell’esperienza della scrittura prima ancora che della musica, in modo totalizzante e imprevedibile; al netto dell’ascolto di “In un baule di personalità multiple” (il suo primo disco del 2018), “Di questo e d’altri amori” non può che mettere in luce l’evidente tendenza di uno spirito libero alla divergenza rispetto a sé stesso, e alle proprie comfort zone: nell’era delle playlist e del “digitaloso”, Simone riscopre la purezza di una voce che abbisogna solo di sé stessa (e al massimo, di un piano o di una chitarra) per farsi sentire, avvalorata da una scrittura che sembra intenzionata a spogliarsi del superfluo per ricontestualizzarsi nella semplicità di tre piccoli inni alle cose piccole, essenziali.

“Nordest”, “Vabeh” e “Tg” sono facce (giuste) della stessa medaglia, l’epigrafe di un sentimento e dell’esperienza di un amore che non riusciva a sentirsi contenuto in un solo brano, e che come edera rampicante ha dovuto estendersi – risalendo dalle radici di una riscoperta cantautorale di Blumosso stesso – fino alla punta delle dita di una penna completamente impegnata a decodificarsi, per ritrovarsi. I tre singoli pubblicati per Luppolo Dischi e raccolti in “Di questo e d’altri amori rivelano una coerenza che trova forza nella semplicità delle sue immagini, nell’essenzialità delle sue forme: un connubio riuscito nella protezione di uno scrigno da custodire gelosamente, prima di nuove odissee.

Blumosso, Ulisse e Simone Perrone. Dal baule di personalità multiple dell’artista pugliese continuano a scappare declinazioni di se stesso capaci di non stancare, costringendo anzi l’ascoltatore ad affezionarsi ancor più ad ogni nuovo tentativo di volo.

Perché si sa, l’umanità vince sempre.