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Jacopo Nutz debutta con il singolo Mezzo bicchiere

Una cruda descrizione del presente: tacere per non avere problemi è davvero la soluzione? Jacopo Nutz debutta con Mezzo bicchiere, singolo prodotto e registrato dallo stesso Jacopo, dalle sonorità brit pop e dal testo dai forti connotati sociali. Il cantautore fiorentino si interroga sul parallelismo tra aspettative e realtà con l’immagine del bicchiere che viene visto sempre mezzo pieno o mezzo vuoto a seconda delle circostanze e del modo di interpretare i fatti.

Abbiamo chiesto a Jacopo di rispondere alle nostre domande:

Ciao Jacopo, di cosa parla il tuo nuovo singolo Mezzo bicchiere?

Il brano è essenzialmente una riflessione sulla quotidianità e su quanto essa venga influenzata dalle aspettative nostre e degli altri. In questo senso la nostra ricerca continua della felicità non rispecchia una felicità reale, ma un’idea creata per giustificare gli sforzi e le azioni che compiamo.

Chi ha realizzato il video e come si collega alla canzone?

Il video è stato realizzato da Mario Albanese Pereira, regista veramente bravo, che è riuscito ad estremizzare il concetto della canzone in una chiave ironica un po’ Tarantiniana. Se la chiave del pezzo è la quotidianità, il lavoro e la società, il video affronta in maniera surreale queste situazioni estremizzandole. Tutto questo ha reso il video molto più dinamico.

È il tuo singolo di debutto e anticiperà il tuo primo Ep, come mai hai scelto questo brano per presentarti e cosa dobbiamo aspettarci dall’ep?

Ho scelto questo pezzo come esordio perchè era uno dei miei preferiti, ma anche perchè aveva un sound elettronico, ma anche abbastanza aggressivo. L’Ep si basa molto sulla componente elettronica che si unisce a quella suonata, nel disco infatti troviamo pezzi “tosti” come mezzo bicchiere, ma anche pezzi più intimi, sempre però arrangiati in questa forma ibrida tra l’elettronico e il pop/rock. Poi in fondo c’è anche una bonus track piano e voce.

Hai prodotto diversi artisti, cosa ti convince di un artista affinché tu decida di lavorarci insieme?

Di base vivo il mio lavoro come produttore/arrangiatore con l’obiettivo di creare una comunicazione con chi ascolta, ho sempre molto rispetto del testo e cerco di far sì che la musica accompagni le parole creando una storia. In questo senso per me è importante che il modo di comunicare di chi canta o scrive le canzoni sia affine con il mio modo di arrangiare e produrre, in modo da fare sì che la storia funzioni, in questo senso devo dire che arrangiare e produrre pezzi scritti da me è stata un’esperienza molto impegnativa, anche psicologicamente

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Indie Intervista Pop

A tu per tu con Beatrice Pucci

Abbiamo ascoltato il nuovo singolo (il primo) di Beatrice Pucci, cantautrice classe ’98 che ha esordito con “Figli”, brano che spicca fra le uscite del weekend riuscendo a farci dimenticare, almeno per il tempo di un fine settimana, la desolazione che ci circonda: no, non è certo uno di quei brani che si lascia “masticare” facilmente (e ben venga!), quindi preparate le “mascelle uditive”; noi, per aiutarvi nel districare i significati del progetto, abbiamo fatto qualche domanda all’artista stessa. Buona lettura!

Beatrice Pucci, oggi esordisci con “Figli”: quanto hai “cullato” questo esordio, e come ti senti oggi, all’alba della tua prima pubblicazione?

Ciao, ho imparato ad essere zen riguardo la pubblicazione e riguardo il fatto che per la prima volta nel mondo esca la mia musica. Si passa molto tempo a ponderare e riflettere ma poi bisogna gettarsi nell’avventura, al momento la vedo in questo modo. “Figli” secondo me ha seguito il giusto iter di crescita, 6-7 mesi.

Ti va di raccontarci un po’ di te? Chi sei, da dove vieni e quando hai cominciato a scrivere canzoni, ad esempio.

Sono Beatrice, in questo momento ho 23 anni, vengo da Civitavecchia, una città che ha il mare di fronte a sé e alle sue spalle colline e boschi. Ho cominciato a scrivere a 14 anni, il motivo esatto non lo so, probabilmente perché le cose nella mente di un’adolescente sono amplificate a un livello incredibile.

E questo brano? C’è qualche aneddoto, qualche “motivo” preciso che ti ha portato a scrivere “Figli”?

L’aneddoto più vivo nella mia mente riguardo il momento in cui ho scritto questa canzone è questo: era l’una di notte e non riuscivo a dormire, non volevo proprio perché sentivo che dovevo fare qualcosa, così faccio quello che fanno tutte le persone che non riescono a dormire… ho guardato la tv ma ho finito per annoiarmi, poi ho preso la chitarra e ho scritto “Figli”.

Nella canzone, sembri alludere alle canzoni e alla musica come unici strumenti capaci di cambiare le cose, o meglio, di resistere al cambiamento e allo sfacelo del tempo. Abbiamo colto nel segno?

Le canzoni sono specchi dell’interiorità di chi ascolta quindi assolutamente sì, c’è del vero!

