MITRA” è il debut single del progetto “lamante”, un brano che affronta il tema del piacere femminile e che vuole capovolgere il paradigma che vede la donna come oggetto di desiderio sessuale, emancipando il il desiderio delle donne che di solito viene considerato e accettato con riserva e bigottismo.
Il brano parte dalle esperienze che hanno portato l’artista a non sentirsi più vittima, agli occhi degli altri, della propria femminilità e ad accettare se stessa e il proprio corpo. Mitra è stata prodotta da Francesco Cianciola, e il sound è un mix di influenze musicali hip-pop, rap e trap.
Abbiamo fatto qualche domanda a Lamante:
1. Ciao benvenuta su Perindiepoi, ci racconti un po del tuo progetto musicale e di come è nato? Il mio progetto musicale così come il mio nome d’arte si chiama “lamante” e prende proprio il nome dalla mantide (infatti “la mante” in francese vuol dire proprio mantide). Perché la mantide? Il concept del mio progetto si ispira all’atteggiamento che ha la femmina della mantide durante l’accoppiamento, ovvero quello di mangiare il suo lui. Ci tengo molto a questa metafora nel concept poiché ritengo possa simboleggiare la forza della donna che non è e non deve essere più vista come vittima bensì guerriera, una donna forte che non si fa mettere più i piedi in testa da nessuno e che reagisce sempre come tutte le persone più deboli devono reagire a chi cerca di schiacciarle.
2. Il tuo primo brano “Mitra”, vuole abbattere alcuni stereotipi legati alla figura femminile, come mai questa scelta? Pensi che oggi sia ancora più difficile per una donna prendersi il proprio spazio? Come spiegato prima voglio riportare l’immagine della donna forte e guerriera usando il concetto della mantide, come nella prima frase del ritornello di “Mitra”, e in più mi sono soffermata sull’aspetto sessuale per evidenziare che la donna deve essere libera nella propria sessualità senza ipocrisia e non deve permettere all’uomo stereotipo di farla etichettare solo come oggetto sessuale. Non penso che oggi sia più difficile per una donna prendersi il proprio spazio se la donna è guerriera, nonostante credo che ci siano ancora dei pregiudizi sulle donne nascosti da un falso perbenismo quando si parla della donna e della sua emancipazione.
3. Il sound del tuo brano mescola rnb, pop e urban, quali sono state le tue principali influenze musicali? Cosa ne pensi dell’attuale scena musicale? Per quanto ascoltando “Mitra” si può pensare che le mie influenze musicali vadano in direzione urban, pop, ecc… devo confessare che il mio bagaglio musicale ha molteplici sfaccettature che spaziano dal soul al jazz, fin da piccola mi facevano ascoltare questa musica, fino ad arrivare e fondersi con la musica attuale pop e urban, che adoro. Mi piace come si sta evolvendo la scena musicale odierna e soprattutto come nell’attuale musica pop commerciale si riescano a trovare artisti che hanno oltre al talento, radici salde nella musica a livello di conoscenza e di studio, cito alcuni come Madame, Elodie, Rose Villain.
4. Non abbiamo potuto a fare a meno di notare che la comunicazione divisa del tuo brano è molto aggressiva nel look e nell’atteggiamento, come mai hai deciso di mostrare questo lato di te? È quello che pensi ti rappresenti maggiormente? Il look così aggressivo serve proprio perché voglio che il mio progetto e il suo messaggio arrivino come una scarica di “Mitra”. Ovviamente “lamante” che si vede, fatta di sensualità e durezza, fa parte di me, della mia corazza che negli anni mi sono creata per proteggere le cicatrici passate e che mi difende da quelle future, ma come ogni corazza nasconde una parte sensibile e delicata che viene fuori solo con chi riesce a farla uscire.
5. Domanda di rito, progetti per il futuro? Cosa dobbiamo aspettarci da Lamante nei prossimi mesi? A domanda di rito, risposta di rito, non voglio fare spoiler, c’è molto in lavorazione, “Mitra” è il primo proiettile di un caricatore pieno.
Rea, dopo la partecipazione all’ultima edizione di Amici, pubblica “RESPIRO” l’EP d’esordio disponibile su tutte le piattaforme digitali da venerdì 8 luglio per Vertical Music Records.
Le 6 tracce di questo lavoro inaugurano un percorso inedito che si discosta dalla produzione più mainstream dei pezzi presentati nel pomeridiano di Maria De Filippi per andare verso lidi più ricercati e personali. Per raccontare il viaggio dell’ultimo anno di Rea, è stata realizzata un’ cortometraggio di presentazione, visibile al seguente link.
Un concept album incentrato sul passaggio dall’adolescenza all’età adulta, dove dominano le strade di Bologna a fare da scenario di incontri e sguardi che si incrociano, vicoli che rappresentano i costanti bivi che ci troviamo a dovere imboccare per trovare la giusta direzione a ogni ambito della nostra vita.
Abbiamo chiesto a REA di rispondere alle nostre domande:
Il tema centrale è l’adolescenza, come è stata la tua?
“Travagliata, alti e bassi come per tutti. Sono sempre stata molto curiosa di fare nuove esperienze”.
La frase che ritieni sia la migliore per riassumere l’intero Ep e perché?
“Cosa ne pensi di una nuova vita?. È una frase contenuta in Respiro.E riassume secondo me molto bene il concetto chiave dell’ep ovvero il cambiamento”.
Sei reduce dal sold out nella tua Bologna, dove ti eri esibita anche per presentare in anteprima questo Ep. Che risposte stai ricevendo dai tuoi fan?
“Molto positive, le persone che mi seguono sono super attente a tutto quello che faccio e dico, riescono a cogliere dettagli che magari neanche ho detto e questa cosa è super”.
Concerti e progetti futuri?
“Ho fatto diversi concerti tra giugno e inizio luglio, mi sono presa 10 giorni di vacanza e adesso torno in studio, ci sono dei progetti in ballo ma non voglio anticipare molto. Continuate a seguirmi per rimanere aggiornati”.
Lavinia Macheda, classe 2002, è una cantautrice di Reggio Calabria, impiantata a Milano dove studia Economia e gestione aziendale presso l’università Cattolica. “Baci Chardonnay” è il brano chiave che apre il suo nuovo percorso da cantautrice, e ne svela il lato più intimo raccontando di quanto sia importante e necessario a volte mettere nero su bianco quello che la vita ci mette di fronte.
Il videoclip prodotto da Antonio Condello, ha come cornice una Milano notturna, non quella della movida, ma quella delle strade vuote di notte, dei tram romantici e malinconici allo stesso tempo, quelli antichi e storici. Lavinia percorre le strade vuote con la linea del tram n1, in una delle sue notti in bianco proprio come canta il testo della sua canzone, la notte che aiuta a pensare, a fare il punto della situazione, e abbandonarsi alla malinconia.
Abbiamo chiesto a Lavinia di rispondere alle nostre domande:
Ciao Lavinia parlaci un po’ del tuo progetto musicale
Ciao! Mi è sempre piaciuto cantare, a seguito di varie esperienze mi sono trovata ad essere piena di emozioni e a non sapere come sfogarle, quindi ho iniziato a dedicami alla scrittura dei singoli, assieme ad Antonio Condello. Nei testi metto me stessa, le mie emozioni, per cercare di lasciare andare i ricordi ma non solo, anche per cercare di tendere una mano a coloro che, come me, si sono trovati in difficoltà.
Baci chardonnay è il tuo nuovo singolo ci racconti come è nato e di cosa parla?
Baci Chardonnay è nato alla fine dell’estate del 2021. Pioveva e mi trovavo nella mia casa al mare e a seguito dell’ennesima discussione e delusione, avevo deciso di uscire per prendere un po’ d’aria fresca andando in spiaggia. Mi sono seduta in riva al mare e la mia mano ha cominciato a scrivere molti pensieri, domande che mi frullavano in testa. Il singolo parla di come sono riuscita a metabolizzare le mie emozioni con un viaggio a Parigi che fa da cornice ad una storia d’amore giunta al termine.
Quali sono le tue influenze musicali più importanti?
Fin da piccola, i miei genitori hanno cercato di trasmettermi l’amore per la musica, con mio papà che suonava la chitarra e la mia mamma che lo accompagnava con la voce. Direi che sono stati loro che mi hanno aiutata e conoscere importanti artisti del passato, ma al tempo stesso c’è la necessità di stare al passo con i tempi, infatti la musica pop americana penso che abbia avuto molta più influenza su di me. Mi piace molto anche la nuova scena italiana indie.
Cosa ne pensi dell’attuale scena musicale? Con quali artisti ti piacerebbe collaborare
Viaggiando con la fantasia, mi piacerebbe collaborare con tha Supreme, Mara Sattei, Fedez e molti altri.
Progetti per il prossimo futuro?
In pentola bolle già qualcosa. Ho un po’ di testi pronti, la mia intenzione infatti, non è quella di fermarmi al secondo singolo.
“PASSATEMPO” è il nuovo singolo di VIMIME, inserito da Spotify nella playlist editoriale “Anima Rnb“. Il branoparla della passione per la musica e della voglia di recuperare il tempo perso e le occasioni sprecate. Una medium ballad prodotta da dal sound rnb che mette in risalto la vocalità black dell’artista.
Abbiamo fatto qualche domanda a VIMINE:
Per iniziare, ci racconti chi è Vimine ?
