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Elettronica Internazionale Intervista

Iron Soft, Berlino e “Solo noi due”: intervista

 La cantautrice e dj-producer Iron Soft pubblica il nuovo singolo “Solo noi due”, prodotto da Francesco Megha e fuori per l’etichetta Cobalto Dischi. “Solo noi due” è un brano che racconta l’alba: il ritorno alla consapevolezza delle difficoltà dell’essere se stessi dopo una serata attraversata da una spensieratezza surreale.

Noi l’abbiamo intervistata, ecco che cosa ci siamo detti!

Ciao Irina! Partiamo con la tua formazione musicale per conoscerti meglio: durante il tuo percorso artistico hai avuto modo stare a contatto in un primo mento con numerosi artisti della scena hip hop e poi di spostarti all’estero esibendoti in diversi club berlinesi; quanto ti ha aiutato il rap per poi fare techno?

Ciao!

La scena Hip Hop direi che è quella che ha più influenzato inizialmente la mia produzione. Per quanto riguarda il dj set, è qualcosa che ho vissuto abbastanza separatamente e le influenze sono state molteplici, prima tra tutte la bass music inglese in tutte le sue declinazioni. Quando mi sono spostata a Berlino per studiare, è stata inevitabile la contaminazione con la techno tedesca.

Come avviene il passaggio dai dj set al cantautorato?

Non c’è mai stato un vero passaggio e forse neanche un vero dialogo tra questi due aspetti. La mia ricerca di musicale è un percorso che sfocia nelle due cose in due modalità differenti. Si può parlare di passaggio se si intende quando ho iniziato a cantare sulle mie basi, quello è stato improvviso e abbastanza inaspettato!

Parliamo del nuovo singolo “Solo noi due”: chi sono i protagonisti di questo brano?

Il testo l’ho scritto un paio d’anni fa, l’ambientazione è sicuramente Berlino e senza dubbio ruba spunto da una mia relazione amorosa. Tuttavia, credo siano immagini in cui si potrebbe facilmente riflettere chiunque.

Questo brano parla sia della sensazione di invincibilità della vita notturna che del ritorno alla

consapevolezza di sé; quale “fase” ispira maggiormente la tua scrittura? Quella di spensieratezza o quella realista?

Bella domanda… sicuramente alcune cose sono state scritte o pensate anche in quella bolla di invincibilità notturna o di spensieratezza, ma è sempre necessario poi un confronto con la realtà, anche quando si tratta di scrittura.

Quali sono gli elementi in comune e le differenze tra “Solo noi due” e il tuo precedente EP “Piove dentro casa”?

Il periodo di scrittura è stato lo stesso, “Solo noi due” è rimasta indietro perché la percepivo incompleta e anche forse volevo lasciare che il primo EP avesse un mood prettamente malinconico. L’ho prodotto sempre con Megha, c’è sicuramente continuità. La differenza che per me è più evidente è che questo singolo è stato registrato con molta più rilassatezza e più a mio agio con la mia voce.

Hai altri progetti in programma?

Sì, certo. Sto lavorando a dei pezzi ancora più elettronici, forse è arrivato per me il momento di integrare le due identità di cui abbiamo parlato.

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rock

Una sciarpa di fuoco per coprirsi dal freddo della discografia: i Malmö

Conoscete i Malmö? Non ancora? Non vi preoccupate, qui siete nel posto giusto per poter ovviare alle vostre mancanze. Esattamente come abbiamo fatto noi, una settimana fa, all’uscita del loro nuovo singolo “Sciara”.

No, non è esattamente il brano che potete aspettarvi in questi tempi di canzoni e playlist strappalacrime: a noi, qualche lacrimuccia ce l’ha strappata in effetti, ma senza il bisogno di dover cantare nemmeno una parola. Sì, perché i Malmö (che non sono proprio degli esordienti, anzi: di strada e dischi ne hanno già fatti eccome) hanno deciso di lanciarsi in un’operazione complessa e avventurosa, quella che passa attraverso la narrazione strumentale.

Un rischio, nell’era del “deficit d’attenzione”, ma allo stesso tempo il modo migliore per sfidare l’ascoltatore e avvicinarlo a qualcosa di finalmente diverso, di finalmente nuovo. Seppur dotato di un cuore estremamente antico.

Benvenuti sulle nostre colonne, Malmö! “Sciara” è un brano che non ti aspetti, nella densità dei venerdì di pubblicazione: un lavoro che non nasconde un coraggio che sembra voler prendere slancio proprio dall’anomalia di una proposta diversa… come nasce l’idea di un lavoro strumentale?

