É sempre più difficile concentrarsi sui dischi, un susseguirsi di dieci o più tracce ad occupare tempo prezioso del nostro venerdì, ormai dedicato al consumo di singoli da classifica, da playlist o da algoritmo di Tik Tok. Ormai è come se le nostre giornate non fossero proprio più programmate per accogliere un album, una pausa lunga per accogliere interamente l’immaginario di un artista. Ad ottobre ne sono usciti parecchi, e ho deciso di selezionarne tre che mi hanno particolarmente colpito e che mi hanno fatto compagnia durante questa settimana di pioggia incessante.
“Whale Fall” di Damon Arabsolgar
Che la testa di Damon Arabsolgar fosse piuttosto piena di meraviglie, avevamo già avuto modo di costatarlo ai tempi dei Pashmak e più recentemente coi Mombao, ma abbiamo sempre avuto la sensazione come di vederlo filtrato, trattetuno, o forse semplicemente adattato ad un contesto che non fosse completamente suo. Quello che ci ha donato con “Whale Fall” è un’incredibile autobiografia musicale: un riassunto tra inglese ed italiano, di sonorità sospese tra i generi e i contenuti, di tutta la sua vita sinora. Damon, come una balena in punto di morte, si libera probabilmente di alcuni pensieri scomodi, dolori e amori passati, e non poteva farlo in modo più piacevole.
“The wave we are” dei Love Shower Love
E a proposito di riassunti ben riusciti, i Love Shower Love hanno deciso di uscire di scena in grande stile (e un po’ di ritardo!) con un best of di quelli che sono stati i loro sette anni di attività, sette dei nostri anni migliori dove l’indie-rock era cool, si potevano ascoltare i Green Day senza essere considerati degli sfigati, ed eravamo totalmente sganciati dalle dinamiche dei social. Questo Best Of, oltre ad essere un bellissimo album dei ricordi con la firma di Luca Urbani, è anche un’indagine emotiva sui nostri ascolti dei primi anni Duemila, e i Love Shower Love sono il simbolo di una scena che faceva casino e si divertiva molto, che forse non c’è più. Da ascoltare indossando vecchie tute e camminando per casa immaginandosi la nostra vecchia cameretta, piena di poster e caos, una chitarra elettrica che poi forse abbiamo venduto e quel eravamo felici, ma non lo sapevamo ancora.
“La città radiosa” di Epoca22
E per non vivere solo nel passato, e di ricordi, non posso che soffermarmi qui, su questo disco indipendente che aspettavamo. Epoca22 è un progetto fuori dal tempo, che non si può collocare in questi ruggenti anni Venti, nè in un passato di spirito amarcord, è un mix unico di oscurità e punti luce, post-punk e suggestioni elettroniche, chitarre potenti e anche quella voglia di raccontare sentimenti sfacciati, senza mascherarsi. Esporsi, porsi come un mentore che dà lezioni sul rapporto tra Uomo, Natura e Città, in un mondo come quello rock, può sembrare fuori luogo e un po’ inquietante, cringe, come dicono i giovani, qui risulta la cosa più naturale del mondo. Per le macchinate notturne, per le serate di pioggia, per gli amici scettici che non si innamorano di un disco da un bel po’, e per noi, che non abbiamo molti amici e stiamo costruendo la nostra città radiosa.
“Whale Fall” o “La Caduta della Balena” è il primo disco solista di Damon Arabsolgar, in uscita su tutte le piattaforme digitali da venerdì 11 ottobre 2024 (in distribuzione Believe Music Italy). “La Caduta della Balena” è il fenomeno in cui un cetaceo di grandi dimensioni, morendo, scende lentamente a testa in giù, adagiandosi in una dorsale medio-oceanica, il punto più profondo della terra. Lì giace, dove le temperature sono abbastanza basse da conservarne la carcassa per molti anni e permettendole quindi di diventare il centro attorno a cui si crea un ecosistema di pesci abissali.
Il disco si posiziona in un punto imprecisato fra il pop e la musica sperimentale e nasce nel 2016, durante un’estate in solitudine, con l’idea di provare a far convergere il processo di scrittura con quello di produzione e registrazione per poi evolversi, aprirsi all’altro e maturare completamente solamente nel 2024. Le canzoni sono oceaniche e siderali eppure estremamente intime e sono pensate per essere ascoltate al buio, sdraiati con gli occhi chiusi, per portare lontano, in luogo ancora sconosciuto. Le canzoni contenute nel disco nascono come gesti quasi involontari, un’emersione inconsapevole di immagini che, il più delle volte, sfugge alla comprensione immediata.
Damon afferma che, dopo aver scritto una canzone nuova, si ritrova stremato e felicissimo, con un senso di gratitudine per l’universo mondo che lo accompagna per giorni, mentre continua a cantare ininterrottamente quella nuova figlia appena nata e che parla già, dicendogli qualcosa che non capisce e che fa paura. Il timore nasce perchè spesso le canzoni sono come veggenti, predicono il futuro e danno voce a parti di sé così profonde che a volte si ha paura ad accettarle, riconoscendole solamente anni dopo.
L’album, anticipato da tre singoli e un libro di poesie (Geologia delle iridi) verrà portato dal vivo in trio, insieme a Giacomo Carlone e Arturo Zanaica (Elazar).
RELEASE PARTY 11 OTTOBRE @ BIKO MILANO
Picture by Ginevra Battaglia Artwork and graphics by Giulio Favotto All lyrics by Damon Arabsolgar All music by Damon Arabsolgar Mastered by Giovanni Versari
Il disco è prodotto da Giacomo Carlone e Damon Arabsolgar, è metà in italiano e metà in inglese ed è un break-up album di canzoni basate principalmente su voce e pianoforte o chitarra e ibridate con il mondo dell’elettronica. Un paio di canzoni invece hanno un arrangiamento di musica contemporanea per trio d’archi, scritto dal compositore Vincenzo Parisi, punta di diamante del Conservatorio di Milano, ed eseguito dal Trio Cavalazzi (Elisa, Dardust). I cori su Erbivoro invece sono affidati a Guinevere (La Tempesta dischi).
La musica di Damon Arabsolgar si dimostra esser fatta per essere ascoltata al buio, con gli occhi chiusi, e conduce altrove, portandoci dal più microscopico dettaglio ad un volo oltre la stratosfera, laddove l’orizzonte si curva e le cose quotidiane perdono di senso. Le strutture sono sempre imprevedibili eppure non lasciano mai disorientati, accompagnando per mano l’ascoltatore in un vero e proprio viaggio da cui ci si risveglia diversi, come dopo un lungo sogno rivelatore.
BIO:
Damon Arabsolgar è poeta, compositore, autore, produttore e performer.
Da piccolo, ha cominciato a scrivere e registrare canzoni su cassette magnetiche e non ha mai smesso, spinto dalla necessità di rimanere da solo con il suo pianoforte per dar voce, in maniera puramente istintiva, alla sua parte più vulnerabile e sincera. Parallelamente alla sua intensa attività live con il duo MOMBAO, negli ultimi sei anni ha segretamente lavorato alla scrittura del suo progetto solista, in cui Damon torna alla sua natura più intima e cantautorale. Decide di usare per la prima volta il suo nome di battesimo solamente ora, per pubblicare del materiale profondamente personale realizzato con un senso di urgenza e bisogno di catarsi.
Le sue canzoni sono oceaniche e siderali, parlano di amore e separazione e nascono come gesti quasi involontari, un’emersione inconsapevole di immagini, come poesie veggenti in grado di dar voce a parti sommerse di sé, prevedere il futuro. Il materiale era basato inizialmente su voce e pianoforte e solo successivamente è stato ampliato insieme al suo produttore, Giacomo Carlone (Abe, Angelica, Dadasutra, Checco Curci, Egokid) introducendo sintetizzatori modulari, prese dirette, batterie, chitarre e arrangiamenti per archi di musica contemporanea, scritti dal compositore Vincenzo Parisi (1° Premio al Concorso di Composizione del Conservatorio Verdi di Milano, il 1° Premio al Concorso Internazionale di Composizione Jorge Peixinho in Portogallo, vincitore della Call For Scores 2021 indetta dalla Collana Discografica 19’40” fondata da Enrico Gabrielli) e suonati dal Trio Cavalazzi (Elisa Toffoli, Dardust)
Le sue influenze spaziano da Patrick Watson a Luigi Tenco, da Andrea Laszlo de Simone ai Radiohead, da Arvo Pärt ai Big Thief, passando per Nils Frahm, Nick Cave, Emma Ruth Rundle, Daniel Blumberg, Tamino, Sparklehorse e i The Microphones. In combinazione con la sua voce, il pianoforte di Damon crea una sorta di intimità, come se fossimo seduti accanto a lui la notte, mentre ci sussurra ballate malinconiche ed esperienze spirituali, catturando l’imperfezione e la vulnerabilità dell’umanità.
