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Indie Intervista Pop

Lorenzo Meloni racconta “Neanderthal”

Neanderthal è il disco d’esordio del cantautore bolognese Lorenzo Meloni. Dieci tracce dalle sonorità variegate che vanno ad analizzare la psiche umana nelle sue contraddizioni più viscerali, tra ironia e autoanalisi morale. Un album topografico, dalle atmosfere notturne, basato molto sulla parola, al punto da essere accostato alla poesia recitata, ma che non rinuncia a sperimentazioni, anche ardite, in termini di arrangiamento. 

Luoghi e situazioni disegnati a tinte impressioniste, con un costante intreccio tra contemplazione ipnotica e racconto. Un dialogo interiore continuo con il proprio ego, spesso sdoppiato, che è filtrato da continui riferimenti cinematografici e da un’impostazione visiva di scrittura. Domina, infatti, la sinestesia e ciò si evince anche dal grande lavoro dietro ai videoclip di Quella che dormeeSig.Da Vinci, brani che, insieme a Qui, hanno anticipato l’uscito di questo disco.

Lorenzo Meloni ha risposto alle nostre domande:

Ciao Lorenzo, è da poco uscito il tuo nuovo disco Neanderthal, nei testi domina il concetto di viaggio, sia mentale che fisico. Quali sono i posti del cuore per te e cosa ti spinge ad attivare l’immaginazione?
Ho origini un po’ in tutta Italia e quindi l’elenco di posti stupendi sarebbe lunghissimo. Comunque chi mi conosce sa che basta un palazzone orribile a incantarmi, per motivi che tuttora non capisco fino in fondo. A volte ci ambiento storie, a volte semplicemente mi ipnotizzo a guardare.

Sono tanti i riferimenti cinematografici ma se tu dovessi darci cinque titoli di film che ti hanno cambiato la vita?
Niente batte le folgorazioni infantili quanto a capacità di piantarsi nell’inconscio, soprattutto se il film è per bambini fino a un certo punto: vado con Jurassic Park (o Lo squalo, insomma Spielberg), Alien (o Blade Runner, insomma il primo Scott), A Bug’s Life (pistola puntata alla testa ancora il miglior film Pixar), La principessa Mononoke (vabbè), Un lupo mannaro americano a Londra (shock/innamoramento da sindrome di Stoccolma infantile che sospetto mi abbia cambiato a livello caratteriale)

Raccontaci del lavoro in studio con Toller e la sperimentazione musicale presente nelle tracce
Oggi sono un po’ più musicista di quando abbiamo lavorato all’album. Allora era una specie di telepatia per cui io arrivavo con testi, melodie, cambi di ritmo, e per l’identità musicale cercavo di proiettare a Carlo l’idea dell’atmosfera che volevo, procedendo per immagini, esempi musicali ecc. Come dire che dopo la composizione iniziale ha fatto tutto, ma veramente tutto lui.

Ci ha colpito molto per l’ironia Sig.da vinci, come hai concepito questa assurda rivisitazione e il video?
Non stando attento in classe al liceo e chiedendomi come si facesse a ottenere un cadavere per le dissezioni anatomiche. Li rubi? (e anche qui decisamente troppi film, soprattutto Burke and Hare e il suo antenato La iena di Robert Wise. Il video è venuto di conseguenza)

Hai da poco formato anche una band, che progetto alternativo porterai avanti con loro?
Nome: Altaica, genere: rock abbastanza classico, per ora in inglese, primi 10-15 pezzi già pronti per live ed eventuale album, scritti dal mio amico e bassista Edoardo Bertini. Intanto sia io che lui stiamo scrivendo a un ritmo pazzesco, quindi non ci manca certo il materiale. Stay tuned.

