Categorie
Comunicato stampa Pop

Tenete d’occhio Anna Nata

“Mattoni rossi” è il nuovo EP di Anna Nata, uscito venerdì 1 novembre 2024. Un debutto discografico ragguardevole, fotografia accurata e sincera del breakup, quel momento intenso che chiunque, prima o poi, si trova ad affrontare. La chitarra è la prima attrice del disco, essenziale mezzo espressivo della cantautrice.

Foto: Andrea Franchino

Queste le parole con le quali la cantautrice presenta il disco:
«Mattoni rossi è una storia d’amore. E sono due temi diversi: la storia, e l’amore. L’amore è ovviamente il tema principale: un sentimento intensissimo, capace di dare significato agli oggetti del mondo, e alla vita stessa. La storia è quella che è necessario ri-costruire per restituire un senso a tutte le cose quando l’amore finisce, e lascia il mondo frammentato come uno specchio rotto. Le voci del racconto sono due: quella dell’autrice, e quella della chitarra – o meglio delle chitarre: acustica, elettrica e classica, protagoniste indiscusse degli arrangiamenti.Ogni brano dell’EP racconta un episodio chiave della storia d’amore. Prima, come nasce, un po’ per caso, senza aspettative, come gli amori nascono; e come esplode, trasformandosi immediatamente in una specie di profezia. In Pisa di notte, la chitarra classica, i cori armonici, le percussioni accennate dei ritornelli raccontano la meraviglia di un incontro inatteso, che sembra aprire un nuovo mondo nella città dopo il temporale. In Voglio vederti, un brano più veloce ed energico, la trepidazione e poi l’euforia dell’amore che conflagra è rappresentata dai colpi dei tom nel pre-chorus, che esplodono nell’apertura dei ritornelli, e nel finale.Altri due brani, la title track Mattoni rossi e Le voci, raccontano l’amore dal volto nero, quello della separazione disperata e piena di rabbia. Mattoni rossi è la prima reazione, certamente triste, ma ancora energica, infuriata. La chitarra acustica detta un ritmo incalzante sin dall’inizio; alla fine del ritornello, il brano si apre con l’entrata della batteria; infine, il brano si chiude con un riff di chitarra elettrica ed una voce arrabbiata ed incredula. Le voci è l’altro volto della tristezza, quello malinconico e stanco. È il brano in cui l’artista si mostra più vulnerabile, descrivendo i suoi ricordi in modo lucido e crudo, accompagnata dall’arpeggio dolcissimo e sconsolato della chitarra acustica, dagli archi, e da una linea di pianoforte leggermente dissonante – e in perfetta armonia emotiva.Infine, Sette mesi, che è un po’ il cuore e la sintesi di tutto l’EP, rappresenta il ritorno e la presa di coscienza amara della natura labirintica dell’amore. Anche qui, l’arrangiamento lascia grande spazio alla voce e all’arpeggio di chitarra, che alternano in sintonia note di dolcezza euforica a momenti di consapevolezza amara e rassegnata.»

Puoi ascoltare l’EP qui:

BIO
Anna Nata è una cantautrice pugliese di stanza a Milano. Inizia a studia chitarra e canto da giovanissima e comincia a comporre poco dopo. Dal 2022 decide di trasformare la vocazione per la scrittura in un vero progetto artistico.
Il suo EP di debutto è Mattoni Rossi, coprodotto insieme al musicista Angelo Brillante.

Per Anna, scrivere è una necessità più che un desiderio. Raccontare restituisce senso agli eventi – dolorosi, o anche solo dolorosamente intensi – che colpiscono con la casualità del fulmine, lasciando dietro di sé un barbaglio di luce e un’eco di tuono.
Narrare è trasformare il rumore in musica: come tale, il ricordo può ancora recare meraviglia senza generare sgomento. La chitarra – acustica soprattutto, ma non solo – è la grande protagonista degli arrangiamenti. Lo strumento è attento interprete delle sottili traiettorie emotive dei brani: in sintonia perfetta con la voce calda dell’autrice, oscilla tra la delicatezza nostalgica dell’acqua che si ritira, e lo schiaffo dirompente dell’onda sullo scoglio.

Contatti
Instagram
Spotify
Youtube

Fonte: Costello’s Agency

Categorie
Pop

Apice – Precipitare

Precipitare alla fine del giorno, per sapere come si fa a diventare buio

Dopo il disco d’esordio, non si può scegliere titolo più adatto. “Precipitare”. Se scegliere di pubblicare un album è già una rivoluzione interiore, ritornare a palesarsi è ancor di più arduo intento. Dopo mesi di silenzio non c’è mai una scelta che sia oggettivamente più giusta di un’altra. 

A questo punto è meglio chiudere gli occhi, tapparsi il naso, e tuffarsi da questa ripidissima scogliera nell’infinito mare dell’esigenza di esprimersi. E’ così che, sorprendentemente, ma forse nemmeno troppo, tutto sembra più spazioso, limpido. Si respira un’aria più leggera. L’orizzonte non è poi così lontano. 

Tornare in superficie, stropicciarsi gli occhi, tirare un profondo sospiro di sollievo e navigare verso quella linea che divide il cielo dall’acqua senza sfiorarla, un confine intangibile, grande mistero perenne. 

Un istinto primordiale che ci obbliga a comunicare le nostre paure, a confessare le nostre cadute, a mostrare le dolcissime rivincite. Non c’è niente di strano a mostrarsi nudi di fronte ad un pubblico, sempre affamato di drammi esistenziali dove specchiarsi, ritrovarsi e sentirsi, perchè no, un po meno soli.

Come un fiume in corsa

Ritorna Apice, come un fiume in piena, e trascina con la sua musica, tutte le nostre crude incertezze, le lacrime e le delusioni, le paure, gli scheletri nell’armadio, le scelte sbagliate. Le prende con le sue onde, stringendole sotto braccio, per farci sentire meglio, facendosi carico del peso di generazioni decisamente spaesate, in cerca di una direzione, di un luogo assolato, di un giardino fatto di bellissimi colori.

“Spegnersi nell’eco del suono, che torna silenzio, senza farsi rumore.”

La sua penna, potente e raffinata, rafforzata dai mesi di silenzio discografico, torna in questa estate dove la massa sembra aver bisogno solo di tormentoni estivi per scacciare via le paure degli ultimi pandemici spasmi. 

Ed invece no. Abbiamo bisogno dei cantautori. Di qualcuno che si prenda cura delle parole e che sappia utilizzarle, restituendogli i connotati originari, senza l’ansia di dover ricorrere a citazionismi compulsivi o patinati slogan.

Bentornato Apice.