Esce giovedì 10 giugno 2021 (fuori per Non Ti Seguo Records e in distribuzione Artist First) il nuovo singolo dei Sospesi dal titolo Foglie. Un nuovo capitolo di cantautorato rock con una nuova formazione a 5 che vuole portarci all’interno delle dinamiche di fragilità e casualità dei rapporti umani, che ci avvicina alla pubblicazione di un nuovo disco. Di come ci si avvicini e ci si allontani senza un reale perché e di come questo sia inevitabile. Racconta di un errore che compiamo tutti: attribuire troppa importanza a qualcuno.
Noi per l’occasione gli abbiamo chiesto quali sono le loro 5 cose preferite.
Antifragile di Taleb. Non esiste un contrario di fragilità. La resilienza, per Taleb, è superare una situazione di difficoltà e rimanere uguali. Mentre il concetto di antifragilità da lui coniato, è superare le difficoltà ed uscirne migliorati.
La carbonara. Perchè nessuna ricetta è quella giusta ma nessuna può essere sbagliata.
Vivere la musica di Motta. “C’è un solo modo per trovare la propria strada nella musica: sbagliare. Poi, sbagliare ancora. Sbagliare di nuovo, sbagliare per sempre. Sbagliare e sfilarci di dosso tutte le nostre convinzioni. Fino ad arrivare al cuore di ciò che stiamo cercando. Fino a trovare noi stessi.” (cit.)
La porta con le firme della sala prove. Chiunque passa da noi, deve lasciare la sua impronta.
La birra sottomarca a 20 centesimi. Ci accompagna e ci ha accompagnato in tutte le esperienze insieme
Esce venerdì 11 giugno 2021Due Correnti, il nuovo singolo di Katres fuori per Soundinside Records e in distribuzione Believe. Un nuovo capitolo che segue la pubblicazione dell’album Araba Fenice e che vuole raccontare l’amore viscerale per una figlia e per la Sicilia e trova massima espressione attraverso la perfetta similitudine con l’isola delle correnti. Katres in questa produzione si è ispirata ad un sound di respiro internazionale con contaminazioni che vanno dall’indie rock americano, al pop fino a toccare accenti di post rock sul finale, il tutto senza tralasciare l’importanza del testo, il cantautorato è impegnato, maturo.
Nel brano Katres si avvale della collaborazione di alcuni tra i più validi musicisti nell’attuale panorama italiano, al pianoforte e pedali Bruno Bavota (presente nelle colonne sonore di The Young Pope e The New Pope di Paolo Sorrentino e colonna sonora di uno spot della Apple).
Le abbiamo chiesto, per l’occasione, quali sono le sue cinque cose preferite!
Le polpette al sugo Le amo perché oltre ad essere buonissime per me hanno il sapore del pranzo preparato la domenica dalla nonna, sanno di casa e poi sono perfette come lo è ogni cosa che si può concludere facendo una “scarpetta”.
“Se una notte d’inverno un viaggiatore” di Italo Calvino Era il 2011 e mi trovavo in Umbria, precisamente a Colle di Sellano e registravo il mio primo disco con un mio caro amico e musicista formidabile, Piergiorgio Faraglia, il suo studio di registrazione era sotto casa sua e passammo lì diversi giorni, aveva una grande libreria piena di libri e me ne diede circa 5, suoi preferiti, da leggere. Iniziai proprio con questo capolavoro di Calvino, innamorandomene. Oltre ad essere uno dei miei libri preferiti è legato a un momento bellissimo per la mia musica e a una persona meravigliosa che purtroppo non c’è più.
DREAMS dei Fleetwood Mac Una canzone che amo, legata a tanti momenti bellissimi della mia vita
Gioielli Amo tantissimo i gioielli, non mi stancherei mai di comprarne e di riceverne in regalo e tra le varie cose che ho ce ne sono due a cui tengo tantissimo, un orologio appartenuto a mio nonno e un anello regalatomi dalla nonna di mio marito. Non sono semplici oggetti, nonostante siano bellissimi e preziosissimi sono legati ad immagini vivide nella mia mente perché sono oggetti che loro indossavano sempre, li custodisco gelosamente.
Lisbona Un posto che porto nel cuore, ci sono stata più volte ed è uno di quei luoghi che ho sentito subito casa. Mi capita raramente ma ci sono posti in cui, pur non conoscendoli, riesco a muovermi e a viverli come se ci fossi sempre stata. Le stradine sono piene di vita, il fado risuona ovunque, io quando sono lì ho dentro la leggerezza che si ha quando si è in vacanza ma allo stesso tempo ho la sensazione di trovarmi a casa. Non vedo lora di tornarci.
