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Pop

Grazian ci racconta il suo nuovo inizio, con il brano “Nonostante”

É uscito venerdì 12 aprile 2024 su tutte le piattaforme digitali (in distribuzione Believe Music Italy) il nuovo singolo di Alessandro Grazian che per quest’occasione si firma semplicemente Grazian.

Nonostante“, questo il titolo di questo nuovo inizio, è il primo tassello di un percorso musicale, quello legato alle canzoni, che riprende un discorso sospeso quasi dieci anni fa: Un brano nato al pianoforte e figlio di un songwriting che musicalmente guarda tanto alle power ballad del passato quanto all’art rock più contemporaneo.

Qui si canta del ciclo della vita, di come ognuna delle nostre esistenze scorra a fianco di altre, ognuna con la propria velocità, lasciando trasparire in filigrana un invito, quello a tenere duro, perché nonostante tutto, siamo ancora qui.

Noi lo abbiamo incontrato e intervistato e incontrato a riguardo.
Di lui sappiamo che questo è un nuovo inizio, Torso Virile Colossale e tutto il resto!

1. Ci aveva colpito che in passato avevi parlato del tuo album “L’età più forte” come di un disco che ti è servito a esprimere un’osses- sione: provare a capire quando sei tu a scegliere qualcosa, e quan- do invece è quel qualcosa a scegliere te. Com’è andata poi, sei riu- scito ad arrivare a un punto?

Mettere in musica quel quesito è stato liberatorio, dopo quel- l’album non me lo sono più chiesto molto ma in verità non ho tro- vato delle vere risposte. Mi sento di dire che indagare attraverso la musica le proprie ‘ossessioni’ è un modo salutare di venirne a capo, nel bene e nel male.

2. E come mai “Nonostante”, il tuo ultimo singolo, doveva essere un nuovo inizio?

Essendo passato molto tempo dal mio ultimo album di can- zoni ed avendo da allora fatto mille cose diverse mi sento più interessato a cominciare un discorso nuovo anziché avere la sensazione di ritrovarmi a riprendere il filo di un discorso sospeso. Probabilmente una fase si è conclusa dieci anni fa anche se naturalmente sono sempre io.

3. E come riassumeresti ora gli ultimi 10 anni dove ti abbiamo visto in silenzio, hai continuato a scrivere in questo periodo o hai rico- minciato solo per queste nuove pubblicazioni che vedremo in que- sti mesi?

Oddio, non sono stato stato esattamente in silenzio in questi dieci anni. Di fatto ho lavorato a tantissimi dischi dal 2015 ad oggi, al- cuni sono stati pubblicati, altri lo saranno prossimamente. Ho fondato Torso Virile Colossale (con il quale ho pubblicato 2 al- bum) sono entrato nell’Orchestrina di Molto Agevole (è fresco di stampa un album che contiene anche brani inediti miei) e curato produzioni e arrangiamenti di vari dischi.

Io direi che sono stati anni importanti e produttivi anche se lontani da quei riflettori che probabilmente uno ha quando fa il ‘cantautore’.

4. Come sta il cantautorato oggi?

Ascolto cose sono nuove interessanti, ancora una volta il passato (non necessariamente lo stesso al quale ha guardato la mia gene- razione) è di ispirazione ma ci sono anche contaminazioni nuove.

5. E tu?

Sto bene grazie.

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Elettronica Pop

Cosa c’è nello studio de LE CANZONI GIUSTE

Poche settimane dopo l’uscita di “Metaversus“, il nuovo singolo della band più eclettica di Pescara, LE CANZONI GIUSTE, abbiamo pensato di farci ospitare nel loro studio dove musica, creatività e gioco si uniscono in una formula esclusiva.

Prima di svelarvi cosa ci hanno mostrato vi lasciamo con l’ascolto del brano pubblicato lo scorso 19 aprile in maniera autoprodotta!

Scrivania
Senza di essa non avremmo la comodità di poterci accomodare e passare ore intense di session.
A volte restiamo settimane intere a scrivere canzoni e fare produzioni, e l’ordine e l’ambiente di lavoro sono fondamentali.

Metapo e Fraligatr
Il fulcro del nostro mantra: aggressività e spirito di conservazione, ci aiutano a ricordarci sempre chi siamo e cosa vogliamo essere.

Bruno
Non è una cosa, ma è fondamentale. Il punto focale de LCG.

La Play Station
Che fai, tra una pausa e l’altra, un caffettino, una sigaretta e una partita alla play.