Da sempre artista multidisciplinare e poliedrico, nel corso degli ultimi quindici anni, con i suoi progetti paralleli (MOMBAO), ha rilasciato tre LP e quattro EP, suonando in tutta Italia, Germania, Francia, Spagna, Olanda, Polonia, Repubblica Ceca, Marocco e Russia e calcando alcuni dei più importanti palchi nazionali (Carroponte, BASE, Magnolia, Jazzmi, TPO, Arcellabella) e internazionali (Kino Siska, MENT Festival). Con i MOMBAO ha inoltre anche partecipato all’edizione di X-Factor 2021.
Produce colonne sonore sotto il nome CAVALLIPAZZI insieme a Giacomo Carlone, ed è attualmente artista associato di BASE Milano con cui collabora per progettualità triennali e curatela di una parte di FAROUT, festival di arti performative.
É in uscita venerdì 24 maggio 2024 in distribuzione Believe Digital il nuovo singolo del progetto solista di Damon Arabsolgar (attualmente, anche una delle metà dei MOMBAO) dal titolo “Nils“. Un brano in gestazione sin da un’estate lontana, quella del 2016 che Damon ha passato a Milano: un paio di microfoni, uno studio allestito in casa, e l’inizio di quello che sarebbe diventato poi il disco solista di Damon Arabsolgar.
“Nils” nasce in un istante, in una trance di gioia, in un flusso divertente che ha portato Damon a volare leggero in un’altro stato della materia e in cui ho composto, registrato, prodotto e mixato tutto in solitaria, dimenticandomi del resto del mondo, come lo stato di seria e giocosa concentrazione con cui si gioca da bambino. Di fatti: il germoglio di un progetto, di un disco in uscita (di cui abbiamo già ascoltato altri due singoli, “Nitida” e “Erbivoro“), che si rivelerà a distanza di otto anni.
La musica di Damon Arabsolgar si dimostra esser fatta per essere ascoltata al buio, con gli occhi chiusi, e conduce altrove, portandoci dal più microscopico dettaglio ad un volo oltre la stratosfera, laddove l’orizzonte si curva e le cose quotidiane perdono di senso. Le strutture sono sempre imprevedibili eppure non lasciano mai disorientati, accompagnando per mano l’ascoltatore in un vero e proprio viaggio da cui ci si risveglia diversi, come dopo un lungo sogno rivelatore.
Avevo letto un’intervista di una donna a cui non si era aperto il paracadute, invece che essere presa dal panico, diceva di aver accettato quasi immediatamente il suo destino e di essersi goduta la caduta, sopravvivendo miracolosamente. Qualche scienziato aveva provato a spiegare il miracolo dicendo che la rilassatezza dei muscoli aveva permesso di assorbire l’impatto ma poco importava per me.
Faccio infatti da anni un sogno ricorrente, di colpo, capisco come si fa a volare.
Bisogna volerlo e creare le condizioni affinché avvenga senza però davvero desiderarlo o pensare che la propria felicità dipenda dal suo raggiungimento. Potrebbe capitare che ci si libri in volo, sollevandosi con leggerezza. In quei casi, qualora ce ne si compiaccia o ce ne si renda troppo conto, si ricade lentamente al suolo e nulla può risollevarci se non attendere e sperare che accada nuovamente più avanti.
Nella stessa maniera si cade nella musica, nella trance, nella preghiera, nella meditazione, nella poesia, nell’amore e, in definitiva, nella flusso della vita, quando il tempo sembra cristallizzarsi, fermandosi in un minuscolo istante, rimanendo nella nostra memoria come un’icona del tempo che scorre e da significato a tutto ciò che c’è ora e c’è stato prima.