In verità in entrambi i nostri precedenti album c’era un brano strumentale ed entrambi erano la title track, quindi l’approccio a questo tipo di lavori è sempre stato nelle nostre corde. Siamo assolutamente consapevoli della scelta estrema e rischiosa nel pubblicare un brano strumentale, ma siamo anche molto consapevoli su cosa e chi vogliamo essere e il messaggio che vogliamo trasmettere.

L’evoluzione del brano è magmatica, continua: l’incedere ritmico dell’arpeggio iniziale di perde e si ritrova costantemente, seguito dal continuo sovrapporsi delle parti. Cosa volevate raccontare con questo brano?

É un brano che ha diversi momenti, quello iniziale con le chitarre classiche che riporta un po’ ai mari del Sud fino al finale ossessivo quasi tribale nel quale basso e timpani scandiscono il tempo. E’ il racconto di un’eruzione in tutte le sue fasi, dalla quiete all’esplosione!

Il nome del brano ha un’origine geografica: ce la spiegate?

Sciara (la sciarpa del fuoco) è un luogo dell’Isola di Stromboli dove la lava cola a picco nel mare. Stroboli è uno di quei vulcani che fortunatamente non ha esisti funesti e anzi le sue attività appaiono spettacolari, la contemplazione del pianeta che fa il suo corso.

Dal vivo sarà complesso portare tutta la densità sonora di un lavoro come “Sciara” e, ci immaginiamo, di un potenziale album in uscita. Avete già pensato a come portare in giro il vostro lavoro? Avete intenzione di promuoverlo dal vivo?

Questo brano anticipa l’uscita di un ep, interamente strumentale, dal titolo Zolfo.

Nell’approccio a questo lavoro abbiamo un po’ cambiato rotta, dato che nei precedenti album abbiamo sempre cercato di registrare quello che noi quattro suonavamo dal vivo. Stavolta non ci siamo posti limiti, come per esempio il grosso apporto dei timpani e delle percussioni, ma siamo già a lavoro per adattare e rendere la nuova produzione gradevole ed efficace anche in contesti live.

Malmö, grazie per il vostro tempo: quando sentiremo di nuovo parlare di voi?

Speriamo molto preso, il 20 Ottobre usciranno gli altri 3 brani dell’ep Zolfo e stiamo preparando un live in doppio set. Una prima parte dove suoneremo il nuovo lavoro strumentale e una seconda in cui faremo brani del vecchio repertorio cantato.

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Indie Intervista Pop

Quattro chiacchiere con Luca De Gregorio

SANGUE NEL SANGUE è il nuovo singolo di Luca De Gregorio, scritto insieme a Esposito. Una power ballad dal retrogusto malinconico che racconta del rapporto con il padre e della mancanza della perdita di chi ci ha cresciuti. Noi abbiamo scambiato quattro chiacchiere con lui, ecco cosa ci siamo detti!

Ciao Luca e benvenuto! Sangue nel sangue è un brano sofferto e di forte impatto, racconta  il rapporto con tuo padre. Quale ricordo vuoi regalarci del vostro legame? 

Ciao, grazie mille a Voi per questa chiacchierata.  

Non è stato facile raccontarsi. Questa canzone è il primo capitolo, la prima dedica  insieme ad un altro brano che poi chiuderà il cerchio. Entrambe le canzoni  abbracceranno l’intero progetto al quale sto lavorando. “Sangue Nel Sangue”  sarà anche il titolo del mio Ep.  

Non è solo il racconto di un rapporto padre-figlio, è anche una “donazione di  midollo osseo” in un periodo di malattia. È il sangue di un figlio che torna al  padre, per rinascere. È una battaglia, un inferno che continua a bruciare dentro di  me giorno dopo giorno. È stato ed è un momento della mia vita mai risolto. Sento sempre gridare qui dentro. C’è sempre questa canzone che bussa alla  porta e non posso far altro che aprire e farle fare un giro ovunque io sia. Quando chiudo gli occhi, lo vedo e lo sento suonare seduto al pianoforte di casa. Questo credo sia il ricordo più bello perché in quel momento ho scelto di  sposare la Musica. È lui che me l’ha fatta scoprire. È a lui che devo tutto e come  dicevo prima, l’intero progetto Ep porta il suo nome con questa canzone. 

l brano vede la firma anche di Esposito, come è nata la collaborazione e cosa apprezzi  della sua musica? 