Esce venerdì 28 maggio 2021 per Sbaglio Dischi (distr. The Orchard) il nuovo singolo di Adelasia dal titolo Giornata Storta. Un nuovo capitolo che segue l’uscita del suo album di debutto 2021 pubblicato alla fine dell’anno scorso. Giornata storta è un brano che si impone come un singolo estivo per chi, un po’ come tutti, vive continuamente giornate storte, psicodrammi e amori non corrisposti, e riesce comunque a riderne e a lasciar correre. Ironia e malinconia convivono qui con sussurri, riverberi e atmosfere subacquee.
“Giornata storta è un piccolo atto d’amore verso se stessi, è guardare le cose che ti accadono con distacco e riuscire a vederle per quello che sono, delle piccole gocce in un mare di eventi. La mia è stata solo una giornata storta: lui scappava da me e quindi il sole alla fine l’ho inseguito io e inseguendolo in macchina è nata questa canzone. Ogni evento che mi accade, se lo uso come pretesto per scrivere una canzone, assume un colore più bello. A questo brano sono particolarmente affezionata: c’e stato un lungo periodo quest’anno in cui non riuscivo a scrivere, non ero ispirata e questo mi frustrava molto poi fortunatamente quel giorno in macchina ho iniziato a canticchiare melodie ed è nato questo brano che consiglio di ascoltare proprio in macchina, finestrini spalancati e vento in faccia.”
Gli abbiamo chiesto di elencarci le sue 5 giornate storte.
Al ristorante mi succede spesso di ordinare qualcosa ma di ricevere un altro piatto o di non ricevere proprio nessun piatto.
Mi piace andare in bici ma spesso mi esce la catena e arrivo nei posti sporca di grasso ovunque.
Prendersi il diluvio in motorino
Quando lavoravo nei ristoranti mi è successo più volte di mettere il detersivo per i piatti nella lavastoviglie e di inondare la pedana di schiuma.
Al casello entri nella corsia telepass ma il telepass non ti funziona
Andarsi a tagliare i capelli e portare come reference una foto di bella hadid ma uscire dal parrucchiere con i capelli dei Cugini di campagna.
Di recente è uscito il disco d’esordio di NOVE. E ho deciso di ascoltarlo.
NOVE, numero piuttosto sfigato perché non lo usa nessuno – i sette nani, i tre porcellini, i cinque sensi, i dodici apostoli, e così via – da poco rappresenta anche il nome di una artista incazzatissima proveniente dalla Liguria. Chissà come mai le persone incazzatissime provengono tutte dalla Liguria… La cosa veramente deep di questa ragazza è che nel suo nuovo ep “Saturno” sfrutta questa incazzatura in un susseguirsi di distruzione vendicatrice, come se fosse tipo il John Wick dei sentimenti pronta a fare un macello nella maniera più tragica possibile.
Ep che si apre con lei che praticamente è torturata da uno a cui lei in maniera sfrontata gli risponde di non pensare, di non parlare e che tanto lui sul suo vocabolario mica la trova. Eh forse ha ragione, solitamente il numero nove si trova sugli abachi, ma siccome siamo moderni possiamo usare anche le ditina delle mani per cercarla.
[ Vocabolario ]
Nel brano successivo Nove, non si sa come, si è liberata dalla tortura descritta nella canzone precedente. Ora è lei pronta a menare di brutto: infatti dice sempre in maniera minacciosa “Vieni qui, vieni qui” come per dire “Non ti faccio niente amo, stai tranqui”, e invece…
[ Saturno (nel mio segno) ]
Con il terzo brano arrivano le manate pesanti, tipo i cazzottoni fortissimi alla One Punch Man. Nove qua riconosce l’abilità del suo avversario dicendogli che è megabravo a giocare a briscola e a Dungeons and Dragons però stavolta lei si è rotta di giocare con lui perché lo ha beccato sempre che barava pescando una carta in più dal mazzo e che usava dadi truccati, ‘sto infame. Inizialmente dà dei colpi di avvertimento dicendo che si è tipo fatta mille armature per proteggersi, ma poi lui gli fa gli occhi dolci e lei si scioglie subito e si rende talmente confusa da colpirsi da sola.
[ Numeri Pari ]
Inerme, Nove cerca di compatire il vile avversario dicendo che tutti parlano di lei ma che nessuno sa niente di lei e che dicono tutti blablabla, ma poi lo rintontisce dicendogli che la sua opinione al riguardo non conta niente perché essenzialmente è un poveretto e che deve stare a distanza da lei almeno un metro perché lo schifa proprio, non per questioni di covid.