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Pop

Le 5 cose preferite di Hermess

Fuori dal 19 aprile “Il pianista e la ballerina”, il nuovo singolo di Hermess. Il cantautore bolognese si presenta al mondo con un brano intimo, delicato ma con dei ritmi ipnotici e accattivanti.

“Il pianista e la ballerina” mescola con maestria un pop cantautorale a un sound elettronico coinvolgente che fa venir voglia di ballare e lasciarsi andare. Hermess riesce a portare l’ascoltatore in un vortice dove un testo poetico e toccante incontra una melodia leggera e spensierata. Una storia d’amore e di ricerca. Il desiderio di volere stare vicino all’altro si scontra con le difficoltà della realtà, ma questo non sminuisce e non ferma il forte sentimento che unisce i due protagonisti.

Noi per conoscerlo meglio, abbiamo deciso di chiedergli quali fossero le sue cinque cose preferite.

  1. Musica

Potrebbe essere una risposta scontata per un cantautore, ma credo che il punto focale della mia vita sia proprio questo. Se esiste un qualcosa che mi ha sempre aiutato, supportato e trascinato fuori da questa realtà, è sempre stata lei, la musica, in ogni sua forma. Da lei sto imparando con enormi sacrifici, ogni giorno qualcosa di nuovo e magico e la sensazione che essa è infinita mi rende il presente, costituito da scadenze e cose che cessano, meno amaro di quello che è realmente.

  1. Poesia

La poesia è strettamente correlata alla musica nella mia vita, anzi, oserei dire che sia nata in principio la scrittura e poi la composizione di canzoni. Ho iniziato a scrivere sfogando quelli che erano le mie paturnie del tempo, le mie riflessioni e i miei  desideri. Trasformando poi ogni testo, in poesia o canzone, ho compreso che quello  era ed è attualmente ciò che amo fare di più. 

  1. Pianoforte

È lo strumento con cui mi sono catapultato nel mondo musicale, l’unico fino ad oggi, che mi abbia davvero preso per mano e accompagnato lungo tutto il percorso.  Ritengo che con il pianoforte si possa fare qualsiasi cosa e avendo un’aura di  espressione emotiva così forte, si ha la capacità di esprimere emozioni in modi unici e profondi. 

  1. Carbonara

Nonostante io sia Bolognese e ricolmo di piatti tipici della mia terra sono estasiato da un piatto che a Roma penso sia sacro, la carbonara. Un’amore nato in adolescenza e protratto nel tempo, anche se nell’ultimo periodo, io stia limitando concretamente i consumi di carne, questo è il piatto che amo e amerò per sempre.

5. Film e Anime

Mi ritengo un grande amante del cinema di qualità e delle serie TV,  soprattutto degli Anime. Spesso e volentieri, perché sono ricolmi di grandi significati metaforici che ti spingono a riflettere sulla realtà e sui conflitti interni ed esterni che ci circondano, nonostante da molti vengano ancora chiamati ‘cartoni’. 

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Pop

Le 5 cose preferite dei Camera a Sud

Da venerdì 19 aprile sarà disponibile in streaming e in digital download “Guarda che Luna”
(RadiciMusic Records), il nuovo singolo della swing band Camera A Sud, reinterpretazione del grande classico di Fred Buscaglione. Il brano anticipa la pubblicazione del prossimo disco della formazione siciliana, un lavoro che si preannuncia ricco di sperimentazioni sonore.

Per noi si sono raccontati attraverso le loro 5 cose preferite!

Sperimentazione

Ci è sempre piaciuto sperimentare con la musica sin dagli inizi della creazione della band. Abbiamo strutturato un repertorio basato sui grandi classici della musica italiana dallo swing degli anni 30 fino ai ritmi dei 60 riarrangiando tutto e mescolando i nostri singoli background musicali. La stessa formula l’abbiamo utilizzata in studio avvalendoci del supporto dell’elettronica per cercare di dare una veste che ci piace definire “modernamente retrò” alle cover che abbiamo reinterpretato.

Buscaglione

Fred Buscaglione è uno degli artisti a cui maggiormente ci siamo ispirati e di cui abbiamo reinterpretato diversi successi. Nei nostri lavori discografici è possibile trovare le versioni electroswing di brani come Che notte, Teresa non sparare, fino ad arrivare al nostro ultimo singolo “Guarda che Luna”, un brano senza tempo intriso di atmosfere suggestive e nostalgiche. Abbiamo cercato di affrontare esteticamente il concetto musicale del brano tentando di portarlo su un nuovo piano dell’apprezzamento della struttura sonora, della melodia, dell’armonia e del ritmo. L’intenzione è quella di poter far arrivare agli ascoltatori nuove sensazioni e nuovi punti di osservazione e ascolto tramite sonorità contemporanee.