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Indie Intervista Pop

Angeli e Demoni: La band ESTRO ci racconta il nuovo singolo

ANGELI E DEMONI” è il nuovo brano della band pugliese ESTRO distribuito da Artist First, una ballad dark pop che parla dell’ esigenza di comunicare Il dolore e la sofferenza della separazione. Luce e buio, vittime e carnefici ed appunto angeli e demoni. Il sound del brano mescola Indie Pop, Dark Pop, rock e Alternative. La cellula originale del gruppo nasce nel 2011, il gruppo è formato da Andrea alla batteria, Maurizio voce e chitarra, Simone voce e basso, Gianluca voce e chitarra. Nel 2019 si qualificano come finalisti di un concorso nazionale dedicato ad Ivan Graziani, e poi vengono decretati vincitori nazionali del “Premio Pigro 2019” con il loro brano inedito “Il vuoto dentro” nella finale svoltasi presso Casa Sanremo durante la settimana del Festival; lo stesso anno sono ospiti di Red Ronnie durante il suo show in diretta nazionale. Il comune di Bari conferisce un’onorificenza artistica alla band per il risultato conseguito a Sanremo. A Luglio 2021 pubblicano il loro primo singolo “BABY” facente parte della nuova produzione musicale della band, superando le 200 mila views su youtube e oltre 300 mila streams su spotify.

La band ha risposto alle nostre domande in questa intervista:

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Indie Intervista Pop

Mangla ci racconta “Non mi va più”

“Non mi va più” è il debut single di MANGLA ( Gianluca Manglaviti), una canzone che parla di tutte quelle cose che ti porti dietro quando finisce una storia , quelle cose che ti ritrovi sempre nella tasca della giacca quando esci e ti muovono ancora qualcosa dentro il petto. “Non mi va più” è una di quelle frasi che diciamo sempre quando finisce una storia.

Il brano è un alternarsi di momenti sonori dove, l’energia del beat si intreccia alle ritmiche elettroniche e ai synt, in un mix di influenze indie e pop.

Gianluca Manglaviti è un giovane cantautore romano. Mangla è un “pezzetto” del suo cognome, abbreviativo che usano anche i suoi amici, compagni e professori.Di giorno è uno studente di giurisprudenza, di notte scrive canzoni accompagnato sempre da Ettore, il suo bulldog francese. 

MANGLA ha risposto alle nostre domande in questa intervista:

https://www.youtube.com/watch?v=e7wgi9lhWDw

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Indie Pop

Le lacrime di Parrelle

E’ fuori da qualche giorno l’ultima fatica di Parrelle, artista che fa parte del roster dell’etichetta indipendente romana Luppolo Dischi. Dal 12 Novembre è presente su tutti i Digital Stores grazie alla distribuzione di Artist First. Si tratta del settimo singolo negli ultimi tre anni ed una cosa è restata indelebile, anche dopo diverse release: l’anima fragile di Parrelle. Chi dice che non bisogna offrire il nostro lato più debole alle intemperie di questa vita? Chi ha deciso che le piccole onde di malinconia e di dolore, che si nascondono nell’anima, non vanno condivise con chi non ci conosce personalmente?

Si tratta di rischiare. Di lanciarsi nel vuoto con un paracadute che altre volte non si è aperto, e ci ha fatto schiantare al suolo, rompendoci in mille pezzi, come un vaso di cristallo. Oppure di tuffarsi da una scogliera altissima, chiudendo gli occhi, aspettando che l’impatto con l’acqua, resistente come un muro, ci lasci scampo, e ci permetta di emergere nuovamente. Per respirare aria, a pieni polmoni.

“Alla fine siamo tutti un po’ masochisti. Alla fine siamo tutti perennemente ossessionati da un qualcosa, un qualcuno, che ci farà male, ma che speriamo possa farci stare bene. Ed anche il più cinico, il più introverso, il “senza cuore”, un cuore eccome se ce l’ha, e magari batte ancora più forte, e se ne frega del giudizio degli altri, delle consuetudini: farà male ok, pazienza, ma quegli attimi in cui rischierà tutto, saranno tra i più belli della sua vita.”

Artwork by Alyssa Sermidi

mifacciomaleok” è il nuovo singolo di Parrelle in collaborazione con L.E.D., altro giovane della scuderia Luppolo Dischi, che come un attore di Hollywood fa un cameo di poche scene, regala al brano quel pizzico di malinconia in più ( come se già non bastava quella presente ihih ) e completa un viaggio di tre minuti tra auto flagellazione e un filino di speranza, di fiducia in sé stessi. Il tutto, perfettamente cucinato dalla produzione di Ayellow, altro astro nascente della scena musicale indipendente.

