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Elettronica Indie Intervista Pop

“584” di Cranìa: un viaggio celestiale nell’elettronica pop

Il 19 gennaio 2024 è uscito il primo album di Cranía, “584”, via Costello’s Records con distribuzione The Orchard.
Il titolo del disco si riferisce al numero di giorni che compie Venere per riportarsi in congiunzione con il sole. Le nove tracce, a loro volta, rappresentano l’orbita del disco: si susseguono creando un’esperienza d’ascolto che riverbera con la stessa intensità delle onde del mare che rispondono ai moti celesti della Luna.
L’approccio di Cranía alla scrittura è riflessivo e metodico, quasi matematico: il lavoro svolto dietro il disco, sia in fase di produzione che di composizione, si distingue per raffinatezza e qualità, senza mai sacrificare l’emozione e l’essenza coinvolgente di un ascolto spontaneo. Questa sinergia tra precisione e passione dà vita a un lavoro di alto livello, di sapore internazionale.
Ascoltare “584” di Cranía è una passeggiata sul suono lunare, dove le melodie elettroniche e i testi evocativi trasportano l’ascoltatore in un viaggio fuori dal tempo e dallo spazio, attraverso paesaggi sonori che rispecchiano la maestosità e la quiete degli spazi siderali.

Ad: Facciocosepunto
Ph: Stella Giulia Casarin

Per l’occasione abbiamo fatto due chiacchiere con la cantautrice lombarda per approfondire la sua arte.

1) Quali differenze ci sono state nella lavorazione (dall’ideazione dei brani alla produzione dei brani in studio) del primo EP e di questo primo disco?
Quello sul primo disco è stato un lavoro più di cesellamento a partire dalla creazione stessa dei brani, che ho rivisto a più riprese. Sono partita da canzoni che già avevo nel cassetto, ma che per svariati motivi non riuscivo a completare, forse non erano ancora mature, fino a lasciarmi andare alle nuove. Per quanto riguarda le produzioni, è andata nello stesso modo: c’è stato un lavoro fitto di pre-prod con Mirko Bruno, culminato in un mese di studio da Federico Carillo alla ricerca dei vestiti giusti per “584”.

2) Quali sono le tue principali influenze (o cosa ti piace ascoltare ultimamente) e con qual* artist* ti piacerebbe fare un featuring?
RY X e Luigi Tenco sono le mie principali influenze, ma ultimamente sono in fissa con il fado. In merito al featuring, mi piacerebbe farlo con… ve lo dico nella prossima intervista 🙂

3) C’è un festival o un palco in particolare in cui ti piacerebbe esibirti?
Ogni palco è importante, soprattutto per chi come me vuole proporre la propria musica. Se devo fare un nome dico il “MI AMI” perché è un festival che seguo con interesse e che ha a cuore anche i progetti emergenti.

4) Arrivi da una valle del bresciano e in un brano del precedente EP citi il tuo paese natale, ma quanto è importante oggi quel tipo di dimensione per la genesi della tua musica?
È vitale. Senza le mie radici, non sarei la musica che scrivo appunto. Inoltre, sento la necessità di ritornare alle mie origini ogniqualvolta ho il bisogno di visualizzare le montagne, il mio orizzonte.

BIO
Cranìa
 è una cantautrice che ha le montagne negli occhi. La sua voce è rotta e si fa strada scavando tra crepe di parole fragili. Ma è in superficie che trova la luce su ritmiche morbide, intrecci elettronici e melodie ariose. Una luce pronta a lasciare il segno.

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Fonte: Costello’s Records

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Comunicato stampa

CRETA: “TRASTEVERE” la fotografia di una Roma malinconica

TRASTEVERE” è il  nuovo singolo  di CRETA, cantatutrice romana classe 2005, prodotto dai Fratelli Consentino (Ariete, Franco126) e disponibile da venerdì 23 febbraio

Il brano è una fotografia di una Roma malinconica, cornice di una relazione finita, dove i vicoli di Trastevere richiamano alla memoria i momenti felici ma allo stesso tempo riaccendono la nostalgia. Una lettera aperta ad una città dalla bellezza senza tempo, dove basta un attimo per perdersi quando il tramonto colora le strade di Trastevere.