[ Cosa Dicono di Me ]
Poi d’improvviso un cambio di contesto e di toni, nell’ultimo brano c’è un bel ricordo dei genitori. L’astio nei confronti del tipo sembra scomparso, probabilmente perché è finalmente riuscita a sconfiggerlo a forza di attaccarlo a male parole.
Nato in Calabria, cresciuto in Campania e vive in Veneto, stiamo parlando di Francesco Pintus, cantautore che ritorna nel mondo della musica indipendente con il suo nuovo singolo “Fuori Fase”, fuori dal 4 giugno.
Il testo nasce da mille domande che affollavano la testa dell’autore in un momento particolare della sua vita, e altrettante sono quelle che gli abbiamo posto. Non perdetevi le risposte!
Ciao Francesco! Sappiamo che non ti piace darti con dei nomi che non sono i tuoi, come i nomi d’arte, ma non possiamo fare a meno di chiederti quali sono le cose che ti mettono fuori fase!
(ride ndr) Ottima partenza! È un concetto molto variabile. Si può essere fuori fase per un motivo in particolare che ti ha creato quella sensazione o per una situazione generale in cui si sta galleggiando. Ti stupirò dicendoti che adesso non mi sento così fuori fase, proprio nel momento in cui scrivo. Più in generale mi mette davvero fuori fase l’incongruenza tra quello che faccio e quello che penso vorrei fare, non penso esista concetto più semplice.
“Fuori fase” è anche il titolo del tuo singolo d’esordio, un singolo che avanza per domande, come nasce dunque l’idea del testo?
Nasce proprio per dare concretezza a delle domande che, nel periodo in cui ho scritto la canzone, mi frullavano per la testa. Scrivo spesso quello che penso per centrare meglio le cose, guardarle nero su bianco aiuta, si sa. Quindi il testo era, in realtà e all’inizio, un elenco di domande che mi stavo ponendo e che ogni giorno appuntavo sulle mie note. Poi, come capita delle volte, ho intravisto qualcosa di musicale e ho iniziato a lavorare sulla canzone.
Andando invece alla parte musicale, come è avvenuta invece tutta la parte di produzione del singolo con Fabio Grande e Pietro Paroletti?
Lavorare con Fabio e Pietro è stato interessante e soprattutto super formativo, per chi come me lavora anche alle produzioni dei brani. Sono arrivato in studio con dei provini suonati interamente a casa e da lì siamo partiti, per me era fondamentale partecipare al processo di produzione: volevo suonare personalmente il mio disco (insieme a loro) ma avevo bisogno di una mano vista la mia poca esperienza in studio e così è stato.
C’è un “genere” musicale che idealmente riporti anche nella tua musica o la creazione musicale resta totalmente spontanea?
La produzione del singolo è avvenuta contestualmente alla produzione di tutto il mio primo disco, che ancora non so bene quando uscirà, ci vorrà del tempo immagino.
No, in fase di scrittura non ho mai vincolato le canzoni a un qualsiasi tipo di genere o categoria. Preferisco la scrittura spontanea, lasciando magari spazio alle mie influenze musicali in maniera più diretta quando lavoro alle produzioni. Poi credo sia fisiologico che anche nel processo di scrittura confluiscano un po’ di ascolti ossessivi che ho avuto e che ho, ma lascio che arrivino naturalmente.
Lasciaci con tre brani che sono nella tua playlist del momento e che dovremmo assolutamente ascoltare!
Purtroppo, faccio fatica a ragionare per brani e ahimè non ho una playlist personale, quindi vi lascio i tre dischi che sto ascoltando in queste settimane: Xo – Elliot Smith, Zeno – I Quartieri, Smoke ring for my halo – Kurt Vile
Esce venerdì 4 giugno 2021 (in distribuzione Artist First) il secondo singolo di Piccoli Bigfoot, un nuovo capitolo per il cantautore senza volto della provincia di Bergamo, in attesa di un EP di debutto in uscita prossimamente dal titolo Tra Bergamo ed Far West. Piccoli Bigfoot ribalta gli stereotipi in un brano in salsa western folk punk, paragonando il traffico lombardo ai sogni infranti in cui ci siamo incastrati.
Rimanere bloccati nel traffico come metafora della condizione umana intrappolata nel presente. “Se potessi tornare indietro farei un’altra strada!?” Probabilmente NO, o forse SI, chi lo sa… Il fatto è che ora siamo qui. Immersi nel traffico e nei nostri sogni quotidiani.
Ecco come è andato il suo lockdown.
