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La vita è una serie di “Partenze”: dentro l’EP dei Manila

I Manila mi piacciono da quando, qualche tempo fa, arrivò in mail la proposta di “Cuore in gola”, l’ultimo loro singolo prima della pubblicazione – risalente a sole poche settimane fa: non sentitevi in colpa se ancora non li conoscete, ma non rimandate oltre il momento della scoperta! – di “Partenze”, l’EP d’esordio prodotto da Leo Caleo (ricordate “Asteroidi”? Quanto ci era piaciuta, quella canzone…).

Già allora si avvertiva che la musica del quintetto toscano respirasse di una sua dimensione diversa rispetto a ciò che sul mercato pare dominare scene ridotte ormai a stanze virtuali, a contenitori di prodotti troppo spesso simili a lattine da esporre sugli scaffali di un supermercato (low cost) piuttosto che a vere e proprie “opere”: ecco perché, oggi, trovarci a parlare di “Partenze” diventa un buon antidoto alle tossine da “qualunquismo” applicato.

Abbiamo fatto qualche domanda alla band, che ben si è prestata al nostro fuoco incrociato. Buona lettura, e correte a scoprire “Partenze”.

Ciao Manila, abbiamo già avuto modo di conoscere la vostra musica qualche tempo fa, quando abbiamo selezionato il vostro nome tra le uscite calde del nostro bollettino mensile. Oggi, tornate con un EP carico di novità: quanto aspettavate questo momento, e come vi sentite, ora che il vostro disco di debutto è finalmente “fuori”?

Ciao Perindiepoi! Beh, sicuramente è una grandissima soddisfazione! Riuscir finalmente a vedere pubblicato ovunque del materiale a cui lavoravi da tempo appaga e, soprattutto, pensare che chiunque possa ascoltarlo è una bella sensazione! 

Partiamo dall’inizio, seguendo il flusso suggerito dal titolo dell’EP: da dove “parte”, il viaggio di Manila?

Il nostro viaggio parte esattamente da qui, da questo EP che segna la “fine primo tempo” del nostro cammino intrapreso con i nostri primi tre singoli. Ora ci siamo, si parte, siamo pronti a tutto.  

Tre singoli pubblicati nel giro di diversi mesi, a testimonianza di un progetto cresciuto con “lievitazione lenta”, senza fretta di nulla: è stato un processo complesso e frastagliato, oppure le tempistiche della pubblicazione erano state decise già dall’inizio?

Secondo noi, dilazionare le uscite con qualche mese di distacco può creare un po’ di hype senza far “dimenticare” alla gente che esistiamo. Poi, in effetti, quando lavoriamo a un brano, cerchiamo di dargli il massimo della cura e della dedizione e, quando ne scegliamo uno su cui lavorare, va tutto in discesa, la programmazione in genere viene sempre rispettata. 

I vostri brani raccontano, con la semplicità del pop, una condizione di eterna ricerca di un centro di gravità permanente, di un luogo che “inferno non sia”. Credete che ci sia qualcosa di “generazionale”, in tale condizione di “partenti” che “Partenze” sembra raccontare?

No, noi in realtà non vogliamo farne una questione generazionale ma più semplicemente descrivere situazioni che possono far parte della vita delle persone in generale. Ci spieghiamo meglio, nei brani contenuti nell’EP ci sono persone che non riescono a legare sentimentalmente ed emotivamente tra di loro e inevitabilmente, le loro strade si dividono. Le nostre “Partenze” personali riguardano principalmente questa pubblicazione e tutto ciò che le sta intorno, la nostra avventura musicale sia in studio che live. I nostri bagagli sono pronti, si parte, dobbiamo far sentire la nostra musica!

“Segnali” ci colpisce, perché è un brano da mood estivo che arriva però a chiudere l’estate. C’è qualche aneddoto legato ai due brani che chiudono la cinquina dei vostri inediti?

La curiosità più grande riguarda proprio il brano che vi ha colpito di più: “Segnali” nasce inizialmente come brano acustico ed è stato poi riarrangiato col tempo. L’avreste mai detto? “First reaction, shock!”

L’ultima domanda la vorremo dedicare a chi ha lavorato alla produzione dei vostri brani: Leo Caleo è infatti un nome che, da queste parti, è già passato. Ci raccontate come è stato lavorare con lui?

