“Mandic” è il nuovo EP dei VIZIOSA, uscito martedì 14 gennaio 2025. Un distillato del post punk furente e intransigente del duo eporediese, 5 elegie corrosive che raccontano storie di emarginati sociali.
Foto: Ivan Cazzola
Queste le parole con le quali la band presenta il disco: «”MANDIC” (sostantivo piemontese) Si riferisce a figura sociale di persona comunemente considerata naïf e improntata a un ottimismo non agganciato alla realtà. Per tale motivo viene spesso emarginata e derisa.»
Puoi ascoltare l’EP qui:
BIO VIZIOSA è l’incontro malato fra generazioni punk differenti, quella del ‘77 e quella del post punk più attuale. Le canzoni raccontano in modo crudo di persone messe ai margini dalla società, maltrattate e offese, ma anche di amore e di speranza, il tutto condito da un sound acido, potente e tumultuoso. VIZIOSA mette a nudo la parte più intima e schifosa di ognuno di noi, quella che tutti cerchiamo di nascondere dentro noi stessi.
“IN:titolo” è il nuovo LP di Giulia Impache, uscito venerdì 17 gennaio 2025 via Costello’s Records. Se si dovesse stilare una classifica dei dischi più originali dell’anno appena iniziato questo allucinante debutto che mescola ingegnosamente elettronica, madrigali e glitch-pop sarebbe al primo posto, ma è molto probabile che mantenga una posizione ragguardevole anche tra 11 mesi. Una penna dallo stile unico, una voce celestiale. Giulia è la fantasia al potere.
Foto: Stefano Mattea
Queste le parole con le quali l’artista presenta il disco: «Ho scelto questa foto scattata qualche tempo fa dalla fotografa emergente Luce Berta per vari motivi, tra cui la delicatezza di questa fotografia e l’armonia delle onde create dal velo che mi avvolge. Trovo che rendano il tutto più etereo. Io e Luce abbiamo iniziato questo percorso insieme, le ho affidato l’immagine del mio progetto fin dall’inizio. Lavorando insieme, spesso anche in simbiosi, la nostra produzione artistica si è lasciata contaminare dalle nostre rispettive ispirazioni. Penso non ci sia aspetto più prezioso nel condividere l’amicizia con un’artista. La fotografia di Luce è stata adattata da Cecilia Rolfo, graphic designer torinese per la realizzazione finale della Cover del disco. Il volto in copertina si mostra al pubblico coperto da un abito velato, il mio filtro con la realtà, il velo che mi consente di esserci con delicatezza e lasciare spazio alla mia musica. Dove mi trovo? Da dove vengo? Mi hanno appena depositato dallo spazio o mi ci stanno portando? In:titolo dai primi ascolti ti avvolge in un’atmosfera elettro-cosmica, con i suoi suoni sperimentali che si intrecciano insieme a melodie influenzate dall’ascolto di musica antica intersecata alla line pop e alle sonorità elettroniche. E io, un po’ aliena in questo universo, mi avvalgo dei suoni per comunicare nel modo più terrestre possibile. “Vorrei che i testi delle canzoni che compongono il disco facciano fluttuare con semplicità chi ascolta in delle suggestioni in cui rivedersi” Per questo i brani hanno dei testi volutamente sospesi, come quelle storie dal finale aperto che lasciano all’immaginazione delle persone la possibilità di crearselo da sé. Con le parole creo delle immagini che permettono di avvicinarsi al mio mondo e alla mia musica. Da sempre sono affascinata dal mondo della fantascienza, mischiato agli anime giapponesi e alla passione per l’epoca medievale e la musica antica. Tutto questo si può ritrovare nel disco “In:titolo”. Perché ho scelto questo nome? Mi sono chiesta: “come lo intitolo? In:titolo!” Alla fine come si fa a racchiudere un percorso, che dura da anni, di scoperta, studio e sacrifici per la musica in un’unica parola? “In:titolo” è un modo per esorcizzare il fatto che tutto debba essere sempre preso troppo sul serio. Sono una persona ironica e mi piaceva giocare anche con il mondo dell’arte contemporanea, in cui le opere sono spesso prive di titolo.»