Come stai passando questo strano periodo, qual è la tua routine? Lavoro, mangio, suono, canto, disegno e porto in giro un Pastore gigante di quasi 40 kg, tutti i giorni, nel bosco del monte in cui vivo, in un piccolo paese della Bergamasca. A mezzanotte vado a dormire perché ormai mi sembra tardissimo. La mezzanotte di questo periodo è un po’ come le 3 di mattina nel pre-Covid.
L’arrivo della pandemia ti ha sconvolto qualche piano? Quale? Avevamo appena iniziato a registrare “Tra Bergamo ed il Far West” il mio primo EP da solista. La pandemia ovviamente ha bloccato i lavori e tutti i piani che mi ero imposto per questo progetto. Però, forse è brutto da dire, mi piace vederla come un cosa positiva, infatti con l’aiuto di Gregorio Manenti, produttore e arrangiatore incredibile, abbiamo aggiunto cose che non mi sarei mai aspettato, strumenti REALI di ogni tipo. Abbiamo fatto tutto con molta più calma. Penso d’aver imparato che la fretta di concludere un lavoro, non porta mai a degli ottimi risultati.
Te la ricordi la primissima quarantena? Come la passasti? Ho passato la prima settimana a capire cosa succedeva. Si sentivano ambulanze ogni 5 minuti. La voglia di suonare dal balcone, qua a Bergamo, non c’era proprio. Mi sentivo quasi inutile, volevo fare assolutamente qualcosa per aiutare la gente, allora mi sono unito ad un gruppo di volontari per fare e consegnare la spesa nelle case. E’ stata un’esperienza incredibile, eravamo una cinquantina di persone, completamente diverse tra loro, dal Prete al Muratore, dalla Ragazzina al Pensionato, tutti uniti per un unica causa, Aiutare la comunità a superare questi momenti drammatici, sempre con il sorriso. Da qui è nata “La più Bella che c’è”, brano che chiude il mio EP “Tra Bergamo ed il Far West” che fotografa proprio quel periodo assurdo.
Di cosa parla il tuo ultimo singolo? L’hai scritto nell’ultimo anno? S’intitola “Prima Gli Immigrati” ed è nato nel Giugno del 2019 dopo la vittoria alle elezioni europee da parte della Lega di Matteo Salvini. In quel periodo la Lega sembrava volare. La gente sui social network era impazzita, non che adesso sia normale ovviamente, sembrava che l’unico modo di comunicare fosse insultandosi, l’argomento di discussione principale era l’immigrazione, vedevo commenti veramente violenti, fatti di slogan, senza nessuna voglia di ragionare e tutto ciò si stava ripercuotendo anche nella realtà. Mi sentivo in dovere di creare un contro-Slogan. Gli Immigrati in fin dei conti sono persone alla ricerca di una vita migliore esattamente come tutti. Quindi siamo tutti un po’ immigrati. Prima gli Immigrati si può tradurre anche in Prima gli Essere Umani.
Cosa ti manca più di qualsiasi cosa? Io sono sempre stato un fan del contatto umano, quindi la cosa che mi manca di più in assoluto sono senza dubbio gli assembramenti senza mascherina.
Ti ricordi ancora l’ultima serata che hai fatto post 22.00? Forse ho visto i Punkreas al Live di Trezzo da seduto. Mi sembra che all’epoca il coprifuoco fosse a mezzanotte. Però forse ricordo male. Quindi ti direi no, non mi ricordo più niente della vita prima della pandemia.
Giulia, in arte Granger, classe ’98, una delle voci più belle che ha ipnotizzato il pubblico di una delle ultime edizioni di XFactor e che, dopo un periodo di riflessione, torna con un progetto solista per proporre qualcosa di totalmente diverso da quello che molti hanno conosciuto e che ricordano come “Seawards“. Dopo il primo singolo “27”, uscito il 27 novembre totalmente in italiano e scritto e arrangiato dalla stessa Giulia, ecco oggi BLUE, che segna un ritorno alla lingua albionica e che esce per UMA Records il 30 aprile.
Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con lei, riguardo il suo lockdown.
Come stai passando questo strano periodo? Qual è la tua routine? Adessso abbastanza bene, ma perchè purtroppo è più di un anno che siamo in questa situazione e non dico che sembra la normalità, ma la quotidianità quando ti entra nelle ossa ti annebbia ciò che c’era prima. È abbastanza triste come cosa, però è vero. La mia giornata tipo consiste nello svegliarmi, studiare un po’, buttare giù idee per i brani oppure andare in studio, tornare a casa e fare un sacco di cose casuali fino a quando non sono sfinita di sonno.