Energia

L’energia è la cosa che mettiamo in tutto quello che facciamo e nel nostro lavoro ne serve parecchia, per affrontare migliaia di chilometri, le ore di live, il coinvolgimento e l’interazione con il pubblico, la preparazione personale e di insieme, i cavilli burocratici, la ricerca e lo sviluppo di nuove idee. Il lavoro del musicista richiede tanta dedizione, disciplina, un pizzico di follia e come dice il Maestro Siracusa “Tanta energia”.

La nostra terra (Sicilia)

Le radici sono fondamentali per noi. La nostra terra è il luogo da cui traiamo ispirazione, le cui tradizioni ci influenzano e ci definiscono come artisti. È il paesaggio che colora le nostre canzoni e le nostre storie, che ci ricorda chi siamo e da dove veniamo. Ogni nota che suoniamo è un omaggio alla bellezza della nostra terra, ai suoi panorami mozzafiato, alla sua gente e alla sua cultura unica.

Audrey Hepburn Sabrina (1954) USA Directed by Billy Wilder

Eleganza

L’eleganza è parte integrante della nostra identità. Ci piace curare l’outfit, scegliendo abiti che riflettano il nostro stile. Vestirsi bene è ma una forma di espressione artistica. È un modo per comunicare chi siamo attraverso ciò che indossiamo, per lasciare un’impressione duratura e trasmettere un senso di fiducia e sicurezza sul palco e nella vita di tutti i giorni. Oggi crediamo ci sia bisogno di eleganza, non solo nel vestiario, ma nei sentimenti, nella musica, nelle relazioni, nel linguaggio. Come disse Dostoevskij “la Bellezza salverà il mondo”.

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Pop

Cosa c’è nella camera di Angelo Romano

Esce venerdì 26 aprile 2024 su tutte le piattaforme digitali il nuovo singolo di Angelo Romano, musicista e cantautore itinerante che ha dedicato un brano al sentimento della noia, una canzone che parla di noia, ma che non vuol essere noiosa. Un nuovo capitolo che ci avvicina alla pubblicazione di un nuovo disco, e che ci svela uno spaccato di vita autobiografico dello stesso Angelo che racconta che “La noia” è stata ispirata “… da una relazione nella vita reale con una partner che trovava molte cose nella vita “noiose”, me compreso probabilmente.”

Angelo Romano è un cantautore dalle numerose influenze, poliglotta ed eclettico, canta in inglese quando vuole farsi capire da tutti, per rifugiarsi nel “suo” siciliano quando non ha voglia di esporsi, mentre l’italiano è una sentita via di mezzo che vedremo anche nel disco in uscita. La sua è una vita in movimento, e la sua musica si bassa su elementi di folk e post-punk, ricordando artisti come Tom Waits o Nick Cave, passando per Rino Gaetano.

Noi come sempre volevamo conoscerlo meglio, e per farlo ci siamo fatti portare a casa sua per conoscere la storia di cinque oggetti che potessero rappresentarlo.

LA LASTRA DEI DENTI
Giugno 2014. A tre giorni dall’inizio di un tour europeo in duo con un amico trombettista, mi ritrovo nello studio della dentista a Berlino con un terribile mal di denti. Lei, in italiano ma con fare minaccioso, mi fa: “Questo dente va tolto immediatamente, ne va della tua salute.” Mi adeguo.
Mi sottopongo ai raggi X per fare la lastra e poi poter procedere all’estrazione. 48 ore dopo mi ritrovo su un treno per Colonia, in giro per l’Europa con un dente in meno e troppi punti di sutura. La cosa mi costringe a rinunciare ad alcol e cibi solidi per due settimane. Due settimane dopo, per l’ultima data a Varsavia, mi ritrovo sul palco con una decina di chili in meno.
Un paio di mesi dopo, ospito un amico artista italiano nel mio bilocale a Berlino, che fa tanto Germania Est con doccia in cucina e bagno microscopico; vendendo la lastra, mi consiglia, tra il serio e il faceto, di conservarla e, perché no, usarla in futuro come copertina per un album.
E niente, anno 2021: la lastra diventa la cover art di “The New New Normal”. Il mio album “pandemico”, e no, non è un caso.

IL POSTER DI LEONARD COHEN
Berlino, 2013, Zitadelle Spandau. Un canadese di quasi ottant’anni si presenta sul palco e, con un’eleganza mai vista, canta e scherza col pubblico per oltre due ore di concerto. Non avevo mai visto niente di così perfetto: così piccolo ma così immenso nel tenere migliaia di persone sul palmo della sua mano, fino a fare esploderle in quella che ancor oggi ritengo la più grande ovazione mai fatta a un artista, al momento di suonare “First We Take Manhattan” – “…then we take Berlin”. E Berlino se l’era presa davvero. Avevo appena assistito a una masterclass su come fare il concerto perfetto. Di tutti i poster che ho in casa, questo è quello che davvero conservo come una reliquia.

