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Le 5 (x2) cose preferite di Muriel

Esce mercoledì 20 ottobre 2021 (distr. Believe) Gios3, il nuovo singolo di Muriel, il primo e unico brano d’amore della cantautrice pop: una relazione a distanza, la pioggia e i tatuaggi di cui in fondo non ci pente mai abbastanza. Una voce fuori dal coro che porta oggi un brano che parla dell’amore più quotidiano e atipico, facendo a botte col sonno. 

Non abbiamo saputo resistere, e le abbiamo chiesto quali sono le sue 5 cose preferite.

Mi chiedete cinque cose preferite, in poche parole l’impossibile.
O forse la domanda più semplice che mi sia mai stata rivolta. Dipende da come vogliamo leggerla. Sono una di quelle persone che della vita apprezza a pieno ogni istante, difetto, profumo, sapore, sensazione; scegliere non sarà per niente facile. Quindi ho pensato di uscire dagli schemi e di proporvi due versioni, due interviste, con la speranza che vengano considerate entrambe.

La prima, forse quella che vi aspettavate.

MUSICA
Da buona musicista non posso non includere la musica tra le mie cinque cose preferite. Un album ? Troppo difficile scegliere. Per non parlare di un pezzo, un solo ed unico pezzo. Non ne sarei in grado. Quindi opto per confidarvi il mio gruppo del cuore, o meglio quello che più, in tutti questi anni, mi ha accompagnato alla scoperta della vita. Sto parlando dei Radiohead e ammetto di averli ereditati da mio padre. Me li ha fatti amare lui, facendomeli conoscere, ascoltare, osservare. Di artisti straordinari ne ho la bocca piena, amo la musica e tutti coloro che sono stati capaci di onorarla, ma i Radiohead, beh, loro hanno quella sonorità pazzesca in grado di farti sognare, quella sofferenza che lasciano intravedere gentilmente in ogni parola, quell’immagine così vivida ed impattante. Sono decisamente loro la mia band preferita.

ODORI
Dopo il divorzio dei miei genitori, mia nonna giocò un ruolo fondamentale nella mia crescita. Senza di lei non sarei di certo la persona che sono fiera di essere oggi, mi ha dato tanto. Ne custodisco segreti, racconti immortali, consigli, ma soprattutto ricordi. E tra questi si nasconde il mio odore preferito, quello che mi fa sentire a casa, al caldo, protetta tra le braccia di qualcuno di così forte da sapermi proteggere dal mondo intero. Il profumo di mele cotte e cannella. La mia merenda per quasi una decina d’anni non appena arrivava il freddo. Non può non rientrare nella lista delle mie cose preferite.

OGGETTI
Vi sembrerà assurdo, ma tra le mie cose preferite rientra anche Conny, un coniglietto di pezza con qualche mese di vita in più di me. Mia madre era incinta quando lo comprò con l’intento di farmi avere un compagno di viaggio dal giorno zero. È stato ovunque assieme ha me, ha girato il mondo. Ha visto pianti, amori, fallimenti, risultati raggiunti. Ha visto tutto di me. Oserei dire che mi conosce più di chiunque altro. E che se potesse parlare vi racconterebbe chi sono forse meglio di come lo farò io. O forse no, dato che ho le canzoni che lo fanno per me. Conny è tra la top5.

