I RENTAL0012 sono un giovanissimo progetto triestino di ragazzi classe 2004, che dopo un album d’esordio scritto quando i membri avevano ancora quindici anni, è tornato ora con un EP intitolato La Vita in una Sera. L’EP, cantato in italiano e in sloveno, è concepito come parte prima di una trilogia che si propone di raccontare la storia di una sera intera: dal pomeriggio, passando per la notte durante la quale si terrà una festa, fino alla mattina e il momento di after. Abbiamo chiesto al produttore e chitarrista del gruppo, Ilija Diviacco, di raccontarci più nel dettaglio le canzoni che compongono l’EP.
LJUBLJANA
È il pezzo più vecchio del disco. La base risale a ottobre del 2021, nel periodo nel quale io, Carlo e Giovanni ci siamo trasferiti a Lubiana per quasi sei mesi in una casa dello studente. Frequentavamo la scuola locale e vivevamo lì 5 giorni su 7. Giovanni all’epoca non era ancora parte del gruppo, ma era solo nostro coinquilino. La base l’ho fatta quasi tutta in un weekend, durante il quale ero tornato a Trieste. Il ritornello invece ricordo benissimo di averlo scritto una sera, in camera nostra, dopo aver finito la serie di Zerocalcare… che non credo abbia avuto molta influenza sul testo, ma comunque cito perché piace molto a tutti i Rentalini.
In quel momento mi sentivo molto solo e bloccato, come stessi annegando e non potessi chiedere aiuto a nessuno, come fossi rimasto bloccato fuori dalla navicella come in 2001: Odissea nello spazio. Un sentimento simile a quello che si ha quei pomeriggi d’agosto noiosi, quando si rimane soli in città, o nella soffocante compagnia dell’afa. Il resto del testo è invece nato da un dialogo che ho avuto a giugno con Giada riguardante la mia esperienza a Lubiana. Abbiamo deciso di scriverlo insieme, in modo da dare due prospettive diverse sull’esperienza a Lubiana: da chi l’ha vissuta in prima persona e da chi invece l’ha vista ‘da fuori’.
SPEGNERE IL SOLE
È il brano più vivo, radioso e allegro dell’EP, d’altronde rappresenta la “golden hour” del tramonto, durante la quale anche la via più brutta diventa un paradiso in terra dorato. Secondo noi ha quell’energia che si ha sempre d’estate, anche se è già sera; quella specie di speranza così sfrontata verso il futuro, che si sa, sarà bellissimo comunque, perché d’estate si è liberi. O almeno lo si è alla nostra età. Finita la base, ricordo le espressioni sul nostro viso dopo averla riascoltata: era marzo, ma erano visi da mare a metà luglio, pieni di quella speranza descritta poco sopra. Anche se credo sia una di quelle emozioni veramente difficili da esprimere a parole, un po’ come l’amore. O forse non c’è una vera differenza fra le due, e quella speranza è solo un amore, ma verso il futuro.
SOGNI D’ORO
Sogni d’oro rappresenta un po’ quegli ultimi momenti del tramonto nel quale il sole comincia a nascondersi dietro l’orizzonte. Anche questo brano è nato in quel periodo di trasferta slovena, anche se un po’ più tardi di Ljubljana. La base è nata durante un altro weekend invernale, quando a Trieste si gela, ed è stata fatta tutta in una giornata (l’unica modifica ricevuta più tardi è stata un po’ di sound design dal nostro amico Kalpa). Il testo invece è arrivato appena ad aprile. Era una soleggiata mattina primaverile, seduto in un parco a studiare ascoltando i Catherine Wheel (quindi non stavo studiando poi così tanto).
In quel momento la prima strofa mi è semplicemente uscita dalle mani e, rimasto pure io affascinato, ho poi dedicato il resto del giorno a concludere il testo. L’ultima parte invece, in sloveno, racconta in quattro righe una presa di coscienza del fatto che il mondo intorno a me stava cambiando, e non avrei mai più provato certe emozioni e ricordi come avevo fatto finora. Il che era vero, perché queste righe le ho scritte l’ultimo giorno di permanenza a Lubiana, di fretta, su una scatola di cioccolatini alla banana che ancora conservo in studio. Quelle quattro righe occupano ancora un posto molto speciale nel mio cuore.
19:57
È un interludio che funge un po’ da cornice al resto dell’EP, dando un po’ di contesto e di storyline alle tracce. L’idea è di permettere all’ascoltatore di tuffarsi nella chat di gruppo di questi amici che si preparano per una festa (che arriverà nel secondo EP) ascoltando i loro messaggi vocali.
BLU ADESSO
L’abbiamo sviluppata da un arpeggio di chitarra che registrai per la prima volta a fine settembre, sempre nel periodo a Lubiana. La prima versione era un po’ in stile Push di Slowthai, ma dopo l’abbiamo fatta diventare completamente diversa. Cosa che succede spesso quando ci si pone degli obiettivi troppo specifici nella produzione musicale. Non sempre i nostri desideri razionali riescono a seguire la linea del nostro inconscio espresso sulla traccia. E a proposito di irrazionalità, Blu adesso è un po’ uno sfogo di aspettative mancate. Descrive una “blue hour”, che più che sfumature di colori ha sfumature di abbandono, delusione, ansia e infine evasione, per fortuna.
PUNTINI BIANCHI
È l’ultimo pezzo dell’EP e anche l’ultimo che abbiamo composto. Possiamo considerarlo una continuazione dei sentimenti espressi in Blu adesso. Sempre in forma di sfogo, parla del panico emotivo che sale ai quattro amici (che a dire la verità siamo noi) durante l’arrivo alla festa. Possiamo forse definirla una grande tempesta di emozioni, pensieri e insicurezze. Il sound invece funge da transizione verso il secondo EP, che avrà sonorità molto più forti, basse e anche ballabili. E infine un piccolo spoiler: di Puntini bianchi uscirà anche un videoclip, ultimo per questo EP nei prossimi mesi.