“Ti perdo nelle mille voci di Trastevere e chissà se ancora ti fa ridere cantare a squarciagola la nostra canzone che ora mi fa piangere come i desideri alla fontana di Trevi mi chiedono di te”.

Sonorità indie pop ed un mood melanconico che lasciano spazio alla dolcezza timbrica della vocalità della giovanissima arista. “Trastevere” è una canzone dedicata a Roma, la mia città.  

Ogni scorcio, vicolo, monumento o nel rumore del vociare del suo cuore pulsante per me sono come una grande scatola di ricordi”, afferma Creta.

Gaia Bitocchi, in arte Creta, 18 anni, vive a Roma e frequenta il liceo scientifico. Odia l’estate e il mare e ama la letteratura e l’arte moderna. Si definisce un artista con la testa tra le nuvole. A 16 anni scopre con la scrittura e la musica il modo di raccontarsi agli altri senza paura. Poco dopo l’incontro con i Fratelli Cosentino con cui lavora alla produzione dei suoi brani. Il primo singolo “il nulla delle cose” è stato inserito da Spotify nelle playlist editoriali “New Music Friday Italia” e “Scuola Indie“. 

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Indie Pop

L’indie italiano riparta da Simone Matteuzzi

Già paragonato a Beck in tempi non sospetti (fonte: Il Sole 24 ore), singolo dopo singolo il talentuoso cantante e compositore polistrumentista Simone Matteuzzi, dalla remota provincia di Milano, si sta facendo spazio nel panorama discografico italiano facendo sfoggio di tutta la sua ecletticità e portando una freschezza e una poetica che non stanno lasciando indifferenti stampa, addetti ai lavori e pubblico.
Con il suo ultimo brano “Affinché il mare”, si delinea ancora meglio la pluralità artistica del suo profilo: una poesia onirica sotto forma di ballad disarmante per tenerezza e per splendore, che chiude il cerchio iniziato con la schizofrenica “Ipersensibile” (brano che lo ha portato tra i finalisti di Musicultura 2023), offrendo una visione decisamente più completa dell’universo sonoro di Simone, che siamo sicuri però essere ancora più ampio.
Ad aprile in arrivo il suo disco d’esordio sotto la guida di Costello’s Records e con distribuzione Virgin Music Italia e noi non vediamo l’ora.
L’indie italiano riparta da Simone Matteuzzi!

Ascolta i singoli usciti fino a ora qui:

Biografia

Simone Matteuzzi, cantautore e musicista della nebbiosa provincia di Milano, classe 2001, scrive e realizza le sue canzoni sonnecchiando qua e là tra accordi, profumi, sillabe e impressioni; forse con grande acutezza e sensibilità, o forse con un’ironia agitata, brulicante. Sin da bambino è innamorato della black music, suggestione che completerà negli anni del liceo con la scoperta e lo studio del jazz, della classica, del cantautorato e di vari generi sperimentali.
Suona in numerosi locali di Milano e hinterland con progetti jazz e cantautorali. Nel 2022 vince il Premio“Ricerca e Contaminazione” della Pino Daniele Trust Onlus, con la quale partecipa successivamente come artista e tastierista all’evento “Qualcosa Arriverà”, audiovisual performance nella Galleria Umberto I di Napoli. Nel 2022 inizia a collaborare, come artista e produttore, con Zebra Sound, società di produzione ed edizione musicale di Milano, con la quale produce il suo progetto d’esordio. Con il suo singolo “Ipersensibile” è tra gli otto vincitori dell’edizione 2023 di Musicultura, Festival Della Canzone d’autore e della canzone popolare in lingua italiana e tra i finalisti di Jazz the Future, concorso indetto da JazzMI e Volvo Studio Milano. Nel 2023 inizia la sua collaborazione come artista con Costello’s Records.

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Fonte: Costello’s Records

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Comunicato stampa

CENTOMILA il nuovo singolo di HOGART

“CENTOMILA” è il nuovo singolo di HOGART disponibile su tutte le piattaforme distribuito da Universal Music.

Il brano, prodotto da Antonio Condello, parla di una coppia di ragazzi all’inizio della loro frequentazione, quando scocca il famoso colpo di fulmine. Una fotografia generazionale dedicata alla spensieratezza tipica di due adolescenti innamorati, raccontata con un pizzico di ironia.