Leo, che sotto veste di produttore si fa chiamare “Merlo Dischi”, è una persona esplosiva e alle volte imprevedibile, ma ha dei colpi di genio che riescono a ordinare e indirizzare verso la forma definitiva di un brano, nel quale riesce sempre a inserire un po’ i gusti musicali di tutti i membri della band. Ha delle ottime intuizioni e lavorare con lui è persino divertente!

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Indie Pop

Dammi tre parole #3 – Gennaio

Parole, parole, parole: parole che rimbalzano contro i finestrini di macchine lanciate a tutta velocità verso il fraintendimento, mentre accanto a noi sfilano cortei di significati e di interpretazioni che si azzuffano per farsi strada nella Storia, provando a lasciare un segno. Parole giuste, parole sbagliate; parole che diventano mattoni per costruire case, ma anche per tirare su muri; parole che sono bombe, pronte a fare la guerra o a ritornare al mittente dopo essere state lanciate con troppa superficialità: parole intelligenti, parole che sembrano tali solo a chi le pronuncia, mentre chi le ascolta cerca le parole giuste per risanare lo squarcio. Parole che demoliscono, parole che riparano. Spesso, parole che sembrano altre parole, che pesano una tonnellata per alcuni mentre per altri diventano palloncini a cui aggrapparsi per scomparire da qui. Parole che sono briciole seminate lungo il percorso da bocche sempre pronte a parlare, ma poche volte capaci di mordersi la lingua: se provi a raccoglierle, come un Pollicino curioso, forse potresti addirittura risalire all’origine della Voce, e scoprire che tutto è suono, e che le parole altro non sono che corpi risonanti nell’oscurità del senso.

Parola, voce, musica: matrioske che si appartengono, e che restituiscono corpo a ciò che sembra essere solo suono.

Ogni mese, tre parole diverse per dare voce e corpo alla scena che conta, raccogliendo le migliori uscite del mese in una tavola rotonda ad alto quoziente di qualità: flussi di coscienza che diventano occasioni di scoperta, e strumenti utili a restituire un senso a corpi lessicali che, oggi più che mai, paiono scatole vuote

MAELSTROM

Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “Sogno, realtà, futuro”.

Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “Sogno, Realtà, Futuro”. 

Domanda difficilissima. Mi viene in mente “La vita è sogno” di Calderon de La Barca, il tema del sogno affrontato dalla corrente surrealista nella storia dell’arte, il sogno di un bambino, il sogno di un adolescente, il sogno di un uomo. La realtà e il futuro, come delle virgole tra le lettere della parola sogno. 

RICKY FERRANTI

Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “Sogno, realtà, futuro”.

“I sogni sono messaggi dal profondo” così recita l’incipit di un film che adoro da sempre e di cui hanno recentemente fatto un remake. Per alcune civiltà è il sogno ad essere Realtà e la Realtà che diventa Sogno. Da secoli il Sogno rappresenta un mistero per studiosi e filosofi ed il limite che li separa è sottile e spesso indecifrabile. “Hai mai fatto un sogno talmente vero da sembrare reale ?” , recita Morpheus in Matrix. Mi piace pensare che questo confine così labile esista semplicemente per una nostra limitazione cognitiva e di percezione data dall’utilizzo limitato del nostro cervello. Questo limite di percezione è ciò che influenza la nostra realtà ed il nostro futuro. Jung diceva “Rendi cosciente l’inconscio, altrimenti sarà l’inconscio a guidare la tua vita e tu lo chiamerai destino”. Il nostro futuro è determinato dalla nostra capacità di cogliere i messaggi profondi dei sogni e di riuscire a trasformarli in realtà.

NUELLE

Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “Sogno, realtà, futuro”.

SOGNO

Il sogno per noi è quel luogo in cui si rifugia il pensiero per trovare speranza e motivazione.
Un sogno è un obiettivo, un obiettivo è un sogno, è quello che da senso alla nostra vita.

REALTA

La realtà è una palestra dove ogni giorno dobbiamo affrontare sfide, soffrire e gioire.
Dove servono muscoli per superare tutte le difficoltà e rendere una futura realtà esattamente come la vorremmo.

FUTURO

Ci viene in mente la famosissima canzone di Lucio Dalla “Futura” come prima cosa ma sopratutto quel luogo pieno di paura,
ma con la curiosità di sapere come andrà a finire, cosa succederà e quali emozioni proveremo sulla nostra pelle.

BEHRTO

Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “Sogno, realtà, futuro”.