Vimine è un ragazzo abbastanza timido, che grazie alla musica e alle esperienze fatte grazie alla musica sta venendo fuori abbattendo la timidezza; Originario Pugliese nato a Cerignola (FG) da mamma casalinga e papà Marmorista, ho una sorella un po più grande di me anche lei appassionata del canto; Diplomato in Arredo e Architettura, pizzaiolo per otto anni nella mia stessa pizzeria gestita con la mia famiglia; Ho iniziato sin da piccolo ad essere quasi sempre protagonista nelle recite dove mi assegnavano sempre la parte da solista, ho fatto anche esperienze all’interno di cori musicali per poi arrivare a scrivere i miei brani e a pubblicare la mia musica
Quando, come e perchè hai iniziato a fare musica?
Ho iniziato a fare musica nel Novembre 2020 iscrivendomi a scuola di canto, non sapendo cosa mi aspettava; Mi sono convinto ad iniziare un percorso formativo nel canto perchè durante la pandemia da Covid così per caso mi sono iscritto ad un contest che girava su facebook dove bisognava mandare un video di una esibizione canora e da li poi passare sotto una valutazione da parte di una giuria; da li è scoppiata la scintilla che mi ha fatto capire che questa è la mia strada; Da quel contest sono passato nella fase finale dove per la prima volta ho dovuto cantare dal vivo a Roma avanti ad un pubblico, li ho capito che per la musica sono disposto a tutto, da quello stesso contest sono passato ad un altra finale disputata a settembre 2020 e subito ho iniziato a studiare canto e musica
Quali sono i messaggi, le sensazioni, le emozioni, che vuoi trasmettere con i tuoi pezzi?
I messaggi che voglio trasmettere con le mie canzoni sono gli stessi che nella mia vita ho sempre portato avanti, comportandomi sempre bene con tutti, generoso, disponibile con chi mi dimostra di volermi bene, umile, sempre con i piedi per terra con le maniche rimboccate nel lavoro, facendo sacrifici e raggiungendo i miei obiettivi con impegno, testa e cuore; Sono un tipo che difficilmente mostra le proprie emozioni, anche se dentro di me ogni giorno ne avverto tante, belle o brutte che siano, è un lavoro che sto facendo su me stesso nel riuscire attraverso la musica a manifestarle senza vergognarmi
“Passatempo” è il brano con cui ti abbiamo conosciuto all’interno del nostro portale. Ti va di parlarci di quello che significa per te questo pezzo?
“Passatempo” per me è come uno sfogo personale, pensando al fatto che sono stato troppo superficiale nel pensare che la musica non potesse essere la strada a cui dovevo dare priorità più di ogni altra cosa
Guardando indietro, quale brano del tuo percorso, fino ad adesso, reputi essere il più importante e significativo?
Sicuramente Passatempo
Cosa stai preparando, invece, per il futuro?
Per il prossimo autunno ho 2 brani pronti sempre scritti da me che sto lavorando per ultimarli e farli uscire; Spero di partecipare attivamente a contest che mi facciano conoscere anche in un contesto live;
Giocando con la fantasia, con quale artista sogni di collaborare, un giorno
In primis con Laura Pausini, sono un suo fan, da quand’ero piccolo e che grazie alla mia famiglia l’ho conosciuta, ascoltandola prima nelle cassette poi comprando anche i suoi cd e partecipando ai suoi concerti; Ma comunque pensando invece a cantanti di oggi che comunque rappresentano il mio mondo cioè l’R&B ne dico qualcuno come Rkomi, Ghemon, Mara Sattei;
Qual è il punto di arrivo che ti sei prefissato?
Per il momento non voglio darmi un punto d’arrivo, perchè pensando a un punto di arrivo è come destinare una fine al mio percorso, spero duri più a lungo possibile senza aspettarmi troppo, ma nello stesso tempo credendoci fino all’ultimo;
Dove ti vedi tra 5 anni?
Tra 5 anni senza essere troppo esagerato mi vedo su un palco pronto per un mio concerto anche alla festa patronale del mio paese, (rido) o chi lo sa, qualcosa di più
“In un altro posto” è il nuovo singolo di “EMME“, che arriva dopo la pubblicazione di “I nostri corpi”. Il brano parla di scelte, di coraggio e di quanto sia faticoso uscire dalla staticità e dall’immobilismo. “EMME“, girà intorno al concetto di “felicità”, e della continua ricerca sul significato di -questo stato d’animo e su cosa siamo disposti a fare per per raggiungerlo.
EMME ha risposto alle nostre domande:
Per iniziare, ci racconti chi è EMME?
Nella vita di tutti i giorni sono Matteo Mancini, una persona che ha un figlio, un lavoro, che fa la spesa e paga le bollette. EMME è la parte irrazionale, anche infantile se vogliamo. Una dimensione in cui mi distacco dalle cose materiali e mi concentro sulle emozioni, una fuga -se vogliamo- dalla vita di tutti i giorni che a parte gli affetti, per il resto è un costante imbattersi nella meschinità dell’essere umano. Ovviamente sto esagerando ma neanche troppo.
Quando, come e perchè hai iniziato a fare musica?