La voglia di fare tardi la sera e di divertirsi, di non pensare a nulla. Le corse per le strade di Milano per riaccompagnare a casa la propria ragazza entro l’orario stabilito dai genitori.

Un sound che mescola pop ed elettronica, chitarre e sintetizzatori. La cassa dritta spinge un groove catchy e incalzante.

Hogart è Riccardo Maria Ferrari classe 2004 nato a Segrate. Inizia il suo percorso musicale nel 2022 studiando canto e scrivendo i suoi brani parallelamente agli studi di Medicina e Chirurgia. Nelle sue canzoni racconta la sua vita, le emozioni ed i suoi pensieri, con un approccio sincero e genuino, senza rinunciare a lasciare emergere la sua sensibilità. Il suo ultimo singolo “Occhi di Sabbia” è stato inserito da Spotify nella playlist editoriale “Caleido”.

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Indie Pop

“Bordi”, il nuovo singolo del duo Wabeesabee

“Bordi”, il nuovo singolo degli Wabeesabee, uscito il 23 febbraio 2023, si insinua nei cuori degli ascoltatori con una forte carica emotiva.

Il secondo singolo dei Wabeesabee, estratto dall’album “Isole”, si intitola “Bordi” e si distingue per la sua capacità di afferrare l’ascoltatore nei momenti di oscurità e solitudine. La band si è posta l’obiettivo di creare una canzone che fungesse quasi da mano tesa, un’ancora di salvezza durante i momenti più difficili della vita. Gli Wabeesabee ci mostrano di aver voluto esplorare il concetto della percezione delle relazioni umane. Il brano si articola intorno all’idea che l’isolamento può creare un muro illusorio tra noi e gli altri, ma che alla fine ciò che conta è la volontà individuale di superare le proprie sfide. Questa volontà, secondo la band, rappresenta una responsabilità personale che nessun’altro può assumersi al nostro posto.

Con influenze profonde della black music, “Bordi” offre un viaggio emozionale attraverso tematiche di rinascita, speranza e resilienza. La canzone invita gli ascoltatori a esplorare il proprio io interiore e ad abbracciare la bellezza e la complessità dell’esperienza umana.

Puoi ascoltare il brano qui:

Biografia

Andrea (batteria e cori) e Saverio (chitarre, tastiere e voce) sono il doppio cuore degli Wabeesabee. Il nome nasce da “Wabi-sabi”, visione del mondo fondata sull’accoglimento della transitorietà delle cose. Nel 2021 pubblicano il primo disco, “Muktada” (Pulp Dischi/Artist First).

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Fonte: Costello’s Agency

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Elettronica Intervista Pop

Il nuovo EP di ELIO guidato dai quattro elementi naturali. L’intervista al cantautore laziale che ama l’elettronica

Il 30 gennaio 2024 è uscito “Un nuovo richiamo”, l’EP d’esordio di Elio con distribuzione Artist First. Abbiamo colto l’occasione per fare qualche domanda al cantautore.

Ciao Elio, rompiamo il ghiaccio chiedendoti di raccontare ai nostri lettori cosa ti ha spinto a intraprendere la carriera solista, dopo quasi 10 anni di esperienze musicali variegate, tra le quali ricordiamo quella di gruppo con Il Grande Capo e l’interessante progetto Animaliguida, dove assieme a Roberta Lanave creavate degli happening a cavallo tra una performance teatrale e un concerto sperimentale.

Ciao!

Il mio rapporto con la scrittura è un rapporto assiduo da quando ho 15 anni. Ho sempre visto la “struttura Canzone” come un contenitore all’interno del quale inserire quello che vivevo nell’istante in cui lo vivevo. Lavoro in teatro da sempre e conosco persone meravigliose che negli anni hanno collaborato con me, e che hanno contribuito a trasformare il mio “centro di gravità permanente”. Ma due anni fa ho capito che era necessario assumersi la responsabilità di un gesto solitario, di un’azione artistica che avesse totale appoggio sulle mie stesse radici e in cui specchiarmi e ritrovarmi. 

Per il tuo percorso solista hai avuto al tuo fianco Roberto Cammarata, musicista e produttore già “dietro” importanti realtà palermitane come La Rappresentante di Lista e Omosumo. Come si è sviluppato il lavoro con lui?