BIO

“Vivo a Boscoreale, paese in provincia di Napoli con gli occhi sul Vesuvio, in una strada che porta il nome di “Via Parrella” al singolare, ma che nel corso degli anni, grazie al dialetto, viene comunemente definita al plurale: “abito ai Parrelle”; da qui nasce il mio nome d’arte, la strada dove abito, perché ovunque mi porterà la musica non dovrò mai, e dico mai, dimenticare da dove sono partito, le mie radici.
Nella vita faccio il fisioterapista alla luce del sole, e l’artista quando scende la notte, ed è più facile chiudersi nei propri spazi e lasciar parlare la musica. Le prime orecchie ad ascoltare le mie canzoni sono quelle lunghe e affusolate di Snoopy, che insieme al divano compongono la platea di tutte le mie demo”

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Pop

Intervista ad Alessio Marucci: Mongolfiere è il nuovo brano

MONGOLFIERE”, è il nuovo brano del cantautore Alessio Marucci, nato dalla preziosa collaborazione con Marco Canigiula (autore anche per AnnalisaEmma Muscat e tanti altri) e Francesco Sponta (autore anche per Annalisa, ArisaAnna Tatangelo e tanti altri), e prodotto negli studi di Cantieri Sonori.

Il brano affronta il tema dalla nostalgia per qualcosa che era, ma che non è più. Percorre strade fatte di ricordi, affronta il dolore di un addio, ma spera in qualcosa di migliore che arriverà. Il punto di vista, infatti, è proprio quello di una persona immersa nel suo dolore per aver perso qualcosa che credeva importante, che intorno a sé trova solo ciò che resta, ovvero macerie; ma è serena, perché sa di aver fatto il possibile per salvare quel che poteva salvare. Il meccanismo delle mongolfiere, in un certo senso, è correlato al concetto di libertà: quando una relazione finisce, che sia un amore o un’amicizia, potrebbe essere vista come qualcosa che aiuta a ritrovarci, una sorta di liberazione da un peso che ci tratteneva a terra e che liberandocene rende più agevole il decollo della mongolfiera.

Alessio Marucci ha risposte alle nostre domande in questa intervista:

Ciao Alessio, benvenuto su Perindiepoi. Ci racconti qualcosa sul tuo progetto? “Ciao a tutti gli amici di Perindiepoi. Il mio progetto è nato diversi anni fa. La musica è sempre stata la bussola mentre tutto intorno a me cambiava. Durante un periodo un po’ particolare della mia vita avevo rischiato di perderla, per delle mie paranoie, finché non ho capito che nella vita avrei potuto fare tutto, diventare chiunque, ma lei doveva esserci sempre. Da lì nacque “Un miglio da te”, pubblicato nel 2018, che parlava proprio dell’importanza di ritrovare sé stessi. Quando il progetto è nato il periodo storico/musicale era totalmente diverso: il vero pop era ancora il genere dominante, il saper cantare, sebbene stesse cominciando a calare, era ancora un’arte apprezzata… a differenza di oggi. Ma sono molto orgoglioso di portare avanti ancora questo genere, nonostante sia passato di moda”.

Mongolfiere è il tuo nuovo singolo: com’è nato questo brano? Di cosa parla?
“Mongolfiere è una canzone che racconta la nostalgia per una relazione che finisce. Come dico
sempre “le canzoni migliori nascono da un cuore infranto”, ma il mio messaggio questa volta è nel
titolo. Se uno ci pensa, le mongolfiere non hanno nulla a che fare con la nostalgia; ma perdere
qualcuno non deve per forza essere negativo. Talvolta, può rappresentare una liberazione da un
peso che ci teneva a terra: tolto il peso siamo più liberi di decollare. E questo è proprio il
meccanismo delle mongolfiere”.

