Da qualche settimana è disponibile su YouTube “Segrate” (MPC Records),il nuovo video del cantautore lombardo Mike Orange, già finalista di Sanremo Rock 2020 e del Festival di San Nolo 2019. Il brano, primo estratto dall’EP di prossima pubblicazione “Arancio”, racconta, attraverso la poetica similitudine con palazzi e strade in continua costruzione nel comune della città metropolitana milanese, la voglia di ribellarsi a soprusi e “disastri”, a volte con gesti eclatanti.
Noi, che amiamo la profondità, abbiamo fatto due chiacchiere con l’artista:
In “Segrate” canti: faccio la rivoluzione così in alto per toccare il cielo. Cosa vuoi dirci?
Ciao a tutte le amiche e gli amici di perindiepoi.it. In realtà sarebbe da aggiungere la frase prima, che è “salirò su quel pilone”. Racconto di quando sei preso da tante cose, guardi in basso i tuoi piedi e perdi il punto di vista più generale. Salire idealmente su quel pilone alto quasi come il cielo è come ergersi per vedere il mondo, un punto da cui recuperare la prospettiva e gridare, perché da lì ti vedono e ti sentono tutti.
Segrate è un indie rock malinconico che si ascolta con leggerezza ma che al contempo fa pensare. Dove hai trovato ispirazione per questa canzone?
Passo tutti i giorni da Segrate per andare al lavoro. Il cantiere c’è davvero e se vi portassi nel punto esatto di cui parlo, da dove si possono vedere la cava e i cantieri, capireste subito a cosa mi sono ispirato. Chi come me è nato in provincia crescendo ha imparato a trasformare i palazzoni in immagini romantiche e questo meccanismo mi ha fatto riflettere e ho cercato di tradurlo in parole.
Segrate anticipa il tuo nuovo disco Arancio. Il titolo sembra indicare un album autobiografico. Sarà così?
Abbiamo discusso molto con i ragazzi della band che mi accompagna nei live del senso di questo EP e alla fine Alberto, il chitarrista, l’ha detta giusta. Questo disco è una dichiarazione di intenti, ci sono dentro io con tutto me stesso, con i cambiamenti e i pensieri di questi anni. Un nuovo me che si presenta come se fossimo vecchi amici che non si vedono da anni.
Il 2020 con le sue limitazioni ha modificato il tuo modo di fare musica, e il tuo rapporto con essa, ho è rimasto tutto invariato?
È inevitabile che quest’anno sia stato diverso dal solito e probabilmente questo periodo cambierà le nostre vite e i nostri rapporti con gli altri. Almeno, io credo questo. Il mio modo di fare musica non è cambiato molto in realtà, si sono solo dilatati i tempi. Sembra quasi che fossi già pronto, nel senso che un paio d’anni fa mi sono costruito un piccolo home studio per registrare e comporre cose nuove. Durante il primo lockdown questo spazio personale mi ha salvato la vita, ho scritto moltissimo.
Quali sono i tuoi prossimi progetti?
Credo che bisognerà ripartire dalle cose semplici per ritrovare una nuova normalità. Spero di tornare presto in sala prove con la band e di avere la possibilità di suonare live questo EP. Poi di sicuro mi piacerebbe rimettermi al lavoro per fare qualcosa di nuovo, magari un disco, ma è ancora presto per parlarne. Grazie ancora dell’intervista!