LUOGHI
Es vedrà, Ibiza.
Senza nemmeno pensarci un secondo ecco il mio luogo preferito. Il mondo è un entusiasmante insieme di angoli meravigliosi, scorci mozzafiato, oceani infiniti e montagne così alte da toccare il cielo con la punta del naso, ma niente, supererà mai quel pezzo di roccia. Ibiza è la mia isola, quella in cui ho vissuto per cinque estati, quella che ho odiato, che mi ha deviata, che mi ha cambiata, che mi ha tradita, che mi ha cresciuta, fatta soffrire, divertire, sognare e che è ha giocato un ruolo fondamentale nella scoperta di ciò che sono. Ero ancora una bambina quando misi piede per la prima volta nei club più famosi al mondo. E stupidamente, per diverso tempo, ho pensato si trattasse solo di quello. Ho pensato che “la isla mágica” fosse solo feste, divertimento e follie annesse. In realtà c’è molto altro, ma come tutte le cose, ognuno ha i propri tempi per scoprirlo. Scappai dall’Italia con la speranza di curarmi, dalla fine di una relazione malata, dalle mie dipendenze spicce. “Dalla padella alla brace” così si dice, no? Ma d’altronde cosa ci si potrebbe aspettare da un’adolescente alle prese con il mondo dei grandi? Al posto di uscire dal mio vortice del terrore ho iniziato a girarvici dentro ancora più forte, senza accorgermene, senza esserne nauseata. Poi la resa dei conti. La triste verità viene a bussare alla porta di ognuno, e non ha peli sulla lingua nel dirci che siamo dei poveri falliti. E allora scegli, scegli se crogiolarti, se consolarti facendo ciò che hai sempre fatto pur di non pensarci, o se prendere fiato e cambiare dal giorno alla notte la tua esistenza.
Ho scelto la seconda.
Ed è stata la decisione migliore che potessi prendere nella mia vita. Sono fiera di me, del fatto di aver commesso errori e di aver rimediato ad ognuno di questi. Ma tornando a noi, in questo subbuglio di distrazioni, ambizioni sbagliate, esempi pessimi e pensieri assurdi, un luogo mi ricordava chi fossi davvero.
Ed vedrà.
Una roccia così grande, sola, in mezzo al mare. Mi rifugiavo li, quando mi rendevo conto di come tutto stesse andando per il verso sbagliato. E la guardavo, osservavo il sole cadervici dietro, e mi sentivo viva, mi sentivo vera, mi sentivo io.
Venivo spesso presa in giro dai miei amici dell’epoca, gli stessi che ancora credono che la vita sia tutta lì.
È che mi ammutolivo, spesso recitavo sottovoce il namyo renge kyo con la speranza che qualcuno mi salvasse, senza rendermi conto che lo stavo chiedendo a me stessa e che dopo qualche anno mi sarei ascoltata. Insomma, detta così sembra una di quelle storie romanzate, ma non vi è virgola di finzione. È stato un percorso lungo, che è costato sofferenza a me ma a soprattutto a chi mi amava ed era costretto ad essere spettatore del mio declino, inerme. Ma a tal proposito concludo con una frase dei miei genitori quando decisi di confessar loro tutto quanto. “Educare un figlio non significa impedirgli di sbagliare, significa dar lui i mezzi giusti per poter rimediare agli errori che commette. Noi di te ci fidiamo, ci siamo sempre fidati, sapevamo che saresti tornata ad essere la persona che sei.”

GESTI
Si tratta di una di quelle cose che si fanno in maniera abitudinaria, maniacale, senza pensarci, il classico tic.
Ognuno di noi ne ha almeno uno. In questo caso lo chiamerò “ il mio gesto preferito”, il gesto che più mi soddisfa ma che allo stesso tempo mi renderà calva prima o poi, ed è quello di farmi dei veri e propri nodi scorsoi con i capelli e toccarne la parte di ciocca ripiegata. Non so descrivervi la sensazione, mi prenderete per matta, ma è puro godimento.
Mi rilassa, mi aiuta a concentrarmi, a portare pazienza a non andare nel panico in situazioni da batticuore.
In tanti mi hanno consigliato di tagliarmi i capelli corti, così da perderne il vizio, ma temo sia l’idea peggiore a cui si potesse pensare. Impazzirei, completamente. Ecco la quinta ed ultima cosa preferita.

Ma arriviamo alla seconda versione.
Quella per un verso banale, per l’altro ricercata. Cito i King Crimson ed il loro celebre brano “Sex, sleep, eat, drink, dream”. Un cliché per molti, ma abbiate il coraggio di dirmi che non sono le cinque meraviglie dell’esistenza? Pur non essendo un’amante delle dormite, non posso che non essere d’accordo. In questo caso il piacere è strettamente correlato alla necessità, al bisogno e credo funzioni. Sono cose così scontate, da non essere prese in considerazione. Spero che questa seconda versione venga apprezzata perché ecco l’esempio di come, tante volte, la soluzione l’abbiamo sotto gli occhi. Senza bisogno di pensare, di cercare tra i meandri nella nostra mente, ecco le cinque cose preferite mie e credo di molti altri.