Tra l’altro, la data decisa per l’uscita del tuo disco “Le colline dell’argento” (prevista per giugno 2022) stupisce per velocità di pubblicazione. Sembra che tu avessi una gran fretta di pubblicare il risultato del tuo lavoro: ti va di spiegarci un po’ come sono state realizzate, e in quali tempi, le registrazioni del tuo disco d’esordio?

Le canzoni sono state scritte e registrate tra marzo e settembre del 2021, ma diciamo che l’idea di una pubblicazione era già in atto dal 2020, anno in cui ho cercato di capire come collegare alcune cose tra loro da un punto di vista tecnico e non solo. Le registrazioni sono avvenute in casa mia, perché è un modo in cui mi trovo a mio agio, senza avere fretta di dover fare tutto velocemente.

Prima di salutarci, prova a consigliarci un film che, a tuo parere, si sposa alla perfezione con l’atmosfera di “Figli”.

“Stoker” di Park Chan Wook.

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REA: RESPIRO È IL PRIMO BRANO DOPO LA PARTECIPAZIONE AD AMICI

Respiro è il nuovo singolo di Rea, la rivelazione del pomeridiano di Amici, e il primo brano pubblicato dopo essere uscita dalla scuola di Maria De Filippi. Su un sound accattivante dominato dalla chitarra elettrica e dai synth si innesta la voce della giovane cantautrice bolognese che mostra un lato più intimo della propria scrittura, senza rinunciare all’orecchiabilità e a una melodia di facile presa. Un testo che racconta del bisogno di aiuto quando si affronta un cambiamento, di sguardi che si incrociano, dell’empatia come elemento fondamentale per acquistare fiducia nei confronti dell’altro. Un brano da dedicare a chi ha le spalle larghe per proteggerci quando siamo in balia degli eventi e non siamo in grado di decidere da soli, da ascoltare con le cuffie al massimo quando si passeggia per le strade deserte nel cuore della notte.  Respiro farà parte di un concept album, la cui uscita è prevista per l’estate.

Abbiamo chiesto a REA di rispondere alle nostre domande:

Ciao Rea, quali sono le cose che più di tutte ti fanno respirare cioè ti mettono in pace con te stessa?
Beh diciamo che sono una persona che non sta mai ferma quindi le uniche cose che mi mettono in pace con me stessa sono i momenti in cui ho raggiungo un obiettivo che mi ero prefissata.

Nel pezzo parli di cambiamenti, nella tua vita quale pensi sia stato il più grande?
Sicuramente Amici è stato un grossissimo cambiamento non tanto per la durata dell’esperienza quanto per la consapevolezza che ho raggiunto stando là dentro.Prima di entrare avevo tantissimi dubbi sul mio futuro. Non che questi siano magicamente spariti anche perché ho diciott’anni ma sicuramente un percorso del genere mi ha portata a chiedermi veramente cosa voglia fare nella mia vita senza più farmi influenzare da quello che gli altri magari si aspettano da me.

Raccontaci una tua giornata tipo!
Mi sveglio (e già meno male) poi solitamente Studio qualcosa (teoria per la patente o qualche materia scolastica) poi solitamente dopo pranzo vado in studio. Il pomeriggio è diviso in due momenti: quello in cui mi dedico alla preparazione dei live quindi provo i pezzi e poi il momento in cui vado avanti con la realizzazione dell’EP.Spesso inoltre mi dedico anche ad altre attività del mio progetto come l’ideazione di una copertina, di un videoclip ecc.Ah e non scordiamoci delle lezioni di canto fondamentali!!

Sei un’appassionata di cinema, i tuoi tre registi preferiti?
Spero di non essere vessata per i miei gusti ma sul podio ci sono Wes Anderson, Bertolucci e Tarantino.
Ci racconti qualcosa in più riguardo alla copertina di Respiro?
Una volta finito il pezzo avevo già chiara in mente l’immagine della copertina.In essa è presente una scia di luce che doveva rappresentare la materializzazione del respiro.Per rendere questo effetto ben visibile ho scelto uno sfondo nero in quanto faceva decisamente contrasto con pelle, capelli e outfit. È stato difficile ottenere questo effetto in quanto per la realizzazione della foto sono stati utilizzati tempi molto lunghi disposizione non semplicissimi da usare.

Adesso dopo questo singolo cosa dobbiamo aspettarci da te?
Tra non molto uscirà un altro singolo e poi un EP a inizio estate!! Il 15 maggio lo presenterò in anteprima al Locomotiv Club di Bologna, vi aspetto!

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Le cinque cose preferite dei Regione Trucco

I Regione Trucco sono una band di Ivrea composta da Umberto d’Alessandro (chitarra e voce), Andrea Re (tastiera, synth, un sacco di altre cose), Manuel Pozzo (batteria, sample pad) e Massimo Notarpietro (basso). “Linguette” è il loro nuovo singolo uscito il 15 aprile per Amarena Records e distribuito da Ada Music Italy che anticipa il nuovo album di prossima uscita. Il brano, che arriva dopo il primo album con la produzione artistica di Cosmo, parla di come la natura umana, nel costante sforzo di dare senso alle cose, talvolta sia estremamente razionale e, in altri casi, ricerchi invece le risposte nei modi più goliardici o scaramantici, come nelle linguette delle lattine della Coca Cola.