Testo: Damon Arabsolgar Musica: Damon Arabsolgar Registrato, prodotto e mixato da Damon Arabsolgar Masterizzato da Giovanni Versari Batterie aggiuntive: Riccardo Montanari Un ringraziamento ulteriore a Giacomo Carlone e Dario Pruneddu Copertina: “Aurora” by Katherine Akey Foto di Ginevra Battaglia
La copertina è tratta da una serie di lavori in camera oscura di Katherine Akey, artista e amica di stanza a San Francisco, di cui adoro il lavoro e con cui esiste, da anni, uno scambio personale e artistico continuo e stimolante. Sono fotografie analogiche a contatto, fatte con un processo particolare: la carta fotografica è infatti impressa direttamente in camera oscura, illuminata in varie maniere mentre è sommersa negli acidi e sabbie di varie dimensioni rimangono in sospensione a diverse altezze.
Katherine è stata da sempre affascinata dall’Artico, dalle spedizioni di esplorazione e dall’idea di poter, prima o poi, vedere un’aurora boreale. In quegli anni di attesa si era immaginata come potesse essere un’aurora e aveva provato a rappresentarla con queste impressioni a contatto. Il lavoro era rimasto nel cassetto per parecchi anni, fino a quando, per una serie di ragioni, Katherine si è ritrovata davvero nell’Artico, su una vera rompighiaccio.
In quel frangente, una notte, ha finalmente visto un’aurora boreale. Differentemente da come si poteva immaginare, l’esperienza non la colpì poi molto, anzi, sembrava meravigliarla meno dell’idea di aurora boreale che si era fatta nel tempo. Si è così resa conto che il ricordo dell’esperienza reale aveva sovrascritto l’immagine che aveva dentro di sè.
Questa serie di fotogrammi rimane così l’unica traccia di una visione, il ricordo di un’idea, a monito di tutti i mondi e tutta la bellezza che possiamo creare se chiudiamo gli occhi e impariamo a volare.
BIO:
Damon Arabsolgar è poeta, compositore, autore, produttore e performer.
Da piccolo, ha cominciato a scrivere e registrare canzoni su cassette magnetiche e non ha mai smesso, spinto dalla necessità di rimanere da solo con il suo pianoforte per dar voce, in maniera puramente istintiva, alla sua parte più vulnerabile e sincera. Parallelamente alla sua intensa attività live con il duo MOMBAO, negli ultimi sei anni ha segretamente lavorato alla scrittura del suo progetto solista, in cui Damon torna alla sua natura più intima e cantautorale. Decide di usare per la prima volta il suo nome di battesimo solamente ora, per pubblicare del materiale profondamente personale realizzato con un senso di urgenza e bisogno di catarsi.
Le sue canzoni sono oceaniche e siderali, parlano di amore e separazione e nascono come gesti quasi involontari, un’emersione inconsapevole di immagini, come poesie veggenti in grado di dar voce a parti sommerse di sé, prevedere il futuro. Il materiale era basato inizialmente su voce e pianoforte e solo successivamente è stato ampliato insieme al suo produttore, Giacomo Carlone (Abe, Angelica, Dadasutra, Checco Curci, Egokid) introducendo sintetizzatori modulari, prese dirette, batterie, chitarre e arrangiamenti per archi di musica contemporanea, scritti dal compositore Vincenzo Parisi (1° Premio al Concorso di Composizione del Conservatorio Verdi di Milano, il 1° Premio al Concorso Internazionale di Composizione Jorge Peixinho in Portogallo, vincitore della Call For Scores 2021 indetta dalla Collana Discografica 19’40” fondata da Enrico Gabrielli) e suonati dal Trio Cavalazzi (Elisa Toffoli, Dardust)
Le sue influenze spaziano da Patrick Watson a Luigi Tenco, da Andrea Laszlo de Simone ai Radiohead, da Arvo Pärt ai Big Thief, passando per Nils Frahm, Nick Cave, Emma Ruth Rundle, Daniel Blumberg, Tamino, Sparklehorse e i The Microphones. In combinazione con la sua voce, il pianoforte di Damon crea una sorta di intimità, come se fossimo seduti accanto a lui la notte, mentre ci sussurra ballate malinconiche ed esperienze spirituali, catturando l’imperfezione e la vulnerabilità dell’umanità.
Da sempre artista multidisciplinare e poliedrico, nel corso degli ultimi quindici anni, con i suoi progetti paralleli (MOMBAO), ha rilasciato tre LP e quattro EP, suonando in tutta Italia, Germania, Francia, Spagna, Olanda, Polonia, Repubblica Ceca, Marocco e Russia e calcando alcuni dei più importanti palchi nazionali (Carroponte, BASE, Magnolia, Jazzmi, TPO, Arcellabella) e internazionali (Kino Siska, MENT Festival). Con i MOMBAO ha inoltre anche partecipato all’edizione di X-Factor 2021.
