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Le cinque cose preferite di Vinci Luglio

VINCI LUGLIO debutta sui digital stores con il brano “Usciamo Insieme”, dopo essersi classificata al secondo posto alla trentesima edizione del “Festival Città di Caltanissetta” (presidente di giuria, Beppe Vessicchio). La canzone, distribuita da ADA Music Italy, è stata prodotta con Luca D’Aversa e la supervisione di Marta Venturini, presso lo Studio Nero (Calcutta, Coez, Emma Marrone, Ghemon, ecc.), a Roma.  Il sound mescola la tradizione melodica italiana con le sonorità d’oltreoceano, ispirandosi al pop di Battisti con un po’ di Tame Impala, passando per l’influenza degli ultimi lavori di Di Martino, conterraneo dell’artista.

Per l’occasione, abbiamo chiesto a Vincenza di parlarci delle sue 5 cose preferite:

Il disco Dalla di Lucio Dalla 

Ho diversi dischi preferiti e dischi preferiti diversi in base al periodo che sto attraversando. Eppure, se dovessi scegliere un album che mi accompagna da un considerevole numero di anni senza stancarmi mai sarebbe Dalla, di Lucio Dalla. Se il disco preferito è quello di cui non skippi neanche un brano, non ci sono dubbi: è proprio questo. 

Il mio ukulele  

Per quanto lo bistratti è sempre con me e fa da base d’appoggio alla scrittura di tutti i miei brani. 

Le Correzioni di Jonathan Franzen

Per me un bel libro non è quello che leggi tutto d’un fiato, ma quello che il fiato te lo fa trattenere. Diverse volte nel corso della lettura di questo libro ho sentito il bisogno di fare delle pause, per metabolizzare quello che avevo appena letto. È il libro preferito del mio autore preferito. Una piccola curiosità, proprio alla protagonista di un libro di Franzen ho dedicato un mio brano ancora inedito!

Le “minne” di Sant’Agata 

Da catanese adottiva quale sono, vado letteralmente matta per questi involucri di pasta di mandorla, ripieni di crema di ricotta con gocce di cioccolato e arance candite, chiusi con pan di spagna e ricoperti di ghiaccia reale bianca. Caratterizzati dall’aspetto candido e sormontati da una ciliegia rossa, sono dedicati proprio alla santa patrona della città.

Il mare d’inverno

Sarà un cliché, ma il mare d’inverno è un privilegio dei miei 30 anni a cui non sono più disposta a rinunciare. 

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Indie Intervista Pop

Il duo Sofisma racconta la paura di essere dimenticati

Chi sono io?” è il nuovo brano dei Sofisma, duo indie rock dalle sonorità energiche. La canzone racconta la voglia di trovare sé stessi e la ricerca della propria identità. Una melodia vocale sfrontata e decisa, per un testo che affronta una tematica importante come la paura dell’essere dimenticati e dell’ansia sociale.

Un brano indie-pop trainato dai riff di chitarra, un sound energico di influenza britpop e post-rock che ricorda la scena alternativa inglese della seconda metà degli anni Ottanta. I Sofisma sono un duo musicale formatosi in provincia di Alessandria nel 2020. I due fratelli, Nicolò Sassi (Voce, tastiere, batteria) e Matteo Sassi (Chitarra, basso, cori), iniziano a studiare musica intorno ai dieci anni e formano diversi gruppi con cui suonano principalmente nell’alessandrino. Nel 2020 decidono di mettersi in proprio formando il duo musicale Sofisma e si dedicano alla scrittura di nuovi brani. Nel 2021 escono i loro due primi singoli: “Notte Blu” e “Un’altra verità”.

Nicolò e Matteo hanno risposto alle nostre domande:
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Indie Internazionale Intervista Pop

“Come Serpenti” è il debutto di Hermes

Disponibile dal 5 gennaio, “COME SERPENTI”, il singolo d’esordio di HERMES distribuito da ADA Music Italy. Il brano, prodotto da Alessandro Landini e masterizzato da Marco Ravelli ( Pinguini tattici nucleari, Iside, Chiamamifaro), racconta di una relazione ormai arrivata al capolinea, e di quanto a volte può essere difficile accettare e superare la paura che la fine di un rapporto comporta.