Ho avuto la fortuna di avere due fratelli più grandi che mi hanno introdotto alla musica quando avevo 5 o 6 anni. Avere Kurt Cobain come idolo quando frequentavo la scuola primaria è stato un grande privilegio, un imprinting di tutto rispetto 😉
Ho studiato chitarra, canto per molti anni ma la mia vocazione è sempre stata quella di scrivere. Ho iniziato a 14 anni con delle cose ovviamente oscene ma non ho più smesso e non credo che smetterò mai.
Quali sono i messaggi, le sensazioni, le emozioni, che vuoi trasmettere con i tuoi pezzi?
Io scrivo molto per me stesso, è un modo che uso per rielaborare i miei vissuti. Molto spesso trovo delle cose nei miei testi che non sare mai riuscito ad esprimere con un discorso.
Ecco, quello che vorrei trasmettere è l’importanza di trovare un proprio linguaggio, anche solo per parlare a se stessi. Mi piacerebbe che questa mia attività fosse uno stimolo per qualcuno
IN UN ALTRO POSTO è il brano con cui ti abbiamo conosciuto all’interno del nostro portale. Ti va di parlarci di quello che significa per te questo pezzo?
Banalmente questo progetto nasce anche per superare un momento difficile. Attraverso la scrittura io rielaboro i miei vissuti e mi faccio forza. In pratica è una sorta di auto terapia, in questo senso “In un altro posto” parla proprio di lasciare qualcosa di importante, di affrontare il dolore, di una scelta difficile, dolorosa e faticosa però necessaria per uno scopo più gande che è la felicità.
5. Guardando indietro, quale tappa del tuo percorso, fino ad adesso, reputi essere la più importante e significativa?
Una tappa precisa non c’è. Ogni volta che chiudo una canzone avverto una sensazione di benessere che è anche difficile da spiegare. E’ quasi una droga e ogni volta che accade mi ripeto che non dovrà essere l’ultima. Fatto sta che belle o brutte, scrivo canzoni da 20 anni.
Cosa stai preparando, invece, per il futuro?
Altre canzoni ma soprattutto mi sto preparando per iniziare l’attività live
Giocando con la fantasia, con quale artista sogni di collaborare, un giorno? Mi piacerebbe molto collaborare con Dardust, sarebbe un grande salto di qualità nelle mie produzioni
Qual è il punto di arrivo che ti sei prefissato?
Per ora, dopo qualche anno di attività, potermi sentire di nuovo un artista, detto con la massima umiltà, è un grande punto di arrivo. Non importa quello che accadrà, ho 34 anni e un approccio diverso, non voglio conquistare il mondo, voglio continuare a risparmiare sullo psicologo grazie alla musica.
Dove ti vedi tra 5 anni?
Dove sono adesso, speriamo con la compagnia di EMME
Il matto è nuovo singolo di Eman, un brano che fotografa una società in balia del consumismo e che non riesce a dare più il giusto valore alle piccole cose. Simone, un uomo che continua a guardare con disincanto il mondo che lo circonda, con gli occhi colmi di stupore di un bambino, che viene deriso dagli altri per il suo stile di vita e il suo modo di fare e che preferisce dedicare il suo tempo a godersi quanto di bello il quotidiano possa offrirli piuttosto che diventare schiavo di scadenze, file e impegni.
Noi di Perindiepoi abbiamo fatto qualche domanda ad EMAN
Ciao e benvenuto. Se vai troppo di fretta poi vivi a metà canti in Il Matto. Quanto è difficile secondo te prendersi del tempo per se stessi in questa società della continua corsa?
Io non credo che sia complicato, immagina di dedicarti metà del tempo passato ogni giorno sullo smartphone… Siamo già a buon punto.
Un altro elemento oggetto di riflessione ne Il Matto è il consumismo. Siamo diventati schiavi degli oggetti tecnologici che usufruiamo quotidianamente. Come pensi che possiamo riappropriarci della nostra indipendenza?
Non mi riferisco solamente alla tecnologia, il concetto è veramente ampio e meriterebbe molto spazio ma cercherò di essere breve e chiaro: siamo quello che possediamo/ostentiamo; abbiamo delegato a degli oggetti l’onere di definirci, convinti che ne avessero la capacità e la profondità… e ora mi sembra che siano “le cose a possedere le persone”. Sappiamo tutti cosa c’è dietro la possibilità di avere un Iphone ogni 6 mesi: uno sfruttamento maggiore per qualcuno, un profitto esagerato per qualcun’altro, e il disagio di essere “indietro??” per moltissimi
Hai deciso di non pubblicare un video vero e proprio ma un visual dove stai in una barca. Dove è stato girato e come mai questa scelta?
E stato girato sul Lago di Endine e volevamo qualcosa che desse spazio ad altro… Il visual ti permette un approccio che con il videoclip risulterebbe più complicato: visioni artistiche senza l’obbligo della narrativa.