L’arrivo della pandemia ti ha sconvolto qualche piano? Quale? Me ne ha sconvolti parecchi, soprattutto mi ha messa davanti alla presa di coscienza più grande: l’aver bisogno di diventare solista. In generale nei piani c’erano più canzoni da far uscire e più concerti da suonare, ma credo come tutti.
Te la ricordi la primissima quarantena? Come la passasti? Me la ricordo molto bene perchè per la prima volta ho passato più di 3 giorni consecutivi con mio papà, sono stata a casa sua per tutta la quarantena. E niente, ormai mi ero abituata a vivere da sola. Tra l’altro nel periodo appena precedente a marzo 2020 io avevo appena finito XFactor, facevo molta vita notturna e mi sono goduta un po’ di libertà che per gran parte del 2019 non ho avuto. Rimanere chiusa in casa così di botto è stato davvero strano e deprimente.
Di cosa parla il tuo ultimo singolo? L’hai scritto nell’ultimo anno? BLUE parla di una richiesta di aiuto urlata a gran voce ma ad una persona che però non riesce a sentirla, e che quando inizia a percepire qualcosa è ormai troppo tardi. Ho rubato il “feeling blue” utilizzato dagli inglesi per esprimere tristezza per esprimere la mia, e anche qualcosa di più. L’ho scritto a febbraio 2021 in una sessione di studio.
Cosa ti manca più di qualsiasi cosa? Sembrerà banale ma è la verità: i concerti dal vivo, sia farli che andare a vederli. Presentare i singoli nuovi al pubblico e far sentire tutte le cose nuove che abbiamo preparato. Poi mi manca poter andare in riva al mare alle 2:00 di notte a bere una birrettina.
Ti ricordi ancora l’ultima serata che hai fatto post 22:00? Mi sa che l’ultima serata normale che ho fatto post 22:00 ho fatto un incidente in auto con una mia amica.. se non è stata l’ultima è comunque l’ultima che ricordo ahahahah. Però giuro che ho avuto delle bellissime serate anche in questo periodo, un po’ anticipate ma belle.
Esce oggi venerdì 30 aprile 2021 per The Prisoner Records (distr. The Orchard) ULTRÀ, il nuovo singolo di PAGANO. Con il suo caratteristico modo di cantare che guarda ad alcuni degli esponenti più significativi del brit pop ma anche al cantautorato italiano dei ’70 e con la sua scrittura visionaria, stralunata ma anche decisamente immediata, nella sua nuova canzone PAGANO ci regala uno spaccato dei giorni assurdi che tutti stiamo vivendo da ormai più di un anno. L’ “urban indie pop” di ULTRÀ racconta di claustrofobia, di sfinimento, di città deserte, di voglia di reagire e di riprendersi la vita di prima con sana arroganza e con gli sbirri sempre alle calcagna. C’è rabbia e ironia, ci sono chitarre di sapore smithsiano, fiati incalzanti e una melodia killer in un nostalgico indie-rock immerso nelle influenze del cantautorato it-pop di ultima generazione.
“Ultrà non parla di calcio, non parla di gradinate. Ultrà parla di tutto il resto. Di quello che non c’è più e di quello che non c’è mai stato. Del coraggio di affrontare la vita insieme e di lottare sempre nonostante il risultato, con coerenza e mentalità. Gli ultrà siamo tutti noi abbandonati, che nonostante tutto e senza alcuna spiegazione razionale continuiamo a vivere la vita di tutti i giorni. Proprio come un gruppo di tifosi in una trasferta nebbiosa a metà novembre seguono la loro squadra del cuore sapendo che perderà. Perché a tifare una squadra che vince son buoni tutti” (Pagano)
Non abbiamo saputo resistere e gli abbiamo calcolato il tema natale.
Sole in Leone. Forza, sicurezza, audacia sono doti che contraddistinguono i nati sotto il segno del Leone, i quali credono fermamente in se stessi, nelle proprie capacità e possibilità. Vero o falso?
Direi che è vero o, quanto meno, sono abituato a farlo credere.
Ascendente in Leone. L’ascendente Leone aggiunge al carattere della persona un bel po’ di regale egocentrismo, nonché una visione del mondo felicemente incentrata su sé stessi. Vero o falso?
Putroppo si, è una delle cose meno mi piace di me.
Luna in Capricorno. Con la Luna in Capricorno, arriva il momento di dedicarsi alla carriera. Si intravedono importanti cambiamenti, e si utilizzano razionalità, impegno e diligenza per sfruttarli a proprio vantaggio, senza temere di faticare e sacrificare momentaneamente il resto. Vero o falso?