L’ORARIO DEI TRENI OLANDESI
Anno 2017, suono in un locale ad Amsterdam in formato duo con violoncellista al seguito. Rientriamo in quel di Utrecht, dove una amica fotografa italiana ci sta ospitando; all’arrivo alla stazione dei treni di Utrecht, vedo che stanno fisicamente sostituendo gli orari dei treni. Scherzando ma non troppo, mi avvicino a uno degli addetti e gli chiedo se posso prenderne uno e portarmelo a casa. Lui, serissimo, mi risponde che se voglio, me li posso pure portare via tutti! Alla fine scelgo questo in particolare, perché qui ritrovo Groningen e Utrecht, ossia due delle tre città in cui ho vissuto nei Paesi Bassi. Questo cartellone pesantissimo in plastica rigida rientra insieme a me dalla terra dei mulini ed ora si ritrova qui in bella vista nella mia camera degli ospiti, a ricordare (e ricordarmi) che nessun posto è definitivo, e che i treni rappresentano una bellissima metafora della vita.

LA COLLEZIONE DI CAPPELLI
Ho sempre avuto l’ossessione dei cappelli fin da quando ero minorenne. Credo di aver iniziato per farmi notare, per emergere dalla massa; poi credo di aver continuato per rimarcare la mia provenienza, la mia identità di siciliano prima nel continente, poi all’estero. Oggi è più una necessità, almeno fin quando non potrò forse permettermi “quel viaggio a Istanbul” per risolvere i miei attuali problemi tricologici.

LA CHITARRA OVATION
Con un mio amico di università in quel di Pisa ci capitava a volte di prendere un autobus e andare a un grosso negozio di strumenti musicali in un paesino limitrofo.
Un giorno lui vede questa bella Ovation esposta, che costa una cifra che nessuno di noi due poteva giammai permettersi, e mi dice che, però, sarebbe stata una gran bella chitarra da acquistare e suonare.
Tanti anni dopo, dopo aver cambiato chitarre con una regolarità estrema, decido di seguire il suo consiglio e finalmente comprarmi l’Ovation in foto. Ora sono oltre sette anni che, imperterrita, lei continua ad accompagnarmi in giro per l’Europa, anche adesso che questo mio amico non c’è più. Non ha mai purtroppo potuto vedermi suonarla, ma mi sento dire che sì, aveva davvero ragione lui.

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Pop

Cosa c’è nella camera di Marinè

Esce venerdì 12 aprile 2024 su tutte le piattaforme digitali il nuovo singolo di Mariné, nome d’arte di Alessio Marinelli. Il brano nasce dalle profondità del cuore e accompagna l’ascoltatore in un intenso viaggio emotivo: quello dei labirinti amorosi, dove ognuno di noi si è perso almeno una volta. Immaginate le melodie avvolgenti di Harry Styles, l’energia di Shawn Mendes, il tocco poetico di Levante, l’originalità di Francesco Gabbani e la sincerità di Ermal Meta. Ora, aggiungete il tocco pop di Mariné: il risultato è “Sorpreso Disincanto“.

Questo brano è una confessione, uno specchio delle emozioni che nascono, crescono e talvolta si perdono nei meandri delle relazioni. È la storia di un viaggio dal passato al presente, dove il futuro è incerto, fermo a un bivio: la scelta è tra l’affrontare il disincanto della realtà o il lasciarsi trascinare, seppur consapevoli dell’imminente delusione.

L’ispirazione per “Sorpreso Disincanto” arriva dall’esperienza personale, un dialogo tra colleghi che hanno condiviso turbamenti e risate. Il singolo si distingue per la sua apparente semplicità armonica, una danza su due accordi che, sotto le mani del produttore Alessandro Liccardo e arricchita dal sax di Alex Di Rocco, si trasforma in un mix irresistibile di twist, country e blues. 

Noi volevamo conoscerlo meglio, e per farlo siamo stati a casa sua. Ecco cosa ci ha mostrato!

OGGETTO 1: Divisa di lavoro autografata dai colleghi.