Hai collaborato con molti autori per questo tuo ultimo lavoro. Come sono nate queste collaborazioni? Come è stato lavorare con autori che hanno scritto canzoni per big della musica italiana?
“Beh, sicuramente per me è un grosso orgoglio avere al mio fianco dei professionisti di questo
calibro. La collaborazione con Marco Canigiula e Francesco Sponta è nata nel 2017, più o meno,
quando ci siamo messi al lavoro per “Un miglio da te”. Io stavo uscendo da un periodo di pausa,
cercavo la mia strada ed ho trovato loro”.


Quali sono gli artisti che hanno maggiormente influenzato il tuo percorso artistico?
“Mah, io credo che ogni artista che seguo abbia qualcosa che ha influenzato il mio percorso. In
Italia penso alla tecnica vocale di Giorgia; alla agilità vocale e all’intonazione sempre perfetta,
nonché alla versatilità di Anna Tatangelo; ai testi e alla bellissima voce profonda di Tiziano Ferro…
se guardo al panorama internazionale, ovviamente, non posso non menzionare Christina Aguilera,
Demi Lovato, Bruno Mars… mi piace molto lasciarmi influenzare dalle sonorità RnB…”.

Domanda di rito: progetti futuri? Live? Magari un disco?
“Progetti futuri… tanti… ci sarà una versione acustica di Mongolfiere e le tracce per il disco ci sono.
Sarà pronto presto e ne sono davvero fiero perché, non solo è il mio disco di esordio come
cantante ed autore, ma anche come produttore. Meglio di così…”.

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Intervista Pop

I Lamette ci raccontano “mi piaci cosi” il nuovo brano con Tamì

E’ uscito il  22 ottobre, “mi piaci così” ( Aurora Dischi / ADA Music Italy / Warner Music Italy ), il nuovo singolo dei LAMETTE in collaborazione con Tamì.

Il brano che arriva dopo l’esperienza alle audition di xfactor 2021, parla di una relazione d’amore in cui è difficile comunicare.

Le sonorità del brano spaziano tra Indie Pop, Alt-Pop, Lo-fi e Urban mentre il mood del brano è principalmente cloudy. Il brano sarà accompagnato da un videoclip girato a Venezia ed è stato prodotto da Alessandro Landini e masterizzato da Marco Ravelli  (Pinguini tattici nucleari, Iside, Chiamamifaro, ecc).

I Lamette hanno risposto alle nostre domande in questa intervista:

Ciao ragazzi, raccontate agli amici di Perindiepoi chi sono i Lamette

Ciao siamo Lamette, siamo due ragazzi di piacenza classe 98 .
Abbiamo cominciato a fare musica insieme fin dai primi anni di scuole superiori , dopo un periodo di ricerca e di affinamento del progetto abbiamo pubblicato il nostro primo singolo nel 2020 in piena pandemia
“.

Mi piaci così è il vostro nuovo brano, di cosa parla?

“Il brano parla di una relazione complicata, gira attorno al sapere accettare i difetti del proprio partner nel tentativo di mandare avanti la relazione”.

Come è nata la collaborazione con Tamì

“La collaborazione con Tamì è partita da una nostra demo che avevamo nel cassetto, una volta riascoltata abbiamo subito pensato che una voce femminile sarebbe stata perfetta su questo brano, abbiamo scelto di contattare Tamì perché vista la sua voce ed il suo stile ci sembrava la scelta più azzeccata”.

Avete partecipato alle audition di XFactor 2021, come è stata questa esperienza per voi?

“L’esperienza ad XFactor è stata senza dubbio formativa, specialmente dal punto di vista “live”, abbiamo sicuramente imparato a gestire meglio tutto l’approccio alla preparazione di un live set ed in generale l’approccio al palco”.

Quali sono i prossimi passi dei Lamette?

Al momento abbiamo un bel po’ di brani da parte, non possiamo dire molto però ci aspettano dei mesi pieni di musica.

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Intervista Pop

Intervista agli OTTO X OTTO

Il duo Veronese degli otto x otto, torna con il nuovo singolo “YANG” disponibile dal 01 ottobre sulle piattaforme streaming e digitali.

YANG è un brano personale che parla di quel tipo di complementarietà che fa stare bene. Parla di quella diversità radicale che finisce per essere più un’uguaglianza. Lo Yin e lo Yang contengono entrambi, al loro interno, una parte del loro opposto, quindi alla fine diventano quasi la stessa entità.

“Per scrivere questo pezzo ci siamo guardati dentro e abbiamo analizzato cosa rappresenta uno per l’altro e abbiamo deciso di spiegare, con una canzone, come ci sentiamo: diametralmente opposti ma in fondo un po’ simili”. Avevamo inviato a Simone Sproccati delle demo semplici piano e voce e lui ci ha restituito una pre produzione totalmente inaspettata, un mood azzeccato, delle sonorità indie pop che ci appartenevano a pieno. Con SOLI avevamo detto che non ci eravamo fan delle canzoni d’amore, che era stato un caso il fatto di aver scritto una canzone così…..quasi un anno dopo ci siamo ricascati!“.

Il brano prodotto con Simone Sproccati, arriva dopo i buoni riscontri del singolo “SOLl ” inserito anche nelle playlist editoriali di Amazon Music e trasmesso in rotazione su Rai Radio 2 Indie.

Gli otto x otto hanno risposte alle nostre domande in questa intervista:

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Intervista Pop

BELLI COME PRIMA: DARTE RACCONTA IL NUOVO SINGOLO

Darte torna con il nuovo brano “belli come prima” scritto e prodotto con Mameli, dopo i buoni riscontri del singolo “Calzini” e l’esperienza del Deejay one Stage di Radio DEEJAY.

Il brano inserito nelle playlist editoriali di Spotify e Apple Music, parla di un amore e di un’estate che fa un po’ da terzo incomodo tra due che si ritroveranno a settembre con nuove consapevolezze. Marco Ravelli (Pinguini Tattici Nucleari, Iside) ne ha curato mix e master.

Darte ci racconta qualche curiosità in questo video:

Darte (Carmelo Irto) cantautore di origini calabresi classe ’96. E’ al CET di Mogol che matura consapevolezze musicali e scopre il cantautorato italiano come fonte di ispirazione. Vive a Milano da tre anni: “Quella di venire a vivere in questa città è stata una scelta che rifarei altre mille volte”. Ed è proprio la città meneghina ad essere al centro della sua scrittura “Mi piace riportare aneddoti di vita quotidiana, quello che vedono i miei occhi e sentono le mie orecchie a volte, un po’ per caso, le ritrovo tra i testi delle mie canzoni”. Arriva nel 2019 il suo primo singolo “La NASA” seguito dai  brani “Ti Va” e “Calzini” inserita nelle playlist editoriali di spotify “New music friday italia” e “Scuola Indie“. Partecipa al Deejay On the Stage di Radio Deejay in apertura di MahmoodNoemi Carl Brave a Riccione.

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Intervista Pop

Tra l’abisso e il collasso: Intervista alla band Dopo Saturno

DOPO SATURNO, TRA L’ABISSO E IL COLLASSO: UN EP, UN VIAGGIO NOTTURNO TRA LE CONTRADDIZIONI DEL NOSTRO VIVERE

Dopo il loro debutto dal vivo in apertura a Scarda, i Dopo Saturno pubblicano l’EP d’esordio dal titolo Tra l’abisso e il collasso, disponibile su tutte le piattaforme digitali. Cinque canzoni dalle atmosfere minimali con al centro le contraddizioni della società contemporanea. Synth e chitarra acustica dominano gli arrangiamenti volutamente spogli per dare risalto a testi densi di significato e di spunti di riflessione. Un progetto che si inserisce perfettamente nel panorama indipendente e cantautorale odierno senza ammiccare a sonorità in voga nelle radio ma che punta sull’autenticità della proposta, su un’identità artistica già molto delineata e su un obiettivo preciso: rivendicare l’importanza di un’estetica notturna, vagamente esistenziale all’interno dell’indie italiano.

La Band ha risposto alle nostre domande in questa intervista.