Quali obiettivi a breve e lungo termine ti dai dopo questo tuo ritorno e dopo essere approdato in una delle principali etichette indipendenti italiane che è la Mescal?
Abbiamo deciso di valorizzare le diverse anime e sfaccettature presenti nella mia musica dividendo il progetto in più capitoli; l’idea mi piace molto, mi dà la possibilità di non sentirmi limitato da una linea comune che i brani dovrebbero avere in un album. Ho scritto tante cose, alcune che possono sembrare diverse tra loro, ma fanno parte di me… È sempre stato così: alla domanda su quale fosse il mio genere non ho mai risposto.
Parole, parole, parole: parole che rimbalzano contro i finestrini di macchine lanciate a tutta velocità verso il fraintendimento, mentre accanto a noi sfilano cortei di significati e di interpretazioni che si azzuffano per farsi strada nella Storia, provando a lasciare un segno. Parole giuste, parole sbagliate; parole che diventano mattoni per costruire case, ma anche per tirare su muri; parole che sono bombe, pronte a fare la guerra o a ritornare al mittente dopo essere state lanciate con troppa superficialità: parole intelligenti, parole che sembrano tali solo a chi le pronuncia, mentre chi le ascolta cerca le parole giuste per risanare lo squarcio. Parole che demoliscono, parole che riparano. Spesso, parole che sembrano altre parole, che pesano una tonnellata per alcuni mentre per altri diventano palloncini a cui aggrapparsi per scomparire da qui. Parole che sono briciole seminate lungo il percorso da bocche sempre pronte a parlare, ma poche volte capaci di mordersi la lingua: se provi a raccoglierle, come un Pollicino curioso, forse potresti addirittura risalire all’origine della Voce, e scoprire che tutto è suono, e che le parole altro non sono che corpi risonanti nell’oscurità del senso.
Parola, voce, musica: matrioske che si appartengono, e che restituiscono corpo a ciò che sembra essere solo suono.
Ogni mese, tre parole diverse per dare voce e corpo alla scena che conta, raccogliendo le migliori uscite del mese in una tavola rotonda ad alto quoziente di qualità: flussi di coscienza che diventano occasioni di scoperta, e strumenti utili a restituire un senso a corpi lessicali che, oggi più che mai, paiono scatole vuote.
AIGI’
PERINDIEPOI (bollettino che raccoglie le migliori uscite del mese, in uscita a fine mese)
Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “informazione, consapevolezza, potere”.
Con “informazione” mi viene in mente una gran confusione; “consapevolezza” mi ricorda il mio ultimo periodo, che è stato molto prolifico da questo punto di vista; con “potere” mi viene in mente la causa di tanti problemi che affliggono gli uomini da sempre.
BEATRICE PUCCI
Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “Potere, informazione, consapevolezza”.
Mi viene in mente che le informazioni sono porte che possono portarci ovunque, e che alla base del proprio potere personale ci sono giorni e anni trascorsi a leggere e ricercare, seguendo i propri gusti e le proprie ispirazioni e soprattutto rimanendo fedeli a noi stessi scopriamo la consapevolezza di essere collegati gli uni con gli altri.
SCICCHI
Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “Potere, informazione, consapevolezza”.
Mi viene in mente che chi è molto seguito, per qualunque cosa faccia ha la responsabilità di informare (se vuole) oltre che influenzare il proprio pubblico su quello che succede fuori dai social. Molte persone non hanno la voglia di informarsi tramite i soliti mezzi, o semplicemente tendono a non volersi far affogare dal mare di melma che c’è lì fuori. Bisogna essere consapevoli di ciò che si sta facendo e di ciò che si sta dicendo, i social possono essere un potere, come l’ennesima conferma che la consapevolezza di ciò che si dice o si fa non è così scontata.
LA PREGHIERA DI JONAH
Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “informazione, consapevolezza, potere”.
Stiamo parlando di “E così sia” un disco con carattere, forte, che vuole raccontare la verità con una consapevolezza di chi sà che ogni traguardo è solo un punto di partenza.
CARLA GRIMALDI
Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “informazione, consapevolezza, potere”.
(mi state provocando!)
Sono tre parole molto importanti, dai significati e dagli effetti più svariati. Direi che “Informazione” è la parola chiave della nostra epoca storica; la comunicazione è praticamente tutto, il perno principale attorno al quale ruotano gli ingranaggi principali della società attuale. Tanto per fare una citazione “Ventiquattromila pensieri al secondo fluiscono inarrestabili alimentando voglie e necessità… comodo ma come dire poca soddisfazione”; per me è precisamente quello che succede quando ci esponiamo, volontariamente o no, al fuoco dell’informazione che, però, resta indispensabile per una seconda parola chiave “consapevolezza”. Per me è l’unica strada possibile, l’unico percorso e l’unica meta; riuscire a “sentire” il proprio tempo, comprenderlo in profondità, conservando uno sguardo dall’alto, una visione ampia. Questo a ben vedere dovrebbe essere, a parer mio, l’obiettivo dell’artista, del cittadino, della persona che, filtrata l’informazione, acquisita consapevolezza, raggiunge il “potere”. Una parola bellissima, che parla di futuro, di facoltà di espletare un effetto e quindi di modificare il presente, di cambiarlo.