Questa divisa rappresenta molto per me, segna tutto ciò che mi rimane di dieci anni trascorsi nell’azienda dove ho lavorato. Dieci anni in cui ho visto volti e parlato con le loro anime tutti i santi giorni. È un simbolo reale e autentico di un capitolo della mia vita che si è chiuso, una testimonianza dei legami e delle esperienze condivise. Guardando questa maglia che mi hanno regalato, posso rivivere quei momenti, sentire ancora la presenza e la solidarietà dei miei ex colleghi. È un promemoria di quanto sia importante il tempo trascorso insieme, un ricordo di un periodo che ha plasmato chi sono oggi.

OGGETTO 2: Le chiavi di casa

Le chiavi di casa sono un simbolo di fondamentale importanza per me. Non che il cuore se ne dimentichi, ma la mia passione per la musica, per quanto abbia cercato di farla viaggiare a braccetto con la mia quotidianità e i miei compiti di genitore, talvolta mi distoglie. Quando sono fuori in giro per concerti, spesso mi trovo in quel momento in cui vorrei che il tempo si fermasse, che la musica non smettesse mai. In quei momenti, basta mettere le mani in tasca e toccare le chiavi di casa per ricordarmi dov’è il mio vero posto nel mondo. È come se le chiavi, con il loro freddo metallo, mi connettessero immediatamente al calore e alla serenità del mio rifugio. Un promemoria tangibile del legame con la mia famiglia.

OGGETTO 3: Il kimono

Il kimono, nella cultura occidentale, incarna un’armonia tra bellezza esteriore e interiore, riflettendo l’essenza di una cultura profonda e ricca di significato.
E così come la spiritualità e l’autenticità sono legate al kimono, anch’esse sono qualità che risuonano profondamente in me e rappresentano una meta a cui ambisco. La ricerca di una connessione più profonda con me stesso, la volontà di essere autentico e fedele alla mia essenza, sono pilastri fondamentali del mio percorso di vita. 

OGGETTO 4: Il porta-torte

Il ciambellone è molto più di un semplice dolce. Rappresenta il calore di casa, l’affetto e l’amore di chi, con dedizione, ha preso tempo e cura per prepararlo. Un abbraccio mattutino che fa iniziare ogni giornata con un tocco di “dolcezza”.

OGGETTO 5: Il papillon

Non può mancare tra gli oggetti di casa il famoso papillon. Il simbolo fondamentale del mio cambiamento. Rappresenta ideologicamente il mondo degli eventi, quello che mi ha dato l’opportunità di sostenere me stesso e di dedicarmi finalmente completamente alla musica. Riprendere i miei vecchi brani e circondarmi di persone del settore che fossero interessate a condividere con me questo progetto. Una devozione talmente forte, che ho scelto di incorporare il papillon nel mio nome proprio perché mi ricorda costantemente che non è mai troppo tardi per prendere in mano la propria vita e cambiare, per sentirsi liberi e felici di fare ciò in cui si crede.

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Pop

Cosa c’è nella camera di Donïa Nö

Donı̈a Nö è una cantautrice toscana di adozione romana. Nel 2019, dopo varie esperienze in progetti sia cover che di musica originale, guidata dall’esigenza di potersi esprimere completamente, dà vita al suo progetto solista che, causa Covid, vedrà la luce solo a novembre 2021 a nome d’arte di “The Silence”, con il primo singolo e altri brani pubblicati successivamente. Nel 2022 inizia la sua attività live accompagnata da una band di tre elementi, aprendo a Cigno, alla band Le Cose Importanti e partecipando ad alcuni contest fra cui “Firenze Suona” e “Lazio Sound”. Nel 2023 diventa Donı̈a Nö ed esce con il primo singolo in italiano. Nel Luglio 2023 suona al Men/go Music Fest di Arezzo in apertura a Colla Zio e Rosa Chemical e riprende la sua attività live. Nine Inch Nails, The Soft Moon, Fever Ray, Bones UK, Subsonica e molti altri sono tra le varie influenze che Donı̈a riporta nel suo sound, caratterizzato da elettronica e suoni distorti, voci pulite e sporche che si alternano, urla e melodie eteree. Le atmosfere dark sono onnipresenti e i synth e le chitarre che li producono, creano un immaginario inquietante ma allo stesso tempo magnetico. Donı̈a trasla la sua ombrosità e la sua rabbia in musica facendo un esorcismo collettivo e di sé. Quella di Donı̈a è musica per alleggerire il peso dell’ansia post-moderna, prenderne atto e, in fin dei conti, ballarci su.