Di questi tempi la parola “sogno” è una parola che si sta affievolendo nella bocca delle gente e anche io non la utilizzo quasi più. Mi ricordo subito dopo il lockdown un mio amico mi scrisse testuale “sono andato dal tabaccaio a prendere le sigarette credevo di partire per Bali”. Mi manca viaggiare e lo so che può sembrare strano, perché il viaggiare almeno per me, ma sicuramente anche per tutti gli altri è una cosa che rientra nell’ordinario e non si può definire un sogno, però mi manca l’odore dello smog mescolato a quello dell’umidità e della vegetazione lussureggiante, mi manca far partire l’applauso dopo l’atterraggio, mi manca vedere e sentire il tiepido mare dopo una notte piena di stelle, mi manca sballare il ritmo circadiano, mi manca addentrarmi nella giungla, bere un drink sulla spiaggia indossando un leggero cappello di paglia o fumare una sigaretta mentre guardo animali esotici danzare. In questo momento per me sognare significa pensare di poter tornare a fare quello che non abbiamo più potuto fare in questi due anni; in particolare viaggiare. 

Quando si parla di “realtà” mi viene in mente la realtà alternativa e oscura di “ritorno al futuro 2” quando i protagonisti tornano al loro tempo di partenza però trovano un mondo sottosopra. Dal mio punto di vista il nostro mondo sopratutto adesso si sta lentamente inabissando verso quella realtà crudele del film. La parola “futuro” è una parola complessa c’è chi dice che il futuro è adesso, c’è chi dice più drasticamente che il futuro è un salto nel vuoto, è come andare solo in spiaggia in piena notte, farti un bagno e fissare il buio davanti a te; insomma il futuro è ignoto. Quando penso al “futuro”, e qui mi allaccio a quel che ho detto prima riguardo la parola “sogno”, spero semplicemente di uscire al più presto da questa brutta situazione che sta sempre più gravando su tutti noi. Quindi a questo punto forse potrei realizzare che le parole “sogno” e “futuro”, almeno secondo me, potrebbero equivalersi in questo momento. In pratica sogno molto banalmente che ci possa essere un futuro per tutti o meglio una via d’uscita fatta di viaggi e nuove esperienze.

Per quanto riguarda la musica ho zero aspettative per il futuro, l’unica cosa che vorrei è poter continuare a scrivere e suonare come ho sempre fatto; mi basta questo.

FRANCESCA MORETTI

Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “Sogno, Realtà, Futuro”.

Quando la realtà in cui viviamo non rispecchia le nostre aspettative è inevitabile rifugiarsi nel sogno, prefigurarsi una realtà alternativa, quasi utopica, che riesca a farci sentire più appagati. Anche a me capita spesso di cercare di evadere dalla realtà e di crearmi aspettative sul mio futuro, aspettative che però, a volte, possono essere deluse. Seppur questa dimensione quasi onirica mi faccia sentire meglio, almeno momentaneamente, sono consapevole non sia possibile vivere costantemente nel mondo dei sogni, distogliendo del tutto lo sguardo dalla realtà. Sognare rimane di sicuro un ottimo espediente per cercare di addolcire la realtà; tuttavia non bisogna dimenticare che la nostra vita è ora, nel presente, e che affinché anche solo una minima parte di questi sogni si possa avverare, in un futuro prossimo o meno, è necessario impegnarsi e battersi quotidianamente. 

MARSALI

Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “Sogno, Realtà, Futuro”. 

Sono sempre stata una grande sognatrice anche se crescendo ho vissuto dei momenti di contrasto interiore legati al rapporto con i vari piani della realtà. A volte mi capita di auto-analizzarmi e di cadere nella trappola di dover dare delle dimensioni giuste ai miei sogni per renderli più o meno affini alla vita reale. Non credo che ci siano dei parametri che possano valere per tutti, ognuno di noi ha dentro di sé il potere e la libertà di concepire la propria visione della vita, la propria visione del presente e del futuro. Il Sogno, in senso lato, può essere forse la nostra carta jolly soprattutto in quei momenti in cui vivere ci appesantisce e in cui la realtà ci inaridisce. 

Se non potessi più sognare, vagare con la mente, immaginarmi il domani, mi sentirei vuota. Anche da questa idea nasce il mio ultimo singolo “Booking”.

CLOUDCASTER

Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “Sogno, realtà, futuro”.