È stata una combinazione fortunata di conoscenze e amici in comune nel settore  musicale. Mi era già capitato di ascoltare i suoi lavori ed ero colpito soprattutto  dalla sua scrittura. Quel giorno per me all’inizio non è stato facile perché per la  prima volta mi sono messo a nudo e ho provato a condividere la mia storia con  un altro Artista. Dopo pochi minuti mi sono reso conto dell’immenso cuore,  l’immensa sensibilità di Diego e che qualcosa di bello stava nascendo. Apprezzo di lui soprattutto la Verità, nella parola e nel suo stile musicale. Credo sia una cosa difficile da trovare. Per me è molto importante. 

C’è un altro artista con cui ti piacerebbe collaborare o per cui vorresti scrivere, se sì chi? In questo momento no. Continuo a lavorare al mio Ep, agli altri brani cercando  sempre di crescere, studiare e maturare affinché la mia Verità e Identità Artistica  siano sempre definite al meglio. Sia dal punto di vista musicale-sonoro che  testuale. Con Diego mi piacerebbe molto tornare a collaborare.

Hai alle spalle una partecipazione a The voice, quanto ha contribuito alla tua maturazione  artistica?  

È stato un periodo breve ma ricco di emozioni: un treno che è passato, in cui ho  cercato di raccontare me stesso attraverso quelle esibizioni, nonostante non  abbia potuto far ascoltare i miei inediti. 

Sono passati tanti anni ormai e artisticamente il mio approccio musicale, il sound  soprattutto del mio progetto Cantautorale, sono radicalmente cambiati. Sono state scelte stilistiche personali maturate nel tempo e non grazie a quella  esperienza televisiva. 

Posso dire però che sicuramente il programma ha contribuito a farmi scoprire il  contesto di un palcoscenico diverso, quello televisivo, per niente semplice. Mi ha  messo per la prima volta alla prova dentro i suoi ritmi serratissimi, dove ho  cercato di tenere sempre i nervi saldi. 

Cosa dobbiamo aspettarci da te dopo questo bel singolo?  

Grazie in primis del Vostro ascolto e di questa opportunità. 

È uscito da poco il video ufficiale del singolo su Youtube e sicuramente posso  dirvi che dopo aver ultimato il progetto Ep, l’idea futura è certamente la  formazione della band per consolidare il sound e portare le mie canzoni in giro.

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Indie Intervista Pop

INTERVISTA AI FANTASMI: Il debut single è un invito a vincere la paura

FANTASMI è il primo singolo della band omonima “FANTASMI” disponibile in streaming da venerdi 21 aprile e distribuito da INgrooves Music Group. Il brano è nato nella cantina di uno dei tre componenti della band, quando ancora il trio non si era formato. Un ritornello in testa e un giro di chitarra di accordi in fa.

La canzone racconta la storia di una persona bloccata dalle proprie paure, come se fosse inseguita dalla sua stessa ombra. Ma quando si accorge che quelle paure sono nella sua testa, comincia a volare e a raggiungere i propri obiettivi. Sonorità Indie/Dream Pop che mescolano l’onirico e la malinconia. La band si ispira ad artisti del ramo indie della musica italiana, come Gazzelle, Calcutta e BNKR44, ma con uno sguardo anche al panorama internazionale Current 

Abbiamo chiesto alla band di rispondere alle nostre domande:

1- Ciao parlateci un po’ del vostro progetto musicale?

Nasciamo dall’unione tra il duo Broken Keytar: Filo e Cate, un progetto (piano, chitarra e due voci) che puntava sulla musica di strada, e Gan, produttore parmigiano che precedentemente ha collaborato con artisti come ‘I Segreti’. Il progetto si forma in maniera molto spontanea: ci siamo conosciuti ad un corso di produzione musicale, Gan, incuriosito da un singolo (“I timidi non dormono mai”) che i Broken avevano pubblicato indipendentemente su Spotify, ha proposto di incontrarci per ascoltare le altre canzoni che avevamo scritto. Lo stile di scrittura, l’emotività e l’atmosfera sognante e malinconica dei testi hanno rapito Gan, da quel momento abbiamo iniziato a lavorare a 6 mani sulle canzoni.

2- Fantasmi è il vostro primo singolo, ci raccontate come è nato e di cosa parla? 

Fantasmi nasce nella cantina  di Filo quando il trio non era ancora formato.Dopo poco tempo lo abbiamo subito proposto a Gan e abbiamo deciso di lavorarci insieme, è stato uno dei primi pezzi su cui abbiamo lavorato e abbiamo sentito una magia in quello che stavamo facendo. La canzone racconta la storia di una persona assillata dalla paura. È talmente tanta che è immobilizzato. Ad un certo punto però si accorge che le paure erano solo nella sua testa e comincia a volare.Il destino ha voluto che proprio sul muro sotto casa di Gan ci sia un fantasmino disegnato che ha dato poi il nome e logo al progetto.