Produce colonne sonore sotto il nome CAVALLIPAZZI insieme a Giacomo Carlone, ed è attualmente artista associato di BASE Milano con cui collabora per progettualità triennali e curatela di una parte di FAROUT, festival di arti performative.
É in uscita venerdì 16 febbraio 2024 in distribuzione Believe Digital il nuovo singolo del progetto solista di Damon Arabsolgar (attualmente, anche una delle metà dei MOMBAO) dal titolo “Erbivoro“. Un brano che nasce dopo un incontro, un confronto, una narrazione da parte di Damon che continua a mettersi a nudo dopo il suo debutto con “Nitida“, brano pubblicato a novembre: una canzone d’amore scritta durante l’inizio di una separazione, un tentativo inconsapevole di imprimere un’istantanea, lasciare una traccia del sentimento per cui valeva la pena lottare per tenere tutto insieme.
Damon continua così a svelarsi con “Erbivoro“, un nuovo invito a sentirsi liberi, a pensare fuori dagli schemi, sentirsi vivi fino ad esaurirsi, bruciare bruciare, non credere a chi ti dice di rimanere fermo, che è meglio non rischiare. Un nuovo anticipo di un disco di quella che sarà un’autobiografia musicale, indossando una veste sinora inedita che si compone di fragilità e vulnerabilità sussurrate, lontano dall’immagine impattante a cui ci avevano abituato i Mombao. “Erbivoro” ci invita ad abbandonare l’intento di fare previsioni, anticipare il futuro, cercare di evitare i rischi, meglio invece rischiare per i propri sogni, sentirsi vivi mentre si impara a galleggiare su e giù fra le onde, prendersi la vita e mangiarsela tutta fino in fondo.
“Erbivoro” poggia le sue fondamenta su una presa diretta pianoforte e batteria, suonata e prodotta da Damon Arabsolgar e Giacomo Carlone. I cori sono stati scritti e cantati in un momento di pura magia e gioia di vivere da Guinevere, guardando dall’alto le colline della Magona. L’assolo finale è di Pietro Fornara, un urlo di libertà e rabbia che gli è uscito dal petto, giù per le dita, solo chi sa cosa vuol dire sentirsi in gabbia sa davvero cosa vuol dire sentirsi liberi.
Testo di Damon Arabsolgar Pianoforte, voce, chitarra, basso, lapsteel guitar di Damon Arabsolgar Batteria di Giacomo Carlone Cori di Guinevere Assolo finale di Pietro Fornara Prodotta da Giacomo Carlone e Damon Arabsolgar Mixata da Giacomo Carlone e Damon Arabsolgar Master di Giovanni Versari
Foto di copertina di Ginevra Battaglia
La musica di Damon Arabsolgar si dimostra esser fatta per essere ascoltata al buio, con gli occhi chiusi, e conduce altrove, portandoci dal più microscopico dettaglio ad un volo oltre la stratosfera, laddove l’orizzonte si curva e le cose quotidiane perdono di senso. Le strutture sono sempre imprevedibili eppure non lasciano mai disorientati, accompagnando per mano l’ascoltatore in un vero e proprio viaggio da cui ci si risveglia diversi, come dopo un lungo sogno rivelatore.
Passo un giorno da solo sotto un cielo lattiginoso, sdraiato sotto ad una statua, coperto di foglie, sento i miei invecchiare al telefono mentre un uccello mi imita accoccolato nel prato.
Qualche giorno fa un ragazzo mi ha fermato per parlarmi scavalcando le transenna era un tipo serio uno da poche cazzate mi guarda serio, serissimo mi fa Fratello si vede che a te la vita piace davvero vorrei dirgli Straniero, un paio di anni fa stavo piegato in due in una stanza triangolare una professionista dai capelli neri ricci cercava di convincermi a non lasciarmi andare rantolavo nei pensieri madidi tossivo capelli secchi annodati in crisi di panico rifiutavo l’idea che il mondo fosse anche questo, una newtoniana struttura a blocchetti geometricamente precostituiti un’illusione da debellare ed io, incapace di farlo invocavo aiuto poi lo rifiutavo.
