Buon ritorno per IL COSA, che in “Iato” mette alla prova l’assopita capacità d’ascolto del pubblico italiano con un disco coraggioso, che non vuole ammiccare ad altro che non sia l’urgente ricerca di libertà creativa del suo autore.
IL COSA è il nome d’arte di Ilario Promutico, bassista e musicista elettronico ciociaro di stanza a Bologna. Passa gli anni dell’adolescenza coltivando l’interesse per l’arte e la cultura underground – in tutte le sue varie sfaccettature: fumetto, post-punk, grindcore, writing, hacking; dopo essere stato attivo in molteplici progetti musicali di stampo post-rock, dal 2011 intraprende una ricerca personale estetica imperniata sulla sperimentazione (di stampo eminentemente elettronico) di nuove sonorità e nuove pratiche creative: campionatori e sintetizzatori diventano pian piano padroni della sua scrittura, rimanendo particolarmente legato al dub industriale e alla bass music britannica. Un coacervo di influenze che, in effetti, emergono con prepotenza anche in “Iato”, “fumetto” musicale che certamente sarebbe piaciuto al mitico Prof. Bad Trip (nome d’arte del compianto Gianluca Lerici, grande fumettista ligure) e che di certo fa compiacere gli amanti di un certo tipo di “cultura alternativa” che oggi rischia di rimanere schiacciata sotto il peso della trasformazione radicale subita dal concetto di “indipendenza” negli ultimi dieci anni.
IL COSA è, infatti, più indie di tanti che oggi potreste trovare all’apice delle playlist editoriali dedicate al genere, reclamando per sé stesso la libertà di fare quello che gli pare. Sei tracce filtrate attraverso modificazioni diverse, contaminate da influenze che vanno dalla trap al lirismo lisergico della prima scena indipendente italiana; “Razza di idiota” restituisce un testo infuocato alle strumentali “Black Box” e “Nullipotent”, senza per questo preservarsi dalla livellazione distorcente di “Che non può essere salvato” e contribuendo a dare all’ascoltatore la sensazione di trovarsi al centro di un vortice risucchiante.
Un buon ritorno, che conferma l’attitudine alla sperimentazione di un artista eclettico, da scoprire.