Il lavoro con Roberto è stato intenso e coinvolgente. Ha colto nelle demo che gli avevo proposto dei lati che non avevo valutato, li ha amplificati e ha dato respiro alla struttura musicale, senza aver paura di dare un taglio diverso rispetto all’originale. Ho seguito i suoi suggerimenti, le sue visioni, e ho imparato moltissimo da lui. E’ stato davvero molto importante per me. 

Il tuo EP d’esordio ha un concept molto particolare, una sorta di viaggio introspettivo attraverso diverse fasi della vita. Com’è nata l’idea di associare le canzoni del disco ai quattro elementi naturali?

Quando ho scelto i brani dell’EP ho volutamente scelto quattro canzoni molto diverse tra loro. Ho immaginato di potermi presentare attraverso le varie sfaccettature del mio mondo creativo. Ho cercato di specificarne sempre di più la differenza, ed ecco che gli elementi naturali sono venuti in aiuto. Ogni canzone ha un particolare e dettagliato rapporto con l’elemento a cui è stata associata.

Sappiamo che Giovanni Lindo Ferretti e Franco Battiato sono un po’ i numi tutelari del progetto. Ci sono stati anche ascolti internazionali che hanno influenzato il sound e lo stile di “Un Nuovo Richiamo”? In certi momenti ci sembra che ti sia avventurato vicino a lidi elettronici nordeuropei.

Sono contento che sia arrivata questa sensazione. Adoro i Royksopp, Kalkbrenner e in generale la musica elettronica nordeuropea (mi viene in mente anche Rasmussen). Non nego di essere anche molto condizionato dai Depeche Mode e dall’indietronica francese, che negli ultimi anni imperversa nei miei ascolti.

Ci salutiamo con una curiosità. Leggendo i crediti del tuo lavoro abbiamo notato che dietro le foto e l’art direction del disco si cela Ilaria Tortoriello, la stessa persona che suonava il basso nella tua vecchia band, Il Grande Capo. Se non si tratta di un clamoroso caso di omonimia, puoi raccontarci come si è sviluppata la nuova collaborazione con lei?

Io e Ilaria ci conosciamo da quando avevamo 16 anni. Entrambi facciamo parte di un piccolo gruppo di creativi che come noi sono cresciuti nel Sud Pontino, che hanno vissuto anni bellissimi di musica live, spaziando tra tantissimi generi musicali, e che negli anni non hanno mai smesso di credere nella ricerca artistica, facendola diventare il loro modo di sopravvivere. Abbiamo suonato insieme per quattro anni ma Ilaria nel frattempo è diventata una fotografa straordinaria. Abbiamo creato un concept che accompagna ogni canzone dell’EP. Mi sono affidato completamente, anche perché la collaborazione che dura da anni in questi casi fa la differenza. Ilaria ha dato al progetto ancora più forza grazie al suo lavoro.

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Indie Pop

In arrivo il disco d’esordio di Pugni.

Abbiamo ascoltato in anteprima il debut album di Pugni, musicista pisano trapiantato a Torino, in uscita nei prossimi mesi. Salta subito all’occhio che ciò che caratterizza l’artista e muove il suo percorso creativo è l’incontro tra le sue due identità: psicologo e cantautore. Partendo dalla quotidianità della sua professione, Pugni si pone l’obiettivo di scavare nell’animo fino ad arrivare ad indagare l’inconscio tramite le proprie creazioni musicali cercando di trovare un significato ai tormenti di ogni giorno. Come la sua personalità, anche il disco di Pugni rivela una doppia anima: la voce del cantautore alterna momenti delicati e urlati, così come la musica passa da chitarre dal sapore grunge ad attimi più folk. Pugni proprio come la lotta interiore che ognuno di noi deve affrontare continuamente.

La distribuzione delle sue opere è affidata a Believe Music Italia, mentre GDG Press seguirà l’ufficio stampa del progetto. A breve fuori il primo singolo estratto.

ph: Giulia Bartolini

BIO
Lorenzo Pagni, in arte Pugni, nasce nel 1993 sulle sponde di un fiume e cresce navigando sulle sue acque. Per la maggior parte della sua vita, ogni giorno, ha passato ore seduto su una canoa, sorretto dall’acqua e circondato dagli alberi, in silenzio, ripetendo lo stesso gesto milioni di volte. Pugni scopre la musica da bambino grazie ai dischi del padre, ma la comprende nel ritmo cadenzato dalle remate. Quella chiamata sarà tanto forte da trasformare il remo in una chitarra e la fatica in conoscenza dell’animo umano. Lorenzo di giorno fa lo psicologo in una clinica psichiatrica, di notte scrive canzoni.