– Ciao ragazzi, il vostro è un progetto davvero interessante. Da cosa deriva la scelta di un sound così minimale? Il sound è stata una naturale conseguenza dovuta alla nostra formazione, in due gli strumenti sono pochi ma questo ci consente di far risaltare i testi che per noi sono essenziali. Quello che volevamo assolutamente evitare era seguire il sound del momento, le tastiere anni ’80 e i suoni “catchy”, avrebbero stonato con il messaggio dei testi.

– L’idea dei Dopo Saturno è nata grazie alla web serie Khabum, nel disco c’è una canzone nata da questo esperimento?Crollare”, il quarto pezzo dell’ep, inizialmente era solo una parola scritta su un bigliettino. Per approcciarci alla scrittura in italiano siamo passati attraverso questo “gioco”, la sfida di scrivere canzoni partendo da un titolo scelto un po’ dal caso, un po’ dal nostro subconscio. Col tempo ci siamo staccati da questo metodo ma è stato un punto di partenza fondamentale.

– Quali sono i temi principali del vostro Ep? Il tema ricorrente è la critica, una critica sia verso se stessi (“Un lato poetico”, “Crollare”, “Dietro nuove trincee”) che verso la società (“Sea of Tranquility”, “Tra l’America e il Messico”). Mettersi in discussione sia come individui che come parti di un insieme più grande è importantissimo, soprattutto oggi che siamo chiamati a combattere tante sfide: ansie, cambiamenti climatici, depressione, consumismo, perbenismo di facciata. Ci siamo dentro tutti ed è giusto porsi dei quesiti in merito.

– L’idea del videoclip di Sea of Tranquillity
Il video parte da un concetto molto semplice, mostrare i danni di un consumismo sfrenato. Da una parte troviamo Marco circondato da pacchi regalo colorati, dall’altra Riccardo che viene sepolto dalla spazzatura. Sono due facce della stessa medaglia: le cose inutili delle quali ci circondiamo sono le stesse che buttiamo via e che finiscono per inquinare il pianeta nel quale viviamo. Ovviamente è il tema principale della canzone, in cui immaginiamo un futuro distopico nel quale l’umanità continua a ripetere su un altro pianeta gli errori che hanno portato alla fine della Terra.

– Quali sono le nuove trincee al giorno d’oggi?
Le nuove trincee sono luoghi apparentemente sicuri ma che finiscono per inchiodarti lì. Ognuno ha le sue trincee, ma in ogni caso sono vicoli ciechi che portano a chiudersi in sé stessi e a perdere il contatto con la realtà. Meglio uscire allo scoperto, magari ci si prende qualche pallottola ma il dolore ci ricorda sempre che siamo vivi. 

– Quali sono i rimedi per salvarsi dall’abisso e dal collasso?
La noia è il rimedio più comune. Spesso ci rinchiudiamo dentro a una routine che ci permette di mettere il pilota automatico e andare avanti senza pensare troppo. Altri rimedi sono l’arte, per qualcuno è lo sport, per altri è il cibo oppure il sesso. Tutto ciò che sospende la percezione di sé aiuta a non guardare dell’abisso e e non collassare nelle proprie paure.

– Nel disco ci sono tanti riferimenti a diverse parti del mondo, siete dei viaggiatori e qual è stato il viaggio che vi ha segnato maggiormente?
Marco: per me il viaggio che più mi ha segnato è stato quello in Thailandia. Vedi una cultura totalmente diversa dalla tua, ho parlato con persone provenienti da ogni angolo del mondo. Mi sono ritrovato in un luogo fuori dall’ordinario all’interno di un viaggio in cui non avevo tappe prefissate, è stata una bella avventura.
Riccardo: il mio viaggio più bello è stato in Marocco e anche io sono stato colpito da una cultura profondamente diversa. Profumi, usanze, ideologie: per la prima volta mi sono sentito un viaggiatore più che un turista.

I Dopo Saturno sono Riccardo Betti e Marco Lompi, un duo alternative-pop chitarra, voce e synth di Borgo San Lorenzo, in provincia di Firenze. Nati nella calda estate del 2018 in un fresco seminterrato nascosto tra le colline toscane. Dopo una prima esperienza con la band My Light Bones, durata sette anni con 3 ep e un significativo numero di live soprattutto a livello regionale, la molla che ha fatto scattare di nuovo la scintilla è stata la visione della web series Kahbum e la sfida di replicare l’esperimento di mettere in musica un flusso di coscienza sulla base di titoli sorteggiati. Tra l’abisso e il collasso è il loro EP d’esordio ed è stato anticipato dai singoli Un lato poetico e Sea of Tranquility, rilasciati durante l’estate.