3- Quali sono le vostre influenze musicali più importanti?

Spaziamo molto ed i gusti sono ovviamente molto comuni, ascoltiamo principalmente artisti come Gazzelle, Vasco, Jovanotti e bnkr44. Gan è molto influenzato da artisti provenienti dal mondo anglofono, vedi Blur, Gorillaz, Strokes e Current Joys.

4-Cosa ne pensate dell’attuale scena musicale? Con quali artisti vi piacerebbe collaborare

Siamo molto contenti che ci sia più spazio per i giovani anche se da indipendenti e solamente con mezzi propri è difficile.Però ci piace molto lavorare in maniera indipendente perché le canzoni le costruiamo a nostro piacimento ed in totale libertà.Come detto prima ci piacciono molto Gazzelle, Calcutta, Cosmo, ecc… Ovviamente collaborare con uno di questi sarebbe un sogno, al di là di questo pensiamo che nelle collaborazioni sia fondamentale avere la stessa visione sulle cose, quindi ci piacerebbe collaborare con chiunque faccia musica nel modo in cui la facciamo noi.

5-Progetti per il prossimo futuro?

A breve uscirà un altro singolo che farà parte di un EP che uscirà in autunno.Abbiamo molte canzoni su cui stiamo lavorando, da un EP si potrebbe anche passare ad un album, chissà.

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rock

Le 5 cose preferite di BONNY JACK

Abbiamo chiesto a BONNY JACK di raccontarci quali sono le sue 5 cose preferite dopo aver ascoltato il suo nuovo doppio singolo “Uncle Jack/ Tell me”.

Film western

Mi hanno affascinato e incuriosito da sempre, con le loro ambientazioni così selvagge e lontane, lo spirito di avventura, scoperta e rischio che pervade ogni scena. Le musiche, dal country folk a quelle orchestrali di Morricone nei film di Sergio Leone. Penso che in qualche modo tutto questo abbia influenzato la mia creatività e la mia fantasia e si possa ritrovare nelle canzoni che scrivo!

Il vino

È uno dei piaceri della vita, insieme al cibo!! Un bicchiere di rosso vicino al camino durante le sere invernali o di bianco nel fresco delle sere di primavera o estate… È linfa vitale per l’anima e di conseguenza per noi! Aiuta il relax e quindi può aiutare a liberare la mente e la creatività!!

Viaggiare

È forse la cosa più bella che si possa fare, scoprire nuovi posti, nuove usanze, nuove idee. Ho sempre pensato che fosse una gran fortuna voler fare il musicista perché mi avrebbe portato a viaggiare di posto in posto. E non solamente in posti dove si desidera andare ma anche in altri a cui non avevi pensato o che magari non avevano stuzzicato la tua curiosità e quindi è sempre una scoperta. come quando si è bambini si torna a guardare il mondo con stupore!

L’arte

Intendo arte in generale, come tentativo dell’essere umano di dar vita a qualcosa che non esisteva prima, di dar forma a qualcosa che esiste al proprio interno solamente come idea, sensazione o scintilla e che poi in maniera incredibile diventa reale e tangibile. È comunicare qualcosa che hai dentro e lanciarlo nel mondo e penso sia la forma più alta di creazione dell’uomo.

La comunicazione

È forse molto legato al punto precedente ma penso che sia la cosa più importante di tutte. La nostra capacità di comunicare con gli altri, di entrare in contatto, in empatia. Possiamo condividere e questo fa sì che non siamo soli e fa sì che i punti precedenti, e tutto il resto, abbia senso. Un film racconta una storia, reale o inventata che sia e quindi comunica, così come l’attore o il regista. il viaggiare, il bere un bicchiere, fare una scultura o scrivere una canzone, sono modi per rompere un silenzio e un isolamento ed entrare in contatto con qualcuno o qualcosa, espandersi e arricchirsi. Questa è la mia idea e vedere i tanti esempi di fallimento della comunicazione che ci sono è davvero brutto!

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Pop

Le 5 cose preferite di Giovanni Paura

Fresco della pubblicazione del nuovo singolo “Cleopatra”, il rapper (ma in realtà la parola gli va stretta) Giovanni Paura si racconta attraverso le sue cinque cose preferite. Tra musica, posti del cuore e sport.