Puoi ascoltare l’album qui:
BIO Giulia Impache è una cantante e compositrice italiana. Il suo suono e la sua ricerca musicale esplorano la voce in relazione al corpo su un piano tecnico ed emotivo. Si tiene lontana da etichette e generi, cercando di mantenere la sua natura ibrida, data dalla miscela di influenze che vanno dalla musica antica al folk e dall’ambient all’elettronica “spaziale”. Aperta all’ascolto, è stata in grado di plasmare una miscela stilistica e sonora che coinvolge la voce come strumento per creare suoni avvolgenti, eterei e oscuri. La sua ricerca mira anche a rompere il legame canonico con le parole. Sperimentando con le sonorità, si trova a parlare nuovi linguaggi basati sulla connotazione, sul fonema libero da qualsiasi legame concettuale predefinito, lo stesso impasto emotivo ed evocativo che un suono può portare.
“L’illusione di qualcosa d’importante” è il nuovo EP di Derri, uscito venerdì 10 gennaio 2025. Come un affreschista navigato, il cantautore monzese attinge a una tavolozza ricca e brillante dando vita alla propria armonia cromatica e realizzando un disco d’esordio versatile, segnato tanto dalla vocazione alla melodia catchy quanto dalla ricerca di un sound personale.
Foto: Vincent Navarro
Queste le parole con le quali il cantautore presenta il disco: «Il disco ricalca un periodo che ha portato Derri a cambiamenti importanti oltre che a collaborare con studi e figure del mondo della musica di tutto lo stivale, stabilendo la propria identità ed esplorandone i confini allo stesso tempo. Lo scorrere del lavoro lo vede cambiare vesti e adottare registri e stili differenti tra loro, oscillando tra pop, indie ed elettronica, sempre mantenendo centrali la voce e il racconto. I temi affrontati sono quelli dell’amore, della solitudine, dell’incomprensione ma, soprattutto, del cambiamento e della fiducia in sé e negli altri, sempre in una cifra verosimile e mai esasperata, per quanto pittoresca. L’illusione di qualcosa d’importante si manifesta su molti livelli: è quella al centro delle vicende raccontate, dove le aspettative vengono disattese fino all’accettazione finale. La vera libertà è quella portata dai brani che, sotto alla musica elaborata, nascondono esperienze molto comuni, come le sfere che nascondono il volto di Derri nella copertina; è quella degli artisti chiamati ad approcciare sempre il proprio progetto come se fosse più importante di quello che è. È quell’illusione che spinge in avanti e alla quale ricorriamo per trasformare le nostre vite ordinarie in esperienze avvincenti e particolari, ma anche quella che alle volte le sminuisce confrontandole con altre apparentemente più importanti delle nostre. Il primo EP di Derri è l’impronta del suo cammino negli ultimi due anni, in cui il progetto si è trasformato da personale e confinato ad esteso alla collettività e più nomade: è un cammino partito da un provino per Sanremo Giovani, passato da un periodo più sperimentale connesso a Roma e alla Sardegna e concluso con la formazione di una squadra con l’obiettivo di sfornare hit, pronte a costellare il futuro del cantautore.»
Puoi ascoltare l’EP qui:
BIO DERRI è un cantautore per necessità. Crede che la vita ordinaria sia psichedelia, che dentro alle cose di tutti i giorni ci sia tutta la poesia e il dramma di cui abbiamo bisogno. Abbracciando un ampio spettro di generi e influenze e attingendo dalle esperienze personali più diverse, ha sempre cercato, come un alchimista, il giusto equilibrio tra canone e follia, tra pensiero ed emozione, senza mai rivelare del tutto quanto ci fosse di suo in quanto veniva raccontato. Canta in modo distintivo testi vividi, di fronte a interi panorami sonori per un’esperienza pop che è tutto fuorché plasticosa, pur mantenendo il carattere da hit. I suoi brani immortalano le affascinanti stranezze e le contraddizioni dell’esperienza in uno sfondo animato e ricco di dettagli.
“Stanza 5 – Piano Terzo” è il nuovo EP delle Risorse Umane, uscito venerdì 13 dicembre 2024 via Notturno Dischi. Un lavoro caratterizzato da storie tanto nostalgiche quanto nebbiose, dove le atmosfere alienanti tipiche della new wave si miscelano splendidamente con il tono crudo dei testi.