Lo scorso 6 aprile è uscito su tutte le piattaforme di streaming il suo EP di debutto dal titolo “Finché sono viva”. Ci siamo quindi autoinvitati a casa della cantautrice per conoscerla meglio, e questi sono gli oggetti che ci ha mostrato:

“Gli occhiali da sole sono un po’ una mia fissa da sempre, ne ho una collezione. Da qualche anno oltretutto la luce del sole mi da particolarmente fastidio, quindi per me sono immancabili sempre. Quelli del momento sono questi e mi accompagnano in tutti i live, come accessorio indispensabile.”

“Ho comprato questo disegno meraviglioso da Membra, un’artigiana e artista che ho conosciuto ad un mercatino. Ne sono rimasta colpita dal primo sguardo e ho deciso di comprarlo e incorniciarlo. L’ho trovato compatibile con la mia essenza.

Nella mia testa si intitola Sorellanza”.

“Non c’è nulla di poetico in questo oggetto. C’è un legame ovviamente, dato che mi è stato regalato da una cara amica che sa che ho una fissa per i tirannosauri e le tazze, di cui ho una piccola collezione a casa di mia madre. Con il calore cambia colore e diventa uno scheletro. Fantastica! Ma niente di poetico in effetti.”

“Da qualche anno sono affascinata dalla figura delle streghe nella storia, di cui leggo e guardo film o serie tv, documentari ecc. Questo libro che molto molto lentamente sto leggendo, fa parte di tutto questo materiale, scoperto grazie a un amico che me l’ha consigliato.”

“Questa bottiglia, di ormai qualche anno fa, mi era capitata per caso e l’ho conservata perché da anni sogno di andare a Londra ma, ogni volta che tento, succede qualcosa per cui non riesco o non ho semplicemente la possibilità. Quindi sta lì appoggiata sulla mia mensola a ricordarmi che prima o poi riuscirò a fare questo piccolo viaggio. Nel frattempo, ci sono appesi tutti i pass dei concerti che ho fatto come musicista.”

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Indie Pop

Il Breakfast Club agrodolce di Simone Matteuzzi

“Invito per colazione” è l’album d’esordio di Simone Matteuzzi, uscito venerdì 19 aprile 2024, via Zebra Sound con distribuzione Virgin Music Italia. L’invito al viaggio del cantautore milanese ci conduce in una dimensione post-onirica, giocosa quanto seria, perché è questa l’ambivalenza alla base di ogni vera sperimentazione; un luogo dove accettare le contraddizioni dell’artista moderno e la personalizzazione dell’individuo non sembra affatto impossibile.

Queste le parole con le quali il giovane artista presenta il disco:
«Qualcosa sta irrompendo nei suoi primi vagiti nella pulsante culla di pluralità e contraddizioni che e` la torrida estate milanese.
Appena nato, ancora in piccole demo, si scansa come per gioco da ideologie stilistiche dalle identità monolitiche, proiettandosi nella libertà della pura contaminazione, che è vita.
Posto questo vi chiederete, di cosa stiamo parlando?
Per spiegarvelo al meglio, permettetemi un invito al viaggio, nel nostro caso un “Invito per Colazione”, quale miglior momento per raccontarlo, mentre si scivola mollemente in una giornata evaporata da tempo e spazio? Tra fumi, sapori, suoni e parole scopriremo vivande pregiate e biliose bevande dalle quali farsi tentare.»

Puoi ascoltare l’album qui:

BIO

Simone Matteuzzi, cantautore e musicista della nebbiosa provincia di Milano, classe 2001, scrive e realizza le sue canzoni sonnecchiando qua e là tra accordi, profumi, sillabe e impressioni; forse con grande acutezza e sensibilità, o forse con un’ironia agitata, brulicante. Sin da bambino è innamorato della black music, suggestione che completerà negli anni del liceo con la scoperta e lo studio del jazz, della classica, del cantautorato e di vari generi sperimentali.
Suona in numerosi locali di Milano e hinterland con progetti jazz e cantautorali. Nel 2022 vince il Premio“Ricerca e Contaminazione” della Pino Daniele Trust Onlus, con la quale partecipa successivamente come artista e tastierista all’evento “Qualcosa Arriverà”, audiovisual performance nella Galleria Umberto I di Napoli. Nel 2022 inizia a collaborare, come artista e produttore, con Zebra Sound, società di produzione ed edizione musicale di Milano, con la quale produce il suo progetto d’esordio. Con il suo singolo “Ipersensibile” è tra gli otto vincitori dell’edizione 2023 di Musicultura, Festival Della Canzone d’autore e della canzone popolare in lingua italiana e tra i finalisti di Jazz the Future, concorso indetto da JazzMI e Volvo Studio Milano. Nel 2023 inizia la sua collaborazione come artista con Costello’s Records.