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Indie Pop

Nello scrigno di Blumosso

Blumosso è un artista che più volte ho avuto occasione di incontrare lungo il mio cammino di recensore e ascoltatore imperscrutabile e indefesso, ma del quale ho avuto modo di parlare ancora troppo poco.

Ecco perché oggi, all’uscita di “TG” – unico lampo apprezzabile di una scena ancora evidentemente assopita, in questi primi giorni settembrini – mi è sembrata palesarsi di fronte la possibilità di colmare lacune passate, e dire la mia su un progetto che fa parlare di sé da qualche anno, riservandosi il merito di riuscire ad alzare l’asticella dell’offerta senza la pretesa di stupire pubblico e addetti al settore con effetti pirotecnici, quanto piuttosto attraverso il lusso coraggioso della semplicità e dell’urgenza. Chiavi di volta, oggi più che mai, utili a tenere in piedi la curiosità di una pletora di ascoltatori sempre più disincentivati alla curiosità da progetti privi di nerbo, e di reale “necessità” d’esistere.

Sì, perché non basta saper suonare uno strumento (oggi, in realtà, non serve neanche più) per poter “fare musica”, né saper scrivere un testo in un italiano simil-corretto (oggi, in realtà, neanche questo serve più): la differenza fra l’esecutore di un copione e l’artista sta nel fatto che al secondo il copione non serve affatto; attenzione, non è questa una condanna al “metodo” e all’artigianato, tutt’altro. Dico solo che di copioni e di brutte copie oramai più che prevedibili ne abbiamo piene le orecchie (e non solo) e che di fronte a canzoni che sanno mantenersi in piedi da sole senza pretendere alcunché che non sia la voglia dell’ascoltatore di ascoltare, beh, la differenza si sente.

Blumosso viene da un percorso che gli ha permesso, nella vita, di sperimentare più copioni (tutti esclusivamente scritti di proprio pugno) e di gettarsi in toto nell’esperienza della scrittura prima ancora che della musica, in modo totalizzante e imprevedibile; al netto dell’ascolto di “In un baule di personalità multiple” (il suo primo disco del 2018), “Di questo e d’altri amori” non può che mettere in luce l’evidente tendenza di uno spirito libero alla divergenza rispetto a sé stesso, e alle proprie comfort zone: nell’era delle playlist e del “digitaloso”, Simone riscopre la purezza di una voce che abbisogna solo di sé stessa (e al massimo, di un piano o di una chitarra) per farsi sentire, avvalorata da una scrittura che sembra intenzionata a spogliarsi del superfluo per ricontestualizzarsi nella semplicità di tre piccoli inni alle cose piccole, essenziali.

“Nordest”, “Vabeh” e “Tg” sono facce (giuste) della stessa medaglia, l’epigrafe di un sentimento e dell’esperienza di un amore che non riusciva a sentirsi contenuto in un solo brano, e che come edera rampicante ha dovuto estendersi – risalendo dalle radici di una riscoperta cantautorale di Blumosso stesso – fino alla punta delle dita di una penna completamente impegnata a decodificarsi, per ritrovarsi. I tre singoli pubblicati per Luppolo Dischi e raccolti in “Di questo e d’altri amori rivelano una coerenza che trova forza nella semplicità delle sue immagini, nell’essenzialità delle sue forme: un connubio riuscito nella protezione di uno scrigno da custodire gelosamente, prima di nuove odissee.

Blumosso, Ulisse e Simone Perrone. Dal baule di personalità multiple dell’artista pugliese continuano a scappare declinazioni di se stesso capaci di non stancare, costringendo anzi l’ascoltatore ad affezionarsi ancor più ad ogni nuovo tentativo di volo.

Perché si sa, l’umanità vince sempre.