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L’ossimorico e rivelatorio disco d’esordio dei Dena Barrett

Abbiamo scoperto i Dena Barrett al loro esordio, qualche mese fa, con “Hallooween”, e non potevamo di certo non dedicare alla band toscana una manciata di righe necessarie a confermare quanto di buono era già emerso all’ascolto dei primi singoli: “Immobili a ballare” è un debutto che farà parlare di loro per qualità e quantità artistica grazie ad una track list di nove brani capace di raccontare lo smarrimento generazionale di un intero popolo di trentenni in cerca di nuovi centri di gravità permanente.

Il disco d’esordio dei Dena diventa così un manifesto collettivo che in una manciata di minuti disegna i confini di un disagio storico-culturale che sembra definire, per negazione, i tratti emotivi di una collettività persa nelle proprie insicurezze: ogni canzone diventa così una ferita aperta che aspetta di essere sanata attraverso una ricerca d’amore che, in “Immobili a ballare”, passa spesso la violenza vista come strumento di azzeramento di tutto ciò che precostituito e preconfezionato.

Brani come “Usami” e “Criminale” raccontano con delicatezza pop la forza erosiva di schemi di pensiero capaci soltanto di limitare le nostre libertà, i singoli pubblicati tracciano invece il filo rosso di una narrazione che vuole essere volutamente provocatoria ed esplosiva, attenta a non filtrare alcun tipo di messaggio ma piuttosto renderne efficacemente il livello poetico attraverso una calibrata scelta di parole e immagini.

La figura femminile occupa uno spazio importante all’interno di un disco che, nella sua contemporaneità, non poteva certamente prescindere da determinate narrazioni ma soprattutto dalla necessità di modificarle: la donna diventa così specchio e allo stesso tempo silenzio assordante per uomini in cerca di protezione e affetto, anche laddove la dimensione relazionale sembra avviarsi a pieghe patologiche in linea con le dinamiche del nostro secolo brutale.

Un disco quindi che racconta l’attualità attraverso il richiamo a linguaggi e stili capaci di raccordare il rock alternativo degli anni anni anni 90 con la migliore scuola d’autore italiana: un melpot riuscito che conferma l’attitudine degna di nota di una band da non perdere d’occhio.

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Dena Barrett, l’elemento anarchico della scena nazionale

I Dena Barrett sono uno di quei progetti che sembrano avere alle spalle un percorso di maturazione lungo, fatto di diverse tappe discografiche capaci di dare consistenza ad un brano come “Halloween”, che tutto sembra tranne che un esordio. Sì, perché il gruppo di Viareggio debutta solo oggi sulla scena, ma la maturità del primo passo sembra celare una consapevolezza che viene da lontano: un sound compatto e determinato che gode della mano saggia di Andrea Pachetti (Emma Nolde, Zen Circus…).

Il brano parte con un groove che riesce a creare in modo efficace un crescendo che esplode pian piano, incastrando l’ascoltatore in una climax ben riuscita; l’ansia “positiva” della canzone regala sin dal primo play la sensazione di trovarci di fronte all’immagine sonora riuscita del significato che “Halloween” prova a trasmettere, raccontando il disagio di una generazione in cerca di un nuovo baricentro che possa finalmente regalare, alla pace stagnante del nostro presente, un “elemento anarchico” capace di risvegliare dal torpore le nostre coscienze. 

Il melpot del brano è un mix riuscito di cantautorato e post-rock, epigono rinnovato di un linguaggio che negli anni Novanta ha saputo sfornare grandi capolavori di band come Verdena, Afterhours, Marlene Kuntz e altri, sempre sospesi tra piglio esplosivo e volontà di riflessione poetica.

Insomma, un ottimo debutto che conferma la nascita di un progetto da non perdere d’occhio. E le novità, ne siamo certi, non tarderanno ad arrivare.