HOW I MET YOUR MOTHER

Per molti sarà solo una serie tv, per me, invece, è qualcosa di più. Penso di aver visto questo capolavoro una decina di volte e sono fermamente convinto non mi stancherà mai. Riesce ad emozionarmi, a farmi ridere e ha formato tantissimo il mio carattere mostrandomi aspetti della vita e delle relazioni che prima trascuravo completamente. L’ho citata moltissime volte nei miei pezzi e ho anche tatuata una delle mie scene preferite. Grazie HIMYM per avermi accompagnato nel percorso della vita e per avermi reso un piccolo Ted Mosby.

MAC MILLER

Mac Miller è più di un rapper, è più di un semplice artista. Malcolm è quel rifugio sicuro dove rintanarsi quando il mondo esterno gioca i suoi brutti scherzi (che stanno diventando sempre più frequenti aggiungerei). Ho iniziato a pubblicare la mia musica dopo aver ascoltato “The Divine Feminine” e aver capito come certi messaggi e certe tematiche possano essere affrontante in modo dolce ma non melenso e strizzando l’occhio a un genere musicale che ho sempre adorato. Grazie Mac, per tutto, e, anche se purtroppo non potrò mai assistere ad un tuo concerto, sarai per sempre parte di me. 

NBA 

Quante nottate passate a guardare l’NBA. Le triple di Steph, le schiacciate di LeBron, le penetrazioni a canestro di Westbrook, i crossover di Iverson. Spesso rimpiango di non essere nato negli anni ’80, così da riuscire a godermi a pieno quello che per me è stato il periodo di più grande splendore della pallacanestro americana, ma non fa niente, va bene così. Che bello lo sport e sopratutto tu, che sei a metà tra un uomo e una divinità, che sei l’atleta più influente della storia. Grazie Michael Jordan (vedetevi “The Last Dance”, fidatevi).

CURIOSITA’

Penso sia la cosa che muove tutto, o, almeno, muove me. Sono una persona che si informa su ogni cosa, a cui piace scavare nel passato, studiare, sapere qual è il motore che aziona ogni meccanismo. Questa stessa curiosità mi ha avvicinato molto alla mitologia, alla storia, soprattutto quella Egizia. La figura di Cleopatra mi ha sempre affascinato e sono felice di aver trasposto questo immaginario nella mia ultima canzone, dal titolo “Cleopatra” per l’appunto. (Ascoltatela, è bella, fidatevi).

BELMONTE CALABRO

Non saprei spiegare a parole cosa significhi questo posto per me. Per alcuni è un paesino di 300 abitanti distante dal mondo. Per me è casa, famiglia, è il mio posto sicuro, la mia estate. Grazie per avermi fatto conoscere persone stupende che mi accompagnano da tutta la vita. 

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Indie Intervista Pop

Imparare ad andare “Oltre” con le canzoni di Bert

Ah, che gioia imbattersi ogni tanto in un qualcosa che – pur ricordando momenti d’infanzia, canzoni perdute nel giro degli anni e tante altre cose belle che richiamano ad una ben precisa tradizione autorale – non stucchi al primo ascolto, anzi, chiami a gran voce un secondo e poi un terzo e poi un quarto (e via dicendo) ascolto per riuscire ad entrare con efficacia nella complessità di una scrittura che, per una volta, non sembra essere pensata per il noiosissimo giro di danze della playlist di turno.

Sì, perché Bert è uno di quegli autori che, nel tempo, ha saputo dimostrare di avere un gusto e uno stile riconsocibile, certamente suffragato dalla potenza gentile di un timbro cortese ma deciso, dotato di una propria forza emotiva e poetica; lo avevamo già “intuito” in occasione di un bollettino di qualche mese fa, quando lo avevamo coinvolto nella nostra tavola rotonda mensile.

Oggi, all’alba dell’uscita del suo EP “Oltre” per Revubs Dischi, non potevamo certo perdere l’occasione di fare qualche chiacchiera con il ragazzone, che si è ben volentieri esposto al nostro tipico fuoco incrociato.

Bentrovato Bert, siamo ben contenti di poterti ritrovare dopo la pubblicazione del tuo nuovo disco per Revubs Dischi, “Oltre”. Partiamo da qui: “Oltre” in che senso, “oltre” cosa? C’è qualche confine, per Bert, da superare a tutti i costi?

Ciao! Un piacere risentirvi…

“Oltre” in realtà può assumere tanti significati, soprattutto per chi ascolta. Credo sia sempre bello lasciare un proprio spazio anche agli ascoltatori.

Per quello che mi riguarda non si tratta proprio di un confine ma di un mezzo (per me la musica) da usare per superare le proprie possibilità, le proprie paure e difficoltà.

Sembra che nelle tue canzoni ci siano destinatari ben precisi, ai quali pare tu non riesca a parlare così efficacemente come riesci a fare con le canzoni. Ecco, se dovessimo chiederti “perché scrivi?”, cosa risponderesti?