Partiamo dalla realtà: passiamo la maggior parte del tempo a fare cose che non ci piacciono, ma siamo coscienti del fatto che siano necessarie per poterci permettere quei pochi attimi di sogno.

Vi lasciamo due righe di un personaggio del manga Berserk che ha dedicato la sua intera vita al sogno: “Per quanto siano irrealizzabili, la gente ama i sogni. Il sogno ci dà forza e ci tormenta, ci fa vivere e ci uccide. E anche se ci abbandona, le sue ceneri rimangono sempre in fondo al cuore…fino alla morte” cit. Grifis.

Visto le aspettative attuali, per ora se pensiamo al futuro speriamo solo di avere un concerto che non venga annullato a causa della pandemia, sì ci accontentiamo di poco, meglio rifugiarci  nel sogno.

PI’ GRECO

Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “Sogno, realtà, futuro”.

Ho sempre riconosciuto la parola “SOGNO” nell’accezione relativa all’attività psichica svolta durante il sonno. Anche quando (da ragazzo) volevamo essere i Jesus and Mary Chain (anziché gli U2) non ritenevo quel desiderio un sogno, ma una scelta.

Ritengo e sospetto che non siano necessariamente i numeri a definire la “REALTÀ”, ma la propria consapevolezza. Poi, che il desiderio si realizzi in funzione di vaste platee o esigue minoranze, per me, cambia poco o nulla.

Il “FUTURO” è tra poco, al massimo domani. Nel bene e nel male non mi permetto di guardare eccessivamente avanti, probabilmente avvinto dalla ricerca del “Qui ed ora” (a volte necessario e terapeutico) oltre che per paura della delusione, sentimento devastante e spesso sottovalutato.

FRANCESCO MORRONE

Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “Sogno, realtà, futuro”.

Paradossalmente le vedo tutte come trappole mentali. Credo siano tre parole, al giorno d’oggi, bellissime ma prive di reale significato, quasi sovrastimate poiché poco concrete. Gli attribuisco limitazioni che creano false speranze. Preferirei associarle a parole come obiettivo, determinazione, incertezza.

SCIANNI

Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “Sogno, realtà, futuro”.

Penso che ci sia un concreto collegamento tra sogno, realtà e futuro.

Per futuro personalmente intendo il raggiungimento dei propri obiettivi , partendo da un sogno, attraversando la realtà dove magari si lavora duramente per raggiungere questo futuro desiderato. Un sogno è un desiderio che non potrebbe esistere senza realtà e futuro.

LA COMPLICE

Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “Sogno, realtà, futuro”.

Sogno è una parola che oggi sentiamo forse lontana, è quasi paradossale pensare che la frase “ho un sogno, avere un sogno” di Scary Movie potesse acquistare una parvenza quasi filosofica nel 2022. Il sogno è continuare ad averne, e non lasciarsi spegnere dalle circostanze. Questo perché la realtà per noi Millennials oramai ha il sapore della disillusione, soprattutto dopo essere quasi usciti da due crisi economiche ed essersi beccati una pandemia.  Sentiamo di girare a vuoto come criceti su una ruota, provando ad aggrapparci al bordo della spaccatura generazionale. Se penso al futuro con realismo, vedo una situazione molto distopica. Se la penso in modo propositivo spero nel ritorno della qualità in tutto, con ritmi meno estenuanti di ascolto e consumo che diano la possibilità di creare le cose e le opere con il giusto tempo. Una sostenibilità a tutto tondo: energetica ed ambientale ma anche e soprattutto emotiva.

BRIDA

Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “Sogno, realtà, futuro”.

Se penso al sogno penso a quel qualcosa che arde dentro ad ognuno di noi e che non riusciamo mai a non ascoltare, seguire ed assecondare. Quel qualcosa che ti fa rischiare pur di raggiungerlo anche solo per un istante. Nel mio caso parlo di una carriera come artista nella musica. La realtà e tutto ciò che succede intorno al sogno. La realtà conta, a volte fa male a volte è semplice e altre volte no ma bisogna viverla bisogna provare a renderla nostra e non in balia del succedere delle cose. Se penso al futuro invece penso al termine “sorpresa”:lo vivo come una sorpresa e cerco sempre di essere pronta a reagire facendo una mossa ma spesso è bello anche lasciarsi andare e perdere il controllo. Lasciarsi stupire.

CARLA GRIMALDI 

Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “Sogno, realtà, futuro”.