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Fonte: Costello’s Records

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Intervista Pop

“Oltre” la mediocrità della canzone contemporanea c’è Paduano

Paduano è un nome che ci piace molto; il suo nuovo EP, “Oltre”, ci ha colpiti per la sua capacità di mettere a fuoco con lucidità ed eleganza un racconto personale che facilmente si eleva alla collettività. Potevamo, insomma, non fargli qualche domanda? Ovviamente, no.

Paduano, è un piacere conoscerti con un disco. Da quanto aspettavi questo momento?

Piacere mio. Dopo il primo disco pubblicato nel 2021, avevo in mano altri brani, non del tutto completi. Questo periodo è stato colmo di ricerca, ascolto e studio per cercare di avvicinarmi a sonorità diverse da cui sono attratto da qualche tempo. Poter pubblicare questo lavoro dopo qualche anno di elaborazione, è stata come una liberazione, un salpare e lasciare gli ormeggi, un nuovo punto di partenza.

“Oltre” è un lavoro denso, che a suo modo racconta con sincerità un percorso personale che può essere anche collettivo. Quanto è stato “terapeutico” per te scrivere le canzoni di questo tuo EP d’esordio? 

É stato terapeutico quanto formativo. Si può dire che alcuni di questi brani sono stati scritti insieme alla musica e alla ricerca del suono che abbiamo effettuato. Mi son ritrovato a dover cambiare modo di scrivere testi, non potendo essere prolisso, c’era la necessità di una scelta dettagliata e precisa delle parole. Poter riuscire a rendere i miei pensieri in brani diretti e allo stesso tempo esplicativi, sì questa è stata la mia terapia.

Una manciata di canzoni: perché non un disco più denso?

L’Ep presenta due brani dal carattere più pop (Buccia d’arancia e Argini), gli altri brani sono, a mio avviso, un’ottimo incontro tra canzone d’autore e  musica strumentale. La scelta di non inserire altri brani è proprio quella di non perdere la direzione che è stata presa per questo lavoro, che questi brani potessero conservare il loro spazio, senza il rischio di perdersi e confondersi in altre dimensioni.

Raccontaci i brani: in ognuno, c’è un po’ di te, ma ce n’è uno al quale ti senti particolarmente legato? 

Sono tutti brani che ho scritto nel giro di un anno, e quindi sono figli dello stesso trascorso e di emozioni e sensazioni simili fra loro. Il filo conduttore che li unisce è sicuramente quello di porsi delle domande, a cui, per certi versi, non serve neanche dare delle risposte definitive, ma domande che stimolano a guardare il proprio interno e cio’ che ci circonda da più prospettive. Posso dire per certo che Buccia d’arancia sia una dei brani a cui sono più legato, per l’intreccio melodico con il testo, e per aver provato a rendere un mio pensiero preciso e determinato avvicinabile a esperienze altrui.

Tra tutti, ci ha colpito per il suo sound “Ipermetrope”, brano dal retrogusto sperimentale che riflette in modo metaforico sul senso del tempo, e del suo inesorabile passaggio. Ci racconti come nasce questa canzone?

Un altro brano a cui sono molto legato è proprio Ipermetrope. E’ un brano che non ha la struttura classica della canzone, ma si è praticamente evoluta con l’arrangiamento. Sono molto legato al testo, che credo sia quello più personale dell’EP, ed emotivamente mi ha trasmesso tanto. E’ la presa di coscienza e la razionalizzazione della fine di un rapporto, capendo che la verità da cui a volte si cerca di scappare puo’ scaturire una delusione momentanea che il tempo trasformerà solo in un ricordo. L’arrangiamento e l’ambientazione di questo tema combaciano perfettamente ed il finale del brano sembra pian pian, tramite un vortice di archi e di synth, spostare le nuvole per far passare la tempesta.

