“Autunno ’91” è il malinconico singolo d’esordio dei SEQUOIA, il nuovo quintetto alt-rock prodotto da Matteo Cantaluppi. Un inizio davvero promettente.
Queste le parole con le quali la band milanese presenta la canzone: «La storia di un autunno di trent’anni fa. I fuochi, le castagne, la disintegrazione dell’Unione Sovietica ed un mondo che inizia a non saper più distinguere i Wojtila dai Gorbaciov.»
Puoi ascoltare il brano qui:
BIO
SEQUOIA si radica nel profondo terreno della tradizione della musica d’autore italiana, robusta nera corteccia dell’alternative rock e forti rami dal persistente fogliame punk.
Il progetto SEQUOIA nasce dalla volontà di riscoprire le radici della canzone d’autore italiana attraverso un affascinante crocevia tra il suono alternative rock anni ’90 e il cantautorato classico. Il risultato, guidato dalla sapiente produzione di Matteo Cantaluppi, è un disco che sublima una poetica che sa essere al tempo stesso cruenta e raffinata, dolce e amara, vita e morte.
“Luci di ghiaccio” è il singolo d’esordio di Satellite. Un grido di libertà che squarcia il buio, giunto attraverso l’approdo ai territori della consapevolezza.
Foto: Marco Pellegatta
Queste le parole con le quali il cantautore milanese presenta la canzone: «Quando guardi in faccia ancora una volta i tuoi demoni ormai familiari, che possono persino cullarti durante la notte, una musica ti trasporta verso terre lontane: fredde terre di ghiaccio, dove non c’è più né tempo né spazio, e dove finalmente sei libero. “Luci Di Ghiaccio” parla di presa di coscienza, di fuggire per non tornare più indietro.»
Puoi ascoltare il brano qui:
BIO
Giacomo Maria Colombo, in arte Satellite, è un cantautore nato a Milano nel 1998. Con il suo progetto solista intende parlare al lato intimo dell’animo umano, toccando le corde dell’emozione quando ci sentiamo vulnerabili. I suoi brani parlano a coloro che si sentono soli, abbandonati e che desiderano scappare. Satellite vuole offrire un rifugio emotivo attraverso la sincerità della sua musica.
“Elettrico” è il nuovo singolo di Simone Matteuzzi, uscito il 22 marzo 2024 via Zebra Sound con distribuzione Virgin Music Italia. Un mantra di esplorazione dell’irrazionale e dell’ineffabile.
Queste le parole con le quali l’artista milanese presenta la canzone: «Nata da una rielaborazione di una poesia di Dino Campana, “Elettrico” si articola come un esercizio di stile sulle allitterazioni e consonanze fonetiche delle parole. Partendo da questo pretesto nasce quindi senza significato, senza una vera idea. Piuttosto, come ogni buona accozzaglia d’arte futurista, trova il suo significato nella sua autocelebrazione, nell’essere sfacciatamente no-sense. Celebriamo il non senso, che è evocativo del vero ultimo senso.»
Puoi ascoltare il brano qui:
BIO
Simone Matteuzzi, cantautore e musicista della nebbiosa provincia di Milano, classe 2001, scrive e realizza le sue canzoni sonnecchiando qua e là tra accordi, profumi, sillabe e impressioni; forse con grande acutezza e sensibilità, o forse con un’ironia agitata, brulicante. Sin da bambino è innamorato della black music, suggestione che completerà negli anni del liceo con la scoperta e lo studio del jazz, della classica, del cantautorato e di vari generi sperimentali. Suona in numerosi locali di Milano e hinterland con progetti jazz e cantautorali. Nel 2022 vince il Premio“Ricerca e Contaminazione” della Pino Daniele Trust Onlus, con la quale partecipa successivamente come artista e tastierista all’evento “Qualcosa Arriverà”, audiovisual performance nella Galleria Umberto I di Napoli. Nel 2022 inizia a collaborare, come artista e produttore, con Zebra Sound, società di produzione ed edizione musicale di Milano, con la quale produce il suo progetto d’esordio. Con il suo singolo “Ipersensibile” è tra gli otto vincitori dell’edizione 2023 di Musicultura, Festival Della Canzone d’autore e della canzone popolare in lingua italiana e tra i finalisti di Jazz the Future, concorso indetto da JazzMI e Volvo Studio Milano. Nel 2023 inizia la sua collaborazione come artista con Costello’s Records.