Ora come ora per me è più importante quello che accade oltre il lavoro. Per quello sono disposto a faticare e sacrificarmi. Spero che valga anche per quello.
Venere in Vergine. Si è quasi impauriti, si teme di essere delusi e feriti: pertanto si prediligono le amicizie intellettuali agli amori passionali e insidiosi. Vero o falso?
Ho più paura di deludere e di ferire che il contrario. Lotto per far stare bene chi ho al mio fianco e per essere una persona migliore.
Marte in Scorpione. Marte in Scorpione porta il segno ad essere più introverso, talvolta malinconico. Le emozioni incontrollate, la passione travolgente, lasciano spazio ai sentimenti più delicati, all’introspezione e alla ricerca di serenità. Vero o falso?
Non saprei sono un po’ altalenante e disattento sotto questo punto di vista. Ci farò più caso in futuro.
A una settimana dall’uscita del loro primo album “BLUE“, abbiamo intervistato i Boetti, duo adrenalico e rockettaro che ci racconta nel dettaglio il loro nuovo progetto.
Ciao Boetti, benvenuti! Presentatevi a chi ancora non vi conosce, magari proprio attraverso un’opera dell’artista Boetti!
Siamo un duo, veniamo da Prato. Damiano è penna, voce e chitarra; Meti batteria. Ci piacerebbe lasciarci descrivere da “Alighiero E Boetti”, perché rappresenta il senso di doppio interiore (ma anche di unità binaria) che caratterizza questo progetto. Boetti è un feticcio, un’entità che racchiude entrambi e attraverso la quale possiamo esprimere cose che da soli, come singoli individui, altrimenti non saremmo riusciti ad esprimere. In più si tratta di un’opera visiva, ma che è costituita solo da parole (di qui l’importanza che diamo al testo); una tela realizzata in Persia, dalle ricamatrici e artigiane dei tappeti, e una parte del nostro DNA viene proprio da lì, dall’oriente.
Il 28 maggio pubblicate finalmente il vostro primo album, il vostro umore è ancora blue?
La gioia che stiamo provando, almeno quella potenziale, è qualcosa davvero di inimmaginabile. Ma purtroppo siamo delle persone che ancora non riescono a godersi il “qui e ora” di certi momenti. Questo disco è la base da cui ripartire subito alla conquista dello step successivo. Dentro di noi siamo sempre in viaggio.
Ma andiamo più nello specifico: qual è la motivazione che si trova dietro alla scelta del titolo?
Tutte le canzoni di questo album rappresentano momenti di dolore, fallimento e frustrazione. È una cosa di cui non avevamo troppa coscienza durante la scrittura, ma che abbiamo realizzato praticamente alla fine dei lavori. Per questo, nonostante abbiamo provato a creare una sorta di altalena musicale-umorale anche nella scelta della tracklist, alla fine ci è venuto naturale definire i pezzi per identità e non per differenze.
Qual è secondo voi la canzone che meglio rappresenta l’anima del disco?
Forse “Boetti blue”. È quella che chiude il disco, l’ultima che abbiamo registrato, l’unica che abbia quella consapevolezza complessiva di cui sopra. Rappresenta un po’ la chiusura del cerchio: il suono diventa frastuono, la voce un urlo.
Ora che i concerti sembrano essere possibili, avete già fissato qualche data in cui potremmo venirvi ad ascoltare?
Stiamo lavorando duramente al calendario estivo, anche se sappiamo (e speriamo) di poter guardare con più fiducia al prossimo autunno inverno. Sicuramente non mancherà qualche anteprima, ma per scaramanzia non diciamo nulla. Dita incrociate e aggiornamenti da seguire sui nostri canali social.
Nel 2018 è passata con il voto favorevole di tutti i 193 membri delle Nazioni Unite la risoluzione che prevede di istituire, per il 3 Giugno, la Giornata Mondiale della Bicicletta. L’Assemblea Generale ha così riconosciuto “l’unicità, la longevità e versatilità della bicicletta che è in uso da due secoli e che rappresenta un mezzo di trasporto semplice, economico, affidabile e sostenibile, che promuove la preservazione ambientale e la salute.”
Ma per andare in bicicletta, noi lo sappiamo bene, serve il vento nei capelli, la primavera che sfuma verso l’estate, e sicuramente la giusta playlist. E per comporla abbiamo chiesto aiuto a 30 artisti indie. Ecco come è andata!
Sto bene degli PSICOLOGI, consigliada da Manfri Uno di quei pezzi che si ascolta durante un viaggio, di qualsiasi tipo, il testo è una carrellata di immagini che scorrono davanti, ti fa sentire come immerso in un film. A mio parere perfetto per un giro in bici nella natura.