Tutti i brani, vedono la firma di Caterina Bianco e Michele De Finis come produttore. Ci racconti come vi siete conosciuti, e com’è stato lavorare insieme?

Li ho conosciuto prima musicalmente con i progetti in cui hanno suonato e poi personalmente. Nel 2019 ero alla ricerca di un chitarrista, ed entrai in contatto con Michele, chitarrista, tra gli altri, degli EPO, band di cui sono fan. Gli feci ascoltare delle mie idee di brani e decidemmo di lavorarci insieme per arrangiarli, con l’aiuto di Caterina, che è per me tra le musiciste e polistrumentiste più brave di Napoli e non solo, ed in seguito di Antonio Dafe, sound designer e fonico di Tropico e La Maschera.

Paduano, grazie per il tuo tempo, e in bocca al lupo! Quando potremo ascoltarti dal vivo?

Siamo in fase di costruzione del live, tra poco usciranno le date dove poter sentire  questo disco dal vivo, Grazie a voi e viva il lupo.

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Indie Intervista Pop

SAFARI: SEMPREVERDE è l’amore tossico del nuovo singolo

SEMPREVERDE è il nuovo singolo dei SAFARI disponibile dal 06 ottobre. l brano parla di una relazione difficile e della voglia di ritornare a ad inseguire i propri sogni. Un invito ad utilizzare il tempo che abbiamo senza sprecarlo in situazioni negative prosciugano la nostra energia. Un sound che parte dall’indie italiano per mescolarsi poi con sonorità dell’attuale scena pop internazionale. Il brano segui i singoli “Ho piano tutta la notte” e “Esse”. Il progetto SAFARI è composto da Alessandro De Blasio (voce, synth, programmazione), Daniele Pertosa (voce, chitarra), Giancarlo Latartara (Batteria), Francesco Petitti (basso).

Abbiamo chiesto ai ragazzi dei SAFARI di rispondere a qualche domanda:

1 Ciao parlateci un po dei Safari e del progetto musicale  

Eccoci qui, come Safari. Ci siamo conosciuti nel 2019 (Alessandro e Daniele), e da subito abbiamo cominciato a scrivere assieme, ma sempre con l’idea di avviare una band tra il pop, l’indie e la synth wave anni 80 . Ed ora la band è al completo, dopo l’arrivo di Franky al basso e Giancarlo alla batteria.

2  Sempreverde è il vostro nuovo singolo, ci raccontate come è nato e di cosa parla? 

Il nostro ultimo singolo “SEMPREVERDE” racconta quel tipo di amore tossico che ti consuma dall’interno dal quale molto spesso, è molto difficile allontanarsi magari anche solo per abitudine, affetto e malinconia.

3 Quali sono le vostre influenze musicali più importanti?

Artisti  come Colapesce e Dimartino, i Beatles, Cage the Elephant, Arctic Monkeys e Mac Demarco, hanno influenzato profondamente il nostro sound e la scrittura.

4 Cosa ne pensate dell’attuale scena musicale? Con quali artisti vi piacerebbe collaborare 

La scena musicale attuale? Abbiamo pochi “eroi” rimasti ai quali ispirarci ma di sicuro, ci piacerebbe tanto collaborare con Colapesce e Dimartino, Calcutta o artisti diametralmente opposti  a ciò che facciamo.

5 Progetti per il prossimo futuro?

Intanto guardiamo al futuro, registriamo i prossimi singoli e siamo in preparazione per i prossimi live.

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Indie Intervista Pop

In piedi sopra il mare accanto a Digiovanni

Consocete Digiovanni? Non ancora? Beh, inutile dirvi che se siamo qui a chiedervelo è perché non potete più rimandare: una settimana, il cantautore livornese ha pubblicato un singolo d’esordio che ci ha fatto tornare a ben sperare sulla musica d’autore nazionale, e di certo non potevamo esimerci dal rivolgergli qualche domanda.

Digiovanni, è un piacere averti con noi! Allora, il tuo è un percorso che comincia anni fa e vanta collaborazioni importanti: come mai hai deciso di esordire solo adesso?

Ciao! Piacere mio di essere qui su Perindiepoi!