“Bruciasse davvero” è il nuovo singolo degli Wabeesabee, uscito il 18 marzo 2024 via Pulp Dischi. Atmosfere groovy per contrastare la banalità del male con stile.
Queste le parole con le quali il duo spoletino presenta la canzone: «“Bruciasse davvero” è il terzo singolo estratto dal nostro album, “Isole”; un pezzo che nasce dal desiderio di poter tornare su delle tematiche che tocchino il nostro paese in modo scomodo. Lo dedichiamo di fatto a tutti gli immigrati, che si vedono negare il loro futuro sulla base del potenziale, scandendo la loro vita in base al principio “ringrazia che ti trovi qui”. Vogliamo inoltre dedicarlo a tutte le giovanissime vita strappate sul posto di lavoro negli ultimi anni.»
Puoi ascoltare il brano qui:
BIO
Andrea (batteria e cori) e Saverio (chitarre, tastiere e voce) si conoscono da parecchi anni ed insieme hanno condiviso la passione per la musica con diversi progetti, stabiliti però solo con quest’ultimo: Wabeesabee. Il nome nasce da “Wabi-sabi” (侘寂), visione del mondo fondata sull’accoglimento della transitorietà delle cose. Partendo da questa prospettiva, il duo vuole comunicare le esigenze personali sotto il comune tetto della black music, caratterizzata da sonorità R&B e influenze gospel, celebrando l’intimità che porta al confronto con sé stessi. Nel 2021 si esibiscono per la prima volta al format Fra(m)menti, organizzato da Pulp Dischi in esclusiva per Rolling Stone e pubblicano poco dopo il primo disco, “Muktada” (Pulp Dischi/Artist First). Il disco è un omaggio alla musica in primo luogo, un viaggio sonoro tra diverse istanze che si occupano principalmente di errori, o fare i conti con sé stessi. Questo lavoro è promosso attraverso alcuni dei palchi più suggestivi dello Stivale come quello del Meeting Del Mare di Marina di Camerota, della Darsena, del Mare Culturale Urbano di Milano, aprendo a Venerus e Joan Thiele fra gli altri. Successivamente al tour estivo rilasciano un singolo, “Mandorla”, uscito a dicembre 2021 tramite Pulp Dischi in contemporanea con la prima stampa del vinile “Muktada” edito in due versioni (una “classica” e una in tiratura limitata esclusiva).
Già paragonato a Beck in tempi non sospetti (fonte: Il Sole 24 ore), singolo dopo singolo il talentuoso cantante e compositore polistrumentista Simone Matteuzzi, dalla remota provincia di Milano, si sta facendo spazio nel panorama discografico italiano facendo sfoggio di tutta la sua ecletticità e portando una freschezza e una poetica che non stanno lasciando indifferenti stampa, addetti ai lavori e pubblico. Con il suo ultimo brano “Affinché il mare”, si delinea ancora meglio la pluralità artistica del suo profilo: una poesia onirica sotto forma di ballad disarmante per tenerezza e per splendore, che chiude il cerchio iniziato con la schizofrenica “Ipersensibile” (brano che lo ha portato tra i finalisti di Musicultura 2023), offrendo una visione decisamente più completa dell’universo sonoro di Simone, che siamo sicuri però essere ancora più ampio. Ad aprile in arrivo il suo disco d’esordio sotto la guida di Costello’s Records e con distribuzione Virgin Music Italia e noi non vediamo l’ora. L’indie italiano riparta da Simone Matteuzzi!