Foto: Simone Zappacosta
Queste le parole con le quali il trio presenta il disco: «Prima di essere risorse, siamo stati umani, per la precisione giovani umani. In questo EP è racchiuso quello che ci ricordiamo di quel tempo. Se questa operazione sia una classica celebrazione dell’età dell’oro o un subdolo processo di galvanostegìa è difficile a dirsi.»
Puoi ascoltare l’EP qui:
BIO “Ci duole rimarcare come la posizione di responsabile del Dipartimento F4 sia vacante da qualche mese. Durante la conseguente autogestione, le Risorse Umane del suddetto dipartimento hanno di fatto prevaricato i ruoli a loro assegnati contravvenendo alle linee guida aziendali e formando un trio PP/NW. L’azienda sta attualmente prendendo provvedimenti.”
Le Risorse Umane sono una band post punk / new wave nata sulla direttrice che divide le due grandi metropoli italiane di Milano ed Ancona. Al momento in numero di tre, i membri del gruppo si sono incontrati all’inizio degli anni 20 seguendo certe rotte in diagonale. 80, 90, 00 sono le decadi di riferimento da cui le risorse attingono a piene mani per creare il loro immaginario sonoro.
“TARDA GIOVINEZZA” è il nuovo singolo dei LEGRU, uscito martedì 10 dicembre 2024. Versi taglienti a pieno ritmo per un anthem crepuscolare che parla a chiunque si senta fuori posto.
Foto: Manitu Studio
Queste le parole con le quali il trio presenta la canzone: «”Tarda Giovinezza” esprime la frustrazione di una generazione disillusa, immaginando un ribaltamento ironico dei valori in cui il disagio si trasforma in un atto di decrescita. È un inno alla decadenza e alla ricerca di un senso, lontano dai canoni imposti dalla società.»
Puoi ascoltare il brano qui:
BIO LEGRU è un progetto nato nel 2022 a Como e formato da Nick, Teo e Alba. Il loro sound è un mix di sonorità elettroniche, tappeti ritmici ed effetti voce: anima pop, cuore punk, atmosfere urban. Dopo una prima fase di scrittura ed attività live nei dintorni di provincia, nel 2023 la band inizia la produzione e registrazione a Livorno del primo LP insieme al producer Andrea Pachetti (Zen Circus, Emma Nolde, Brunori Sas, Dente). Nel 2024 la band entra a far parte del roster di Costello Agency. Nel 2025, dopo aver pubblicato quattro singoli, la band presenta il suo primo LP “COMFORT”, un album eclettico di 8 tracce in cui l’indie pop si fonde con la tensione del punk e la fluidità dell’elettronica.
“TNT” è il nuovo singolo di Derri, uscito martedì 3 dicembre 2024. Un brano che, con una certa dose d’ironia, esprime il conflitto interiore delle prime fasi dell’innamoramento. Gli effetti “atomici” dell’improvviso e conturbante entusiasmo vengono esaltati dal mood danzereccio e da un tappeto di sintetizzatori 80s.
Foto: Vincent Navarro
Queste le parole con le quali il cantautore presenta la canzone: «”TNT” è un lavoro frizzante che parla con ironia della paura di innamorarsi, che si fa viva quando è troppo tardi. Il carattere dance del brano rispecchia l’esplosività dell’entusiasmo dei primi momenti, l’agitazione della perdita di controllo e il desiderio di ingaggiarsi in una nuova relazione che fa a pugni con l’istinto di correre ai ripari. Gli elementi elettronici e synth tipici del pop si abbinano alla chitarra acustica e allo stile indie: il risultato è un brano che fa muovere il corpo, pur mantenendo un carattere cantautorale. Il concept del conflitto interno viene mantenuto nella parte visiva dove Derri “combatte” un incontro di pugilato con una ragazza, che è il teatro delle sue peggiori preoccupazioni. Il cantautore, infatti, subisce attacchi senza reagire fin dalla conferenza stampa. L’unica possibilità che ha è provare a prepararsi inutilmente e ad esprimersi con la musica, andando verso un epilogo che lo vede, in ogni caso, sconfitto.»