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Fonte: Costello’s Records

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Indie

Altrove ci raccontano “Panorama a metà strada”

“Panorama a metà strada” è il nuovo singolo della band veneta Altrove, fuori su tutte le piattaforme digitali dal 12 aprile e distribuito da Distrokid. Il titolo del brano prende ispirazione dalla serie televisiva animata “Bojack Horseman”, nello specifico dalla puntata 15 della stagione 6. Nell’episodio, infatti, il protagonista del cartone fa un sogno che lo costringe a tirare le somme della sua vita, a rendersi conto di essere stato intrappolato da una realtà splendida, ma artefatta che lo ha trasformato sempre più nella brutta copia di se stesso.

Ricalcando l’esperienza di Bojack, gli Altrove dedicano le strofe ad un flusso di coscienza indefinito ed irrazionale per poi lanciarsi andare ad un ultimo e disperato grido d’aiuto nei ritornelli. Il significato introspettivo e complesso del testo si contrappone a delle sonorità pop e leggere, con una strumentale incalzante e delle ritmiche serrate.

Ciao ragazzi! Il vostro nuovo brano prende ispirazione da “Bojack Horseman”, in particolare da un episodio in cui il protagonista si rende conto di essere intrappolato in una realtà in grado di renderlo la brutta copia di se stesso; in che modo questa sensazione ha condizionato la scrittura del singolo? Vi sentite anche voi un po’ intrappolati in un ambiente analogo?

La puntata in questione ha un significato fortissimo. Il testo ha iniziato a prendere forma di getto, così come tutta la canzone, in uno dei nostri “ritiri” in cui stacchiamo da tutto per passare qualche giorno insieme in montagna e lavorare alla nostra musica. Con le prime parole si è creata questa connessione con la storia di Bojack e con tutte le sensazioni che la puntata “Il Panorama a Metà Strada” portano.

Il senso di smarrimento e di travolgimento del protagonista è qualcosa che rivediamo molto anche nella società di oggi, anche su noi stessi. Le strofe vogliono rappresentare più che altro un flusso di coscienza indefinito, così come il sogno ricorrente di Bojack che caratterizza la puntata, culminando poi nei ritornelli in un grido di aiuto. Viviamo in una società fortemente instabile e dinamica ed è qualcosa che vediamo tutti i giorni, a volte questo crea delle opportunità, altre ci fa sentire in trappola, frastornati e in continua comparazione agli altri.

Definireste “Panorama a metà strada” una canzone generazionale?

Sicuramente è una canzone che può rappresentare uno spaccato della società odierna. Non solo la nostra generazione viene colpita dal disagio della precarietà, ma la richiesta di aiuto comprende probabilmente un disagio trans-generazionale.

A chi è rivolto il “grido d’aiuto” protagonista del ritornello?

Bojack nella puntata cerca disperatamente di mettersi in contatto con Diane, senza riuscirci. Lo stesso grido di aiuto c’è nella nostra canzone, non è rivolto ad una sola persona specifica ma è più che altro uno stato d’animo. L’ascoltatore si può rispecchiare nella solitudine del grido stesso e quindi esserne il vero destinatario.

Il sound di questo nuovo pezzo appare un po’ più articolato rispetto a quello del vostro album d’esordio “Mongolfiere”, è così? Avete sperimentato un po’ di più durante la sua scrittura?

Il nostro album “Mongolfiere” è frutto di tanta passione, ma anche dell’inesperienza che al tempo della sua scrittura ci caratterizzava ancora. Abbiamo fatto tesoro di ciò che abbiamo imparato mentre ne affrontavamo la creazione, e il nuovo singolo è il primo frutto di ciò che ne è seguito. Siamo ora forti di esperienze di gruppo e personali che ci rendono più capaci, e dell’appoggio di alcune figure che hanno deciso di accompagnarci nella nostra avventura.

Tutto questo ha contribuito fortemente a rendere più dinamiche e articolate le fasi di scrittura, arrangiamento e produzione dei pezzi.

Il vostro progetto si basa molto sull’autoproduzione; quanto è difficile mantenere una propria indipendenza nel settore musicale in Italia nel 2024?

Nonostante registrare e produrre musica oggi sia più facile e più accessibile economicamente rispetto al passato, grazie ai vantaggi della digitalizzazione, per ottenere un risultato di qualità è necessario ricorrere all’utilizzo di strumentazione avanzata, e spesso al supporto di professionisti nel settore.

Noi riusciamo a mantenere una nostra indipendenza nelle fasi creative iniziali e di preproduzione, anche grazie alla disponibilità di alcuni esperti inseriti nel progetto.