Il sound mescola rnb, indie pop e it pop. Un brano uptempo dove ritmiche funky delle chitarre sostengono un groove ballabile e catchy. Hermes è Christian Cotugno, giovane cantautore classe 2000. Si approccia al mondo della musica e dalla danza sin da bambino e la sua musica racconta la “generazione z” e le loro storie d’amore con ironia ed un pizzico di leggerezza. Nel 2021, dopo diverse esperienze musicali, inizia a lavorare al suo primo EP anticipato dal brano “Come serpenti” edito da Aurora Dischi Publishing e distribuito da ADA Music Italy.

Hermes a risposte alle nostre domande in questa intervista:

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Pop Rap

Tutti i significati di Brida, “Qui” e ora

Brida, già il nome, in qualche modo mi incuriosisce. Non so il perché, ma mi ricorda qualcosa che è sepolto sotto, che è antico, che suona quasi mitologico: Brida, Brida, Brida… forse un personaggio di qualche saga greca o romana? O forse siamo più a Nord, verso l’Europa dei vichinghi? O nei continenti caldi, dove tutto diventa sole e vita che splende? Vabbé, ma che importa: quel che sappiamo di Brida è che, al momento, la ragazza è geolocalizzata in Toscana dopo una peregrinazione che l’ha portata a fare su e giù per il mondo, da Londra al Brasile; insomma, una vita che assomiglia più ad un crocevia di esperienze umane e musicali diverse, che ad un blocco granitico e inamovibile che puoi decidere di spostare da una parte o dall’altra.

Basta leggere un po’ le note stampa dell’artista per renderci conto che, un’improvvisata, di certo Brida non è – anzi: la giovane cantante toscana ne ha già fatta di gavetta, ma ciò che incoraggia è il fatto che sembri essere ben consapevole che il percorso formativo non finisca mai, e che senza dolore non c’è gloria, come direbbe qualche celebre inventore di slogan. Anche quando la vita ti porta a mettere in discussione il cammino fatto fin qui, e a ponderare l’ipotesi che in fondo fare il musicista nel 2022 stia assomigliando sempre più a qualcosa che oscilla fra le definizioni di “lusso” e “martirio”. In mezzo, c’è una quotidianità fatta di sacrifici e di lavoro, nel costante tentativo di tirar fuori da sé stessi qualcosa che torni a stupirci, prima ancora che stupire gli altri.

Brida

Forse, dopo lunghe peregrinazioni, Brida pare aver trovato il suo “centro di gravità permanente”: la squadra di produttori, in primis, sembra esser riuscita nell’impresa di dare una forma convincente ad una scrittura che pare ancora legata al momento, e all’ispirazione che non segue regole né canoni; insomma, quello di Brida è un flusso che trova un flow ben preciso nelle contaminazioni Trip Hop e Urban della lettura musicale proposta dal team di Fennec, permettendo al brano di farsi ipnotico senza perdere di tensione e sostanza. Le parole, invece, arrivano subito con sincerità perché non pare esserci posa, dietro la penna di Brida: la ragazza si racconta, racconta il proprio rapporto con sé stessa e con l’altro da sé; mette alla berlina le proprie paure e ne fa una hit buona per superare i momenti no, senza doversi a tutti i costi raccontare che “andrà tutto bene“.

Sì, perché la verità è che “va bene” ciò che ci impegniamo a far andare in tale direzione: anche se, spesso, questo vuol dire compiere sacrifici che non sapevamo di essere pronti ad affrontare. E questo, forse, non è crescere?

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Internazionale

Il battesimo astrale di Carla Grimaldi

In occasione dell’uscita del suo primo singolo da solista, “Nebula”, abbiamo fatto qualche domanda alla violinista e musicista (da anni sul palco con Blindur) Carla Grimaldi, che battezza il suo debutto in solitaria con un brano dedicato all’osservazione dei cieli, metafora di una ricerca esistenziale (oltreché musicale) che non vuole fermarsi alla punta del proprio naso.

Carla Grimaldi, una vita sui palchi e oggi ti metti in proprio. Era da tanto che covavi la necessità di una tua affermazione solistica oppure è un qualcosa che è nato da poco, questo tuo slancio solitario? 