Beh, in realtà sono una persona che dice le cose in modo piuttosto “diretto” ma credo che la musica abbia un suo canale speciale per fare arrivare le cose e anche un diverso modo di poterle raccontare.

Scrivere canzoni è un bisogno primario ed è una sensazione unica di libertà.

Ma te la ricordi la prima canzone che hai scritto? Di cosa parlava?

Certo, si chiama “Sere di Luglio” ed è presente nel mio primo EP “Senza niente”.

Il contenuto è un grande classico forse: un amore non proprio corrisposto.

I cinque brani che compongono “Oltre” raccontano una sensibilità speciale, che pare non aver paura di mettersi a nudo con tutte le fragilità che contraddistinguono l’animo dell’autore. Sei contento del risultato raggiunto? Ci racconti come hai lavorato alla produzione del disco?

Si, sono molto contento. Credo che il disco si ascolti senza stancare, ed era una delle mie preoccupazioni maggiori, visti i contenuti che a volte non son proprio leggerissimi.

Per quanto riguarda la produzione, è stata completamente rivista con Altrove (Revubs Dischi), esistevano già dei pre-arrangiamenti di 4 brani su 5. Per cui ci siamo messi a lavoro, a distanza e in studio e nel giro di un anno siamo riusciti a raggiungere la forma definitiva.

Facciamo un gioco: utilizza i colori per raccontare la cinquina di brani che compongono “Oltre”!

Un film, Verde

Inadatto, Blu

Sembri magica, Rosa

Scusami, Rosso

Come me, Giallo

Ma non saprei nemmeno io il perché!

Ci riveli qualcosa che nessuno sa su Bert? Lo giuriamo, non lo racconteremo a nessuno…

Dopo questa uscita ormai non ho davvero più segreti!!! Però invito i lettori a seguirmi, sicuramente svelerò altri dettagli su di me e su “Oltre” nelle prossime settimane. 

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Internazionale Intervista

Le 5 cose preferite dei Maydon

Il gruppo piemontese Madyon ha recentemente pubblicato il nuovo disco “Madyon: Live 3022”. Un concentrato di musica dal vivo che ripercorre la loro carriera e ci prepara a quello che sarà il loro futuro. Noi abbiamo chiesto al frontaman Cristian Barra quali sono le sue 5 cose preferite.

VanillaSky

Si tratta del remake americano del film “Abrelosojos” di Alejandro Amenábar, ma ammetto di averlo scoperto dopo averlo guardato.Ricordo ancora quando nel 2001 mi sedetti al cinema molto titubante, senza grosse aspettative, dopo aver visto un trailer che faceva pensare a tutt’altro genere di film, molto più “normale”. Senza spoilerare niente a chi non l’avesse mai visto, da metà proiezione in avanti ci si trova nel mezzo di un viaggio mentale sconcertante, contornato da una fotografia curatissima e una colonna sonora che passa dai Radiohead ai SigurRòs. Lo riguardo ogni 2/3 anni circa e da vent’anni, ogni volta, il finale mi lascia sempre la stessa sensazione.Sicuramente ciò per la prima volta che mi ha fatto approcciare al genere fantascientifico/cervellotico da cui deriva il mondo che fa da contorno alla nostra musica, e in ultimo l’ambientazione di “MADYON :: LIVE 3022”. Spesso inoltre mi guardo anche attorno per verificare la presenza del mio personale “Supporto Tecnologico”. Questa era per chi l’ha visto.

Scoprire musica e band che non conosce nessuno

Grazie ai correlati sulle piattaforme di streaming, oggi non è così difficile. Basta essere ben disposti e propensi ad accettare il nuovo senza essere condizionati dai numeri. Ascolto band che fanno numeri piccoli, come quelli dei Madyon, e alcune loro canzoni a casa mia o nella mia macchina sono delle vere e proprie hit. Ne volete una prova? Provate ad ascoltare“Oh The Silence”degliOctober Drift, piuttostoche“Hostages”deiThe Howl And The Hum. Ah, e se vi piacciono le loro canzoni, scriveteglielo sui social, non essendo superstar internazionali vi risponderanno, esattamente come facciamo noi.

Trasformare un’idea ambiziosa in totale realtà.

