“Dottoressa” è il nuovo singolo di Stefano Groppo, uscito venerdì 8 novembre 2024. Il cantautore ventitreenne di Torino affonda le proprie radici nell’indie folk e nel folk pop e pubblica un brano intimo e profondo con cui inaugura la sua collaborazione con Costello’s Agency.
Foto: Stefano Sciuto
Queste le parole con cui l’artista presenta la canzone: «Con evidenti ispirazioni dal mondo indie folk, il brano Dottoressa riproduce un dialogo tra una psicologa e un suo paziente offrendo uno sguardo concreto su quanto possa essere disorientante urtare contro i dubbi e le domande che più ci spaventano. Ci vuole tanto coraggio per credere che sia possibile uscire da una sofferenza che siamo convinti di meritare e occorre sognare che un giorno sapremo sentirci in diritto di stare bene, proprio come tutti gli altri.»
Puoi ascoltare il brano qui:
Stefano Groppo è un cantautore ventitreenne di Torino. Il suo progetto artistico nasce nella primavera 2021 ed affonda le proprie radici nell’indie folk e nel folk pop, trovando grande ispirazione in artisti come Bon Iver, Phoebe Bridgers, Novo Amor e Noah Kahan. Questa pulsione verso la musica acustica incontra il desiderio di esplorare sonorità elettroniche tipiche del dream pop e del cinematic pop. L’inclinazione verso un sound etereo e fluttuante scaturisce dalla necessità di trovare e restituire un senso di quiete e di creare spazi ampi, sconfinati, in cui immergersi liberi di indossare tutte le proprie fragilità.
“Mare Di Nebbia” è il nuovo EP di Satellite, uscito il 21 giugno 2024. Quanto è tortuoso indagare su sé stessi? Parecchio. Ma il giovane cantautore ci dimostra che, una volta espressi i propri sentimenti più reconditi, quello che si prova per sentirsi un po’ più compresi è impagabile.
Foto: Marco Pellegatta
Queste le parole con le quali il musicista meneghino presenta il disco: «Molti artisti descrivono la vita e la realtà che li circonda. Altri creano veri e propri mondi. Io credo di non fare nessuna di queste due cose. Quando scrivo un brano descrivo la mia realtà, ma con davanti un filtro. Un filtro di surrealtà, emozioni, sensazioni e colori. “Mare Di Nebbia” racconta tre anni della mia vita visti attraverso questo filtro. Una storia nella storia, dall’inizio alla fine. Almeno per ora. Qualcuno potrà rivedersi in qualche immagine, in qualche frammento o emozione, e spero che nel farlo possa trarne sollievo e dire: “qualcuno sente quello che sento io”. Come essere immersi in una nebbia fitta e in fondo vedere una luce.»
Puoi ascoltare l’EP qui:
BIO
Giacomo Maria Colombo, in arte Satellite, è un cantautore nato a Milano nel 1998. Con il suo progetto solista intende parlare al lato intimo dell’animo umano, toccando le corde dell’emozione quando ci sentiamo vulnerabili. I suoi brani parlano a coloro che si sentono soli, abbandonati e che desiderano scappare. Satellite vuole offrire un rifugio emotivo attraverso la sincerità della sua musica.
“Heim” è il nuovo singolo di Satellite, che ancora una volta colpisce per il carattere genuino e profondo del proprio songwriting. Dopo un paio di singoli così a fuoco, non vediamo l’ora di ascoltare l’EP d’esordio.
Foto: Marco Pellegatta
Queste le parole con le quali il musicista meneghino presenta la canzone: «La tua casa è crollata. Si potrá ricostruire? Rimarrá qualche ricordo? È mai stata davvero una casa? Poco importa, ora sei perso, solo e un tutt’uno con la notte. Non potresti sentirti piú a casa di cosí. “Heim” parla di famiglie spezzate. Abbraccia la notte, in uno spazio dove forse potrai sentirti di appartenere.»
Puoi ascoltare il brano qui:
BIO
Giacomo Maria Colombo, in arte Satellite, è un cantautore nato a Milano nel 1998. Con il suo progetto solista intende parlare al lato intimo dell’animo umano, toccando le corde dell’emozione quando ci sentiamo vulnerabili. I suoi brani parlano a coloro che si sentono soli, abbandonati e che desiderano scappare. Satellite vuole offrire un rifugio emotivo attraverso la sincerità della sua musica.
“Luci di ghiaccio” è il singolo d’esordio di Satellite. Un grido di libertà che squarcia il buio, giunto attraverso l’approdo ai territori della consapevolezza.
Foto: Marco Pellegatta
Queste le parole con le quali il cantautore milanese presenta la canzone: «Quando guardi in faccia ancora una volta i tuoi demoni ormai familiari, che possono persino cullarti durante la notte, una musica ti trasporta verso terre lontane: fredde terre di ghiaccio, dove non c’è più né tempo né spazio, e dove finalmente sei libero. “Luci Di Ghiaccio” parla di presa di coscienza, di fuggire per non tornare più indietro.»
Puoi ascoltare il brano qui:
BIO
Giacomo Maria Colombo, in arte Satellite, è un cantautore nato a Milano nel 1998. Con il suo progetto solista intende parlare al lato intimo dell’animo umano, toccando le corde dell’emozione quando ci sentiamo vulnerabili. I suoi brani parlano a coloro che si sentono soli, abbandonati e che desiderano scappare. Satellite vuole offrire un rifugio emotivo attraverso la sincerità della sua musica.
Il 26 marzo 2024 è uscito “Blue”, l’EP d’esordio di Simone Porreca con distribuzione Artist First. Abbiamo colto l’occasione per fare qualche domanda al cantautore.
ph: Stella Giulia Casarin, ad: Facciocosepunto
Ciao Simone, complimenti per il tuo freschissimo EP. Come ha vissuto un ragazzo nato sotto il segno dei Pesci questo esordio discografico?
Ciao! Innanzitutto vi ringrazio della bellissima opportunità. Penso che tutti sappiano quanto siano ‘altalenanti’ le emozioni e l’umore di chi nasce sotto questo segno particolare dello zodiaco. Ma tutto sommato questo esordio l’ho vissuto particolarmente bene, anche perché ho lavorato con persone meravigliose. Tendo ad essere molto rigido con me stesso e voglio che tutto sia perfetto e studiato nei minimi dettagli quando si tratta di una cosa a cui tengo particolarmente, con ‘Blue’ mi posso ritenere abbastanza soddisfatto.
“Blue” contiene al suo interno diverse tematiche che vanno a comporre il tuo personale “sussidiario illustrato della giovinezza”. C’è molta voglia di esplorare i sentimenti umani in tutte le sue forme e molta consapevolezza sulle sofferenze e le zone d’ombra presenti nelle vite di tutte le persone. Di notte è più semplice indagare queste emozioni profonde?
Esatto, “Blue” vuole rappresentare un po’ la ‘tipica vita dei ragazzi ventenni’ con tutto l’amore e dolore, anche in questo caso altalenanti, che si provano. La notte, quando tutti i rumori intorno a te iniziano a svanire e sei veramente solo con i tuoi pensieri, la ritengo una delle parti più importanti della giornata. Esce la vera versione di ognuno di noi, ed è come se tutte le emozioni si palesassero davanti ai tuoi occhi. Così ne approfitto per scrivere e comporre brani di vicende che vivo ogni giorno e plasmarle in situazioni in cui ogni persona si può riconoscere.
Un’altra cosa interessante del disco è il lavoro che è stato fatto sul suono e sugli arrangiamenti: ci sembra abbiate operato un’ottima sintesi tra una sorta di chamber pop moderno e un uso minimale dei synth che ben si addice al tuo sincero songwriting notturno. Ci racconti com’è andata in questo senso la collaborazione col produttore milanese Giacomo Carlone?
Lo dico adesso e lo dirò per sempre, lavorare insieme a Giacomo è stata come una rivelazione per me. Insieme a lui ho scoperto strade (e synch) che non pensavo minimamente potessero appartenermi. Abbiamo esplorato e viaggiato come in mezzo a mari d’idee ed abbiamo studiato in ogni minimo dettaglio ogni particolare dei brani. Abbiamo anche portato a casa in una sola mattinata il brano “Parliamo Di Sogni” – lui era subito entrato in feeling con il testo ed era super entusiasta di cominciare con quella canzone. Abbiamo poi reso tutto il più ‘cupo’ possibile con “A Te Fa Male?”, che vuole rappresentare la fine di una relazione. Abbiamo cercato suoni che richiamassero allo scintillio delle stelle, per soddisfare la mia richiesta in particolare e per stare coerenti con il titolo del brano “Le Promesse Fatte Alle Stelle” – da cui poi è nato, grazie ad esperimenti di riarrangiamenti, anche un sound che richiama un po’ gli anni ‘80. Per poi finire con sonorità quasi sospese e senza un vero punto d’arrivo per “Film” – che racconta invece il termine di un’amicizia a me cara.
Cosa offre la scena musicale lodigiana? Hai avuto modo o vorresti lavorare assieme a un* artista del tuo luogo d’origine?
Ci sono moltissimi ragazzi nel lodigiano che vivono o si divertono con la musica e questa cosa mi rende molto felice, ne conosco alcuni in particolare, tra cui mia sorella stessa. Ho collaborato attivamente con qualche produttore della mia zona e parlato con qualche cantautore, ma non ho ancora avuto modo di lavorarci su un brano o qualche arrangiamento, anche se la cosa non mi dispiacerebbe affatto!
Ti ringraziamo e ti salutiamo con un’ultima domanda: cosa bolle in pentola nel futuro di Simone Porreca?
Una cosa che amo fare è sperimentare e reinventarmi in continuazione. Credo però che la notte, la luna e le stelle abbiano ancora molto da darmi. Sto già lavorando a nuovi brani per ampliare il mondo di “Blue” e creare un progetto un po’ più sostanzioso. Ho già tutto pronto nella mia mente, ora devo solo procedere alla realizzazione di tutte le mie idee.
TRASTEVERE” è il nuovo singolo di CRETA, cantatutrice romana classe 2005, prodotto dai Fratelli Consentino (Ariete, Franco126) e disponibile da venerdì 23 febbraio
Il brano è una fotografia di una Roma malinconica, cornice di una relazione finita, dove i vicoli di Trastevere richiamano alla memoria i momenti felici ma allo stesso tempo riaccendono la nostalgia. Una lettera aperta ad una città dalla bellezza senza tempo, dove basta un attimo per perdersi quando il tramonto colora le strade di Trastevere.
“Ti perdo nelle mille voci di Trastevere e chissà se ancora ti fa ridere cantare a squarciagola la nostra canzone che ora mi fa piangere come i desideri alla fontana di Trevi mi chiedono di te”.
Sonorità indie pop ed un mood melanconico che lasciano spazio alla dolcezza timbrica della vocalità della giovanissima arista. “Trastevere” è una canzone dedicata a Roma, la mia città.
Ogni scorcio, vicolo, monumento o nel rumore del vociare del suo cuore pulsante per me sono come una grande scatola di ricordi”, afferma Creta.
Gaia Bitocchi, in arte Creta, 18 anni, vive a Roma e frequenta il liceo scientifico. Odia l’estate e il mare e ama la letteratura e l’arte moderna. Si definisce un artista con la testa tra le nuvole. A 16 anni scopre con la scrittura e la musica il modo di raccontarsi agli altri senza paura. Poco dopo l’incontro con i Fratelli Cosentino con cui lavora alla produzione dei suoi brani. Il primo singolo “il nulla delle cose” è stato inserito da Spotify nelle playlist editoriali “New Music Friday Italia” e “Scuola Indie“.
Già paragonato a Beck in tempi non sospetti (fonte: Il Sole 24 ore), singolo dopo singolo il talentuoso cantante e compositore polistrumentista Simone Matteuzzi, dalla remota provincia di Milano, si sta facendo spazio nel panorama discografico italiano facendo sfoggio di tutta la sua ecletticità e portando una freschezza e una poetica che non stanno lasciando indifferenti stampa, addetti ai lavori e pubblico. Con il suo ultimo brano “Affinché il mare”, si delinea ancora meglio la pluralità artistica del suo profilo: una poesia onirica sotto forma di ballad disarmante per tenerezza e per splendore, che chiude il cerchio iniziato con la schizofrenica “Ipersensibile” (brano che lo ha portato tra i finalisti di Musicultura 2023), offrendo una visione decisamente più completa dell’universo sonoro di Simone, che siamo sicuri però essere ancora più ampio. Ad aprile in arrivo il suo disco d’esordio sotto la guida di Costello’s Records e con distribuzione Virgin Music Italia e noi non vediamo l’ora. L’indie italiano riparta da Simone Matteuzzi!
Ascolta i singoli usciti fino a ora qui:
Biografia
Simone Matteuzzi, cantautore e musicista della nebbiosa provincia di Milano, classe 2001, scrive e realizza le sue canzoni sonnecchiando qua e là tra accordi, profumi, sillabe e impressioni; forse con grande acutezza e sensibilità, o forse con un’ironia agitata, brulicante. Sin da bambino è innamorato della black music, suggestione che completerà negli anni del liceo con la scoperta e lo studio del jazz, della classica, del cantautorato e di vari generi sperimentali. Suona in numerosi locali di Milano e hinterland con progetti jazz e cantautorali. Nel 2022 vince il Premio“Ricerca e Contaminazione” della Pino Daniele Trust Onlus, con la quale partecipa successivamente come artista e tastierista all’evento “Qualcosa Arriverà”, audiovisual performance nella Galleria Umberto I di Napoli. Nel 2022 inizia a collaborare, come artista e produttore, con Zebra Sound, società di produzione ed edizione musicale di Milano, con la quale produce il suo progetto d’esordio. Con il suo singolo “Ipersensibile” è tra gli otto vincitori dell’edizione 2023 di Musicultura, Festival Della Canzone d’autore e della canzone popolare in lingua italiana e tra i finalisti di Jazz the Future, concorso indetto da JazzMI e Volvo Studio Milano. Nel 2023 inizia la sua collaborazione come artista con Costello’s Records.
“CENTOMILA” è il nuovo singolo di HOGART disponibile su tutte le piattaforme distribuito da Universal Music.
Il brano, prodotto da Antonio Condello, parla di una coppia di ragazzi all’inizio della loro frequentazione, quando scocca il famoso colpo di fulmine. Una fotografia generazionale dedicata alla spensieratezza tipica di due adolescenti innamorati, raccontata con un pizzico di ironia.
La voglia di fare tardi la sera e di divertirsi, di non pensare a nulla. Le corse per le strade di Milano per riaccompagnare a casa la propria ragazza entro l’orario stabilito dai genitori.
Un sound che mescola pop ed elettronica, chitarre e sintetizzatori. La cassa dritta spinge un groove catchy e incalzante.
Hogart è Riccardo Maria Ferrari classe 2004 nato a Segrate. Inizia il suo percorso musicale nel 2022 studiando canto e scrivendo i suoi brani parallelamente agli studi di Medicina e Chirurgia. Nelle sue canzoni racconta la sua vita, le emozioni ed i suoi pensieri, con un approccio sincero e genuino, senza rinunciare a lasciare emergere la sua sensibilità. Il suo ultimo singolo “Occhi di Sabbia” è stato inserito da Spotify nella playlist editoriale “Caleido”.
“Bordi”, il nuovo singolo degli Wabeesabee, uscito il 23 febbraio 2023, si insinua nei cuori degli ascoltatori con una forte carica emotiva.
Il secondo singolo dei Wabeesabee, estratto dall’album “Isole”, si intitola “Bordi” e si distingue per la sua capacità di afferrare l’ascoltatore nei momenti di oscurità e solitudine. La band si è posta l’obiettivo di creare una canzone che fungesse quasi da mano tesa, un’ancora di salvezza durante i momenti più difficili della vita. Gli Wabeesabee ci mostrano di aver voluto esplorare il concetto della percezione delle relazioni umane. Il brano si articola intorno all’idea che l’isolamento può creare un muro illusorio tra noi e gli altri, ma che alla fine ciò che conta è la volontà individuale di superare le proprie sfide. Questa volontà, secondo la band, rappresenta una responsabilità personale che nessun’altro può assumersi al nostro posto.
Con influenze profonde della black music, “Bordi” offre un viaggio emozionale attraverso tematiche di rinascita, speranza e resilienza. La canzone invita gli ascoltatori a esplorare il proprio io interiore e ad abbracciare la bellezza e la complessità dell’esperienza umana.
Puoi ascoltare il brano qui:
Biografia
Andrea (batteria e cori) e Saverio (chitarre, tastiere e voce) sono il doppio cuore degli Wabeesabee. Il nome nasce da “Wabi-sabi”, visione del mondo fondata sull’accoglimento della transitorietà delle cose. Nel 2021 pubblicano il primo disco, “Muktada” (Pulp Dischi/Artist First).
Il 30 gennaio 2024 è uscito “Un nuovo richiamo”, l’EP d’esordio di Elio con distribuzione Artist First. Abbiamo colto l’occasione per fare qualche domanda al cantautore.
Ciao Elio, rompiamo il ghiaccio chiedendoti di raccontare ai nostri lettori cosa ti ha spinto a intraprendere la carriera solista, dopo quasi 10 anni di esperienze musicali variegate, tra le quali ricordiamo quella di gruppo con Il Grande Capo e l’interessante progetto Animaliguida, dove assieme a Roberta Lanave creavate degli happening a cavallo tra una performance teatrale e un concerto sperimentale.
Ciao!
Il mio rapporto con la scrittura è un rapporto assiduo da quando ho 15 anni. Ho sempre visto la “struttura Canzone” come un contenitore all’interno del quale inserire quello che vivevo nell’istante in cui lo vivevo. Lavoro in teatro da sempre e conosco persone meravigliose che negli anni hanno collaborato con me, e che hanno contribuito a trasformare il mio “centro di gravità permanente”. Ma due anni fa ho capito che era necessario assumersi la responsabilità di un gesto solitario, di un’azione artistica che avesse totale appoggio sulle mie stesse radici e in cui specchiarmi e ritrovarmi.
Per il tuo percorso solista hai avuto al tuo fianco Roberto Cammarata, musicista e produttore già “dietro” importanti realtà palermitane come La Rappresentante di Lista e Omosumo. Come si è sviluppato il lavoro con lui?
Il lavoro con Roberto è stato intenso e coinvolgente. Ha colto nelle demo che gli avevo proposto dei lati che non avevo valutato, li ha amplificati e ha dato respiro alla struttura musicale, senza aver paura di dare un taglio diverso rispetto all’originale. Ho seguito i suoi suggerimenti, le sue visioni, e ho imparato moltissimo da lui. E’ stato davvero molto importante per me.
Il tuo EP d’esordio ha un concept molto particolare, una sorta di viaggio introspettivo attraverso diverse fasi della vita. Com’è nata l’idea di associare le canzoni del disco ai quattro elementi naturali?
Quando ho scelto i brani dell’EP ho volutamente scelto quattro canzoni molto diverse tra loro. Ho immaginato di potermi presentare attraverso le varie sfaccettature del mio mondo creativo. Ho cercato di specificarne sempre di più la differenza, ed ecco che gli elementi naturali sono venuti in aiuto. Ogni canzone ha un particolare e dettagliato rapporto con l’elemento a cui è stata associata.
Sappiamo che Giovanni Lindo Ferretti e Franco Battiato sono un po’ i numi tutelari del progetto. Ci sono stati anche ascolti internazionali che hanno influenzato il sound e lo stile di “Un Nuovo Richiamo”? In certi momenti ci sembra che ti sia avventurato vicino a lidi elettronici nordeuropei.
Sono contento che sia arrivata questa sensazione. Adoro i Royksopp, Kalkbrenner e in generale la musica elettronica nordeuropea (mi viene in mente anche Rasmussen). Non nego di essere anche molto condizionato dai Depeche Mode e dall’indietronica francese, che negli ultimi anni imperversa nei miei ascolti.
Ci salutiamo con una curiosità. Leggendo i crediti del tuo lavoro abbiamo notato che dietro le foto e l’art direction del disco si cela Ilaria Tortoriello, la stessa persona che suonava il basso nella tua vecchia band, Il Grande Capo. Se non si tratta di un clamoroso caso di omonimia, puoi raccontarci come si è sviluppata la nuova collaborazione con lei?
Io e Ilaria ci conosciamo da quando avevamo 16 anni. Entrambi facciamo parte di un piccolo gruppo di creativi che come noi sono cresciuti nel Sud Pontino, che hanno vissuto anni bellissimi di musica live, spaziando tra tantissimi generi musicali, e che negli anni non hanno mai smesso di credere nella ricerca artistica, facendola diventare il loro modo di sopravvivere. Abbiamo suonato insieme per quattro anni ma Ilaria nel frattempo è diventata una fotografa straordinaria. Abbiamo creato un concept che accompagna ogni canzone dell’EP. Mi sono affidato completamente, anche perché la collaborazione che dura da anni in questi casi fa la differenza. Ilaria ha dato al progetto ancora più forza grazie al suo lavoro.