Queste tre parole sono in definitiva fondamentali se proiettate nella volontà di un mondo migliore, nel salvataggio del nostro pianeta, nella ricerca del bello, ma, come detto, sono tre ottimi strumenti, che ci rivelano ogni istante la loro natura cangiante.
MONTEGRO
Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “Potere, informazione, consapevolezza”.
Credo che le tre parole siano strettamente legate tra di loro e portano ad una fotografia attuale di tutto quello che viviamo nel mondo oggi, la “buona” informazione è uno degli strumenti più grandi che abbiamo per avere consapevolezza.
FRAMBO
Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “potere, consapevolezza, informazione”.
Mi viene in mente Internet. L’informazione è il potere più grande che una persona possa avere, e oggi con internet possiamo informarci su qualsiasi cosa vogliamo. Ci vuole consapevolezza però, non possiamo definirci dei geni su un argomento solamente perché abbiamo letto un articolo al riguardo.
LOURDES
Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “Informazione, potere, consapevolezza”.
Sono 3 belle parole che se unite fanno paura, anche perché ormai siamo tutti più o meno consapevoli che l’informazione è gestita dal potere. Ma tralasciando questo voglio pensare all’accezione positiva del termine e cioè del potere che la musica esercita su tantissime persone, compreso me. Quante volte sentire una bella canzone ti svolta una giornata? A me capita sempre spessissimo soprattutto con i pezzi più oldies che magari non ascolto da tanto tempo.
DAVIDOF
Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “Informazione, potere, consapevolezza”.
L’informazione è cultura ti dà potere e consapevolezza.
MALPELO
Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “Potere, informazione, consapevolezza”.
Vorrei trattare dei tre termini sottoposti come se fossero l’uno contenuto nell’altro come all’interno di una matrioska.
Ritengo che il termine “consapevolezza”, per ciò che io vi associo al primo pensiero, sia il risultato dei primi due.
Essere consapevoli o avere consapevolezza, per esempio, di se stessi, significa essere ben informati su quali sono le nostre potenzialità; le nostre possibilità di poter fare qualcosa, qualunque cosa.
Il secondo termine “informazione” è strettamente legato agli altri due; come ho detto essere ben informati ci dà la possibilità di capire ciò che è giusto e cosa è sbagliato e ci mette in una condizione di vantaggio (quindi più potenti )rispetto a chi non sa dove sta andando.
“Potere” infine per me è sinonimo di “libertà”: poter fare tutto ciò che vogliamo, tutto ciò che possiamo, senza precluderci nulla, consapevoli, appunto, di noi stessi e ben informati su quali siano i nostri limiti e le nostre potenzialità.
Non voglio associare il termine “potere” a quello per esempio espresso da re e regine nei romanzi cavallereschi. Quello sarebbe sinonimo di “dominio” sugli altri. Io voglio associarlo al concetto di libertà di tutti, poter fare tutto ciò che si può, possibilità di cui negli ultimi due anni e mezzo siamo stati privati.
BIAGIO
Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “potere, informazione, consapevolezza”.
Mi piacerebbe intavolare una filippica su – i poteri forti che ci manipolano controllando l’informazione ma noi non facciamo nulla nonostante ne abbiamo consapevolezza – ma non ho né la voglia né le competenze adatte.
Quindi useró, tra le tre, la parola che più mi fa pensare al mio album in uscita, cioè consapevolezza.
“Come farsi appendere con sette semplici canzoni” è una raccolta di episodi messi in musica vissuti a cavallo dei miei trent’anni. Le sette semplici canzoni descrivono persone, cani, luoghi, eventi ed oggetti che mi hanno accompagnato attraverso la tragicomica transizione da -enti ad -enta, e mi hanno portato esattamente dove sono adesso donandomi consapevolezza di me stesso e di ciò che mi circonda.
NUELLE
Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “potere, informazione, consapevolezza”.
Capisco la motivazione per cui è stata scelta questa parola e le parole a seguire, ma mi limiterò e non farò politica, mi limiterò a dire, per me, la funzione che svolgono queste parole nella mia vita.
“Potere“: parola molto generica, esistono tanti poteri diversi e tutti sono la causa di problemi con cui dobbiamo
coesistere. Nella mia vita vorrei tanto potere, un potere che anche adesso ho, ma sfortunatamente è molto ridotto per il momento. Il potere che io voglio è quello di poter comunicare a tante persone “il bello”, generare passione e amore per se stessi, il mondo e tutte le cose tangibili e non. Il potere di far ballare le persone, di farle incontrare o di essere indirettamente una spalla su cui piangere.