Di mezzo ci sono i sacrifici, il tempo rubato agli affetti, le frustrazioni e la stanchezza… ma quando vedi concretizzata l’idea che mesi prima era soltanto un pensiero, è una delle cose più soddisfacenti della vita. Il 100% però lo si raggiunge soltanto se ciò che si è creato è esattamente corrispondente a ciò che si era immaginato, in tutti i suoi microscopici dettagli. Nel caso dei Madyon non parlo soltanto di suoni e musica ma anche del concept, dell’immagine, degli abiti, insomma di tutto il mondo che avevo in testa.

Non sono molto bravo a delegare, anche perché in passato ho avuto brutte esperienze in merito alla qualità dei risultati ottenuti. E così ogni singolo prodotto di concetto, di grafica, audio e video legato alla band, passa fisicamente dalle mie mani. Tante volte è snervante, soprattutto perché la stanchezza in certi momenti ti fa pensare “Chi me l’ha fatto fare?”oppure “Chissà cosa stanno facendo gli altri mentre io sono qua a sgobbare per tutti”. Ma la verità è che non lo sto facendo per nessun altro se non per me stesso. Lo sto facendo per ottenere quella sensazione impagabile che si ha quando si guarda ciò che si è realizzato con le proprie mani e ci si accorge che si tratta di un risultato al livello delle referenze che si avevamo in partenza. Quella sensazione che ti permette di guardarti allo specchio pensando “ok, non sono un mediocre”.E credetemi: saper suonare uno strumento o cantare nel caso di progetti di questo tipo rappresenta una percentuale bassissima. Forse nemmeno il 10% del totale. Quelle sono competenze che bisogna dare per scontate, come saper cucinare se si vuole aprire un ristorante. Di musicisti e di musica ne è pieno il mondo, credo addirittura che la posizione di ogni musicista sul nostro palco potrebbe essere sostituita da chiunque altro, compresa la mia. Questo perché a far la differenza è tutto il resto di ciò che sta attorno al nome MADYON.

La Formula 1

Vado letteralmente in tachicardia per la Formula 1. Perché? Perché non è il calcio dove ci sono migliaia di squadre e milioni di posti disponibili. In Formula 1 ci sono 10 team e 20 piloti. 20 posti disponibili, non uno di più. Persone con le capacità e l’attitudine di un pilota di caccia, chi più chi meno.

Per anni chiamata la Dormula 1, in questi anni è finalmente rinata grazie a regole e macchine che hanno livellato il gap tra i team e ad una bellissima serie Netflix cheha riportato le attenzioni del mondo sui retroscena dello sport ingegneristico per eccellenza. Uno sport meritocratico. Se vinci il mondiale di Formula 1 non è per merito di un rigore dato. Vinci perché tu e il tuo team siete stati i più bravi a livello analitico. Ah, dimenticavo… tranne l’anno scorso dove all’ultima gara il mio ragazzo è stato derubato del suo ottavo titolo mondiale.Ma non svegliamo il tifoso che è in me. Lo faccio per voi.

Uscire o viaggiare da solo

Amo uscire la sera o fare un viaggio da solo. Trovo che si aprano livelli di analisi interiore molto più profondi, cosa che non sempre può avvenire in gruppo, dove alla fine c’è il bisogno di ricoprire il proprio ruolo. Questo non significa che il viaggio o la serata debbano essere passati in totale silenzio o solitudine, anzi. Si passa dal chiacchierare col proprietario di un pub alle storie di un signore che si trova in viaggio di lavoro in quella zona. Alcune dinamiche sociali non potrebbero scaturire in gruppo poiché lo stesso è spesso un circolo chiuso, non predisposto alla socializzazione.

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Post-Punk

Le 5 cose preferite dei Ragazzi del Massacro

I Ragazzi del Massacro tornano con un nuovo disco, “Juvenile Street”. Un lavoro dal sapore Noir che ci riporta indietro nel tempo sino agli inizio degli anni ’80. Per conoscerli meglio ci siamo fatti dire quali sono le loro 5 cose preferite.

MILANO

la città che ci ha accolto e che ci dà ispirazione, occasioni per creare e dove vorremmo che le occasioni live per le band indipendenti fossero più sviluppate.

In quanto motore di tante cose in Italia, non sarebbe male fosse anche un incubatore di proposte meno mainstream. Per il set fotografico del nuovo album abbiamo scelto proprio panorami della zona milanese dove proviamo dove abbiamo cominciato e dove facciamo musica.

LIVE

Inteso come musica suonata per creare un canale con il pubblico. Musica Live che è in sofferenza in questo periodo ma che speriamo torni a essere protagonista. “Juvenile street” la tille track è stata registrata praticamente in ambito live, anche se in studio proprio per mantenere l’immediatezza di un brano nato in soli pochi giorni.