Ascolta i singoli usciti fino a ora qui:
Biografia
Simone Matteuzzi, cantautore e musicista della nebbiosa provincia di Milano, classe 2001, scrive e realizza le sue canzoni sonnecchiando qua e là tra accordi, profumi, sillabe e impressioni; forse con grande acutezza e sensibilità, o forse con un’ironia agitata, brulicante. Sin da bambino è innamorato della black music, suggestione che completerà negli anni del liceo con la scoperta e lo studio del jazz, della classica, del cantautorato e di vari generi sperimentali. Suona in numerosi locali di Milano e hinterland con progetti jazz e cantautorali. Nel 2022 vince il Premio“Ricerca e Contaminazione” della Pino Daniele Trust Onlus, con la quale partecipa successivamente come artista e tastierista all’evento “Qualcosa Arriverà”, audiovisual performance nella Galleria Umberto I di Napoli. Nel 2022 inizia a collaborare, come artista e produttore, con Zebra Sound, società di produzione ed edizione musicale di Milano, con la quale produce il suo progetto d’esordio. Con il suo singolo “Ipersensibile” è tra gli otto vincitori dell’edizione 2023 di Musicultura, Festival Della Canzone d’autore e della canzone popolare in lingua italiana e tra i finalisti di Jazz the Future, concorso indetto da JazzMI e Volvo Studio Milano. Nel 2023 inizia la sua collaborazione come artista con Costello’s Records.
“Bordi”, il nuovo singolo degli Wabeesabee, uscito il 23 febbraio 2023, si insinua nei cuori degli ascoltatori con una forte carica emotiva.
Il secondo singolo dei Wabeesabee, estratto dall’album “Isole”, si intitola “Bordi” e si distingue per la sua capacità di afferrare l’ascoltatore nei momenti di oscurità e solitudine. La band si è posta l’obiettivo di creare una canzone che fungesse quasi da mano tesa, un’ancora di salvezza durante i momenti più difficili della vita. Gli Wabeesabee ci mostrano di aver voluto esplorare il concetto della percezione delle relazioni umane. Il brano si articola intorno all’idea che l’isolamento può creare un muro illusorio tra noi e gli altri, ma che alla fine ciò che conta è la volontà individuale di superare le proprie sfide. Questa volontà, secondo la band, rappresenta una responsabilità personale che nessun’altro può assumersi al nostro posto.
Con influenze profonde della black music, “Bordi” offre un viaggio emozionale attraverso tematiche di rinascita, speranza e resilienza. La canzone invita gli ascoltatori a esplorare il proprio io interiore e ad abbracciare la bellezza e la complessità dell’esperienza umana.
Puoi ascoltare il brano qui:
Biografia
Andrea (batteria e cori) e Saverio (chitarre, tastiere e voce) sono il doppio cuore degli Wabeesabee. Il nome nasce da “Wabi-sabi”, visione del mondo fondata sull’accoglimento della transitorietà delle cose. Nel 2021 pubblicano il primo disco, “Muktada” (Pulp Dischi/Artist First).
Abbiamo ascoltato in anteprima il debut album di Pugni, musicista pisano trapiantato a Torino, in uscita nei prossimi mesi. Salta subito all’occhio che ciò che caratterizza l’artista e muove il suo percorso creativo è l’incontro tra le sue due identità: psicologo e cantautore. Partendo dalla quotidianità della sua professione, Pugni si pone l’obiettivo di scavare nell’animo fino ad arrivare ad indagare l’inconscio tramite le proprie creazioni musicali cercando di trovare un significato ai tormenti di ogni giorno. Come la sua personalità, anche il disco di Pugni rivela una doppia anima: la voce del cantautore alterna momenti delicati e urlati, così come la musica passa da chitarre dal sapore grunge ad attimi più folk. Pugni proprio come la lotta interiore che ognuno di noi deve affrontare continuamente.
La distribuzione delle sue opere è affidata a Believe Music Italia, mentre GDG Press seguirà l’ufficio stampa del progetto. A breve fuori il primo singolo estratto.
ph: Giulia Bartolini
BIO Lorenzo Pagni, in arte Pugni, nasce nel 1993 sulle sponde di un fiume e cresce navigando sulle sue acque. Per la maggior parte della sua vita, ogni giorno, ha passato ore seduto su una canoa, sorretto dall’acqua e circondato dagli alberi, in silenzio, ripetendo lo stesso gesto milioni di volte. Pugni scopre la musica da bambino grazie ai dischi del padre, ma la comprende nel ritmo cadenzato dalle remate. Quella chiamata sarà tanto forte da trasformare il remo in una chitarra e la fatica in conoscenza dell’animo umano. Lorenzo di giorno fa lo psicologo in una clinica psichiatrica, di notte scrive canzoni.