In effetti quello attuale non è un vero e proprio esordio. Lo è come cantautore ma prima di Digiovanni c’era una band che ha fatto i suoi passi: un disco, le finali di Sanremo Giovani, tanti locali italiani, le finali di Sanremo Giovani, un passaggio sul palco del Teatro Ariston e un Tour a New York (“The Manhattan Clubs Tour”) in cui ho avuto la fortuna di suonare la mia musica inedita in italiano nei club più importanti di Manhattan. 

Nel mentre ci sono state anche tante collaborazioni con artisti e persone incredibili come Gary Lucas, Steve Sidwell, la Metropole Orkest ma soprattutto Vinicio Capossela, con cui continuo ad essere in contatto. 

Quindi, come vi dicevo, non è un vero e proprio esordio. Mi piace più chiamarlo… la seconda prima volta.

Raccontaci un po’ di te: chi è Digiovanni?

Digiovanni è la parte di me che vuole avere una identità più cantautoriale rispetto al passato. Quindi Digiovanni nasce dalla scrittura della musica e dei testi. Io non potrei essere, però, Digiovanni senza Alessio Macchia, non solo il bassista in studio e nei live, ma soprattutto un mio carissimo amico e grande punto di appoggio. 

Sei di Livorno, terra di grandi artisti e cantautori. Come vivi il rapporto con la tua città? 

Musicalmente il rapporto con la mia città è…strano. Mi piace citare proprio Vinicio Capossela: “Livorno dà gloria soltanto all’esilio e ai morti la celebrità”. E’ così. 

A Livorno l’arte si respira e si vive per le strade. Tantissimi dipingono, tantissimi suonano. C’è un detto che dice “A Livorno, il peggior portuale suona il violino coi piedi” qui c’è il fascino e la condanna. Proprio per questo, e per lo spirito labronico, nessuno da soddisfazione a nessuno. Puoi aver fatto le cose più grandi ma a Livorno tutto svanisce in tre parole: “de, ecco lui…”. 

Livorno ha i pregi e i difetti di una città di provincia. Se poi provi a proporre qualcosa fuori dai cliché cittadini…. aiuto. 

Però amo follemente la mia città, non potrei vivere da nessuna altra parte. E poi c’è il mare.

Parliamo di “In piedi sopra il mare”: il tuo debutto appare come una vera e propria preghiera a te stesso, come un promemoria di qualcosa che non ti devi dimenticare di fare. E’ così?

“In piedi sopra il mare” è una via di fuga, la ricerca spasmodica di qualche breve momento di pace. 

La vita e le cose che succedono ti spingono molto a spegnere, a non pensare, essere sempre razionale. La quotidianità è tremenda, alienante. A un certo punto ho iniziato a sentire che mi mancava qualcosa, ho iniziato a non sentirmi più realmente me stesso, quello che conoscevo. Non c’è malinconia del passato nel brano ma la voglia di cercare di ritrovare una sensazione ben precisa che da troppo tempo non sento più addosso: la spensieratezza. Quello stato d’animo in cui puoi permetterti per qualche istante di non sentire il tempo sul polso e smettere di pensare, proprio come quando si sta “In piedi sopra il mare”

Con chi hai lavorato al brano? 

Ho la fortuna di lavorare con un gruppo di persone splendide che credono e si impegnano nel progetto. Mi fa piacere salutarli e ringraziarli tutti pubblicamente. 

Musicalmente, oltre che con Alessio Macchia, “in piedi sopra il mare” ha avuto la produzione di Andrea Pachetti (già produttore/collaboratore di artisti come Emma Nolde, Zen Circus, Bobo Ronderlli, Dente, ecc….). Senza di lui il brano non avrebbe mai potuto essere come è. E’ stato davvero prezioso. 

Mi fa piacere salutare e ringraziare anche gli altri musicisti che hanno registrato “In piedi sopra il mare”: il “geometra”, grande tastierista degli Zen Circus, e Simone Padovani, fantastico batterista che ha collaborato/collabora con grandi artisti come Bobo Rondelli, Emma Nolde e molti altri.

E ora? Quali saranno i prossimi passi di Digiovanni?

Intanto mi godo questa uscita che sta riscuotendo davvero un gran bel riscontro. Poi faremo altre cose fino a gennaio in cui uscirà il nuovo album. 

Quindi non vi allontanate troppo! Ci saranno molte altre novità!

Grazie per avermi ospitato, a presto!