Informazione
Sono una persona abbastanza strana…mi piace più informarmi e informare su cose astratte che sulle cose concrete. Mi informo ed informo su cose che mi affascinano, che mi fanno riflettere, spesso provo una sensazione di colpa per non prendere parte alle battaglie sociali, proteste etc… oggi per la guerra, domani per la pace, domani perche tizio è meglio di tizio. Credo che semplicemente ho altre battaglie da combattere e la prima è con me stesso.
Consapevolezza
La prima cosa che vorrei per me stesso e gli altri è la consapevolezza di se stessi, dei proprio obbiettivi, dolori, traumi, amori, debolezze e soprattuto di che cosa significhi vivere la vita. Il giorno in cui un individuo si trova a far fronte alla vita, da solo, sarà il giorno in cui si risveglieranno e usciranno fuori tutti i sentimenti più dolci e spaventosi che per anni hanno trovato riposo nell’inettitudine. La cosa più bella è che magicamente ci sarà tendenzialmente una considerazione sull’importanza dell’amore e dell’empatia.
NUBE
Quello che ti viene in mente se ti diciamo “Informazione, potere, consapevolezza”.
Devo ammettere che la domanda mi ha colto di sorpresa, non è di certo una di quelle per cui hai la risposta pronta. Tutte e tre sono parole di estrema attualità, sia nel campo della musica che del periodo socialmente instabile in cui stiamo vivendo da qualche anno, in questo caso però parlerò di musica. Per quanto riguarda la parola “informazione” mi viene in mente la poca informazione che c’è riguardo tanti aspetti dell’industria musicale e dell’essere un musicista in generale.
“Il potere di tanti in mano di pochi” è una frase che può essere applicata anche al mondo musicale. La corsa alla playlist è la nuova corsa all’oro, un meccanismo dal quale non è semplice staccarsi ma che è doveroso farlo.
Ed infine “consapevolezza”, penso sia fondamentale in un campo come l’arte sapere quanto si vale per raggiungere i propri obbiettivi e non farsi abbattere da fattori esterni.
JENNIFER è il nuovo brano del cantautore romano SAMUELE CARA uscito venerdì 29 aprile, una canzone che racconta di una ragazza cresciuta troppo in fetta, di voglia di felicità in tutte le sue forme. Jennifer che malgrado tutte le incertezze e i momenti cupi affronta la vita fregandosene del giudizio altrui, e alla fine vince. Un sound a metà tra cantautorato ed indie pop che omaggia la trazione dello stornello romano e i grandi autori italiani degli anni 70 (Rino Gaetano, Venditti, De Gregori). Una ballata intensa che racconta la voglia di andare avanti senza rimpiangere quello che ti sei lasciato dietro.
Abbiamo chiesto a Samuele Cara di rispondere alle nostre domande:
Per iniziare, ci racconti chi è Samuele Cara?
Samuele Cara nasce a Palestina, in provincia di Roma, scrivo le mie canzoni e ho iniziato a fare musica grazie a Rino Gaetano e a gli Oasis
Come hai iniziato a fare musica?
Per pure esigenza personale, ho iniziato a suonare su per giù all’età di 13 anni, poi con il passare del tempo ho approfondito meglio l’argomento e ho cominciato a scrivere per conto mio
Cosa vuoi trasmettere con i tuoi pezzi
Me stesso, vorrei far conoscere il mio mondo alla gente in modo sincero e schietto
“JENNIFER” è il tuo nuovo brano, cosa significa per te questo pezzo?
E’ una canzone importante per me, che ho voluto far uscire nonostante non sia un brano “alla moda”, una canzone che parla del coraggio di andare avanti nonostante le difficoltà.
Cosa stai preparando, invece, per il futuro?
Tanta musica nuova e magari qualche live per far ascoltare le mie canzoni
Una cruda descrizione del presente: tacere per non avere problemi è davvero la soluzione? Jacopo Nutz debutta con Mezzo bicchiere, singoloprodotto e registrato dallo stesso Jacopo, dalle sonorità brit pop e dal testo dai forti connotati sociali. Il cantautore fiorentino si interroga sul parallelismo tra aspettative e realtà con l’immagine del bicchiere che viene visto sempre mezzo pieno o mezzo vuoto a seconda delle circostanze e del modo di interpretare i fatti.
Abbiamo chiesto a Jacopo di rispondere alle nostre domande:
Ciao Jacopo, di cosa parla il tuo nuovo singolo Mezzo bicchiere?
Il brano è essenzialmente una riflessione sulla quotidianità e su quanto essa venga influenzata dalle aspettative nostre e degli altri. In questo senso la nostra ricerca continua della felicità non rispecchia una felicità reale, ma un’idea creata per giustificare gli sforzi e le azioni che compiamo.
Chi ha realizzato il video e come si collega alla canzone?