I sogni sono cose semplici, fatti di una materia impalpabile, come le nuvole, il vento, il fuoco o la musica. Il sogno inizia appoggiando un dito su una corda che vibra, ha il tipico odore resinoso della pece che copre i crini dell’archetto, ha il calore del legno del violino che tengo stretto al corpo; così il sogno piano piano lascia che la mente si liberi, diventi leggera, slacci le cinghie e molli le zavorre: sono pronta ad un nuovo viaggio. Questa volta magari fra le stelle, in una colorata nebulosa, la prossima potrebbe essere sul fondo dell’oceano, nella camera magmatica di un vulcano o in cima ad un ghiacciaio…

Un sogno che serve a volare alto, a cambiare prospettiva sulla realtà, cercando di abbracciare un paesaggio spazio temporale quanto più ampio possibile, un panorama inedito e finalmente completo, per cogliere nell’insieme le meraviglie e le brutture. Quando si torna poi dai sogni, dal volo, dalla visione dallo spazio di quello che siamo stati e siamo, cosa resta se non il desiderio, quasi necessario, di conservare lo stupore, la consapevolezza, l’incanto e l’orizzonte che abbiamo visto?

Così, con quel bagaglio di nuovi alfabeti, non resterà che provare ad immaginare caratteri nuovi, fonemi ancora sconosciuti, dizionari sulla cui copertina sia scritto “vocabolario della lingua universale dal presente al futuro”. Tra quelle pagine si troveranno parole nuove per curare ogni male, ogni ferita dell’animo e della terra, ogni violenza, ogni inutile sofferenza e tutto sarà nato da quel sogno che era viaggio, visione, suono e spirito vibranti, pensiero libero, dito sulla corda e odore resinoso di pece sui crini dell’archetto.

GIOVANNI ARTEGIANI

Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “Sogno, Realtà, Futuro”.

Tanto sogno e realtà quanto basta per sopravvivere, penso che questo sia il mio approccio alla vita. Sono sempre dentro la mia testa a fare i miei viaggi, quindi direi che di sogno ce n’è tanto. Ma la realtà è importante e ogni giorno cerco di aggiungerne un piccolo pezzo, anche se partivo da così lontano che sto ancora lottando per raggiungere un seiuccio stiracchiato in quanto a piedi per terra e senso di realtà!

MANILA

Tutto quello che ti viene in mente se ti diciamo “Sogno, Realtà, Futuro”.

Tutto quello che viene in mente se vi diciamo “Sogno, Futuro, Realtà”. 

Sogno: Vivere di musica e con la musica.

Futuro: Chi vivrà, vedrà.

Realtà: molto precaria, ma noi non molliamo.

Il nostro sogno ovviamente, da quando abbiamo dato vita al progetto, è quello di farsi sentire e creare una nostra realtà in cui i nostri fan vengano coinvolti. Il futuro dipenderà sicuramente da noi…ma anche e soprattutto da chi vorrà darci un’opportunità e ascoltarci. La realtà è ben più dura ma proprio grazie al sogno e al futuro non ci spaventa.

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Indie Pop

Cinque domande e cinque motivi per non perdervi l’ultima dei Manila

“Una canzone da perdere” è il singolo d’esordio dei Manila, band di Carrara che dal 26 marzo vediamo entrare nel panorama della musica italiana, grazie anche all’etichetta Safari Records.

 Nonostante il riferimento alla capitale delle Filippine, il gruppo carrarese sembra essere invece molto vicino a quella che è il modo di fare musica oggi in Italia. I riferimenti a un cantautorato di carattere pop mettono subito i Manila a proprio agio in un momento di produzione artistica così vorace, mi spiego: il gruppo, infatti, riesce a comunicare qualcosa di nuovo e totalmente peculiare, nonostante la paura di cadere nel baratro dell’assomigliare a qualcun altro. Cari Manila, tranquilli che la vostra non sarà una canzone da perdere.

Anche il testo si mostra interessante, in cui la scrittura a otto mani ha permesso una ricchezza e varietà contenutistica senza alcun dubbio. Una storia d’amore che viene seguita con l’occhio attento dei quattro membri dei Manila, una storia d’amore che viene vista fare il suo corso fin poi a diventare solo un vago ricordo.

Non vogliamo aggiungere altro, il resto lasciamo che siano i Manila a raccontarcelo, nell’intervista qui sotto!