Con Blindur sono sempre stata estremamente libera di esprimermi e di sperimentare con il mio strumento nell’ambito della musica folk alternativa, della quale sono una grande fan, ma la mia passione per le Amiina e per i Sigur Ròs mi ha spinta verso l’esplorazione di nuovi orizzonti musicali. È da qui che nasce la mia scelta di avviare una carriera solista, che non si discosta in realtà così tanto dall’estetica musicale di Blindur. Ho voluto mettermi alla prova, capire compositivamente fin dove potevo spingermi, lavorando su idee accumulate negli anni ma lasciate a fermentare. In generale comunque, direi che ho sempre fantasticato intorno all’ idea di un mio progetto solista, tutto incentrato sugli archi e sull’elettronica, e sono molto felice di aver finalmente iniziato!

Tra l’altro, “Nebula”, il tuo brano d’esordio, vede la collaborazione artistica con Massimo De Vita (Blindur), con il quale hai condiviso gran parte della sua e della tua esperienza musicale. Eppure, il linguaggio utilizzato qui è ben diverso rispetto a quello di Blindur: esiste una continuità tra ciò che è “Nebula” e il percorso da cui vieni? Oppure il brano è una “rottura” con tutto ciò che lo precede?

Dal punto di vista estetico, sicuramente “Nebula” rappresenta una sorta di rottura con quello che è l’immaginario sonoro di Blindur, in quanto lontana dall’universo folk-rock-alternativo e più vicina ad un immaginario post-classico. Quest’ultimo, è un mondo al quale mi sono avvicinata negli ultimi anni, principalmente ascoltando artisti quali Olafur Arnalds, Rob Moose e Amiina, ma anche grazie alla mia collaborazione con Manuel Zito, pianista e compositore, con il quale ho collaborato per la colonna sonora del documentario “Le Soldat”, con la regia di Davide Bongiovanni. Io e Manuel siamo inoltre tra gli artisti coinvolti nel “The Outlaw Ocean Music Project”, un progetto molto ambizioso del giornalista Ian Urbina (New York Times, National Geographic), volto a denunciare tutte le azioni illegali che coinvolgono gli oceani. Vi faccio però un piccolo spoiler dicendo che l’atmosfera generale di “Nebula” si potrà ritrovare nelle prossime uscite di Blindur,  programmate per il 2022! Quindi teneteci d’occhio! In generale comunque, sono convinta che ogni artista sia influenzato da tutto ciò che suona e che ascolta, e per quanto mi riguarda Blindur è un progetto che mi ha formata e continua a formarmi come musicista, quindi direi che esisterà sempre una continuità tra i miei lavori e Blindur.

“Nebula” è un concetto, prima ancora che un brano, che oggi ci chiama ad alzare lo sguardo, e a capire quanto siamo piccoli e destinati a scomparire. Il brano, con le sue sfumature eteree, aiuta effettivamente il viaggio a farsi concreto. Ma come nasce il tuo esordio, e perché hai deciso di chiamarlo “Nebula”?

Il mio esordio è legato alla mia formazione scientifica, e al fatto che le Scienze Naturali sono per me grandissima fonte di ispirazione sia quando compongo che quando suono. Da qui mi è piaciuta l’idea di dare al brano un nome scientifico che richiamasse al concetto di “nascita”: “Nebula” è infatti il nome scientifico delle nebulose, la materia da cui si formano le stelle.  

Pur essendo allergici alle categorie e ai generi, è evidente che “Nebula” non rientra esattamente nei canoni del “pop”, eppure possiede qualcosa che lo rende estremamente melodico e “popolare”. Quale ritieni che sia, oggi, il destino della musica strumentale e come definiresti il tuo brano d’esordio?

Rispetto alla musica strumentale, la definirei un Universo in espansione. Questo perchè sempre più artisti hanno side projects strumentali, e perchè la musica strumentale sta acquistando un ruolo sempre più importante nella nostra quotidianità, diventato rifugio emotivo spesso, e assumendo ruoli importanti anche nel mondo visual e cinematografico. Definirei “Nebula”  un brano pop nell’immaginario, nella melodia e nella struttura, con un carattere classico legato all’orchestrazione.

Tra l’altro, pare esserci un concept ben preciso che collega il tuo esordio con quello che verrà, e sopratutto con l’outfit studiato per te da APNOEA. Ti va di spiegarci un po’ il tutto?