Abbiamo chiesto alla band di scegliere 5 oggetti per raccontarsi

La bottiglia di vino

Fedele compagna, sempre presente in sala prove e nell’home studio dove facciamo le preproduzioni. Aiuta a sviluppare la creatività e a mantenere conviviale e rustico il clima che contraddistingue la nostra band. 

Pedal Board

La prima Pedal Board di Umberto: durante uno dei primi live in cui Umberto usava solo la chitarra acustica e aveva solo il pedale dell’accordatore abbiamo ricevuto le critiche dei tecnici di palco, i quali ci hanno detto che era poco professionale presentarsi con un pedale “sfuso”. Quindi per ovviare a questa carenza di professionalità Umberto ha preso una scatola di legno di quelle che contengono le bottiglie di vino e ne ha ricavato una pedal board. Oggi ne ha una vera, ma questa è rimasta in sala prove (può sempre servire).

La “Cabina”

La “Cabina” per registrare le voci: opera di alta ingegneria del suono, costruita con pannelli di legno, rivestiti da lana di roccia. Porta costruita con coperta militare originale della seconda guerra mondiale ereditata dalla nonna di Umberto. Il risultato della qualità delle registrazioni delle voci per le preproduzioni è stato sinceramente sorprendente.

Il posacenere

Indispensabile nell’home studio, in sala prove e in qualunque luogo sia presente Andrea. Non sappiamo se l’intenzione sia quella di ricreare l’atmosfera fumosa dei jazz club americani anni 50, ma il risultato è sicuramente molto simile. Diciamo se un giorno dovessimo mettere in vendita l’attrezzatura del nostro home studio non potremmo accompagnarla con la classica dicitura: “utilizzata sempre in ambiente non fumatori”. 

La finestra

La natura che entra nella stanza: è una componente concreta sempre presente nei luoghi dove scriviamo, arrangiamo o registriamo. Non potremmo mai farne a meno. Siamo cresciuti tutti in mezzo al verde e senza ci mancherebbe l’aria. Probabilmente se andasse di moda saremmo un gruppo country!

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Le 5 cose preferite di Wasabe

Wasabe, all’anagrafe Sabina Canton è una giovane cantautrice vicentina, tra le voci più promettenti del panorama indipendente. Spegnimi la testa è il suo nuovo singolo inserito da Spotify nelle playlist editoriali New Music Friday Italia, Graffiti Pop, Scuola Indie e  da Apple Music in New Music Daily.

Il brano parla delle piccole cose positive e belle in una relazione e della necessita di trovare nell’altra persona un appoggio ed una sicurezza. Un storia autobiografica che cerca di esorcizzare i problemi legati ai disturbi del comportamento alimentare che l’autrice ha dovuto affrontare. Un sound indie pop fresco ed orecchiabile, un invito a credere in noi stessi nonostante tutte le insicurezze che si possono avere.

Abbiamo chiesto a Wasabe di raccontarci quali sono le sue 5 cose preferite, ecco che cosa ci ha detto!

Chitarra

Non credo ci sia tanto da aggiungere. Se la mia passione per questo strumento non fosse mai iniziata non sarei quella che sono ora e wasabe non esisterebbe.Mi ci sono avvicinata fin da piccola grazie ai miei cugini e non smetterò mai di ringraziarli perchè con il tempo è diventato un mezzo per esprimere tutte quelle sensazioni che non riesco ad esternare nella vita di tutti i giorni.

Cuffie

Vivo, studio e viaggio con la musica. Mi fa compagnia quando sono sola, mi aiuta a concentrarmi e a rilassarmi, magari prima di un esame.Senza le mie cuffie un viaggio in treno sarebbe solo una trafila di paesaggi che scorrono davanti ai miei occhi, ma con la musica tutto si trasforma e assume un significato più profondo. Anche una giornata può trasmettermi felicità con il giusto sottofondo.

I dolori del giovane Werther (Goethe)

Questo è un libro che in verità ho letto molto recentemente, mi ero appena messa con Viola, la mia ragazza.Quando provo dei sentimenti, di qualsiasi natura siano, faccio davvero fatica ad analizzarli e riconoscerli, finendo per dubitare di me stessa. Grazie a Goethe sono riuscita ad autoanalizzarmi, mettendo in ordine tutto quello che provo. Mi rispecchio in tante delle sensazioni espresse da Werther nelle sue lettere e ne sono felice perchè ho capito che l’amore che si prova per qualcuno si fonda in realtà sulle piccole cose.

Anello della mia ragazza

Da alcuni mesi sono felice dopo davvero tanto tempo e questo anello mi ricorda il perchè. Che in un dato momento io sia o non sia con la mia ragazza questo anello mi ricorda che in qualsiasi modo vadano le cose lei rimarrà sempre una delle mie poche certezze.

Take off your pants and jacket (Blink-182)

Ultimo ma non meno importante, uno dei primi album che ho ascoltato quando ero ancora alla scoperta delle mie preferenze musicali. Questa band in particolare ha segnato un periodo relativamente lungo della mia vita e ci sono particolarmente affezionata. Probabilmente avrei un sound completamente diverso se non li avessi ascoltati cosi tanto.

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Dammi tre parole #4 – Marzo

Parole, parole, parole: parole che rimbalzano contro i finestrini di macchine lanciate a tutta velocità verso il fraintendimento, mentre accanto a noi sfilano cortei di significati e di interpretazioni che si azzuffano per farsi strada nella Storia, provando a lasciare un segno. Parole giuste, parole sbagliate; parole che diventano mattoni per costruire case, ma anche per tirare su muri; parole che sono bombe, pronte a fare la guerra o a ritornare al mittente dopo essere state lanciate con troppa superficialità: parole intelligenti, parole che sembrano tali solo a chi le pronuncia, mentre chi le ascolta cerca le parole giuste per risanare lo squarcio. Parole che demoliscono, parole che riparano. Spesso, parole che sembrano altre parole, che pesano una tonnellata per alcuni mentre per altri diventano palloncini a cui aggrapparsi per scomparire da qui. Parole che sono briciole seminate lungo il percorso da bocche sempre pronte a parlare, ma poche volte capaci di mordersi la lingua: se provi a raccoglierle, come un Pollicino curioso, forse potresti addirittura risalire all’origine della Voce, e scoprire che tutto è suono, e che le parole altro non sono che corpi risonanti nell’oscurità del senso.

Parola, voce, musica: matrioske che si appartengono, e che restituiscono corpo a ciò che sembra essere solo suono.

Ogni mese, tre parole diverse per dare voce e corpo alla scena che conta, raccogliendo le migliori uscite del mese in una tavola rotonda ad alto quoziente di qualità: flussi di coscienza che diventano occasioni di scoperta, e strumenti utili a restituire un senso a corpi lessicali che, oggi più che mai, paiono scatole vuote

LEO LENNOX

Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “talento, talent-show, talentscouting

Se penso a queste 3 parole, mi risulta istintivo immaginare una televisione. In effetti gli anni che stiamo vivendo sono stati, per la musica, una storia d’amore (a tratti di quelle che finiscono male) con il canale di comunicazione di massa più importante. La musica e la TV si sono incrociate anche per mezzo dei talent e, nonostante il binomio non sia stato sempre vincente, non possiamo urlare alla disfatta. Sangiovanni, Irama, Marco Mengoni, Aka7even sono solo alcuni dei nomi che ci forniscono la prova provata che, checché se ne dica, con i talent ci si possa costruire una carriera.

Sarebbe anche un po’ da retrogradi pensare il contrario se si ha piena coscienza dell’era in cui viviamo. Eppure non è tutto oro ciò che luccica e molti dei concorrenti che tentano la strada, o l’autostrada, per meglio dire, dei talent , finiscono per fare un piacevolissimo giretto nell’incubo comune del XXI secolo: il celeberrimo dimenticatoio.

La verità, se mai ce ne fosse una e una sola, è che i talent , almeno secondo me, amplificano ciò che si è. Se c’è del talento, esso viene in breve tempo trasformato in diamanti e gemme musicali pronte per la fruizione del pubblico, altrimenti si torna a casa, soli soletti, ma mi auguro sempre in compagnia della voglia di fare della buona  musica. Che poi alla fine è ciò che accomuna sia chi fa freestyle sotto i ponti che chi porta la 674° cover di Adele in TV.

PINTUS

Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “talento, talent-show, talentscouting”.

Ho sempre pensato al talento come qualcosa di estraneo a chi dovrebbe tecnicamente possederlo. In fin dei conti, il talento è riconosciuto dall’esterno a qualcun altro, e quindi per definizione un’etichetta per riconoscere qualcosa di particolarmente fuori dagli schemi (o sopra la media) rispetto a degli standard. Il concetto di talento si è prestato negli anni alla commercializzazione del talent scouting o del talent show, che hanno un po’ ridotto il discorso di cui parlo sopra all’opposto: riconosco di avere talento e cerco di metterlo in mostra con gli strumenti che il mondo di oggi mi fornisce. Non esiste più la vera ricerca di talento, perché è mangiata dalla troppa esposizione del presunto proprio talento, la cui affermazione è già di per sé scostante rispetto a come secondo me dovrebbe essere. 

Credo, inoltre, che spesso il talento venga confuso con l’originalità rispetto alla proposta di ognuno, e qui parlo di musica in particolare. Vengono spesso definite come talentuose le gesta di un musicista che riesce a raggiungere risultati significativi, ma quest’ultimo aspetto è troppo dipendente a mio avviso dal contesto, dal periodo storico, dall’allineamento della proposta con il trend del momento. Tutto questo fa si che sia difficile riconoscere del talento in maniera puramente diretta, astraendo dai consensi di massa o dai gusti personali. In fin dei conti forse il talento oggettivo non esiste, e proprio per questo ricercarlo come se fosse una verità assoluta negandone le mille sfaccettature ha un che di anacronistico. 

KASHMERE

Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “talento, talent-show, talentscouting”

Il talento è certamente importante per poter essere notati, ma non è mai sufficiente, perché se non viene costantemente coltivato non può essere in grado di garantire con certezza degli ottimi frutti. Di conseguenza, il ricercatore di talenti detiene un ruolo fondamentale, ma certamente non cruciale e decisivo, perché il talento costituisce senza dubbio una buona base su cui lavorare, ma se poi non c’è allenamento, i risultati faticano ad arrivare. 