Il video è stato realizzato da Mario Albanese Pereira, regista veramente bravo, che è riuscito ad estremizzare il concetto della canzone in una chiave ironica un po’ Tarantiniana. Se la chiave del pezzo è la quotidianità, il lavoro e la società, il video affronta in maniera surreale queste situazioni estremizzandole. Tutto questo ha reso il video molto più dinamico.
È il tuo singolo di debutto e anticiperà il tuo primo Ep, come mai hai scelto questo brano per presentarti e cosa dobbiamo aspettarci dall’ep?
Ho scelto questo pezzo come esordio perchè era uno dei miei preferiti, ma anche perchè aveva un sound elettronico, ma anche abbastanza aggressivo. L’Ep si basa molto sulla componente elettronica che si unisce a quella suonata, nel disco infatti troviamo pezzi “tosti” come mezzo bicchiere, ma anche pezzi più intimi, sempre però arrangiati in questa forma ibrida tra l’elettronico e il pop/rock. Poi in fondo c’è anche una bonus track piano e voce.
Hai prodotto diversi artisti, cosa ti convince di un artista affinché tu decida di lavorarci insieme?
Di base vivo il mio lavoro come produttore/arrangiatore con l’obiettivo di creare una comunicazione con chi ascolta, ho sempre molto rispetto del testo e cerco di far sì che la musica accompagni le parole creando una storia. In questo senso per me è importante che il modo di comunicare di chi canta o scrive le canzoni sia affine con il mio modo di arrangiare e produrre, in modo da fare sì che la storia funzioni, in questo senso devo dire che arrangiare e produrre pezzi scritti da me è stata un’esperienza molto impegnativa, anche psicologicamente
Abbiamo ascoltato il nuovo singolo (il primo) di Beatrice Pucci, cantautrice classe ’98 che ha esordito con “Figli”, brano che spicca fra le uscite del weekend riuscendo a farci dimenticare, almeno per il tempo di un fine settimana, la desolazione che ci circonda: no, non è certo uno di quei brani che si lascia “masticare” facilmente (e ben venga!), quindi preparate le “mascelle uditive”; noi, per aiutarvi nel districare i significati del progetto, abbiamo fatto qualche domanda all’artista stessa. Buona lettura!
Beatrice Pucci, oggi esordisci con “Figli”: quanto hai “cullato” questo esordio, e come ti senti oggi, all’alba della tua prima pubblicazione?
Ciao, ho imparato ad essere zen riguardo la pubblicazione e riguardo il fatto che per la prima volta nel mondo esca la mia musica. Si passa molto tempo a ponderare e riflettere ma poi bisogna gettarsi nell’avventura, al momento la vedo in questo modo. “Figli” secondo me ha seguito il giusto iter di crescita, 6-7 mesi.
Ti va di raccontarci un po’ di te? Chi sei, da dove vieni e quando hai cominciato a scrivere canzoni, ad esempio.
Sono Beatrice, in questo momento ho 23 anni, vengo da Civitavecchia, una città che ha il mare di fronte a sé e alle sue spalle colline e boschi. Ho cominciato a scrivere a 14 anni, il motivo esatto non lo so, probabilmente perché le cose nella mente di un’adolescente sono amplificate a un livello incredibile.
E questo brano? C’è qualche aneddoto, qualche “motivo” preciso che ti ha portato a scrivere “Figli”?
L’aneddoto più vivo nella mia mente riguardo il momento in cui ho scritto questa canzone è questo: era l’una di notte e non riuscivo a dormire, non volevo proprio perché sentivo che dovevo fare qualcosa, così faccio quello che fanno tutte le persone che non riescono a dormire… ho guardato la tv ma ho finito per annoiarmi, poi ho preso la chitarra e ho scritto “Figli”.
Nella canzone, sembri alludere alle canzoni e alla musica come unici strumenti capaci di cambiare le cose, o meglio, di resistere al cambiamento e allo sfacelo del tempo. Abbiamo colto nel segno?
Le canzoni sono specchi dell’interiorità di chi ascolta quindi assolutamente sì, c’è del vero!
Tra l’altro, la data decisa per l’uscita del tuo disco “Le colline dell’argento” (prevista per giugno 2022) stupisce per velocità di pubblicazione. Sembra che tu avessi una gran fretta di pubblicare il risultato del tuo lavoro: ti va di spiegarci un po’ come sono state realizzate, e in quali tempi, le registrazioni del tuo disco d’esordio?
Le canzoni sono state scritte e registrate tra marzo e settembre del 2021, ma diciamo che l’idea di una pubblicazione era già in atto dal 2020, anno in cui ho cercato di capire come collegare alcune cose tra loro da un punto di vista tecnico e non solo. Le registrazioni sono avvenute in casa mia, perché è un modo in cui mi trovo a mio agio, senza avere fretta di dover fare tutto velocemente.
Prima di salutarci, prova a consigliarci un film che, a tuo parere, si sposa alla perfezione con l’atmosfera di “Figli”.