APNOEA è un giovane brand napoletano con il quale condivido importanti ideali. I due fondatori Pina Pirozzi ed Enzo Della Valle utilizzano materiali non convenzionali e giacenze di magazzino per la realizzazione dei capi, con l’intento di porre l’accento sulla questione sostenibilità e rispetto per l’ambiente, due temi per me molto importanti. Inoltre, propongono abiti sizeless, senza taglia, secondo il tentativo di far aderire un abito non al corpo, ma alla personalità di chi lo indossa, lanciando a mio avviso un importante messaggio di inclusività nel mondo della moda. Questi presupposti, insieme alla straordinaria bellezza dei loro capi, mi hanno totalmente colpita, non capita facilmente di sentirsi così affini artisticamente ed ideologicamente, e da lì la volontà di collaborare. Tra l’altro, vi svelo che “Nebula” è solo l’inizio della nostra collaborazione! I brani che seguiranno andranno ad affrontare il tema del Climate Change, ed io ed APNOEA stiamo già lavorando a nuove idee per i prossimi outfit. 

Salutiamoci con un proverbio delle tue parti, che sia di buon auspicio per questo 2022 già zoppicante!

Dicette ‘o pappice vicino ‘a noce, damme ‘o tiempo ca te spertose” (Disse l’insettino alla noce, dammi il tempo che ti buco). Credo che sia un proverbio di ottimo auspicio: credici, lavora sodo, persevera e, piano piano, arriverai al tuo obiettivo!

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Pop

GiusiPre: Con “A.C.C.” sdrammatizzo la complessità dell’amore

GiusiPre pubblica il nuovo singolo A.C.C., acronimo di Amore Cinismo e Caffè, in cui sdrammatizza la complessità dell’amore e l’inizio di una relazione. Giuseppina Prejanò è una cantautrice calabrese trapiantata a Roma, classe 1985. Il suo esordio discografico avviene nel 2020 con la pubblicazione dell’EP Canzoni indigeste.  Autunno A.C.C. segnano l’inizio della collaborazione con Maionese Project e anticipano un nuovo album, la cui uscita è prevista nel 2022.

GiusiPre ha riposto alle nostre domande in questa intervista:

– Ciao GiusiPre, A.C.C., titolo del tuo ultimo singolo, è l’acronimo di Amore, cinismo e caffè. Qual è il tuo modo di affrontare in questo momento della tua vita i sentimenti?


“In questo momento li vivo con serenità: è stato un percorso lungo, ma ho imparato a fidarmi di quello che provo e a non dubitare dell’amore che ricevo. Spesso la paura di perdere e l’orgoglio possono essere d’ostacolo, soprattutto quando costruisci una relazione”.


– Il caffè come metafora della quotidianità, raccontaci la tua giornata tipo


“La mia giornata tipo inizia molto presto rigorosamente con un’intera macchinetta di caffè da 4 tazze!Nel giro di un’ora sono pronta per sfrecciare sul G.R.A. alla volta del mio lavoro, che amo tanto quanto la musica: Stare a scuola e insegnare mi piace tantissimo, incontrare le studentesse e gli studenti è una fonte di gioia anche quando i problemi sono tanti, anche quando le giornate sono grigie e difficili.Al rientro compenso l’attesa nel traffico con musica a palla e canzoni di ogni tipo, poi a casa si pranza, si fa rassegna stampa e un po’ di spetteguless, che non fa mai male. Nel pomeriggio tra un po’ di studio e qualche serie tv si procede con le prove. I vicini fino ad ora non si sono mai lamentati! La sera è il momento degli amici o di un bel film rilassante, e quando possibile di concertini carini in giro per la Capitale“.


– Il riff di chitarra è l’elemento chiave dell’arrangiamento, come è nata l’idea di dare questa veste leggera e ballereccia al brano?


“La scelta è stata assolutamente spontanea anche per smorzare un po’ la pesantezza della situazione narrata nel testo. In tutta sincerità ho vissuto davvero quella situazione e avevo bisogno di riderci su, mantenendo un giusto equilibrio senza prendermi troppo sul serio. Daniele Giuili e Nicola D’Amati hanno capito al solito e mi hanno aiutato a fare il resto!”.


– Il videoclip è ambientato in una disco anni ’70. Qual è l’aneddoto più divertente che è capitato durante le riprese e qual è lo storytelling?