NOIR MILANESE : DERIVAZIONE DEL NOME DEL GRUPPO

I ragazzi del massacro è il libro di Scerbanenco ambientato a Milano e ambientato proprio in zona Piazzale Loreto dove viviamo, proviamo e che soprattutto io come cantante della band ho sempre vissuto. Noise of the bombs è un brano che racconta proprio della vita ai margini in periferia, dove le bombe non sono solo quelle che cadono in guerra e la strada diventa un campo di battaglia.

IL VINTAGE

Inteso come attitudine, come sound, attitudine perché poco social poco avvezzi agli strumenti tecnologici per promuovere la musica, fare vinili e dischi come prima scelta, infatti abbiamo scelto di stampare New kind of Sex e Big one in formato 45 giri, In modo che anche i Dj underground possano metterli in scaletta.

POST-PUNK

Il genere da cui attingiamo maggiormente il nostro stile, i brani simbolo sono “She Doenst’ wanna come back” e After Midnight, di chiara matrice garage ma che spaziano in influenze rock and roll e  energia punk.

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Indie Pop

Tutto quello che ha da dire Mikimas

Mikimas – nome d’arte di Michele Mascellani – ci sta facendo ballare da qualche settimana con il suo nuovo singolo “Niente da dire?”.

Il brano, che arriva dopo il singolo “Il mio sabato sera” pubblicato negli ultimi mesi del 2021, è caratterizzato da un sound che strizza l’occhio al pop punk d’oltreoceano e racconta la storia di due amici il cui rapporto si interrompe bruscamente quando uno di loro smette improvvisamente di frequentare e contattare l’altro.

Scopriamo cosa ha da dirci il buon Mikimas a riguardo.

Ciao Michele, come stai? Soddisfatto di questa nuova uscita?

Innanzitutto ciao ragazzi e grazie per avermi concesso questa intervista, per me è molto importante. Beh direi proprio di sì, è un pezzo che mi gasa molto, e poi con Andrea non ne sbagli una, ottiene solo materiale bello e figo da sentire. Insomma, “niente da dire”.

Il gioco di parole sorge spontaneo: cos’hai da dire riguardo “Niente da dire?”? Raccontaci il messaggio di questo brano.

Potrei dire per l’appunto quella frase ma invece ho delle cose da dire: è un messaggio riferito alle coppie o gruppi di amici che si conoscono da anni. Bisogna sempre affrontare i problemi e le questioni scomode assieme, mai abbandonare la nave dove si è salpati a inizio viaggio. E quindi tramite questa storia cerco di far capire quanto sia importante un rapporto e quanto sia fondamentale non agire alle spalle del tuo/a migliore amico/a.

Questo singolo arriva qualche mese dopo il precedente “Il mio sabato sera”. Pensi che ci sia stata un’evoluzione tra i due brani? Se sì, come?

Secondo me no, perché l’identità e la base da cui inizia il tutto rimane la stessa. È una canzone pop/punk ispirata alle band di vecchia scuola come i blink-182 e i New Found Glory, così come la precedente era un misto tra Ligabue, sempre Blink, e un po’ di Green Day anche.

Arriviamo da due anni difficili per la musica dal vivo. Hai avuto modo di riprendere ad esibirsi e fa ascoltare la tua musica live? Se sì, com’è andata?

Proprio recentemente (esattamente il 4 marzo) ho avuto modo di suonare finalmente il mio primo concerto vero e proprio, dopo aver fatto live da solo massimo due pezzi con il mio vecchio gruppo, o facendo esibizioni neanche suonate per pseduo-contest rappresentati come i migliori in Italia dove il vincitore stesso non ottiene nulla in più rispetto a chi non supera manco l’audizione. Non è stato così invece per il Plug’N’Play, contest live di cui ho avuto il piacere e l’onore a partecipare, organizzato da Luca di 0371 Music Press in persona. Una persona fantastica come lui non la trovi facilmente in giro. Possiamo dire di aver semplicemente spaccato e dato del filo da torcere al pubblico che di certo non si è annoiato, anzi: proprio sulle note de “Il mio sabato sera” la gente già si ricordava a memoria il famoso “ora!” che riecheggia molte volte nel ritornello, abbiamo scritto proprio un tormentone…

Ricorda a chi ci segue dove e come possiamo seguirti e spoileraci qualcosa sul tuo futuro musicale…

Innanzitutto mi trovate su Spotify e YouTube come Mikimas, e su Instagram mi potete trovare al tag @mikimas_musica così non vi perderete mai nulla sulle prossime uscite. E detto questo posso solo dirvi che sono previste altre due canzoni per questo 2022, poi si vedrà… grazie ancora e alla prossima!