Tuttavia, ad esempio, nelle fasi di registrazione di alcuni strumenti, di mixaggio e masterizzazione, ci affidiamo agli studi.

Gran parte delle spese del vostro prossimo lavoro è stata coperta tramite crowdfunding, raccontateci un po’ di questa esperienza…

Ci piace pensare la nostra “comunità altroviana” come una famiglia, e per questo abbiamo chiesto aiuto alle persone che credono nella nostra musica e che vogliono vederla realizzata. La musica costa, e noi, da studenti universitari, non riusciamo a coprire tutte le spese.

Per questo abbiamo deciso di aprire il nostro primo crowdfunding, dopo mesi di preparazione, e di studio delle ricompense da assegnare ai donatori. Siamo stati molto sorpresi dalla portata della risposta che abbiamo ricevuto, raccogliendo in poco tempo molto più di quanto ci aspettassimo e riuscendo a coprire buona parte delle spese. Ringraziamo tutti coloro che hanno contribuito. Anche oggi che scriviamo, abbiamo usufruito delle vostre donazioni per il mixaggio di uno dei brani che uscirà nel prossimo periodo.

Parlateci un po’ dei vostri progetti futuri, avete già delle date da proporci?

La nostra primavera di live è già piena. Suoneremo a San Donà il 21 aprile e il 10 maggio, e a Mogliano Veneto il 1 maggio. Dopo un periodo intenso di registrazione e produzione di brani, siamo contenti di poter tornare live, più pronti e carichi che mai.

Anche quest’estate vorremmo suonare spesso in pubblico, anche fuori dal Veneto. Stiamo definendo proprio in queste settimane le date e gli eventi a cui parteciperemo.

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Pop

Le 5 cose preferite di Simone Berti

Il diario dello stupido è il secondo singolo di Simone Berti, disponibile su tutte le piattaforme digitali dal 12 aprile. Si tratta di una ballad ritmata e avvolgente dove il cantautore ha deciso di mettere tutti i suoi sentimenti.

Un diario in cui raccontare tutti quei momenti in cui la vita non gioca bene la sua partita e ci mangia pedine importanti lasciandoci con un senso di vuoto e impotenza. Simone Berti elabora questi sentimenti con musica e scrittura, nasce così “Il diario dello stupido“.

Noi volevamo conoscerlo meglio, e per farlo gli abbiamo chiesto quali fossero le sue cinque cose preferite.

  1. CUFFIE: Sono letteralmente un’estensione del mio corpo e della mia anima: non mi separerei mai da loro. Attualmente ne ho tre paia perché ho bisogno di avere dei “back-up” nel caso le prime si scaricassero “troppo in fretta” (ovvero dopo qualche ora). Il momento preferito per utilizzarle, a mio parere, è la sera quando si è sul letto; è così che molto spesso mi sono sentito ispirato e ho iniziato a scrivere! 
  1. DISCHI: Quando parlo di “dischi” non mi riferisco ai vinili, bensì ai CD (il che vi fa capire quanto sia influenzato dagli anni 90’). Devo ammettere che è una passione che ho iniziato a coltivare abbastanza recentemente: Il mio primo disco è stato “Dangerous Woman” di Ariana Grande e l’ho ricevuto come regalo di compleanno qualche anno fa. Ricordo quanto l’abbia riprodotto non-stop quando ero alle superiori; penso che se iniziassi a canticchiare qualche canzone dell’album, i miei genitori saprebbero la melodia senza pensarci troppo.
  1. GIOCHI DI RUOLO: La mia creatività non è concentrata solo su una cosa (come ad esempio la musica), ma anche, ad esempio, sui videogiochi ed i giochi di ruolo. Quando ho sessione di D&D (Dungeons & Dragons) coi miei amici, so già che passerò una bellissima serata tra chiacchiere e risate. Una cosa di cui sono molto certo è che se la campagna dovesse dipendere, ad un certo punto, da un mio tiro di dadi… diciamo che non ho la Fortuna dalla mia parte.
  1. VIAGGIARE: Quando si parla di organizzare viaggi, la mia testa elabora alla velocità della luce qualsiasi meta e percorso immaginabile. Nonostante tutti i miei piani di viaggi siano calcolati in modo meticoloso, devo ammettere che ho sempre un po’ l’ansia di essermi dimenticato qualcosa di importante. 
  1. IL MARE: Sono una di quelle persone che avrà visitato zone di montagna così poche volte da contarle sulle dita della mano. Ogni volta che sono in vacanza, ho sempre l’intenzione di svegliarmi molto presto e vedere il sorgere dell’alba in spiaggia, ma come dice il proverbio, “tra il dire ed il fare c’è di mezzo il mare”.