Credo che i talent-show possano costituire un possibile trampolino di lancio per qualsiasi artista emergente che ricerchi maggior successo, ma ciò non significa che questo valore dei talent-show non possa rivelarsi un’arma a doppio taglio. L’artista emergente che, dal nulla, si ritrova catapultato in un contesto all’interno del quale il proprio hobby diventa improvvisamente il proprio lavoro può spesso incespicare in numerose difficoltà che potrebbe non essere in grado di sostenere, poiché non ancora pronto a intraprendere tale percorso. 

CELESTE 

Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “talento, talent-show, talentscouting”

Se penso alla parola talento mi viene in mente la capacità di una persona di rendere un qualcosa di così semplice estremamente magico e irrealizzabile. Preferisco associare questo termine, dunque, non tanto alle abilità tecniche, assolutamente fondamentali, ma alla capacità di saper far emozionare, probabilmente proprio a quelle abilità innate o no che però passano in secondo piano.

Talent-Show e Talescounting mi fanno invece pensare a uno dei sogni che ho nella vita, ovvero quello di fare l’A&R. Credere in qualcuno credo che sia una delle forme di amore più belle che possano esistere. 

URANIA

Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo talento, talent show, talent scouting.

Stefania: Il talento è un dono e lo è altrettanto l’identificarne l’esistenza. Tutti possiamo trovare dentro di noi un piccolo talento e farlo crescere, se abbiamo la forza per svilupparlo e farlo respirare nel modo giusto Il talento non si misura, non si riceve e non si possiede. Si cerca, si trova e si costruisce. Credo che oggi essere una persona di talento nel mondo della musica significhi avere qualcosa da dire e farlo con intelligenza, costanza ed empatia.
I talent show possono dare occasioni e una speranza in più per farsi conoscere ed emergere.

Laura: Talento: Ce l’abbiamo tutti, dobbiamo solo tirarlo fuori. Ognuno di noi ha un’inclinazione particolarmente sviluppata verso qualcosa fin dalla nascita e la sfida sta non solo nel tirarla fuori ma poi nell’accrescerla e renderla un automatismo. Siamo un prato da coltivare che più viene curato più cresce e si fa bello. Dunque oltre ad un talento innato mi viene in mente che serve poi una grande costanza e pazienza per svilupparlo al meglio e arrivare attraverso quello a comunicare qualcosa di se stessi senza tanti giri di parole perchè alla fine 1% è talento e il restante 99% è il lavoro che uno fa.

Talent show: Un mezzo per farsi conoscere e comunicare, un modo per mettersi in gioco e per confrontarsi con tante altre persone che inseguono il tuo stesso sogno, un atto di coraggio verso se stessi e verso il messaggio che si vuole diffondere con la propria arte.

Talent scouting: Ricerca e scoperta di piccoli fiori nascosti fra migliaia di piante grasse piene di spine, una possibilità per i giovani talenti di farsi sentire, un’attività che punta a tirare fuori un talento prima ancora che egli stesso sappia di esserlo o comunque che lo aiuti a farlo emergere nel miglior modo possibile.

KALDOREI

Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “talento, talent-show, talentscouting”

TALENTO

Quando si parla di talento possono venire in mente numerose definizioni e/o modi di pensare. Per noi il talento è qualcosa di nascosto, è qualcosa che si nasconde da noi stessi e che viene rivelato solo vivendo; una volta fatto questo va allenato , raffinato e portato alla luce. 

Tutti noi ne abbiamo uno , visibile o invisibile , è una sorta di caccia al tesoro dove non c’ è chi cerca e chi perde , c’ è solo chi sente e chi trova.

TALENT-SHOW e TALENTSCOUTING

I talent-show non ci hanno sempre convinto, perché è sempre stato difficile giudicare una persona per quello che realmente è, evitando di giudicarla in base ai propri gusti personali.

Il giudice gioca un ruolo davvero importante, il giudice è un critico oggettivo per la meritocrazia di un talento, deve saperlo scovare, deve saper vedere oltre un ragazzo con una semplice chitarra, un ragazzo con lievi imperfezioni…

Nei talent sono sempre più rari questi giudici e queste capacità che , delle volte devono seguire un certo sistema imposto dal programma.

Questo non esclude la presenza di talent e giudici meritevoli che sanno vedere nelle note di una singola voce un artista puro.

ROBERTO QUASSOLO

Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “talento, talent-show, talentscouting”

Il talento è un’attitudine innata, qualcosa che contraddistingue un individuo in maniera singolare, una potenzialità che comunque necessita di particolari condizioni per poter essere espressa, e che se riconosciuta coltivata ed affinata può offrire nel corso della vita opportunità.

Riconoscere il proprio talento non è sempre un’operazione immediata e spesso si rischia di trascurare quelle abilità e capacità singolari per una serie di motivi, che il più delle volte hanno a che fare con le nostre paure ed insicurezze, su tutte la paura del giudizio altrui, con la quale tutti noi ci confrontiamo quotidianamente. Scoprire, riconoscere e sviluppare i propri talenti può quindi rivelarsi un compito davvero arduo. 

Ecco quindi che il talent scounting inteso come un processo finalizzato all’implementazione di abilità e caratteristiche che mira all’acquisizione di nuove consapevolezze da parte dell’individuo rispetto al proprio funzionamento e all’effetto delle proprie azioni può risulta estremamente utile ed essere paragonato a mio avviso ad un vero e proprio processo educativo, e chi intraprende questa attività dovrebbe avere la responsabilità di guidare coloro con cui collabora proprio in tal senso.  Non si tratta infatti di lavorare semplicemente su eventuali difetti per migliorarli, ma prestare attenzione ai talenti, abilità e risorse per rafforzarli ancora di più.