Dopo l’anticipazione de “La sera di Natale”,“Karma”, e “Inverno” è uscito “SuXmario”, il terzo disco di Lorenzo Vizzini: un racconto di formazione, scritto nel passaggio fra l’adolescenza e l’età adulta. Composto da 10 canzoni genuinamente pop. L’immagine di Mario, questo supereroe che sembra un bambino ma ha due baffoni da pensionato, dunque sintetizza perfettamente la sensazione di transizione di cui il disco è pervaso. “E in quella X, oltre all’immaginario calcistico che spesso è ripreso nel disco, voleva esserci il risultato nell’incontro finale fra l’adolescenza e l’età adulta: un pareggio, che tutto sommato mi va bene.”. Milanese d’adozione, Lorenzo Vizzini è un concentrato di storie (di quando ha scritto per Ornella Vanoni a soli 18 anni o di quando mi racconta che vorrebbe andare in Brasile, non ho chiesto se nell’immediato, nonostante la pandemia).
Abbiamo camminato su e giù per la Darsena, in zona gialla s’intende, ed ecco cosa mi raccontato.
Qual è il tuo rapporto con la città di Milano? Hai mai pensato di andartene?
Sì, per un periodo l’ho anche fatto e sono tornato in Sicilia, ma non ho mai lasciato Milano per più di un anno. A Milano è stata sempre un’altalena, ho vissuto momenti bellissimi e altri in cui mi sentivo un po’ un pesce fuor d’acqua. Ammetto che col tempo, le voglio più bene: dico sempre che voglio andarmene, ma torno ogni santa volta. Anche se non è un posto che sento appartenermi fino in fondo, ormai mi sono abituato a sentirlo come la mia casa.
Milano è il titolo anche di un brano dal tuo ultimo disco. Ce ne parli?
Sì, è un brano scritto diversi anni fa, nel 2016, come praticamente tutti i brani del disco. E’ un racconto di una notte, in cui avevo perso un treno e non potevo più tornare a casa, ma in generale è un po’ la somma delle parti più complicate della mia vita a Milano: il disorientamento, le giornate che sai come cominciano e non dove finiscono, il cellulare sempre scarico e quella sensazione di sentirsi sempre dei turisti.
E cosa c’è di Milano che proprio non ti va bene?
Ammetto che col tempo mi sono ammorbidito, penso a Milano ci sia quasi tutto quello che cerco e che mi piace, sotto infiniti punti di vista. Quello che più mi manca forse è il mare: per cercare di sedare la nostalgia, vado all’Idroscalo o faccio finta di vedere le onde sui navigli, ma onestamente il risultato non è lo stesso.
Come sono le tue giornate in questo ultimo periodo?
Vuoi la verità? Pigre e ripetitive, ma non ne faccio un dramma. La routine è svegliarmi, portare in giro il cane, scrivere, suonare, cucinare e riaddormentarmi. Però ci sto facendo l’abitudine e per molti versi mi piace.
Ti ricordi l’ultimo concerto (tuo) che hai fatto? Com’è andata?
Mamma mia, sembra passata un’eternità: ero a Roma, chitarra e voce. Dovevo fare presto, perché subito dopo avevo la festa di laurea di un amico e sono dovuto scappare, non ho potuto neanche prendere una birra. Non avrei mai pensato sarebbe stato l’ultimo concerto per un bel pezzo.
Quanto ti mancano le serate sui Navigli, i concerti e tutte quelle cose lì?
Tantissimo, così come viaggiare e perdermi in posti nuovi. Tutti noi non vediamo l’ora di viverci un concerto ,sotto o sopra un palco, che sia. E’ importantissimo per l’intero settore, ma io credo anche per chiunque non vive di musica, ma ne è amante ed appassionato. Allo stesso tempo non vedo l’ora di tornare a conoscere nuovi luoghi, persone, sapori. La vita vissuta penso sia la linfa necessaria per scrivere.