SEX
C’è chi si nasconderà dietro l’immagine di un puritano moralista e chi non potrà che darmi ragione.
Il sesso fa sorridere il mondo, da sempre. Ci rende liberi. Il sesso buono, ovviamente. È quel posto sicuro in cui possiamo essere chi vogliamo, sperimentare, dare vita a fantasie, mostrarci senza imbarazzo. È quel posto sicuro in cui tutto è concesso e possiamo viziarci di piaceri nuovi e sensazioni ordinarie. Fare l’amore, scopare, avere rapporti, chiamatelo come volete, ma è bello. Tra i preferiti, subito.

SLEEP
Vi ripeto, non sono una gran dormigliona, anche la domenica mi alzo presto perché credo che dormire più del dovuto sia una grandissima perdita di tempo, tuttavia amo il risposo. Ora ditemi, quanto è bello chiudere gli occhi e riaprirli ore dopo sentendosi nuovi, rigenerati ? Quanto è magico non accorgersi di quando ci si addormenta eppure rendersi conto di come la nostra testa ed il nostro corpo siano restati operativi nel mentre, facendoci respirare e vivere esperienze oniriche? Un bisogno piacevole, quello del sonno. Assolutamente si, dormire rientra nelle cose belle della vita.

EAT
Ho sofferto di anoressia, senza vergogna ammetto di esserci cascata in quella trappola senza senso, ma a maggior ragione ora apprezzo il piacere del gusto. Quanto ci piace mangiare? La sensazione che ci provoca dentro un piatto di pasta, il profumo della pizza o l’idea di un pancake con la nutella. Mangiare è necessità e piacere allo stesso tempo. Mangiare ci rende felici. Per forza di cose rientra tra le cinque cose preferite.

DRINK
Il sentirsi appagati nel bere un bicchier d’acqua. Pensateci, è meraviglioso. Qualcosa di tanto banale, quanto necessario. Un gesto a cui non viene dato peso, ma che ci da piacere. Bere è tra le cinque cose preferite.

DREAM
Vivere senza sognare? Impossibile. Chiunque sogna, magari senza rendersene conto. E ci investiamo tempo, tante volte inconsapevolmente, nell’abbellire i nostri sogni. La differenza sta nel mobilitarsi per renderli reali o nello stare fermi e continuare a sognare. La seconda la vedo come una perdita di tempo, ma comunque come un qualcosa di estremamente piacevole. Sognare, perciò, non può non rientrare nella lista delle mie cinque cose preferite.

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Comunicato stampa

“Gios3” è il nuovo singolo di Muriel

Esce mercoledì 20 ottobre 2021 (distr. Believe) Gios3, il nuovo singolo di Muriel, il primo e unico brano d’amore della cantautrice pop: una relazione a distanza, la pioggia e i tatuaggi di cui in fondo non ci pente mai abbastanza. Una voce fuori dal coro che porta oggi un brano che parla dell’amore più quotidiano e atipico, facendo a botte col sonno. 


Parlarti e non sentire il tuo profumo sai mi fa un po’ male”, si, perché iniziare una relazione a distanza è tutto fuorché facile e piacevole. Riconosci la sua voce, ricordi il neo che ha sul viso o le fotografie appese sulla parete della sua camera, lui sa perfino del rapporto tormentato che hai avuto con tuo padre, eppure fatichi ad aver presente le forme del suo corpo, la sua pelle al tatto ed il profumo che ha. Io così egoista ed emancipata avevo perfino posticipato la mia partenza per Londra per lui, in pratica ci dividevano solo cinque ore di macchina. Man a mano i suoi problemi diventavano i miei, o forse più viceversa, non avevo mai amato in maniera leale, pura, normale. Fabrizio mi ha fatta diventare donna. 