Personalmente ritengo che tutto questo processo necessiti tempo, e il più delle volte risulta strettamente connesso all’evoluzione dell’individuo stesso nel corso degli anni, alle esperienze di vita ed indubbiamente agli incontri di persone significative, non è quindi pensabile che l’acquisizione ed il potenziamento delle proprie caratteristiche e potenzialità possa avvenire in un format come quello dei talent show che comunque restano una buona vetrina. Detto in altre parole, non tutti i talenti passano in Tv.

BERT

Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “talento, talent show, talent scouting”.

Qualcosa di abbastanza lontano dalla mia idea musicale in questo momento. Anche se riconosco che, probabilmente, la popolarità di un emergente passa sicuramente da li nella maggior parte dei casi.

Non credo però che il talento risieda solo li, anzi, ci sono tantissimi artisti bravissimi che non hanno nessuna visibilità ma sono di valore assoluto.

Credo anche che molte cose che vediamo in tv, non corrispondano effettivamente alla realtà.

https://open.spotify.com/track/0Q0bVGUfmFSccMXo26rg9W?si=00e4e151510a48e4

ALESSANDRO TOSI

Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “talento, talent-show, talentscouting”

Il talento è una cosa individuale e tutti ne abbiamo uno: tutti abbiamo qualcosa in cui siamo più bravi; non i più bravi, semplicemente più bravi. I talent show sono la frizione dei talenti ma il successo in questi contesti non è necessariamente dovuto alla bravura, ma alla commerciabilità del talento. Il talent scout è una figura mitologica che ti contatta quando oramai hai già raccolto il tuo pubblico. Ma è scouting questo?

MAZZOLI

Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “talento, talent-show, talentscouting”

Vedo il talento come una predisposizione naturale nei confronti di qualcosa, da solo non basta e va curato con la tecnica e l’osservazione, chi parte già col talento dalla sua è un passo avanti ma non per questo è un vantaggio, spesso la consapevolezza di questo stato di grazia è un’arma a doppio taglio 

I Talent show mi sembrano invece uno specchio per le allodole, nella percezione comune sono diventati quasi l’unico modo per arrivare al successo, quando in realtà statisticamente è molto raro, oltre che non mi sembra una strada permissiva nei confronti dell’artista che vi si propone.

Se ci fosse più attenzione sul talento e meno sullo show potrei considerarli pure una strada plausibile per me

Il talent scouting è un’attività fondamentale, credo che la ricerca di artisti con determinate qualità fatta da chi ha visione nel campo pratico possa essere un’enorme possibilità per entrambe le parti.

Una soluzione che lascia spazio agli artisti come agli scout di trovare un profilo adatto l’uno per l’altro con cui crescere e sperimentare.

ZERELLA

Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “talento, talent-show, talentscouting”

Quando sento la parola “talento” mi vengono in mente tante immagini. Se dovessi restare confinato alla musica moderna ti parlerei di una mia amica cantautrice: Galea.

Se dovessi spiegare a parole cosa è il talento, probabilmente, vi chiedere di fare una chiacchierata con lei su come scrive e canta le canzoni.

Facile dirlo ora, che è fuori con un disco per Sugar – direte voi – ma io lo sostengo dal nostro primo incontro, nel 2018.

Se mi parli di talent show – ahinoi, non posso che sperare che la formula di questi format televisivi cambino iniziando a puntare meno su vestiti, capelli tinti e paillettes e più sulle canzoni. Attualmente il look e la storia personale prevale sul valore delle canzoni, mi auspico accada il contrario.

Se mi parli di talent scounting, disegni sul mio viso un sorriso amaro. Che fine ha fatto il talent scouting? Chi ancora lo fa nei locali o negli studi di registrazione? Chi esce ad ascoltare gli artisti anche dal vivo e non solo su Scuola Indie o New Music Friday?

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Fossi Maschio: Intervista a Claudia Ottavia

Dopo i buoni riscontri ottenuti con Odio Sanremo, Claudia Ottavia pubblica il nuovo singolo Fossi maschio, un brano dai connotati insoliti, privo di musica e della durata di poco più di un minuto, che manifesta la volontà della cantautrice sarda di uscire fuori dagli schemi della forma canzone, ispirato a Tracy Chapman per il modello di riferimento strutturale. Fossi maschio è un’invito rivolto all’uomo di togliersi la maschera testosteronica, a favore del lato più vulnerabile spesso nascosto dietro lo stereotipo di genere. Fossi maschio è incluso in un progetto che include 7 inediti, prodotti insieme a Michelegiuseppe Rovelli.

Abbiamo fatto alcune domande a Claudia:

Ciao Claudia, Fossi maschio è un brano davvero originale. Come mai hai deciso di pubblicarlo come singolo? 

Intanto sono contenta che lo reputi un brano originale, abbiamo lavorato molto perchè il progetto avesse una personalità. La decisone di pubblicarlo come singolo è perchè lo consideriamo un brano come tutti gli altri, anche se molto particolare per la scelta di lasciarlo senza strumenti, se non la voce, nella sua essenzialità.