Puoi ascoltare il brano qui:
BIO DERRI è un cantautore per necessità. Crede che la vita ordinaria sia psichedelia, che dentro alle cose di tutti i giorni ci sia tutta la poesia e il dramma di cui abbiamo bisogno. Abbracciando un ampio spettro di generi e influenze e attingendo dalle esperienze personali più diverse, ha sempre cercato, come un alchimista, il giusto equilibrio tra canone e follia, tra pensiero ed emozione, senza mai rivelare del tutto quanto ci fosse di suo in quanto veniva raccontato. Canta in modo distintivo testi vividi, di fronte a interi panorami sonori per un’esperienza pop che è tutto fuorché plasticosa, pur mantenendo il carattere da hit. I suoi brani immortalano le affascinanti stranezze e le contraddizioni dell’esperienza in uno sfondo animato e ricco di dettagli.
“Davide” è il nuovo singolo dei VIZIOSA feat. Drew McConnell, uscito venerdì 29 novembre 2024. La band piemontese porta avanti il sodalizio con l’ex membro di Babyshambles e Liam Gallagher, realizzando una traccia furiosa che decolla con le chitarre impetuose e taglienti del musicista irlandese.
Foto: Ivan Cazzola
Queste le parole con le quali la band presenta la canzone: «”Davide” è un inno alla follia e alla purezza d’animo. Un racconto onesto e tagliente che scava nell’anima di una persona pura, che spesso non viene capita fino in fondo. Senza saperlo potresti essere stato il suo Golia.»
Puoi ascoltare il brano qui:
BIO VIZIOSA è l’incontro malato fra generazioni punk differenti, quella del ‘77 e quella del post punk più attuale. Le canzoni raccontano in modo crudo di persone messe ai margini dalla società, maltrattate e offese, ma anche di amore e di speranza, il tutto condito da un sound acido, potente e tumultuoso. VIZIOSA mette a nudo la parte più intima e schifosa di ognuno di noi, quella che tutti cerchiamo di nascondere dentro noi stessi.
“Occhi” è il nuovo singolo di Giulia Impache, uscito venerdì 22 novembre 2024. Ci sono certe compositrici per le quali la sperimentazione è il primo motore, ciò che le spinge a creare. Giulia è una di queste. Vi sfido a trovare un’artista della scena alternativa italiana che miscela con tale maestria glitch e suggestioni ambient a reminiscenze di musica medievale. Il risultato è incredibile.
Foto: Luce Berta Styling: Sarah Podestani
Queste le parole con le quali l’artista presenta la canzone: «”Occhi” è il brano con cui mi sono avvicinata alla musica antica e medievale. L’ho scelto come singolo perché è un nuovo capitolo del mio percorso musicale, il tentativo che prova a conciliare tutti quelli che sono i miei ascolti. Abbiamo passato un periodo della nostra vita in cui erano solo gli occhi a parlare. Gli occhi cambiano, patiscono in silenzio, gli stessi occhi che io ho voluto.»
Puoi ascoltare il brano qui:
BIO Giulia Impache è una cantante e compositrice italiana. Il suo suono e la sua ricerca musicale esplorano la voce in relazione al corpo su un piano tecnico ed emotivo. Si tiene lontana da etichette e generi, cercando di mantenere la sua natura ibrida, data dalla miscela di influenze che vanno dalla musica antica al folk e dall’ambient all’elettronica “spaziale”. Aperta all’ascolto, è stata in grado di plasmare una miscela stilistica e sonora che coinvolge la voce come strumento per creare suoni avvolgenti, eterei e oscuri. La sua ricerca mira anche a rompere il legame canonico con le parole. Sperimentando con le sonorità, si trova a parlare nuovi linguaggi basati sulla connotazione, sul fonema libero da qualsiasi legame concettuale predefinito, lo stesso impasto emotivo ed evocativo che un suono può portare.
Abbiamo fatto qualche domanda al sassofonista Marco Scipione, fresco dello sperimentale disco d’esordio solista, per il quale ha avuto la percezione di essere “disperso in una foresta dove volevo andare da tempo”.