Supernino ha di recente pubblicato un nuovo singolo dal titolo Bastava Dirlo (fuori per Sony Music). Lui è un supereroe con pochi poteri e questa volta ha deciso di rivolgersi alla propria Lei, raccontando su una calda base R&B di una storia d’amore eccessivamente bollente, così bollente da bruciarti vivo e diventare la tua “morte a prima vista”, come dice lui. Il brano narra in modo iperbolico la voracità della passione di un rapporto, dandone una visione grottesca: l’artista non si sofferma sulla bellezza di quei momenti, ma sul disagio fisico e psicologico che quella passione crea in lui, descrivendo in maniera dettagliata i sintomi e paragonando tutto questo ad un’esperienza di pre-morte. Nel brano non mancano i riferimenti a Torino, citando alcune delle poche cose che uccidono, in città, tra queste la pizza Da Gianni e il celebre Tamango, di cui solo i veri torinesi conoscono i leggendari effetti.
Per l’occasione, ho fatto una passeggiata con lui per Torino.
Qual è il tuo rapporto con la città di Torino? Amo Torino. È una città che trovo perfettamente a misura d’uomo, è grande abbastanza da offrirti tutto ciò di cui puoi aver bisogno nell’arco della tua intera vita ma non troppo da diventare caotica. E poi è così bella e nobile… per non parlare della scena musicale torinese, che secondo me è una spanna sopra tutte le altre. Per motivi di lavoro ammetto che la odiatissima concorrente lombarda sta pian piano trovando spazio nel mio cuore, ma Torino per me è e resterà sempre la mia casa.
Dov’eri nel periodo della famosa prima quarantena? Com’è andata? Quel weekend ero appena tornato a Torino, avevo già tutti i biglietti prenotati per ritornare a Milano il lunedì successivo ma come tutti sapete poi l’Italia si è fermata. La mia quarantena è andata quindi relativamente bene rispetto a tanti altri, sono sempre stato in compagnia dei miei familiari anche se ho sofferto molto per tutto quello che è successo alla musica: il disco che sta per uscire ad esempio in realtà sarebbe dovuto uscire proprio la primavera scorsa, ma abbiamo preferito aspettare.
Cosa è successo nella pizzeria Da Gianni e al Tamango? Per me e molti miei amici la pizzeria Da Gianni è un posto incredibile. Entrando ti ritrovi catapultato nel far west, attorno a te vedi solo oggetti tribali e quadri di Indiani d’America. Le tovaglie sono viola scuro e le pizze sono delle “navicelle spaziali” sottili e larghe 50 centimetri. Leggenda vuole che il pizzaiolo, Gianni appunto, sia un cavallo, il quale viene raffigurato in diverse foto nel locale. Ho solo bei ricordi di questo posto. Per quanto riguarda il leggendario Tamango invece… di ricordi non ne ho.
Cosa c’entra l’intelligenza artificiale con la musica? Nulla, o tutto, dipende come la si vuol vedere. L’AI può avere infinite applicazioni e già oggi esistono algoritmi utilizzati in ambito musicale che fanno cose incredibili. Quello dell’intelligenza artificiale è un percorso parallelo al mio progetto musicale che sono contento di aver intrapreso e che in realtà mi sta dando tanti spunti creativi!
E’ vero quello che dicono che in realtà, nonostante il Supercinema, non sei un appassionato di cinema? Come mai allora questa fascinazione? È vero, il nome del mio prossimo disco non ha a che fare con una passione particolare per il cinema, ma direi anche meno male, sarebbe stato un po’ troppo banale altrimenti no? È vero però che il cinema inteso come luogo fisico è un qualcosa che mi ha sempre affascinato: l’odore di pop corn, la grana della pellicola, è tutto così anni 80… sono contento che un qualcosa di così “vecchio” sia sopravvissuto ancora oggi (e spero possa continuare a farlo nonostante l’enorme sfida che si trova ad affrontare ultimamente).
Continui a studiare pianoforte? Lo continuo a suonare ma ammetto che di studiare in generale non ne ho più così voglia. In ogni caso se dovessi riprendere prima o poi mi piacerebbe approfondire lo studio del pianoforte jazz.