Che messaggio vuoi lanciare con Fossi maschio?

Fossi maschio è un brano contro gli stereotipi, di ogni genere. Contro le maschere che ci mettiamo addosso ogni giorno per non mostrare le nostre verità. Fossi maschio parla di fragilità, vulnerabilità, personalità, tutti indici di bellezza, a differenza di tanti altri aspetti superflui e sopravvalutati con cui andiamo in giro ogni giorno per la strada, con gli amici, a lavoro, e soprattutto in famiglia. Ci nascondiamo, ci chiudiamo in pensieri e convinzioni non vere per noi. Ho scritto questo pezzo nella speranza di riuscire a fermarci un attimo a capire chi siamo, cosa ci piace veramente, chi ci piace veramente, per non uscire fuori da noi e crearci inutili aspettative dalla vita.
Odio Sanremo e Fossi maschio sono legati dal filo della provocazione, pensi in questo modo di scuotere le coscienze? Lo spero. Nuovi spunti di riflessione non fanno mai male, anche se ci possono dare fastidio inizialmente, magari possono portare a qualcosa di buono. 


Odi davvero Sanremo o hai un rapporto anche di amore col festival e soprattutto parteciperesti?

Come cita il testo di Odio Sanremo “Odio Sanremo e vorrei partecipare”. Odio Sanremo è un brano sulle contraddizioni umane, quante volte odiamo qualcosa che invece poi scopriamo di amare. Certo che parteciperei e farò di tutto per farlo, più che altro per vivere l’esperienza e poter capire meglio cosa si prova veramente a stare su quel palcoscenico e non di fronte alla televisione. 


Sei sarda, quanto è difficile fare musica nella tua regione?

Questo è un tasto dolente, un argomento che mi tocca profondamente e ti svelo che proprio in questi giorni sto lavorando ad un progetto per aiutare gli artisti emergenti sardi, che molto spesso non sanno davvero dove sbattere la testa e magari abbandonano la loro passione perchè non vedono prospettiva, oppure decidono di emigrare come spesso succede. Io devo dire che sono stata fortunata ad incontrare Michele, il mio produttore, che non solo mi ha spinto a scrivere canzoni, ma mi ha poi aiutato a realizzare questo bellissimo progetto. Insomma mi ha dato una mano concreta per continuare a sognare di fare la cantante. Vero è che qui poi manca tutto il resto, luoghi dove esibirsi e comunicare con gli altri artisti; etichette in grado di sostenerti. Manca l’abitudine a considerare quello del musicista che scrive proprie canzoni, un vero lavoro. Io per esempio, per pagarmi le produzioni e tutto quello sta dietro l’uscita anche solo di un singolo, faccio altri due lavori. Ma non mi arrendo! e cercherò di fare ciò che posso per chi ha la mia stessa passione. 


Progetti futuri?

A breve uscirà il videoclip di Fossi Maschio, poi completerò l’uscita di un questo progetto con un EP di 5 brani, di cui lancerò un singolo che spezza l’ondata delle provocazioni e credo vi stupirà. E in seguito mi auguro di trovare occasioni per suonare live, perchè alla fine è quello il mio obiettivo.

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Indie Intervista Pop

Ciao Manu ci racconta “Ziggy Stardust” con le sue cinque cose preferite

Ziggy Stardust è il nuovo brano di Ciao Manu. Un racconto lucido di sogni non realizzati, che pur mantenendo la solita ironia dell’autore, non nasconde luci ed ombre di un tempo ormai passato. Un excursus che passa tra i primi videogiochi, il “da grande voglio fare”, le prime avventure e i primi amori, fino ai primi miti che sembravano così lontani perché venivano dalla tv, anzi come Ziggy Stardust, venivano da un altro pianeta.
Cantautorato, indie e momenti elettronici, il mood più pop delle chitarre acustiche, contrapposto alle armonie più cupe del pianoforte e delle tastiere, tante fotografie di momenti e persone importanti.

Abbiamo chiesto a Ciao Manu di scegliere le sue 5 cose importanti per parlarci del loro nuovo brano

Home Studio

Il mio piccolo Home-studio è l’angolo dove mi rifugio, dove stacco la spina… quando sono quì può anche passare un intero weekend ed io non me ne accorgo… fuori può anche bruciare il mondo, ma io non lo noto nemmeno.
Quì è dove nascono i miei brani, dai provini agli arrangiamenti, dalle sperimentazioni alle prove per i live!

Panxo

Il mio Panxo è un cucciolone di 30Kg. Ad un cane non importa se sei bello o brutto, se sei ricco o povero, se sei intelligente o stupido, se sei brillante o impacciato… Lui ti ama incondizionatamente e ti seguirebbe fino in capo al mondo!

Il pugilato

ll pugilato al contrario di quello che può sembrare, è uno sport dove c’è tanta tecnica e strategia, e presuppone tanto impegno sia fisico che mentale. A me ha insegnato molto, anche ad essere paziente, ad incassare e ad attendere il momento giusto per colpire. Sul ring come nella vita!

Il Caffè

Il Caffè inteso non soltanto come bevanda che mi permette di cominciare bene anche le giornate più di merda, ma anche come rituale grazie al quale mi fermo a respirare un istante e a riflettere anche nei giorni più intensi. Infine è anche la più bella scusa grazie alla quale riesci a rivedere, anche se solo per pochi minuti, amici che non vedi mai.