“Nel video ci sono due GiusiPre, una molto cazzuta e allegra, l’altra più sofisticata e snob: alla fine la prima prevale sull’altra, sempre nell’ottica di dare spazio alla leggerezza. Con Silvia Morganti (art director) abbiamo considerato la festa in disco come un momento per mettere da parte i pensieri e godersi la compagnia, la spensieratezza e naturalmente la musica. Il mood anni ‘70 lo abbiamo scelto anche suggestionati dai suoni della canzone.La giornata di riprese inevitabilmente è stata super divertente e la cosa che sicuramente ci ha fatto più ridere è stato girare le scene di brindisi e cicchetti riempiti tè alla pesca: verosimile ma estremamente deludente! “.


– Questo singolo è il secondo da quando hai iniziato a collaborare con la Maionese Project. Come ti stai trovando con questa nuova realtà?


“Decisamente bene! Sono affiancata da persone che tengono molto in considerazione quello che propongo e che mi lasciano completa libertà di gestione e movimento, cosa fondamentale per un artista e per nulla scontata.

E il primo singolo è stato Autunno in cui canti la precarietà della tua generazione paragonandola alla stagione della caducità. Una tua riflessione a riguardo

“La precarietà ci affligge da tanto, da prima del Covid purtroppo, e nel corso degli anni diventa sempre più difficile accettarla, soprattutto quando sei bravo a fare quello che fai, e lo fai con professionalità e passione. In Autunno parlo anche del dover abbandonare i propri luoghi d’origine per andare a fare un lavoro precario e di come questa condizione lavorativa precaria investe anche il piano affettivo ed esistenziale. Il punto è non lasciare che le passioni si spengano, cercare un senso in quello che facciamo che possa andare oltre il tempo determinato lasciando il segno. E aggiungo soprattutto è necessario interessarci, partecipare alla vita politica e andare a votare”.

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STASERA MI BUTTO: Intervista a SCHIANTA

STASERA MI BUTTO” è il nuovo singolo di SCHIANTA (Calogero Chianta), nato nell’entro terra siciliano.  Il brano uscito per Aurora Dischi / ADA Music Italy, è stato inserito nelle playlist editoriali di Spotify, New Music Friday Italia, Sangue Giovane e Scuola Indie.

Il brano parla di quella “scossa” che si prova dopo una rottura, quel mix di rabbia, tristezza, strafottenza e amore che ti si muove nello stomaco subito dopo la fine di una relazione. Il sound, a metà tra indie old school e il pop punk, si rifà a la wave 80’s mixata a melodie più energiche di influenza post punk.

Schianta ha risposto alle nostre domande in questa intervista

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ILCLASSICO racconta il nuovo singolo CAMERA MIA, CAMERA TUA

ILCLASSICO pubblica il nuovo singolo CAMERA MIA, CAMERA TUA in cui si raccontano le dinamiche di una coppia che ancora deve imparare a conoscersi, con un invito ad abbattere la timidezza iniziale. È naturale provare agitazione e imbarazzo quando siamo nel momento della frequentazione, siamo catapultati in un continuo saliscendi di sorprese, alla ricerca del mare anche nel pieno centro di una città, di una via di fuga dalla quotidianità.

Il brano è prodotto interamente dal duo che ha deciso di mostrare un lato più leggero della sua musica, attingendo a sonorità funky con un omaggio alla disco music degli anni ’70.

Ecco la nostra intervista con ILCLASSICO

  1. Ciao ragazzi, CAMERA MIA, CAMERA TUA è un inno all’amore nel freddo dell’inverno. Qual è il messaggio che volete trasmettere?

Ciao! Mah, “Inno” forse è un po’ esagerato. Però ci fa piacere sentirlo dire, perché un inno è qualcosa che viene cantato da un vasto gruppo di persone e queste persone ci si riconoscono con tutte se stesse. Alla fine è quello che si spera possa accadere quando scrivi una canzone che parla di te senza filtri, una canzone che ti mette a nudo, e speri che ci si possa riconoscere anche chi sta in ascolto. Il fulcro del messaggio sta in quella frase dilemma “Vieni prima, vengo prima io”. Insomma prima o poi ci passano tutti! È un punto focale della vita di coppia che mette tanta agitazione e tanto imbarazzo. Abbiamo voluto scherzarci un po’ sopra, alleggerirlo. È nata dalle nostre vite e dai racconti delle persone a noi più vicine, i nostri amici.

2. Il brano vuole omaggiare la disco music anni ’70. A quali pezzi di quella decade avete fatto riferimento e perché avete voluto riprendere questo genere?