Artwork: Pietro Bonaiti
Dopo aver già pubblicato musica con i DANG!, la tua band post punk hardcore, “H(ost)” rappresenta il tuo vero e proprio debutto solista: che sensazione è aver rilasciato un progetto totalmente personale? Il lavoro compositivo con i DANG! è una palestra dove tutti portano idee e guidati dalla risolutezza del trio si arriva sempre ad una soluzione in modo molto efficiente. Invece, lavorare su un progetto originale in solo, da la sensazione di essere dispersi in una foresta. Se hai i mezzi e le capacità, puoi procacciarti cibo, acqua e costruire a mani nude una capanna, ma devi prendere delle decisioni. Devi seguire una direzione in un sentiero senza segnali e tirare dritto nella speranza di trovare degli indizi che ti suggeriscano cosa potrai trovare al prossimo checkpoint del tuo cammino. Al momento comincio a trovarmi bene in questa foresta e sto cercando di trarre ispirazione il più possibile da essa anche perché ci sono andato volontariamente e volevo farlo da tempo. Non è il primo disco di originali della mia vita (anzi…) ma è il primo in solo e sono molto emozionato anche solo ad immaginarne una sua evoluzione. Ovviamente averlo pubblicato è meraviglioso e mi sono tolto un gran peso dalle spalle che ora si stanno appesantendo nuovamente per il suo seguito.
Già dal titolo, il tuo disco esprime l’intenzione di unire generi e suggestioni diverse tra loro, dalla colonna sonora all’ambient, dal jazz alle influenze elettroniche, l’album include uno spettro di riferimenti poliedrico e sfaccettato. Qual è il filo rosso della tua ricerca sonora, al di là dell’utilizzo del sassofono? Penso siano i miei viaggi e la ricerca ossessiva di descriverla a suoni, non a melodie, come si potrebbe pensare da un sassofonista. Con suono intendo, texture sonora che rievoca in me la sensazione di un luogo. Ad esempio “Morning Mist” è la rappresentazione sonora delle mie passeggiate all’alba con il mio cane (Sergio) immersi nella nebbia più fitta, molto spesso al buio. Il telefono non squilla, si è in totale solitudine, al freddo, si ha la possibilità di pensare molto e per noi artisti è una cosa molto importante.
La stessa volontà di pubblicare un album dominato dal suono del sassofono può rappresentare un azzardo all’interno di un panorama musicale che esclude quasi totalmente la musica strumentale. Ciononostante, il tuo approccio artistico e sperimentale riesce a includere elementi pop che intrattengono e catturano l’ascoltatore; come riesci ad elaborare uno stile capace di non risultare eccessivamente virtuosistico? Semplicemente non ci penso, non mi sono mai posto il problema. “H(ost)” è quello che ero al momento della sua composizione senza nessun filtro, pensando solo ad esternare la semplice voglia di creare e cercare. Ovviamente è un disco che comprende una summa delle mie esperienze musicali, quindi anche il pop da cui ho appreso molto.
Oltre all’ampia varietà di generi toccati da “H(ost)”, dichiari di esserti ispirato a una gamma di prodotti culturali davvero ampia, dalla musica dei Radiohead ai videogiochi e alla cultura cinematografica. Come trasformi questo complesso background culturale in musica? Come un jazzista parla il suo linguaggio e affonda le mani nella tradizione senza pensarci attivamente, grazie al mio “Sassofono Modificato” ho la possibilità di esprimermi in 4 dimensioni e creare senza nessun tipo di filtro. I videogame, i manga, le colonne sonore, il rock, il death, i viaggi durante i tour, sono già parte di quello che sono perciò, nel momento esatto in cui mi esprimo, queste cose riaffiorano naturalmente, senza che io debba sforzarmi per farlo.
Al di là della tua attività di musicista dal vivo e session man, con questo progetto hai avuto la possibilità di esprimere a pieno il lato più intimo e personale della tua riflessione artistica. Che sensazioni vorresti trasmettere attraverso il suono di “H(ost)”? La prima cosa di cui mi preoccupo quando riascolto il brano che ho appena registrato è se riesce a trasmettere il “colore” che ho in mente a me stesso. Devo sentire lo stomaco che si stringe in una leggera sofferenza, allora capisco che la direzione è giusta. Penso che ognuno di noi elabori la realtà in maniera differente e di conseguenza anche le emozioni che si provano ascoltando musica. Spero di trasmettere, anche solo in parte, quello che provo durante la composizione ripensando ai miei viaggi e alle mie esperienze nell’intimità del mio studio.