Davanti a me Isacco mi guarda con gli occhi da erbivoro siamo su una soglia dietro di me montano onde fuori misura che non so domare già solo stare a galla ha bisogno di tutte le mie energie. Quel giorno ero circondato di pesci di natura sconosciuta banchettavano con qualche tipo di schifo in cui ero immerso che mi ha fatto vomitare qualche ora dopo, il sole sorgeva lento e liquido, come oggi, spolverando qualche cima di qualche montagna che non conosco. Gente col cappotto beveva caffè caldi mentre provavo a rimanere a galla.
Isacco continua a guardarmi con occhi da erbivoro Amico cosa vuoi che ti dica ad essere davvero lucidi, se vuoi la verità, ho capito che siamo tutti matti siamo qui solo per una scarsa capacità di valutare i rischi guardare qualche metro più in là ma davvero vuoi guardare laggiù ci sono solo proiezioni come giochi di ombre falsi in ogni caso come false sono tutte le previsioni.
Meglio stare qui su e giù fra le onde l’alba durante la mareggiata rende la pelle splendida.
BIO:
Damon Arabsolgar è poeta, compositore, autore, produttore e performer.
Da piccolo, ha cominciato a scrivere e registrare canzoni su cassette magnetiche e non ha mai smesso, spinto dalla necessità di rimanere da solo con il suo pianoforte per dar voce, in maniera puramente istintiva, alla sua parte più vulnerabile e sincera. Parallelamente alla sua intensa attività live con il duo MOMBAO, negli ultimi sei anni ha segretamente lavorato alla scrittura del suo progetto solista, in cui Damon torna alla sua natura più intima e cantautorale. Decide di usare per la prima volta il suo nome di battesimo solamente ora, per pubblicare del materiale profondamente personale realizzato con un senso di urgenza e bisogno di catarsi.
Le sue canzoni sono oceaniche e siderali, parlano di amore e separazione e nascono come gesti quasi involontari, un’emersione inconsapevole di immagini, come poesie veggenti in grado di dar voce a parti sommerse di sé, prevedere il futuro. Il materiale era basato inizialmente su voce e pianoforte e solo successivamente è stato ampliato insieme al suo produttore, Giacomo Carlone (Abe, Angelica, Dadasutra, Checco Curci, Egokid) introducendo sintetizzatori modulari, prese dirette, batterie, chitarre e arrangiamenti per archi di musica contemporanea, scritti dal compositore Vincenzo Parisi (1° Premio al Concorso di Composizione del Conservatorio Verdi di Milano, il 1° Premio al Concorso Internazionale di Composizione Jorge Peixinho in Portogallo, vincitore della Call For Scores 2021 indetta dalla Collana Discografica 19’40” fondata da Enrico Gabrielli) e suonati dal Trio Cavalazzi (Elisa Toffoli, Dardust)
Le sue influenze spaziano da Patrick Watson a Luigi Tenco, da Andrea Laszlo de Simone ai Radiohead, da Arvo Pärt ai Big Thief, passando per Nils Frahm, Nick Cave, Emma Ruth Rundle, Daniel Blumberg, Tamino, Sparklehorse e i The Microphones. In combinazione con la sua voce, il pianoforte di Damon crea una sorta di intimità, come se fossimo seduti accanto a lui la notte, mentre ci sussurra ballate malinconiche ed esperienze spirituali, catturando l’imperfezione e la vulnerabilità dell’umanità.
Da sempre artista multidisciplinare e poliedrico, nel corso degli ultimi quindici anni, con i suoi progetti paralleli (MOMBAO), ha rilasciato tre LP e quattro EP, suonando in tutta Italia, Germania, Francia, Spagna, Olanda, Polonia, Repubblica Ceca, Marocco e Russia e calcando alcuni dei più importanti palchi nazionali (Carroponte, BASE, Magnolia, Jazzmi, TPO, Arcellabella) e internazionali (Kino Siska, MENT Festival). Con i MOMBAO ha inoltre anche partecipato all’edizione di X-Factor 2021.
Produce colonne sonore sotto il nome CAVALLIPAZZI insieme a Giacomo Carlone, ed è attualmente artista associato di BASE Milano con cui collabora per progettualità triennali e curatela di una parte di FAROUT, festival di arti performative.