Venetian Snares dei Welfare Wednesday, consigliata da YLYNE Ammetto di non essere tipo da bicicletta, ma quelle volte che faccio un giro…mi piace pedalare! Questo può aiutare.
FloriDada degli Animal Collective, consigliata dai Diletta Il 19 aprile del 1943 Albert Hofmann compie con la sua bicicletta un viaggio che rimarrà nella storia. Da allora ad aprile si festeggia il “Bicycle Day”. Hofmann ci insegna che la bicicletta libera la mente, è essa stessa uno stato mentale per cui l’orizzonte si espande, le percezioni si amplificano. Tutto grazie a due semplici pedali…più o meno è andata così. Sicuramente questa canzone e questo video sarebbero piaciuti a quel grande ciclista che fu Albert Hofmann.
Sales dei Chinese New Year, consigliata da Kolè Energia solare, riassesta l’animo!
50 Special dei Lunapop, consigliata da NOVE In fondo c’è poca differenza tra una vespa e una bicicletta… basta solo crederci sempre.
Conoscersi in una situazione di difficoltà di Giovanni Truppi, consigliata da Lena A. Non so andare in bicicletta, confesso, ci ho provato svariate volte, ma senza successo. Da neofita, immagino di aver bisogno di una canzone che mi culli e mi porti altrove, senza distogliere l’attenzione dal manubrio e dalla strada. Questo brano di Truppi lo conosco così bene, che sono sicura sarebbe il brano perfetto per me.
What’s my age again dei Blink 182, consigliata dai Subuteo È un brano che ti da la carica giusta per affrontare un qualsiasi sforzo fisico, un mix di adrenalina pura.
Torno a casa de I Segreti, consigliata da MANI Mio nonno ogni qual volta che serve tira fuori questo detto: “Hai voluto la bicicletta? E mo’ pedala.” Ma pedalare per andare dove? Che alla fine si parte sempre per ritornare. Allora torna, torna a casa. E mentre lo fai, è cosa buona e giusta, ascoltare “Torno a casa” de I Segreti.
“Ho capito come fare, basta solo pedalare Se mi fermo non riparto più E godersi l’equilibrio senza paura di poter cadere E non ho capito se la mia è soltanto un’altra scusa per scappare Ma poi dopo ci ripenso, sono questo Dove voglio andare?”
PEDALATE LONTANO, MA POI TORNATE.
London’s Burning dei The Clash, consigliata da Ilmostrodellaband Il buon punk è la musica che preferisco quando sono in movimento
Stormi di IOSONOUNCANE, consigliata dagli Spirito
È sicuramente un brano perfetto per pedalare in aperta campagna durante una giornata di sole! Un perfetto equilibrio tra strumenti acustici, fiati e suoni digitali che creano un sound che strizza l’occhio ai tuoi neuroni serotoninergici!
Il principe in biciletta dei Tre Allegri Ragazzi Morti, consigliata da Piccoli Bigfoot Questa canzone l’ascolterei mentre vado a trovare la mia bella, in una giornata di sole e spensieratezza con l’obiettivo di raggiungere una gelateria. La bicicletta vista come un mezzo di trasporto ecologico e non come un’attività agonistica. Godersi il paesaggio con calma, sentire il vento in faccia ed infine un buon gelato come premio finale. Viva la bicicletta e viva i Tre Allegri.
Salad Days di Mac Demarco, consigliata da Florilegio Strade di campagna infinite, vento fresco di maggio, Mac in cuffia e ondeggiare con la testa a ritmo lento.
Fino a lunedì di Artemoltobuffa, consigliata da Eleviole? Una vecchia Graziella cigolante e un po’ polverosa. Una felpa la mattina presto e la sera e ogni tanto le scarpe col tacco come cambio inaspettato, nascoste nel cestino. Una canzone che sa di nostalgia e scoperta, come gli ultimi giorni di scuola.
Ora di Jovanotti, consigliata da GIALLO Il 6 giugno 2020 è un giorno che profuma di libertà. Perché le case a Londra sono piene e le strade vuote. Il lockdown ha allungato il concetto di tempo un po’ per tutti. E tre mesi sono diventati anni. Allora decido di prendere la mia bicicletta. Anche lei profuma di libertà. L’ho chiamata Hermes, come il messaggero degli Dei. Una bici da corsa vecchia, rossa, con le marce sul tubo. Voglio arrivare fino a villa Hedsor, dove Cremonini ha girato il video de “Il Comico”. Sono 60 chilometri ad andare. Buco in mezzo ad un bosco a 40 chilometri da casa. Allora mi fermo, mangio un panino, e sono felice. Metto le cuffie ed ascolto “Ora” di Jovanotti. Ve la consiglio oggi che è il giorno della bicicletta. E ricordatevi il puncture kit, che non c’è sempre la rescue squad.