Ci è venuto spontaneo tuffarci nella Disco Music. Questo mood è nato durante la scrittura e si prestava perfettamente all’aria leggera e ironica espressa nel testo. Quindi siamo tornati ad ascoltare gli artisti che più amiamo di quel mondo: Earth, Wind & Fire, Bee Gees, KC & The Sunshine Band, ma anche Michael Jackson.

3. La vostra discografica è musicalmente molto varia, cosa unisce i vostri pezzi finora e qual è secondo voi, la chiave vincente e il vostro tratto distintivo?

Nel nostro piccolo cerchiamo sempre di rinnovarci da un pezzo all’altro, di non ripeterci mai. A volte il tuffo riesce meglio, altre volte l’atterraggio andrebbe migliorato, ma la cosa più bella ogni volta è scoprire che le canzoni più apprezzate sono quelle più spontanee, quelle più sincere. Spesso sono anche quelle più libere a livello sonoro, dove gli arrangiamenti sono dettati dal puro divertimento, senza alcun preconcetto “discografico” (diciamo così)…

4. Nel ritornello citate “Notting Hill”. Perché? Elencateci cinque film romantici che vi hanno segnato.

Enrico forse è quello più romantic come gusti, Simone è più sull’action. Ma ci proviamo… Partiamo da “Notting Hill”, ovviamente… In coda ti diciamo… “Le pagine della nostra vita”, “Across the Universe”, “A piedi nudi nel parco”, “Harry, ti presento Sally”.

5. Il vostro curriculum è davvero ricco, numerose sono state le collaborazioni di ciascuno prima di arrivare a creare questo duo. Qual è l’insegnamento maggiore che avete tratto in tutti questi anni?

Che l’importante nella musica è inseguire una visione, nutrire giorno dopo giorno quella visione, affinarla e lavorare per riuscire a comunicarla al pubblico. Oggi siamo talmente tanti a fare musica che non esiste una formula, non esistono regole, non esiste “così funziona” o “così non funziona”. Nessuna strada percorribile è una garanzia di successo, nessuno ci assicura un lavoro. Tanto vale divertirci e farlo a modo nostro, perché alla fine il pubblico quello lo percepisce. Non si può mentire al pubblico!

6. Un pregio e un difetto dell’uno e dell’altro e come vi siete conosciuti?

Ci siamo conosciuti tra le mura di “Music Academy since 1999” a Bologna, durante il nostro percorso di studi: Enrico studiava Music Production, Simone batteria. Enrico va in ansia facilmente davanti agli inconvenienti tecnici, Simone è più reattivo nell’affrontarli. Enrico è sicuramente quello che fa più tardi la sera, Simone si sveglia sempre molto presto.

Non ti sappiamo dire quali tra questi siano i difetti e quali pregi, decidi tu… ahahah!

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WASABE: “FARFALLE” è il nuovo brano

FARFALLE” è il nuovo brano dIWASABE (Sabina Canton), giovanissima cantautrice di Vicenza, che in questa canzone decide di parlare apertamente della sua esperienza con i disturbi alimentari. 

“Le farfalle sono un simbolo spesso associato a questo disturbo e alla rinascita”

Il sound indie-pop è caratterizzato da un riff di chitarra che prosegue su di un beat moderno a metà tra elettronica e suoni acustici.

“Con questo pezzo volevo raccontare questa malattia con sperieratezza, con parole semplici e comprensibili a tutti. Spero di far rispecchiare in questo pezzo tutte quelle persone che hanno vissuto o stanno vivendo questo brutto momento e di dar loro la forza di affrontarlo nel modo migliore possibile, e portare la mia esperienza a chi crede che non si possa uscire da situazioni come questa, in vista di tutte le cose belle che potranno succedere in futuro”.

WASABE ha risposto alle nostre domande in questa intervista:

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Penz riparte da “Zero”

“ZERO” è il primo album di Penz , un disco introspettivo che arriva dopo tre anni di silenzio , con uno sguardo al passato ma ben consapevole del presente. Zero parla di amicizia, di amore, di lavoro, di scelte sbagliate, di momenti bui, di sogni realizzati e da realizzare. E’ un disco molto personale che vuole celebrare la ripartenza dell’artista, il suo ritorno in campo, la sua rinascita musicale. Ad accompagnare Penz in questo viaggio: Federico Schiavoni alla chitarra, Matteo Mazzola al basso, Marco Trivini alla batteria e Andrea Giubilei alle tastiere.

Penz ha risposto alle nostre domande in questa intervista: