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Il lockdown secondo Carmelo Piraino

“Non so se posso” è il titolo dell’album d’esordio del cantautore siciliano Carmelo Piraino, in uscita in digitale a partire dal 21 maggio: “questo disco è il mio e arrivare in punta di piedi; è come bussare per entrare; è chiedere permesso”. Un esordio discografico – a cui hanno collaborato Manfredi Tumminello (chitarre e basso) e Manfredi Caputo (percussioni) e prodotto da Massimo Scalici – provocatorio ed ironico, che racchiude la vita, i sentimenti del cantautore, e tutte le sfaccettature di un animo che tenta di trovare un senso: “un senso tra ragione e sentimento, tra realtà e fatalismo, tra l’infinitamente piccolo e l’infinitamente grande, tra un bel tramonto e l’universo e tutti quei mille dubbi che ci appartengono come esseri umani. Sono tutti i contrasti e le sfumature del mondo – spiega Carmelo Piraino.

Gli abbiamo chiesto di raccontarci il suo lockdown.

Come stai passando questo strano periodo? Qual è la tua routine?

Nella tranquillità dell’attesa. Per fortuna scrivendo canzoni io avevo rallentato già 10 anni fa quando ho ricominciato a riprendere la penna in mano e dare tempo ai miei momenti creativi, quindi era una routine lenta già da tempo. Non mi sono scombussolato più di tanto, se no nei pensieri e nella paura di quello che poteva sembrare all’inizio questa pandemia.

L’arrivo della pandemia ti ha sconvolto qualche piano? Quale?

Per fortuna adesso qualcosa si comincia a muovere. Io comunque ho approfittato prendedomi il tempo necessario per definire il disco nel modo migliore, alla fine qualche ritardo c’è sempre e mi è tornato utile il lockdown. Mentalmente e a livello emotivo non c’è dubbio che qualcosa è cambiato e come ogni momento di cambiamento soprattutto nel pieno del suo processo ci si sente smarriti. Ma non credo che lo smarrimento sia sempre e solo negativo, basta accoglierlo e tentare in attesa di surfare l’onda appena arriverà. Insomma l’incertezza del futuro come unica certezza.

Te la ricordi la primissima quarantena? Come la passasti?

Si me la ricordo. Momento sconvolgente mi sono rimesso in discussione su tutto e mentre cambiava il mondo fuori cambiavo anch io dentro di me.

Sono arrivate le paure quelle con cui non facevo mai i conti perché il rumore delle cose della vita le assopiva, ma erano là in attesa che il silenzio le riportasse in superfice, e così è stato.

Una buona psicoterapia sta ricostruendo il mio mondo e forse un nuovo modo di vedermi e di vedere le cose della vita. Working in progress!

Di cosa parla il tuo ultimo singolo? L’hai scritto nell’ultimo anno?

Non L’ho scritto l’anno scorso. Tutto l’album “Non so se posso” è una raccolta di stati d’animo simili, scritti in epoche diverse, che ho voluto mettere assieme. E’ il mio mood cadenzato di un modo di vivere.

Il singolo “Non sopporto” incornicia quel momento di coppia in cui un dissapore, una lite magari reiterata fa saltare il sistema e si comincia a non sopportare l’altro con la paura che tutto il bello che c’è possa comunque finire, perché “c’è una scadenza anche in ciò che è buono”.

Ma come nei “lieto fine” si cerca nella forza dell’amore e ci s rivolge all’altro tentando di disinnescare, darsi la mano e andare avanti.

Cosa ti manca più di qualsiasi cosa?

  • Non mi manca niente. Questo periodo mi sta dando la forza di cercare di vivere l’attimo, il qui e ora.
  • Non è facile ma quando ci si riesce, ci si rende conto che così apprezzi quello che ti capita accettandolo e accogliendolo quasi come ogni cosa fosse un segnale con un valore più alto delle tue aspettative previsionali di come vorresti andasse il mondo.
  • Diceva Jonh Lennon “La vita è ciò che ti accade quando sei tutto intento a fare altri piani.

Ti ricordi ancora l’ultima serata che hai fatto post 22:00?

No in realtà no di preciso, ma se mi ci fai pensare mi ricordo la sensazione. Era quella di libertà o meglio di pensare che era impensabile avere restrizioni, quelle con cui oggi dobbiamo riuscire a convivere.