La cucina

La cucina è creatività, mettere insieme piccoli ingredienti per ottenere un grande risultato. In cucina si parte seguendo le ricette della tradizione e poi si sperimenta aggiungendo innovazione… un pò come la musica.
E a me piace sia fare musica che cucinare!

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Indie Intervista Pop

Intervista a Letyzia: Mostri è il nuovo singolo

Dopo il convincente debutto con “Buonanotte”, torna Letizya con il nuovo singolo “Mostri“, una ballad indie pop che parla di una relazione a distanza che finisce. La cantautrice si interroga sul valore che diamo ai rapporti, consapevoli di quanto sia sbagliato affidare a un altro la nostra felicità anche se era in grado di azzerare le paure e le insicurezze. “Mostri” è un viaggio di sola andata tra due giovani che concludono il percorso della loro storia.

Letizia Quattrucci, classe 2004, è una cantautrice originaria di Ceccano, in provincia di Frosinone. Inizia a cantare all’età di sette anni per poi presto imparare ad accompagnarsi con vari strumenti, dalla chitarra al pianoforte, fino a scoprire il basso. Dopo essersi fatta notare con una serie di cover sul suo profilo Instagram, pubblica il primo inedito nel 2020 dal titolo “Battito”. A gennaio 2022 pubblica, in collaborazione con l’Elephant Studio di Davide Gobello, il brano “Buonanotte”.

Abbiamo chiesto a Letyzia di rispondere alle nostre domande:

Ciao Letizya, è uscito il tuo nuovo singolo Mostri, ci racconti di cosa parla?

Ciao! Mostri parla di amori a distanza e racconta quello che prova chi resta e vede le cose cambiare senza poter fare niente. È nata dall’esperienza di una mia amica, ho cercato di immedesimarmi nella storia e raccontarla a modo mio. 

Sei felice dell’accoglienza che sta ricevendo?

Moltissimo, è stata una sorpresa e non potevo sperare in meglio!

Buonanotte invece ti ha visto esordire, quale messaggio hai voluto lanciare e ci racconti qualcosa sul videoclip?

Con Buonanotte ho voluto esprimere la voglia di sentirsi liberi e non giudicati che ho io così come tanti altri ragazzi della mia generazione. È stato anche il mio primo videoclip e non sapevo cosa aspettarmi ma alla fine mi sono divertita davvero molto a girarlo! 

Uscirà un video anche per Mostri?

Sì, è uscito pochi giorni fa in anteprima per Le Rane e lo potete trovare sul mio canale YouTube!

Se c’è un artista italiano con cui ti piacerebbe collaborare chi è e perché?

Mi piacerebbe tantissimo collaborare con Tommaso Paradiso perché è un artista che mi piace molto, soprattutto per il suo modo di scrivere e per l’atmosfera che riesce a creare nei suoi brani.

Dopo questi due primi brani cosa hai nel cassetto?

Stiamo già pensando a musica nuova e a occasioni interessanti dove far ascoltare il nostro progetto! E poi, tra i miei sogni nel cassetto, c’è quello di iniziare a lavorare al mio primo album.

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Indie Pop

Darte ci racconta “Tisane Love” con le sue cinque cose preferite

Il cantautore di origini calabresi, Darte, torna con Tisane Love, il nuovo brano che racconta di come è facile sentirsi persi quando ci si ritrova fuori da una relazione tossica come un’overdose.

Il titolo del brano, che arriva dopo i buoni riscontri del singolo “Belli come prima”scritto e prodotto con Mameli, si ispira ad una fantasiosa tisana dalle miscele afrodisiache che simboleggia, metaforicamente, il bisogno di ritagliarsi dei momenti di disintossicazione dalla vita quotidiana. Una sottile ironia che in realtà cela una malinconia, facendo da contrasto ad un sound pop che vuole fare da “scacciapensieri”.  

Abbiamo chiesto a Darte di scegliere le sue 5 cose importanti per parlarci del loro nuovo brano

Pianoforte digitale

Questo piano digitale l’ho preso due anni fa durante l’inizio della pandemia. E’ stata la cosa che più mi ha fatto sentire protetto e al sicuro, ma allo stesso tempo fragile perché è con questo che ho scritto alcune canzoni con cui ho mostrato i lati più intimi di me.

Milano

Milano è la città che mi ha accolto. Mi ha fatto sentire piccolo in così tanta grandezza. La frenesia, la velocità sono cose che ho imparato ad apprezzare. Ah si… anche gli infiniti aperitivi!

Macchina Fotografica Kodak

E’ stata uno dei regali più originali. Quando ho ricevuto questa Kodak usa e getta mi ha fatto tornare in mente i momenti da piccolo alle scuole elementari, quando potevi sentirti importante se avevi una di queste alle gite scolastiche. Ho deciso di tenere cari questa 30ina di scatti, e di utilizzarli nei momenti più belli.

Gatti

Se non si fosse capito amo i gatti. O meglio, ho imparato ad amarli. Ti capiscono meglio di alcune persone. Sono terapeutici.

Casa

Voglio ricordare sempre da dove sono partito. Perché alla fine “nessun posto è casa mia”. Sono i 1200km più lunghi ma che ho sempre piacere ad attraversare per tornare.