BIO Marco Scipione è un sassofonista italiano considerato uno dei nomi più rilevanti della scena emergente. Sassofonista anomalo, virtuoso nel jazz e nella fusion ma con un solido background nel rock e nel metal, è uno dei principali utilizzatori di effetti sul suo strumento che distorce e modifica ispirandosi a Kurt Cobain, ai riff di Tom Morello e alle suggestioni sonore eteree dei Radiohead. Un approccio che esprime a pieno nel suo trio post punk hardcore DANG! La passione per le colonne sonore, la musica di ricerca, i videogames hanno spinto Marco a continue esplorazioni sonore, maturate in diversi progetti e concerti in solo. L’anima rock e quella sperimentale si chiudono in un perfetto ed eterogeneo triangolo musicale con la sua attività di session man che lo vedono girare il mondo assieme ad alcuni dei più autorevoli artisti pop e jazz italiani (Eros Ramazzotti, Mario Biondi, Tommaso Paradiso). “H(ost)” è il debutto di Marco Scipione come solista. Registrato al Bunker Studio di Brooklyn è un disco di solo sax, senza sovraincisioni o loop.
Abbiamo seguito da vicino il recente percorso artistico di Giovanni Milani e siamo rimasti colpiti dal suo modo di sperimentare. Non potevamo quindi non fargli qualche domanda sul suo ultimo lavoro e sul futuro del progetto.
Artwork: Alberto Zampano
La copertina di “Fotografia N.2” ti ritrae mentre uccidi metaforicamente un’altra versione di te. Da dove nasce questa scelta, e come mai hai deciso di veicolare questa idea in maniera così diretta già dalla copertina? Il gesto di puntarmi una pistola alla testa è un’immagine che purtroppo non mi libera da qualche anno, e in qualche modo la copertina vuole anche esorcizzare quest’azione, poiché in questo caso l’atto di uccidermi significa anche rinascere.
Compositore, sassofonista e cantautore: sei un artista in costante cambiamento, e ascoltando questo disco è chiaro come tu abbia provato a unire tutte le tue anime traendone un progetto coeso ed unitario. Credi di esserci riuscito, o pensi di essere ancora immerso nel processo di sperimentazione? No, non credo di esserci riuscito, credo sia solo l’inizio di un processo molto lungo. Ciò non toglie il fatto che sono soddisfatto del mio lavoro.
Oltre ai riferimenti musicali provenienti dalla tua formazione, tra cui il jazz e il conseguente utilizzo del sassofono, hai deciso di integrare nell’album anche delle componenti apparentemente estranee, come il pop e l’elettronica. Per quale motivo hai deciso di affrontare questa sfida cercando di trovare un punto di congiunzione fra elementi così apparentemente diversi? Perché a mio avviso non sono affatto diversi, in particolare jazz e musica elettronica. Jazz è avanguardia, non è Swing, non è Cool, non è Bebop, è un movimento costante e a mio avviso la musica elettronica a livello concettuale è Jazz. Poi chiaramente ascoltando generi riconosco che ognuno di essi ha delle caratteristiche particolari che ho voluto unire nell’intento di creare una mia estetica personale.
Un’altra sfida che hai lanciato, questa volta nei confronti del mercato musicale attuale, è stata quella di inserire delle vere e proprie pause strumentali all’interno della tracklist del disco. Credi in qualche modo nella possibilità di educare il pubblico anche a generi musicali, come il jazz, spesso lasciati da parte o ritenuti eccessivamente “intellettuali”? Sì è proprio così, credo che sia importante educare gli ascoltatori e essere consapevoli che ciò che facciamo è destinato a loro.
Scegliendo un titolo come “Fotografia N.2” hai voluto in qualche modo superare la versione precedente di te stesso e avviare un nuovo capitolo del tuo percorso. Come credi che sarà il prossimo Giovanni? Il prossimo Giovanni sarà musicalmente più duro, molto più elettronico e scuro, più moderno nella scelta dei suoni e nelle ispirazioni.
BIO Compositore, sassofonista e cantante mugellano, Giovanni Milani si propone di creare una musica che unisca il suo vissuto musicale: il jazz nell’ambito accademico, il pop nella vita quotidiana e l’elettronica nella vita notturna. Un suono che scalda ma non brucia.