Another one bites the dust dei Queen, consigliata da CARNEVALI È un brano nettamente ritmico, nel quale basso e batteria adrenalinici, ti portano sempre di più al movimento e a seguire il ritmo.
One’s Summer Day di Joe Hisaishi, consigliata da Hesanobody Lo ammetto, non so andare in bicicletta, non ho mai voluto imparare per pigrizia probabilmente. In un mondo parallelo dove però lo so fare, mi immagino a pedalare vicino al lungomare della mia città con questo capolavoro a farmi compagnia.
War degli Idles, consigliata dagli Hapnea Una delle canzoni più adrenaliniche dell’anno scorso. Inoltre se la spari a tutto volume in cuffia eviti di sentire gli insulti degli automobilisti che forse stai intralciando.
Friday I’m in love dei The Cure, consigliata da [lessness] Eravamo io, tuco e paraguay miei amici d’infanzia (nomo fittizi per tutelare la loro identità). Un pomeriggio d’inverno di molti anni fa prendemmo in ‘prestito’ delle biciclette uscendo da scuola e andammo a sfasciarci le ossa testando il nostro equilibrio su due ruote in un tratto di torrente ghiacciato. Tuco aveva una piccola radiolina a transistor e ricordo che poco prima di schiantarci stava suonando Friday I’m In Love dei The Cure. Da allora quella è la canzone da bicicletta d’eccellenza per me. Livello della spedizione sui ghiacci: Amundsen.
Worth It di Beabadoobee, consigliata da Granger Questa canzone mi fa sentire la protagonista di un film girato in Super8, è obbligatorio sentirsi liberi ascoltandola in bicicletta e farsi film mentali davanti ad un bel panorama. ogni tanto bisogna un po’ alleggerire la realtà che ci circonda e questo brano mi aiuta spesso a farlo.
Shots in the dark di Iann Dior, consigliata da Neverbh Un brano che dà la carica giusta, orecchiabile e non troppo impegnativo.
3 Nights di Dominic Fike, consigliata da Adelasia Andare in bicicletta è la passione che ho riscoperto durante quest’anno di pandemia, in questi giorni di primavera cerco di usarla il più possibile e il brano che ascolto è 3 Nights di Dominic Fike: mi fa venire voglia di correre, pedalare in piedi e fischiettare.
Blind di Role Model, consigliata da Saera Probabilmente è il brano per eccellenza che ascolto ogni volta che sono in bici e posso ascoltare musica, perché mi mette un sacco di buon umore.
Country House dei Blur, consigliata da Benestare Abito in una casa in campagna in periferia, per me la bicicletta è da sempre associata alle strade di campagna in posti sperduti, a rischiare di farsi mordere allegramente le caviglie dai cani dei vicini.
Ebony and Ivory di Paul McCartney e Stevie Wonder, consigliato da Dado Bargioni Estate 1982 (quella dei mondiali!). Ho il vivido ricordo di un particolare giro in bicicletta con il mio miglior amico. Il motivo per cui lo ricordo così bene è proprio legato alla canzone che cantavamo a squarciagola quel giorno per le strade di Alessandria: Ebony and Ivory di Paul McCartney e Stevie Wonder era appena uscita e io me ne innamorai. Ancora oggi, quando la ascolto, chiudo gli occhi e mi ritrovo in bici!
Lauren dei Men I Trust, consigliata da Azazel Una canzone chill che ti fa pedalare pensando all’iperuranio. La fatica scompare e la bicicletta inizia a volare.
I lived dei One Republic, consigliata da Liam&Care Parla di libertà, gioia, vivere la vita al 100%, rischiando, soffrendo, senza paranoie.
Running Up The Hill dei Placebo, consigliata da Domenico Imperato Credo sia un brano perfetto per pedalare in una giornata baciata dal sole.
Navigherò la notte di Neffa feat. Al Castellana, consigliata da Ama Il Lupo Puoi pedalare al ritmo del beat, di giorno come di notte, e svarionare tra tutti i tuoi pensieri, i ricordi, le foto, le scene.
Bye bye di Oscar Anton, consigliada da Larocca Mi fa star bene, sarebbe la perfetta colonna sonora per una domenica in bicicletta.
In Bicicletta di Riccardo Cocciante, consigliata da Paul Giorgi Scontata?