Che fine ha fatto la ragazza di “Bastava dirlo”? È a piede libero e sta mietendo vittime… STATE ATTENTI!
Alla fine sei sopravvissuto, sì? Posso garantirvi che tutti i protagonisti del brano sono cerebralmente in vita e che la loro situazione clinica pare buona.
Abbiamo fatto qualche domanda a Ganoona in occasione dell’uscita del suo nuovo singolo “Deserto“.
Cantante, rapper e songwriter italo messicano, con base a Milano. La sua musica unisce sonorità black, latin e hip-hop, accompagnata da testi intensi e originali. Ganoona, energico e coinvolgente dal vivo, partecipa a tutti gli aspetti del progetto.
“Deserto” è il tuo ultimo brano, sarà disponibile online dal 19 novembre e in rotazione radiofonica a partire dal 20 novembre. Questo è tra l’altro un brano scelto tra i primi 61 selezionati per San Remo giovani. Come è nata questa canzone, cosa ha ispirato Deserto?
Ogni mia canzone è un’istantanea di un momento. Deserto parla di quel momento in cui realizziamo che le incomprensioni e i rancori con una persona amata sono diventati quasi qualcosa di fisico, appunto un deserto insormontabile. Deserto è la ballata di un amore al tramonto.
Le tue canzoni raccolgono diverse sonarità, quanto è influenzata la tua musica dalle tue origini italo messicane?
A volte molto a volte meno. Non c’è mai una ricetta con un dosaggio preciso, però sicuramente aver passato tanto tempo in Messico ed essermi nutrito di quella musica fin da bambino mi ha influenzato molto. A volte le influenze latine si manifestano nelle melodie, a volte nella ritmica o nel testo.
Come è nata la passione per la musica e a che età?
Se possibile c’è sempre stata. Mia madre quando era incinta di me cantava in un coro i Carmina Burana, e probabilmente già li dentro tenevo il tempo col piedino. Sono sempre stato appassionato anche della scrittura e della parola, quindi le due cose sono cresciute di pari passo. La prima canzone l’ho “registrata” su un registratore giocattolo in quarta elementare, dedicandola a un mio compagno di classe che cambiava città. Poi c’è stato uno stand-by negli anni dell’adolescenza, dovuto probabilmente a poca autostima, insomma le paranoie classiche degli adolescenti. Per ritornare alla musica ho dovuto passare dal teatro. Ho studiato e lavorato in quell’ambito per qualche anno, e mi è servito per capire chi ero veramente.
Che genere di musica ti piace?
Penso che ogni genere musicale abbia roba valida, sarebbe superbo dire il contrario. I generi a cui sono più legato sono sicuramente il Rap, l’R n B, il cantautorato italiano e la musica latina tradizionale. Mi piace molto anche la musica elettronica nelle sue varie sfaccettature.
C’è una critica che non vorresti mai ti fosse rivolta in quanto artista?
Direi di no, una critica dev’essere sempre accettata. Però c’è un aggettivo che mi accappona la pelle quando (per fortuna quasi mai) lo usano per descrivere la mia musica. Carino/a. Preferisco che tu trovi una mia canzone orribile piuttosto che carina. Carino è qualcosa di insipido, che ti scordi un minuto dopo averlo sentito, in una parola: mediocre.
Tu spesso ti esibisci in eventi live, da musicista, come stai vivendo il lockdown?
E’ frustrante. Però credo che si possa sempre trovare del positivo nel negativo. Io per esempio sto occupando questo tempo senza live non a pensare alle date annullate ma cercando di mettere ancora più impegno nella produzione di nuova musica.
Hai in programma nuovi progetti a breve?
Ho avuto dei mesi molto fertili a livello creativo. Ho un disco scritto, ci sto lavorando in studio e spero che nei primi mesi nel 2021 possa essere fuori, ma dipende anche dall’evoluzione della situazione e la possibilità o meno di portarlo dal vivo.
Dove ti vedi o vorresti vedere da qui a un anno?
Sicuramente su molti palchi. Vorrei tra un anno essere soddisfatto del mio disco ed essere riuscito a portarlo a più persone possibile.