Con i nuovi singoli “Sangue Freddo” e “Blush”, Cobalto racconta le storie di chi spera che tutto torni a somigliare ai sogni perduti, a quel futuro che un tempo sembrava così vicino, con una consapevolezza interiore che riesce a dire molto di più di quanto le parole esprimono. Abbiamo intervistato il giovane musicista romano per scoprire di più sul suo progetto artistico.
Il tuo singolo “Sangue Freddo” segna l’inizio di un nuovo capitolo: un viaggio intimo e riflessivo, che parte da un’immagine evocativa potente. Che ruolo ha per te la musica nell’elaborazione delle emozioni? Credi che la musica possa essere uno strumento di catarsi per te e per il tuo pubblico?
In generale io mi sono sempre chiesto perché io abbia la necessità di scrivere una canzone. Partendo dal presupposto che per farlo, di base, bisogna avere una grande emotività, credo per me sia un momento di autoanalisi in cui riesco a parlare con me stesso, chiarire dubbi, rafforzare ciò che penso o che credo di pensare. Per me è sicuramente uno strumento di catarsi e mi auguro che lo sia anche per chiunque ascolti una mia canzone. Da un certo punto di vista, sia chi scrive che chi ascolta ha due semplici motivi: sentire di avere la libertà di esprimersi ed essere capiti.
La tua scrittura ha un taglio molto personale, con riflessioni che diventano strutture musicali sempre più complesse. Come avviene il tuo processo creativo?
Di solito compongo sempre prima la musica e poi il testo, anche se non ho una formula magica prestabilita. Il resto bene o male viene un po’ da sé. La scrittura è il momento più personale e sincero che ci sia e forse proprio da questa sincerità arriva il “taglio personale” a cui vi riferite. Scrivo parlando di me senza paura di mettere a nudo ciò che penso, che provo e cosa sento in quel determinato periodo.
Quali sono gli ascolti fondamentali che ti hanno ispirato nella creazione di uno stile personale?
Fortunatamente ascolto un po’ di tutto, mi piace spaziare nei generi e nei mood dei brani. Se proprio devo fare dei nomi direi Kid Laroi, Jack Harlow e Juice Wrld.
Nel singolo che hai pubblicato più recentemente, “Blush”, emerge un contrasto tra silenzio e consapevolezza interiore. Come hai cercato di riflettere questa dinamica nelle sonorità del brano?
Credo che anche i silenzi e le pause siano musica. Nei miei brani cerco di utilizzarne molti ed in “Blush”, nei punti che ritenevo giusti, ce ne sono abbastanza. In generale penso che il tutto debba connettersi con la successione ed il senso delle parole. Dare un respiro o una pausa può voler accentuare il significato di qualcosa che si sta dicendo e dare quindi modo a chi sta ascoltando di poter riflettere sulle parole.
“Blush” esplora l’idea di un momento in cui il cuore è silenzioso ma le emozioni si manifestano comunque, come un rossore che tradisce sentimenti profondi. Come ti sei approcciato alla scrittura di un brano che gioca tanto su ciò che non viene detto, ma che è comunque percepibile?
Ho cercato di raccontare ciò che sentivo in maniera molto sincera. Mi piace usare figure retoriche o personaggi che possano rappresentare l’idea che voglio veicolare in quel momento. In “Blush” c’è molto “detto/non detto”, che di suo è già una risposta a determinate domande.
Hai già portato dal vivo questi nuovi brani? Qual è il tuo approccio alla dimensione live?
Non ancora, sto aspettando il momento giusto per poter raccontare ancora più di me. Spero di poterlo fare presto.
Fonte: RC Waves