E poi una delle decisioni più difficili ma allo stesso tempo spontanee della mia vita, cambiare città per amore. La nostra casa, fatta ad immagine e somiglianza di due ragazzi con dieci anni di differenza e due vite apparentemente opposte. “Strappami il vestito come fosse carta da regali” dico, perché dopo tutto questo tempo la voglia di avermi non è mai cambiata. Lo stupore nel guardarmi è sempre lo stesso. Per me lui è B, è questo il suo nome e quando piove, mi piace pensare che il cielo si commuova guardando la storia d’amore che ci siamo creati. Ma io continuo ad essere marcia dentro, delle volte, e “faccio a botte col sonno, prendo a pugni l’orgoglio” per evitare di replicare gli errori commessi in passato. Parlo di giostre, di lunapark, perché una delle sue prime frasi fu una cosa come “non siamo tipi da un giro di giostra e via, noi il lunapark ce lo facciamo tutto, ancora, ancora e ancora”. Fu il primo tatuaggio che mi fece in una sera di un freddo novembre. Ci conoscevamo da qualche settimana ed avevo già il suo tratto, indelebile, sul mio polso. Aveva capito che saremmo finiti con l’amarci più di noi stessi, che non si sarebbe trattato di una semplice nottata passata tra i palazzi grigi di Milano. Vi presento la mia prima, spero ultima, canzone d’amore, il mio regalo alla mia persona preferita, all’uomo che la vita mi ha dato l’onore di incontrare. 

Devo sicuro aver fatto qualcosa di buono per meritarmi tutto questo.

 

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BIO:

Nata sotto il segno della bilancia eppure tutt’altro che equilibrata. 
Alla costellazione certo è che deve però la sua eleganza, la sua precisione paranoica e la sua severità auto persecutoria. Si è costruita un mondo tutto suo, unica via di fuga quando quello reale le sta troppo stretto. Il suo nome d’arte non poteva non essere quello che i suoi genitori le regalarono una ventina di anni fa. Muriel significa “mare lucente” ed è proprio la luce ciò che più la caratterizza.  Anche perché Mitzuko, quello attribuitegli da un maestro buddista poco dopo la sua nascita, corrisponde al concetto di “figlia luminosa”. Impossibili sono la rassegnazione e l’arresa, la sua malinconia e le crisi di ansia le esibisce senza vergogna, e dunque è forse per questo che arranca nel buio con tanta disinvoltura. Perché ci sta bene lì in mezzo. 

Ma parlando di musica, un ricordo ancestrale è sicuramente “Dummy” dei Portishead, che ancora oggi rappresenta un toccasana per i suoi tanto amati attacchi di panico. Tra gli altri artisti ereditati dal padre ci sono Radiohead, dEUS, Pogues, U2, AC-DC, Police, Beatles e chissà quanti altri, difatti deve parte della sua cultura musicale a chi l’ha cresciuta. A tre anni la prima “canzone”, documento casualmente e fortunatamente registrato e tuttora disponibile. Poi i palchi insieme al genitore chitarrista, lo slalom tra i pedalini disposti sul tappeto di casa. Ad undici la prima band. E dopo? Dopo arriva l’adolescenza, quel terribile buco nero capace di inghiottire ogni cosa, anche la propria essenza. Se ne va di casa per seguire un amore malato, la vita sregolata e la libertà malsana. Un paio d’anni dopo, non appena maggiorenne, con la speranza di ritrovare se stessa parte per l’estero dove si avvicina al mondo della moda e della notte. 

Studia, lavora, allestisce vetrine tra le strade di Londra durante l’inverno, mentre impara a mettere a tempo i dischi e si innamora del clubbing Ibizenco nei mesi estivi. È nel 2019 che la musica va a cercare Muriel, la trova e se la porta a casa con se. Ritornata in Italia con uno scopo ben preciso, quello di suonare, da vita al suo primo progetto. Si tratta di una parentesi ma breve ma fondamentale nella ricerca del suo orientamento artistico. Difatti solo scrivendo un disco elettronico in inglese si rende conto di quanto l’italiano sia fondamentale per arrivare a chi l’ascolta. Se dapprima trova difficile scrivere nella sua lingua madre, nel giro di qualche settimana questa finisce per essere il suo unico mezzo di espressione. La sua musica è la sua valvola di sfogo, la sua consigliera, la sua seduta psicologica gratuita. Si comprende riascoltando la sua voce, si perdona. Ed è ciò che spera di poter dare a chiunque là fuori, un rifugio, una spalla su cui piangere, un’amica con cui confidarsi. Per quanto la sua arte sia appena nata, dunque subirà un’evoluzione, mille influenze, cambiamenti, certo è che la personificazione dei suoi testi rimarrà sempre la stessa, perché è la sua natura quella di far vivere le parole.

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